sabato 21 dicembre 2019

MES: UN’EUROPA DI TECNOCRATI? (terza parte)

Dopo aver illustrato le caratteristiche e le problematicità generali relative al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) e alle modifiche apportate all’assistenza finanziaria, nonché ai rischi attinenti all’eventualità di una ristrutturazione preventiva del debito pubblico, occorre ora affrontare le criticità connesse con l’aumentata centralità del MES rispetto alle istituzioni europee.
1 – La centralità del MES.
La proposta di revisione considera il MES (proprio in quanto organizzazione esterna all’UE) più tecnica e più veloce nelle decisioni rispetto alla CE (struttura politica): “I membri del MES riconoscono che, ai fini dell’efficacia del dispositivo di sostegno comune e delle risoluzioni da esso finanziate, è fondamentale che il dispositivo di sostegno implichi un processo decisionale rapido ed efficiente e un coordinamento con gli Stati membri partecipanti che affiancano il MES nel finanziamento tramite il dispositivo di sostegno allo SRF” (Preambolo, punto 15ter).

mercoledì 11 dicembre 2019

MES: UNA “CALAMITÀ" PER L’ITALIA? (seconda parte)

Dopo aver illustrato le caratteristiche e le problematicità generali del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) occorre ora affrontare le criticità connesse con la proposta di revisione del trattato istitutivo (siglato il 2/2/2012 ed entrato in vigore l’8/10/2012) di questo strumento di assistenza finanziaria agli Stati membri dell’Unione Europea (UE).
1 – Il percorso della revisione.
Nel dicembre 2017, la CE (Commissione Europea) presentava una proposta di regolamento volta a superare la caratteristica di organizzazione intergovernativa del MES, integrandolo nell’ordinamento comunitario e trasformandolo in un vero e proprio Fondo Monetario Europeo (FME). Questa proposta non raccoglieva un accordo generale e, pertanto, nel Vertice euro del 14/12/2018 veniva dato mandato di predisporre una proposta di revisione del Trattato istitutivo del MES; la proposta elaborata riceveva un generale consenso nelle riunioni dell’Eurogruppo del 13/6/2019 e del Vertice euro del 21/6/2019, rimandando il raggiungimento di un accordo definitivo al dicembre 2019, ora rinviato a inizio del 2020, scollegando altresì questa revisione dalla definizione di uno strumento europeo di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) e al completamento dell’Unione bancaria (la c.d. “logica di pacchetto).

sabato 7 dicembre 2019

MES: CAMMINARE SUL FILO DI UN RASOIO … (prima parte)

La recente violenta polemica esplosa sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) risponde in parte notevole a esigenze propagandistiche e di differenziazione tra i partiti in una fase politica convulsa, confusa e in perenne campagna elettorale; niente di nuovo purtroppo!
Il problema della riforma del MES è, però, molto serio e non può essere banalizzato con slogan e frasi ad effetto siano esse di intonazione favorevole che contraria; anzi in merito occorre maggiore informazione e note precise, critiche e libere dai condizionamenti di schieramento perché è uno strumento di particolare importanza sia per prevenire una crisi di sistema, che per le conseguenze che potrebbe comportare per i cittadini di uno Stato in crisi.
Del resto, occorre ricordarsi che l’Italia è da tempo “un osservato speciale” in Europa proprio per la sua particolare situazione economica e finanziaria: per una elevata esposizione debitoria (il debito pubblico al 30/9/2019 era pari a 2.439 €/miliardi, con un massimo storico al 31/7/2019 di 2.466 €/miliardi); per la sua perdurante crescita moderata” se non “stagnante” (dal 2000 al 2018 il PIL è cresciuto mediamente dello 0,2% annuo, mentre nel terzo trimestre del 2019 ha registrato un incremento dello 0,3% rispetto al 2018); per il suo preoccupante rapporto debito pubblico/PIL (nel 2018 al 134,8%, +0,7% rispetto al 2017); per il  suo costante deficit di bilancio (al 2,2% nel 2018 –0,2% rispetto al 2017).

sabato 30 novembre 2019

NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO … (quarta parte)

La decisione di costruire un nuovo ospedale a Spezia ha sollevato nel tempo varie problematiche, tra queste ha assunto un particolare rilievo la questione dell’attribuzione della qualifica di DEA, cioè quali standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi potevano essere applicabili per l’assistenza ospedaliera nello spezzino (in proposito vedere scheda a margine).
Questa attribuzione prendeva rilievo già nel maggio 2007 al momento della sottoscrizione del “Protocollo d’Intesa” tra Regione Liguria, ASL 5 e Comune della Spezia finalizzato alla costruzione di un “nuovo ospedale civile con DEA di 2° livello presso l’attuale sede dell’ospedale S. Andrea nella collina di S. Cipriano”.
Questa “Intesa” veniva recepita dal nuovo “Piano di modernizzazione del parco ospedaliero regionale” che prevedeva la costruzione di 5 nuovi ospedali, tra cui quello di La Spezia con la “Costruzione di nuovo presidio, sede di DEA, nell’area del Levante ligure (ASL 5) in sostituzione dell’attuale ospedale di La Spezia” (DCR n. 34 del 1/8/2007).

sabato 23 novembre 2019

SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO (terza parte)

Il primo caso in Italia di AIDS conclamato veniva registrato nel 1982, a cui seguiva un veloce incremento negli anni successivi fino a arrivare a 5.307 casi nel 1989, di cui 313 in Liguria; di fronte a questo forte sviluppo venivano avviati studi e analisi, poi poste a base di un articolato programma di contrasto alla diffusione dell’AIDS (Programma n. 6 del Piano Sanitario Nazionale “Lotta all’AIDS” del 1990) che ipotizzava la necessità di dover nel 1992 assistere circa 250.000 soggetti, di cui circa 15.000 casi di AIDS, i quali avrebbero avuto bisogno di 80 giorni/anno di durata media di degenza.
Questo programma prevedeva, oltre all’assistenza ospedaliera anche quella in day hospital, negli ambulatori, nella spedalizzazione domiciliare, nell’accoglimento in residenze assistenziali extraospedaliere sanitariamente protette; conseguentemente veniva previsto un dimensionamento totale dei posti letto necessari a livello nazionale da realizzare nel più breve tempo possibile: il fabbisogno al 1992  era di 13.120 posti letto per day hospital e  12.500 per degenze ospedaliere (di cui 3.750 da ristrutturare e 8.750 da costruire ex novo).

sabato 16 novembre 2019

LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO (seconda parte)

Dopo aver tracciato le angariate vicende dell’appalto del nuovo ospedale del Felettino (2015-2019), occorre fare qualche passo indietro per cogliere nella sua completezza la lunga e tormentata storia che si è dipanata attorno alla costruzione del nuovo ospedale spezzino; si tratta di una serie di vicissitudine molto articolate e, pertanto, è assai difficile tracciarne una sintesi significativa, ma è indispensabile per poter comprendere da dove nascono le problematiche attuali che inevitabilmente incideranno anche su quelle future; pertanto, per comodità verranno sintetizzate le vicende raggruppandole in sei paragrafi tematici e temporali.

a)      La fase preliminare (1993-2000)

A Spezia negli anni ‘90 esistevano due ospedali: il vecchissimo Sant’Andrea e il vecchio Felettino; a Sarzana sussisteva il vecchissimo ospedale San Bartolomeo. Era evidente che queste tre strutture non erano adeguate né per le nuove esigenze sanitarie, né idonee sotto molti punti di vista, non ultimo quello sismico.

sabato 9 novembre 2019

IL TORMENTATO APPALTO DEL NUOVO FELETTINO (prima parte)

In questi ultimi mesi le vicissitudini relative alla costruzione dell’ospedale nuovo del Felettino hanno calamitato l’attenzione sia della politica locale e regionale, sia delle varie organizzazioni sociali che degli stessi cittadini, i quali da molto tempo aspettano di vedere finalmente in funzione la nuova struttura sanitaria provinciale.
Questa attenzione si è spesso manifestata con accese polemiche tra i vari “fronti opposti” con facili accuse e superficiali recriminazioni reciproche che hanno fatto emergere soltanto le “convenienze” dei vari schieramenti; in questo “turbinio polemico” è difficile cogliere le reali problematiche attualmente presenti nella gestione dell’appalto; pertanto, è urgente tentare di rimuovere la “polvere delle polemiche” per andare al “nocciolo” delle questioni (ci proviamo).

a)      L’aggiudicazione dell’appalto alla società Pessina Costruzioni Spa.

Il bando di gara veniva pubblicato in data 21/06/2014 (CIG 5794263915) con termine per il ricevimento delle offerte fissato al 29/7/2014. L’appalto aveva ad oggetto: “la progettazione esecutiva nonché i lavori per la costruzione del nuovo ospedale della Spezia in località Felettino, con trasferimento della proprietà di beni immobili (…). L’appalto comprende, inoltre, i seguenti servizi: gestione dell’edificio, delle aree esterne e degli impianti meccanici, elettrici e speciali del manufatto costituente l’ospedale, per anni quattro dal collaudo”.

sabato 2 novembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI (quinta parte)

Con nota datata 18/10/2019 il Settore VIA della Regione Liguria, a conclusione della fase pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) relativo al progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di Vezzano L., ha predisposto e inviato alla società Recos alcune Richieste di integrazioni (con osservazioni distinte in 7 tematiche per complessivi 22 punti) e la prescrizione di presentare la conseguente documentazione entro 30 giorni (con la possibilità di una sola eventuale sospensione per 180 giorni), pena l’archiviazione dell’istanza.
Questa richiesta di integrazioni era stata preceduta dal deposito della Relazione della Commissione sugli esiti dell’inchiesta pubblica (svoltasi attraverso tre incontri nei giorni 1/8-21/8-29/8/2019 e con l’acquisizione delle osservazioni inviate in via telematica); in questa Relazione sono riportate le varie questioni sollevate dagli intervenuti, ma alcune di queste sono state soltanto elencate, altre sono state commentate a giustificazione delle indicazioni conclusive operate dalla Commissione.

sabato 26 ottobre 2019

LE “MAI MORTE” (2): IL CASO CIR (diciottesima parte)

Il Consorzio Intercomunale Rifiuti (CIR), ha sede a La Spezia, ne sono soci i 10 Comuni della Val di Magra e del Golfo (Ameglia, Arcola, Castelnuovo M., La Spezia, Lerici, Ortonovo, Portovenere, S. Stefano M., Sarzana e Vezzano Ligure); si è occupato della gestione dei rifiuti nell’area spezzina a partire dal 1995 (in sostituzione del Consorzio incenerimento Rifiuti di La Spezia - CONIR) e veniva posto in liquidazione con la decisione assunta in data 9/6/99 di revocare le competenze e i servizi fino ad allora svolti per passarle ad ACAM, cessando così le proprie funzioni operative a partire dal 1/7/99. Scopo principale del CIR era stato la costruzione di una discarica per RSU (con relativa strada di accesso) in località Val Bosca nel Comune della Spezia per far fronte all’emergenza rifiuti del periodo (appalto mediante licitazione privata per un importo complessivo dei lavori L. 9.481.937.527 + IVA). Il progetto era stato approvato per lo smaltimento di 218.000 m3, ma con successivo ampliamento, veniva autorizzato per complessivi 350.000 m3 (determina Provinciale n.17 del 4/08/98).

sabato 19 ottobre 2019

LE “MAI MORTE”: IL CASO CIDAF (diciassettesima parte)

Il Consorzio Intercomunale Deleghe Agricoltura e Foreste (CIDAF) è un ente che ha sede in Sarzana (Località Pallodola); nella compagine sociale partecipano 10 Comuni (Spezia, Sarzana, Arcola, Castelnuovo M., Lerici, Ameglia, Ortonovo, Portovenere, Santo Stefano e Vezzano L.); l’ex sindaco di Ortonovo F.G. è l’attuale commissario liquidatore, poiché l’Ente è ancora nella proceduta di liquidazione aperta fin dal 1/5/2011.
In questi ultimi anni il CIDAF è sparito dall’attenzione delle varie amministrazioni comunali, molte delle quali non riportano più questo Consorzio nell’elenco degli Enti partecipati sia sul piano degli obblighi di trasparenza (nel sito “Amministrazione trasparente”), che a livello di bilancio consolidato (nel perimetro del gruppo comunale), evidenziando così una generale disattenzione, ma soprattutto una preoccupante carenza di verifiche gestionali.
Eppure il CIDAF, pur essendo da anni in liquidazione, è un’entità ancora “viva”; ha un proprio bilancio che al 31/12/2017 presentava: a) residui attivi da riscuotere per crediti vantati verso Enti pubblici (in gran parte dagli stessi Comuni soci) che non avevano ancora pagato per € 65.779,75 e per € 793,46; b) residui passivi per spese ancora da saldare per € 105.119,54. La gestione di cassa al 1/1/2017 presentava un saldo iniziale di € 43.117,22; nel corso dell’anno venivano riscossi € 21.038,00 e pagati € 46.259,21 e, pertanto, al 31/12/2017 il saldo di cassa ammontava a € 21.496,01.

lunedì 14 ottobre 2019

L’AGONIA FALLIMENTARE DELLA SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (sedicesima parte)

La sezione ligure della Corte dei Conti ha (finalmente!) aperto una indagine sulle partecipate del Comune di Sarzana e in una sua recente delibera ha accertato alcune: “criticità riscontrate relativamente alla gestione delle società partecipate”, invitando l’Ente locale a “comunicare l'aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla gestione delle partecipazioni societarie al 31 dicembre 2019” (Corte dei Conti, delibera n. 79/2019/PRSE, pag. 10), accertamento che arriva in contemporanea con la conclusione delle indagini già aperte da tempo dalla locale Guardia di Finanza.
Questo atteso pronunciamento giunge all’esito dell’iter di esame del rendiconto del 2016 (allora redatto dalla Giunta Cavarra e approvato dal Consiglio Comunale nel 2017), passato per una specifica istruttoria (Corte dei Conti, Osservazioni n. 20/2019 del 14/5/2019), seguita dalle controdeduzioni del Comune (del 21/5/2019), e giunte così al deferimento all’adunanza pubblica del 23/5/2019.

sabato 5 ottobre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO? (quarta parte)

La proposta di realizzazione del biodigestore anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, ha sollevato vivaci polemiche tra i fautori e i contrari al nuovo impianto.
Da parte della società Re.Cos. Spa viene negata l’esistenza di ogni tipo di rischio per: “la coerenza e la rispondenza del progetto alla pianificazione pubblica e le garanzie che esso assicura in termini di qualità tecnologica, tutela ambientale, sicurezza per il territorio in cui l’impianto sarà inserito”; insistendo sulla bontà della localizzazione del nuovo impianto: “non stiamo parlando di un’area a destinazione agricola (sistema autostradale che l’ha prevalentemente condizionata e modificata, altri impianti industriali e similari, quali la ex Barberis, l’impianto di Cdr, l’autoparco, le attrezzature e l’impiantistica Salt)”; la scelta del sito consentirebbe anche una proficua sinergia gestionale con l’impianto TMB già presente (dichiarazione del 30/8/2019).

sabato 28 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA (terza parte)

Nella discussione sulla realizzazione del nuovo biodigestore anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, sta emergendo la problematica dell’eventuale rischio di inquinamento della falda acquifera e del conseguente pericolo di una chiusura dei pozzi di approvvigionamento dell’acqua potabile per la zona spezzina.
Da parte di Re.Cos. Spa vengono negati ogni rischio: “è stato paventato il rischio per le falde acquifere, ma in realtà non c’è nessun pericolo per i pozzi di Fornola, visto che si trovano a quasi due chilometri di distanza, mentre la norma prevede una lontananza minima di 200 metri. Inoltre l'impianto lavorerà praticamente a secco, solamente la fase anaerobica richiede un pò di umidità: le acque sono riutilizzate nei vari processi e a dimostrazione di questa attenzione portiamo il risultato dell’impianto di Faedo, che è a scarichi zero” (dichiarazione di Piercarlo Castagnetti del 16/5/2019).

sabato 21 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA” (seconda parte)

La realizzazione da parte della società Re.Cos. Spa del nuovo impianto biodigestore anaerobico per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata (Forsu) da realizzare nell’area di Saliceti (nel comune di Vezzano Ligure), per la quale è in corso l’iter autorizzativo, richiederà un investimento di circa 50,6 €/milioni (oltre IVA per circa 5,2 €/milioni).
In particolare, questo investimento è così ripartito: a) per costo dei lavori circa 49,3 €/milioni, di cui circa 42,0 €/milioni solo per la realizzazione dell’impianto e i rimanenti 7,3 €/milioni per spese di mitigazione, sicurezza e opere connesse; b) per spese generali circa 1,3 €/milioni dovute a spese di progettazione, consulenze, accertamenti e collaudo (vedere tabella allegata); in particolare, la società Re.Cos. Spa ha precisato che: “Nel progetto sono previsti investimenti operativi (CapEx) che saranno completamente ammortizzati nell’orizzonte temporale previsto della concessione originale di ReCos (con termine all’anno 2043). I CapEx saranno diretti all’acquisto delle aree da destinare a sedime del sito produttivo oltre che alla realizzazione delle opere civili e tecnologiche a servizio dell’impianto e alle opere connesse per la produzione e la cessione in rete del biometano avanzato”.

sabato 14 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA” (prima parte)

In data 16/5/2019 è stato pubblicamente presentato dalla società Re.Cos. Spa il progetto del nuovo impianto biodigestore anaerobico per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata da realizzare nell’area di Saliceti (nel comune di Vezzano Ligure) accanto al già esistente impianto TMB (trattamento meccanico-biologico) per la produzione di CDR (combustibile da rifiuti).
Questo nuovo impianto sorgerà su un’area di 60mila mq., di cui 25mila mq. sarà occupato da un edificio a struttura coperta (appositamente mantenuta in depressione per evitare fughe all’esterno), dove le sostanze organiche introdotte verranno lavorate e trasformate per produrre biogas (metano) e ammendante compostato misto; l’impianto è dimensionato per il trattamento di circa 60mila ton. all’anno di Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani), di cui circa 29mila ton. provenienti dalla raccolta spezzina e le rimanenti da quella dell’area del Tigulio e di Genova.

sabato 7 settembre 2019

ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA … (seconda parte)

Ogni cittadino ha il diritto di potersi rivolgere a qualsiasi struttura sanitaria presente sul territorio italiano per cercare una risposta ai propri bisogni di salute; questa possibilità origina un fenomeno molto importante che viene indicato come “mobilità sanitaria”.
Per “mobilità sanitaria” si intende lo spostamento di un cittadino residente in una ASL/Regione per usufruire di una prestazione sanitaria in una struttura ubicata in un’altra ASL/Regione; questo spostamento sviluppa dei flussi finanziari tra le varie ASL/Regioni, in quanto ogni struttura sanitaria (pubblica o privata convenzionata) che eroga la prestazione deve essere rimborsata dall’ASL/Regione di appartenenza (cioè dove il cittadino risiede).
Questi flussi finanziari vengono “compensati” tra le Regioni, in quanto vi sono flussi finanziari attivi o passivi, poiché esiste una “mobilità sanitaria attiva” (cioè la “capacità di attrazione” di una ASL/Regione che eroga un servizio) e una “mobilità sanitaria passiva” (detta anche “fuga”, in quanto un residente usufruisce delle prestazioni in altra ASL/Regione, rinunciando a servirsi della propria); questa “compensazione” (o “saldo” in quanto è frutto della differenza tra l’ammontare economico di tutte le prestazioni di “mobilità sanitaria attiva” con la somma di quelle “passive”) costituisce un ottimo indicatore per valutare la qualità del servizio erogato da una ASL/Regione rispetto alle altre (anche se bisogna tener conto delle prestazioni erogate a cittadini che dimorano nel territorio dove ricevono il servizio, ma che risultano residenti altrove, la cd. “mobilità apparente”).

sabato 31 agosto 2019

ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA (prima parte)

Nella gestione di una ASL la questione finanziaria riveste una particolare centralità perché ha un immediato impatto sull’organizzazione dei servizi socio-sanitari a livello locale, ma è (a sua volta) una importante componente della spesa sanitaria regionale, la quale costituisce, sia in termini quantitativi, che sotto il profilo della rilevanza sociale, l’elemento portante e condizionante dell’intera politica di bilancio di una regione.
La spesa sanitaria locale è, dunque, uno degli elementi di particolare criticità per poter valutare adeguatamente sia l’evoluzione dei servizi socio-sanitari effettivamente erogati nel territorio alla popolazione, che l’andamento delle connesse variabili economiche e finanziarie conseguenti alla somministrazione delle varie prestazioni.
La chiusura in perdita del bilancio.
Nel periodo 2008-2018 il bilancio dell’ASL5 è sempre stato chiuso con un saldo negativo, per esempio nel 2018 la perdita è stata di € -8.083.279 (mentre nel 2008 era stata di € -11.590.406); nel periodo 2008-2018 la media annuale delle perdite è stata di -6,7 €/milioni, con un massimo negativo di -17,9 €/milioni del bilancio 2011 e un deficit minimo di -2,1 €/milioni nell’anno 2012.

sabato 24 agosto 2019

LA CRITICA SITUAZIONE FINANZIARIA DELLA PROVINCIA DI LA SPEZIA (parte seconda)

L’Ente provinciale spezzino in questi ultimi anni ha subito le conseguenze negative derivanti dall’applicazione della riforma c.d. Delrio (legge n. 56/2014), la quale ha inciso non solo per la modifica del sistema elettorale del presidente e del consiglio provinciale (in quanto non più direttamente eletti dalla popolazione, ma con diritto di elettorato attivo e passivo riconosciuto solo ai sindaci e ai consiglieri dei comuni della provincia, cioè sono diventati organi elettivi di secondo grado), ma soprattutto per: a) un insensato e parziale “svuotamento/depotenziamento” organizzativo in favore di Comuni e Regione; b) per un’incompiuta e confusa trasformazione in “ente di area vasta” (legge n. 56/2014 art. 1 comma 3: Le province sono enti territoriali di area vasta”).
La “bocciatura referendaria” del 4/12/2016 ha confermato la permanenza delle Province quale Ente previsto dalla Costituzione (mentre la riforma costituzionale Renzi-Boschi non mirava alla loro soppressione, ma soltanto a toglierle dal testo costituzionale, cioè a “decostituzionalizzarle”), confermando la previsione della legge Delrio di trasformazione in “ente di area vasta”; dunque, questa “bocciatura” non è la causa principale dell’attuale “grave confusione” in cui versano le Province.

sabato 17 agosto 2019

PALMARIA: MASTERPLAN VS SIC NATURA 2000 (ottava parte)

La Palmaria è un’isola situata a poca distanza dal borgo di Portovenere e risulta facilmente raggiungibile anche da Spezia, ma fino ad oggi l’isola è stata utilizzata (a parte dai pochi residenti) per la balneazione (da parte di personale militare con le loro famiglie e da residenti dei comuni limitrofi) e per fini escursionistici; la presenza di visitatori sulla Palmaria è stata quantificata in circa 150.000 – 165.000 persone all’anno, di cui il 95% sono i bagnanti.
Grazie alle limitazioni derivanti dall’essere stata un presidio militare, oltre ai vincoli scaturenti dalle varie normative di protezione ambientale, l’isola ha sostanzialmente mantenuto le caratteristiche paesaggistiche e naturalistichedi straordinaria bellezza scenica”, evitando una indiscriminata urbanizzazione.

sabato 10 agosto 2019

PALMARIA: MASTERPLAN VS UNESCO (settima parte)

La costa ligure tra le Cinque Terre e Portovenere è considerata dall’UNESCO un modello di “armoniosa interazione tra uomo e natura” che ha dato vita ad un paesaggio unico per le sue caratteristiche ambientali “di eccezionale qualità scenica”.
Infatti, l’iscrizione di “Portovenere, Cinque Terre e le Isole di Tino, Tinetto e Palmaria” nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, è avvenuta in base ai criteri II (“è un sito culturale di eccezionale valore che illustra uno stile di vita tradizionale”), IV (“è un esempio eccezionale di paesaggio dove il layout e la disposizione dei piccoli villaggi, storicamente stratificati, in relazione al mare, e la formazione dei terrazzi circostanti che superavano gli svantaggi di un ripido terreno irregolare”) e V (“è un notevole paesaggio culturale creato dagli sforzi dell’uomo nell’arco di più di un millennio in un ambiente naturale aspro e drammatico. Esso rappresenta l'interazione armoniosa tra uomo e natura per produrre un paesaggio di eccezionale qualità scenica” - Decisione n. 826 del 6/12/1997).

sabato 3 agosto 2019

COMUNE DI SARZANA: UN BILANCIO “sul filo di un rasoio” … (seconda parte)

Nella seduta del 30/7/2019 il Consiglio Comunale di Sarzana ha discusso e deliberato il riconoscimento di debiti fuori bilancio per circa 592 €/mila, di cui per 388 €/mila vi è stato il riconoscimento, mentre per i restanti 204 €/mila è stato rifiutato il riconoscimento.
Nel giro di pochi mesi, il Consiglio Comunale sarzanese ha dovuto nuovamente occuparsi del riconoscimento di debiti fuori bilancio, poiché già alla fine del 2018 erano emersi debiti per complessivi € 1.056.096,75, poi sensibilmente ridotti a seguito della presa in carico da parte del Ministero dell’Interno di circa 621 €/mila (per oneri relativi alla sentenza della Corte d'Appello di Genova sulla causa fra l’ente e la società “Il Sole Costruzioni” per l'esproprio del terreno su cui ora sorge la caserma dei Vigili del Fuoco).
Quando emergono debiti fuori bilancio ci troviamo di fronte a casi di “grave irregolarità contabile”, in quanto questa tipologia di debiti dipende da un’obbligazione maturata senza che sia stato adottato il dovuto adempimento per l’assunzione dell’impegno di spesa; pertanto, il riconoscimento degli stessi deve avere carattere eccezionale ed essere riconducibile alle fattispecie previste dall’art 194 del TUEL, accertando “la coesistenza dei due requisiti della utilità e dell’arricchimento, che ne consentono il riconoscimento e finanziamento, deve essere motivata e dettagliatamente attestata nel parere tecnico – amministrativo allegato alla proposta di deliberazione” (Corte dei Conti del Veneto delibera n. 237/2016).

sabato 27 luglio 2019

PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE (seconda parte)

Waterfront è una parola inglese composta di due termini: a) “front=fronte” (“limite, bordo, soglia”) da intendersi però non solo come semplice linea, ma come “fascia di territorio” dove si incontrano l’acqua e la terraferma; b) “water=acqua” (sia essa di mare, di fiume o di lago); genericamente indica i fronti di territorio a contatto con l’acqua, ma anche lo “spazio di relazione” esistente tra i due elementi; è un concetto diverso sia da “litorale” (perché è strettamente connesso con il fronte urbano), sia da “lungomare” (in quanto è solo una strada che costeggia una riva), che da “fronte del porto” (termine limitativo, poiché una banchina ne costituisce semmai una parte).
Nel caso spezzino, il Waterfront  è quella fascia urbana (quartieri, strade, ecc.) posta a confine lungo tutti gli spazi portuali; si tratta di uno spazio urbano e portuale molto ampio e di difficile individuazione e definizione, ma che si sviluppa lungo quasi tutto il Golfo di Spezia e risulta assai articolato in funzione delle diverse attività portuali prospicienti.

sabato 20 luglio 2019

PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA (prima parte)

Il Porto di La Spezia è uno scalo definibile naturale/storico data la sua collocazione alla fine di una profonda baia, articolata in varie insenature che nel tempo sono state attrezzate; dispone di uno specchio acqueo di circa 15 kmq. fino alla diga foranea (lunga 2,2 km.) che lo protegge e da cui si accede con due aperture alle estremità; la profondità del fondale varia da 8,00 m. a 14,00 m. e per l’accesso delle navi sono stati realizzati dei canali che periodicamente vengono dragati per mantenerne la profondità di oltre 14,00 m..
L’area demaniale marittima in gestione all’Autorità Portuale si estende per una superficie a terra di circa 2,2 kmq.  (vedere mappa), ma in realtà quasi tutto il Golfo è direttamente condizionato dal Porto e dalle varie attività che vi si svolgono.

sabato 13 luglio 2019

PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO (sesta parte)

Nel 2017 la Regione Liguria ha istituito gli “Ambiti territoriali strategici di rilevo regionale” (art. 2 della legge regionale di stabilità n. 29/2017), introducendo norme di semplificazione sia delle procedure decisionali che della normativa territoriale (previsione di un Commissario Straordinario e di specifici “atti di intesa” tra gli Enti interessati aventi efficacia di variante dei vigenti piani urbanistici e territoriali, generali e di settore, di livello comunale e regionale), con  la possibilità di accedere ai finanziamenti del “Fondo Strategico Regionale” per finanziare le imprese e gli investimenti infrastrutturali per il sistema portuale ligure e per lo sviluppo del turismo.

sabato 6 luglio 2019

PALMARIA: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE(quinta parte)

Nel Masterplan Palmaria 2019 sono riportate alcune generiche considerazioni inerenti “la stima dei costi e dei ricavi”; la genericità è ammessa dagli stessi estensori della relazione, in quanto la mancanza di “rilievi puntuali sui singoli immobili, così come sulle aree esterne che dovranno essere oggetto di intervento e, stante la mancanza di progetti e di computo metrici puntuali, si ritiene che i dati economici di seguito espressi (sia per i ricavi che per i costi) debbano essere ritenuti indicativi e rientranti un ambito di indeterminatezza stimabile nell’intorno del +/-20%” (Relazione della terza fase, pag. 100).

sabato 29 giugno 2019

PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE (quarta parte)


L’attuale Masterplan Palmaria 2019 (presentato dall’architetto Andreas Kipar e approvato dalla “cabina di regia” il 10/5/2019) conclude un lavoro iniziato sin dal 2013 (con la costituzione di un tavolo tecnico di lavoro costituito dai rappresentanti dei vari Enti pubblici interessati) per valutare l’inserimento degli immobili (riportati nell’allegato b) del Protocollo di intesa 2016) in un “Programma di valorizzazione dell’Isola Palmaria”, facendo costante riferimento alla “presenza storica, culturale e materiale, della Marina Militare”.
Questo “Programma di valorizzazione dell’isola Palmaria” è collegato e conseguente alla dismissione degli immobili demaniali (per valore e quantità di edificati, opere o edifici militari presenti sull’isola, è tra i più importanti a livello nazionale) che dovrebbero passare al Comune di Porto Venere; questi immobili necessitano di interventi di recupero, restauro e valorizzazione e che vengono ritenuti (per le loro potenzialità) capaci di contribuire ad uno sviluppo (definito a priori) “sostenibile” dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.

sabato 22 giugno 2019

PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE? (terza parte)

L’isola della Palmaria è attualmente sottoposta a un articolato regime di salvaguardia, in quanto area sottoposta ai vincoli: del Parco Naturale Regionale di Porto Venere, del SIC IT1345104 Isola Palmaria, del Sito UNESCO; quindi, è un’area ad alta protezione ambientale grazie a norme derivanti da leggi e regolamenti internazionali, nazionali, regionali e comunali.
Il complessivo e articolato quadro normativo di riferimento in materia di tutela del patrimonio culturale, del territorio e dell’ambiente terrestre e marino, di salvaguardia idrogeologica del territorio e di difesa nazionale ha certamente contribuito ad assicurarne la conservazione, ma l’elemento di maggior tutela è derivato dall’essere stata fino ad oggi zona di presidio militare, anche se l’interdizione in questi ultimi anni è andata gradualmente a ridursi.

sabato 15 giugno 2019

PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN (seconda parte)

L’attuale Masterplan Palmaria 2019 trova la sua origine nel Protocollo di intesa siglato in data 14/3/2016 tra l’Agenzia del Demanio, il Ministero della Difesa-Marina Militare, la Regione Liguria e il Comune di Portovenere per la valorizzazione di numerosi beni immobili, tra fabbricati e terreni, presenti nell’Isola Palmaria.
Per comprendere alcune caratteristiche dell’attuale Masterplan Palmaria 2019 occorre esaminare con attenzione questo Protocollo di intesa.
Il Sindaco di Portovenere veniva autorizzato alla stipula di questo Protocollo dalla delibera del Consiglio Comunale  n. 34 del 18/11/2015 (approvata all’unanimità), nella quale veniva ricordato: a) l’elaborazione di “linee guida preliminari per un programma di valorizzazione dell’Isola Palmaria”; b) l’individuazione di beni immobili presenti nella Palmaria da mettere “a disposizione del programma di valorizzazione, immobili che necessitano di interventi di recupero, restauro e valorizzazione e che mostrano forti potenzialità capaci di contribuire ad uno sviluppo del territorio sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale”; c) l’avvio sin dal 2013 di “un tavolo tecnico di lavoro per valutare l’inserimento di immobili nel Programma di valorizzazione dell’Isola Palmaria, con le finalità comuni di favorire il processo di valorizzazione dell’isola quale esempio di sviluppo sostenibile di un bene di grande valore storico, culturale, ambientale e paesaggistico, e contribuire alla sua valorizzazione nell’ambito di un progetto che faccia costante riferimento alla presenza storica, culturale e materiale, della Marina Militare, recuperando i beni inseriti nel processo di valorizzazione dell’Isola”.

sabato 8 giugno 2019

PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI? (prima parte)

In data 16/5/2019 si è svolta una conferenza stampa (alla presenza di tutti i rappresentanti di Regione, Comune di Porto Venere, l’Ammiragliato, il Mibact regionale, la Soprintendenza della Liguria e il progettista Andreas Kipar) per la presentazione del masterplan definitivo per “il rilancio e la valorizzazione dell’isola Palmaria”.
Con la presentazione del “masterplan Palmaria” si è chiuso il processo denominato “Percorso Partecipativo”, articolato in tre fasi: Fase 1 di approfondimento conoscitivo (Preliminare individuazione e coinvolgimento degli stakeholder; analisi del contesto territoriale e l'individuazione dei bisogni dei potenziali utenti; presentazione del processo partecipativo proposto, previa condivisione dello stesso da parte del Tavolo tecnico); Fase 2 di sintesi e condivisione delle conoscenze (piattaforma ‘Palmaria nel Cuore’; punto d’ascolto; forum di discussione su social; raccolta di foto; “Camminate Narrative”; focus group con l’advisor tecnico; discussione photovoice; sintesi finale e Open Space Technology); Fase 3 condivisione degli scenari di intervento e del masterplan (dimensionamento economico; presentazione degli scenari e mapping; condivisione del masterplan ai partecipanti; presentazione del masterplan).

sabato 23 febbraio 2019

TARI 2019: tra lievi cali e un servizio costoso …

Il Piano Finanziario per determinare la TARI del 2019 presenta un costo complessivo di € 1.345.743,99 derivante dalla somma dei costi sostenuti da ACAM Ambiente (€ 1.200.744,70 pari all’89,23% del costo complessivo) e di quelli sostenuti dal Comune (€ 144.999,29 pari all’10,77%).
Il confronto con i costi del 2018 evidenzia una limitata riduzione di € 6.582,41 (quasi tutti imputabili a minori costi del Comune), ma se si prende a riferimento il 2014 (primo anno di applicazione della TARI) la riduzione ammonta a € 166.117,74 (pari al -12.34%).
Questa riduzione dei costi posti a base della TARI del 2019 rispetto al 2014 deriva quasi integralmente dai minori costi dichiarati da ACAM Ambiente (€ -156.327,03 pari al 94,11%), mentre la riduzione dei costi comunali è di sole € 9.790,71 (-5,89%).
Se però confrontiamo i costi attuali con quelli del 2008 allora si scopre che i costi attuali sono superiori di ben € 392.059 (+41,11%) rispetto a quelli del 2008. La spiegazione di questo diverso andamento (a seconda del punto di partenza del calcolo) risiede nella circostanza che nel periodo 2012-2014 i costi del servizio raccolta rifiuti registrano un notevole incremento (+31.92% nel 2012, +66,84% nel 2013 e +58,53% nel 2014), quindi il biennio 2013-14 rappresenta il punto più elevato dei costi del servizio nel periodo 2008-2019.

venerdì 25 gennaio 2019

IREN: UN GIGANTE CON UN PIEDE PUBBLICO E UNO PRIVATO (prima parte)

Nelle prossime settimane i vari Consigli Comunali degli enti spezzini soci di IREN Spa dovranno deliberare in merito alle modifiche sia dello Statuto sociale che del Patto di Sindacato di Voto della medesima società. IREN Spa è la capogruppo a cui fanno capo le attività strategiche, amministrative, di sviluppo, di coordinamento e di controllo dell’intero Gruppo; è una “holding industriale” che controlla altre quattro società divise per linea di business (Iren Energia, Iren Mercato, Iren Ambiente e Ireti), le quali controllano altre società per un totale di 80 unità.
IREN è, quindi, una multiutility (cioè opera nei settori dell’energia elettrica e termica, del gas, dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali, dei servizi tecnologici), è quotata presso la Borsa Italiana; ha una sede  legale a Reggio Emilia e dei poli operativi a Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, Vercelli, La Spezia.