La
costa ligure tra le Cinque Terre e Portovenere è considerata dall’UNESCO un modello di “armoniosa
interazione tra uomo e natura” che ha dato vita ad un paesaggio
unico per le sue caratteristiche ambientali “di eccezionale qualità scenica”.
Infatti,
l’iscrizione di “Portovenere, Cinque Terre e le Isole di Tino, Tinetto e Palmaria”
nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO,
è avvenuta in base ai criteri II (“è un sito culturale di
eccezionale valore che illustra uno stile di vita tradizionale”), IV (“è un esempio eccezionale di paesaggio dove il layout e la
disposizione dei piccoli villaggi, storicamente stratificati, in relazione al
mare, e la formazione dei terrazzi circostanti che superavano gli svantaggi di
un ripido terreno irregolare”) e V (“è
un notevole paesaggio
culturale creato dagli sforzi dell’uomo nell’arco di più di un millennio in
un ambiente naturale aspro e drammatico. Esso rappresenta l'interazione
armoniosa tra uomo e natura per produrre un paesaggio di eccezionale
qualità scenica” - Decisione n. 826 del 6/12/1997).
Questa iscrizione è, dunque, avvenuta non tanto per la bellezza dei luoghi o per la sua naturalità, al contrario proprio per esaltare un tipo di intervento umano rispettoso e armonioso dell’ambiente naturale (particolarmente impervio e irregolare), dando vita a insediamenti umani e a un modellamento del territorio capace di “produrre un paesaggio di eccezionale qualità scenica”, quale testimonianza di una cultura tradizionale rurale e marinara che è pervenuta fino ad oggi.
Un “paesaggio culturale” è un paesaggio nel quale la natura porta i segni dell’opera dell’uomo e ne racconta la storia e l’evoluzione; rappresenta le “opere congiunte dell’uomo e della natura” (art. 1 della Convenzione UNESCO 1972); degno di essere tutelato costituzionalmente (“Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, art. 9 Costituzione italiana); concetti del resto ripresi dalla legislazione italiana: per paesaggio “si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”, la cui tutela, “volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime”, è diretta “a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale” (art. 131 D.lgs. 22/1/2004 n. 42).
Questa iscrizione è, dunque, avvenuta non tanto per la bellezza dei luoghi o per la sua naturalità, al contrario proprio per esaltare un tipo di intervento umano rispettoso e armonioso dell’ambiente naturale (particolarmente impervio e irregolare), dando vita a insediamenti umani e a un modellamento del territorio capace di “produrre un paesaggio di eccezionale qualità scenica”, quale testimonianza di una cultura tradizionale rurale e marinara che è pervenuta fino ad oggi.
Un “paesaggio culturale” è un paesaggio nel quale la natura porta i segni dell’opera dell’uomo e ne racconta la storia e l’evoluzione; rappresenta le “opere congiunte dell’uomo e della natura” (art. 1 della Convenzione UNESCO 1972); degno di essere tutelato costituzionalmente (“Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, art. 9 Costituzione italiana); concetti del resto ripresi dalla legislazione italiana: per paesaggio “si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”, la cui tutela, “volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime”, è diretta “a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale” (art. 131 D.lgs. 22/1/2004 n. 42).
Tra
gli scopi dell’UNESCO vi è la salvaguardia del Patrimonio
Mondiale, affinché questo possa essere trasmesso
alle generazioni future, contrastandone sia la degradazione spontanea (fenomeni climatici, metereologici, di
alterazione dovuta al passare del tempo), sia di degradazione naturale e ambientale (inquinamento, aggressioni
biologiche, agenti geologici e idrogeologici), che le alterazione e/o le distruzione
umane, affinché non sia persa una testimonianza “eccezionale” (e pertanto
unica) e “universale” (ovvero importante per tutti i popoli del mondo).
Il
Masterplan
Palmaria 2019 riconosce i valori del “paesaggio
culturale” dell’Isola, ma ha come suo “presupposto”
il concetto di “processo di valorizzazione” da intendersi come “una gamma di potenziali interventi che possono essere realizzati anche con tempistiche
differenti a seconda dell’evolversi dello scenario complessivo nel medio-lungo
periodo. Lo scopo è quello di attivare così un processo dinamico sull’isola dove la coltivazione e la promozione
di buone pratiche diventino propedeutiche allo sviluppo futuro dell’isola stessa, che potrà così potenzialmente
rappresentare un prodotto innovativo e
di alta qualità nell’offerta turistica nazionale ed internazionale, anche
in quanto luogo di sperimentazione di nuove forme di ospitalità e di turismo
sostenibile” (Relazione 3° fase pag. 36).
Questo
“processo
di valorizzazione” costituisce una sorta di “peccato originale” del Masterplan Palmaria
2019, poiché chiaramente si prefigge di trasformare profondamente l’attuale situazione ambientale e
paesaggistica dell’Isola: “Il processo
progettuale così inteso si configura come elemento promotore per incentivare trasformazioni territoriali di
qualità, improntate su una progettazione attiva ed integrata, capace di
garantire risultati concreti nel lungo termine ed assicurare un equilibrio tra
le esigenze legate allo sviluppo e
al mantenimento delle peculiarità e dei
valori locali” (Relazione 3°
fase pag. 130).
Questa trasformazione si pone in chiaro contrasto con le
caratteristiche di “paesaggio culturale”
individuate dall’UNESCO
nella iscrizione della Palmaria nei siti del Patrimonio Mondiale.
Pur riconoscendo la necessità di prestare una continua attenzione
alle peculiarità di un territorio ritenuto “fragile e sensibile”, il Masterplan Palmaria 2019
è finalizzato allo sviluppo turistico
dell’Isola, senza però valutarne gli impatti sulla fragilità del suo eco-sistema: “Uno
degli obiettivi del Masterplan è la promozione
di un turismo sostenibile e culturale necessario al fine di preservare
l’eccellenza ambientale del sito della Palmaria. Gli aspetti di educazione e
formazione concorrono ad una consapevolezza (awareness) del patrimonio della
Palmaria che prescindono dal “solo” numero di visitatori. Si rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un
ente specializzato, la definizione e lo
studio della Capacità di Carico (Carrying Capacity) monitorando nel tempo
le azioni intraprese dal Masterplan. (Relazione 3° fase pag. 79).
Masterplan - Relazione fase 2, p. 31 |
L’impatto negativo del turismo di massa
sull’ambiente si è già manifestato in questi ultimi anni specie nell’area delle
Cinque
Terre, ma la prospettiva di uno sviluppo
del turistico di massa aperta dal Masterplan Palmaria 2019 per una piccola isola
sarebbe alquanto più devastante.
Del resto, fin dal 1997 la missione di
esperti dell’ICOMOS (che aveva visitato la zona per la redazione della
relazione di riconoscimento del sito nella Lista del Patrimonio Mondiale) aveva
segnalato il potenziale rischio per
questa zona rappresentato proprio dallo sviluppo
turistico di massa, sollecitando l’Italia ad assicurare, attraverso la legislazione
e un’accurata gestione del sito, che le sue qualità essenziali fossero protette adeguatamente per preservare le caratteristiche uniche di
questo “paesaggio culturale”.
Il
sito “Portovenere, Cinque Terre e le Isole di Tino, Tinetto e Palmaria”
è divenuto progressivamente assai vulnerabile
per l’impatto di cambiamenti socio-economici molto forti e profondi. Tra
questi, un ruolo importante spetta all’indebolimento dell’agricoltura e dei
valori sociali della cultura contadina e marinara, poiché in passato il buon funzionamento e la salvaguardia del
territorio dipendevano dall’efficienza del sistema agricolo (mantenimento
di una fitta rete di percorsi pedonali, manutenzione delle coltivazioni sui
terrazzamenti, gestione dei rii, ecc.).
Masterplan - Relazione fase 1, pag. 195 |
Non
vanno dimenticate le trasformazioni
demografiche caratterizzate da un progressivo invecchiamento della popolazione e dall’allontanamento dei giovani verso la città che ha progressivamente svuotato i borghi.
La
crescita forte e continua del turismo di
massa lungo le coste è uno dei principali motivi di questi negativi
cambiamenti, in quanto favorisce: - la perdita di identità; - il depauperamento
e il degrado dei paesaggi; - i problemi di accessibilità (sviluppo di reti
infrastrutturali in contrasto con i caratteri geomorfologici); - i problemi
ambientali (smaltimento dei rifiuti, inquinamento, mancanza d’acqua potabile
nei mesi estivi, reti fognarie sottodimensionate rispetto al carico insediativo
ordinario, infiltrazione della falda acquifera, erosione delle coste in seguito
alla realizzazione di pennelli, pontili e porticcioli turistici, ecc.); - lo sviluppo
di modelli insediativi incongrui rispetto ai caratteri esistenti; - l’abbandono
delle attività tradizionali.
Il
dissesto idrogeologico pare essere
una delle più gravi conseguenze del progressivo abbandono del territorio, generando a
sua volta la crescente perdita delle caratteristiche “sceniche” del
sito. Proprio a seguito dell’alluvione del 13/08/2010 a Porto Venere, ma
soprattutto di quella del 25/10/2011 a Monterosso e Vernazza, il Centro del
Patrimonio Mondiale aveva attivato una procedura per la verifica dello stato di
conservazione del sito, con controlli sul posto (nell’Ottobre 2012) e con
l’adozione nel 2013 della Decisione 37COM7B.78 che evidenziava la necessità di:
• rivedere il sistema di gestione del sito; • dotare il sito di un piano di
gestione; • definire una buffer zone
per una maggiore e più appropriata protezione. Nel 2014 è stata siglata una
convenzione per avviare i lavori di stesura del Piano di Gestione, Piano che
nel settembre 2016 è stato poi trasmesso al Centro del Patrimonio Mondiale per
la sua approvazione.
Il Centro del Patrimonio Mondiale
ha preso atto del Piano di Gestione, sottolineando però alcune indicazioni che
sembrano contrastare con le indicazioni del Masterplan Palmaria 2019: “Attualmente, una serie di piani e
regolamenti di salvaguardia
concorrono a garantire la gestione del sito (…) Vi sono rigorose limitazioni alla creazione di strutture turistiche.
Sono state previste misure a sostegno del mantenimento delle terrazze e del paesaggio
e delle attività agricole, tuttavia queste si applicano su base volontaria. Il
mantenimento delle terrazze rimane di responsabilità dei singoli agricoltori e
proprietari terrieri (…) In considerazione dei molteplici livelli di strumenti di protezione e
pianificazione in atto, il sistema/piano di gestione del sito deve garantire
che l'OUV del sito sia rispettato da
tutti questi strumenti e che vengano istituiti
e attuati meccanismi di coordinamento e armonizzazione tra le loro disposizioni” (Risoluzione WHC/17/41.COM/8E del 19/5/2017).
In proposito, non va dimenticato che parte dei
redattori di questo Piano di Gestione sono anche presenti nel contesto del Masterplan Palmaria
2019 e, quindi, non meraviglia scoprire evidenti contraddizioni; una
conferma ci perviene dalla constatazione della presenza nel Piano di Gestione della
scheda progetto n. 25 denominata “Programma
di Valorizzazione dell’Isola Palmaria”; questa scheda ricopia quasi integralmente il Protocollo
d’Intesa sottoscritto in data 14/3/2016, riportando persino le stesse
espressioni; questo Protocollo è
l’origine del Masterplan
Palmaria 2019.
Allora
occorre ricordare come la scelta dello scenario
5bis (posto alla base del Masterplan) è avvenuta proprio sulla base delle
problematiche legate alla compatibilità
economica dell’operazione di “valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico dell’isola mirando a garantire l’equilibrio economico
dell’operazione considerata nel suo complesso, si è giunti all’elaborazione di
un nuovo scenario 5bis. Sostanzialmente, il nuovo scenario ricalca le
risultanze dello scenario 5 di equilibrio, fissando
però i limiti e la portata degli obiettivi reputati coerenti dal Tavolo
Tecnico rispetto al Protocollo di Intesa
sottoscritto il 14 marzo 2016 (Relazione fase 3, pag. 32).
In conclusione. Di fatto, con
quest'ultima motivazione viene stabilita la
preminenza dell’equilibrio economico-finanziario dell’intera operazione
legata alla valorizzazione della Palmaria,
rispetto alla tutela e conservazione del
“paesaggio culturale”; ipotesi
in aperto contrasto con le indicazioni fornite dall’UNESCO.
Le
operazioni finanziarie legate al Masterplan Palmaria
2019 si basano sullo sviluppo di un flusso turistico sull’isola in grado di generare adeguati ricavi per ripagare quanto meno degli investimenti fatti e possibilmente
assicurare un guadagno congruo; ipotesi in aperto contrasto con le indicazioni fornite
dall’UNESCO.
Anche
una futura e strisciante “privatizzazione esclusiva” dell’isola
… e “un futuro da Capri” è in aperto contrasto con
le indicazioni fornite dall’UNESCO. Appunto!
Euro
Mazzi
Questo post fa parte di un
più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel
contesto regionale ligure.
Post relativi al Masterplan della Palmaria:
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
5)
PALMARIA: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
6) PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO: QUI
Post relativi al Porto di La Spezia:
1) PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA: QUI
2) PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
Post relativi allo sviluppo turistico della Val di Magra:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
Altri post sull’argomento:
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Post relativi al Masterplan della Palmaria:
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
6) PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO: QUI
Post relativi al Porto di La Spezia:
1) PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA: QUI
2) PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
Post relativi allo sviluppo turistico della Val di Magra:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
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