Nel
Masterplan
Palmaria 2019 sono riportate alcune generiche considerazioni
inerenti “la stima dei costi e dei ricavi”;
la genericità è ammessa dagli stessi estensori della relazione, in quanto la
mancanza di “rilievi puntuali sui
singoli immobili, così come sulle aree esterne che dovranno essere oggetto di
intervento e, stante la mancanza di
progetti e di computo metrici
puntuali, si ritiene che i dati economici di seguito espressi (sia per i ricavi
che per i costi) debbano essere ritenuti indicativi
e rientranti un ambito di indeterminatezza stimabile nell’intorno del +/-20%”
(Relazione della terza fase, pag. 100).
Occorre notare come all’indeterminatezza sugli aspetti economici corrisponda altrettanta vaghezza sui vari progetti che sono riportati nel Masterplan: “Costi e ricavi sono strettamente connessi ai progetti che potranno essere realizzati sui singoli ambiti di intervento. I progetti delineeranno aspetti salienti delle valorizzazioni quali: il livello qualitativo degli interventi, la consistenza complessiva sviluppabile e mix funzionale di dettaglio (es. numero preciso di posti letto/stanze, funzioni ammissibili)” (idem, pag. 100).
Occorre notare come all’indeterminatezza sugli aspetti economici corrisponda altrettanta vaghezza sui vari progetti che sono riportati nel Masterplan: “Costi e ricavi sono strettamente connessi ai progetti che potranno essere realizzati sui singoli ambiti di intervento. I progetti delineeranno aspetti salienti delle valorizzazioni quali: il livello qualitativo degli interventi, la consistenza complessiva sviluppabile e mix funzionale di dettaglio (es. numero preciso di posti letto/stanze, funzioni ammissibili)” (idem, pag. 100).
Dunque,
il Masterplan
Palmaria 2019 è soltanto un programma di valorizzazione più definito rispetto
al Protocollo
d’intesa 2016, ma è ancora a un livello “indicativo”; i progetti
veri sulle singole aree oggetto di intervento devono ancora essere redatti e
dovranno tener conto di ciò che la nuova normativa opportunamente “armonizzata”
(che deve essere ancora fatta) e “modellata” sul Masterplan potrà effettivamente
permettere, ma soprattutto dipenderà dai rilievi e dalle verifiche sulle reali
entità delle opere di ristrutturazione necessarie sugli immobili e sulle aree:
“Le fortificazioni sono un tema specifico
e, come per le opere di urbanizzazione, anche la sistemazione/rifunzionalizzazione di questi oggetti così complessi
potrebbe comportare costi anche
sensibilmente difformi da quelli indicati” (idem, pag. 100).
Dunque,
qualsiasi giudizio ora espresso sul Masterplan Palmaria 2019 deve necessariamente
avere un carattere “interlocutorio/provvisorio”, poiché i singoli progetti e quello
complessivo sull’intera isola sono solo genericamente
illustrati (o meglio “indicati”) e non possono ancora rappresentare
la soluzione finale che potrà essere effettivamente realizzata, poiché troppe
variabili possono influire nel modificare ogni “indicazione” ora puramente
illustrata.
Del
resto, il Masterplan
stesso viene definito “più che come un
progetto come un processo che non
propone delle azioni e delle soluzioni
predeterminate, ma piuttosto una gamma
di potenziali interventi che possono essere realizzati anche con tempistiche differenti a seconda dell’evolversi dello scenario complessivo
nel medio-lungo periodo” (idem, pag. 36).
Lo
scenario 5bis scelto come base del Masterplan
disegna un progetto complessivo articolato in vari ipotesi progettuale per ogni
singolo immobile/area; vengono elencate 12 azioni
progettuali e le opere da realizzare (nel capitolo 3, da pag. 35 a pag. 89
della Relazione della terza fase, che schematicamente vengono riportati
nella tabella qui accanto), per ognuna delle quali
viene riportata una superficiale descrizione
dei benefici dal punto di vista paesaggistico, sociale ed economico.
Sinteticamente
si possono tratteggiare i tre principali macro-ambiti da riqualificare: a) Terrizzo-Schenello:
con recupero degli immobili da destinare a funzioni turistico-ricettiva; b) Località Semaforo-Forte Palmaria: con
recupero degli immobili e degli spazi da adibire a struttura ricettiva, parco
archeologico militare, museo, ostello e spazi espositivi e commerciali; c) Capo dell’isola, con risistemazione dei
volumi esistenti e della cava quale polo di attrazione turistico.
Mentre
per i ricavi ci sono poche valutazioni, sui costi ci sono alcune indicazioni
significative. Per la realizzazione di questi tre principali macro-ambiti da
riqualificare i costi complessivi
sono valutati in una somma variabile tra i 21
e i 25 €/milioni, di cui si ipotizza a carico diretto degli enti pubblici
una somma compresa tra i 9 e gli 11
€/milioni, mentre i restanti 12-13
€/milioni sarebbero a carico dei privati (idem, pag. 125).
In
queste previsioni di costi non sono
stati riportati e valutati, “in quanto
di difficile stima in mancanza di un progetto definitivo e/o esecutivo”
(idem, p. 110), quelli inerenti: le infrastrutture primarie (acquedotto,
fognatura, rete elettrica, telecomunicazioni), messa in sicurezza degli
approdi, potenziamento strade e sentieri, dei punti panoramici, del patrimonio
vegetale, dell’agricoltura multifunzionale, del nuovo molo al Capo dell’isola,
della monorotaia turistica.
Per
quanto si tratti di generici progetti, i
costi complessivi risultano essere molto elevati; sono somme che gli Enti
pubblici non possono sostenere direttamente e, dunque, occorre ricorrere agli investitori privati, per
esempio mediante: a) la vendita di
alcuni immobili: “i costi da sostenere
per eseguire gli interventi di ristrutturazione
sugli immobili che rimarranno nella disponibilità della Marina Militare si
potrebbero finanziare mediante la
vendita della struttura ricettiva alberghiera” (idem, pag. 124); b) il project
financing per altri immobili, ossia la realizzazione delle opere senza
oneri finanziari per gli enti pubblici in cambio di una concessione della gestione per lunghi periodo: “Per il Forte Palmaria si deve prevedere una Concessione (a lungo termine) ad un
Operatore interessato alla gestione
della futura struttura ricettiva e degli spazi esterni (Cavalieri). In
maniera sinergica può così attivarsi anche l’intervento museale da insediarsi
all’interno del Forte stesso. Per tale porzione di interesse collettivo si
potrebbero attrarre inoltre dei finanziamenti
di carattere pubblico al fine della sua realizzazione e successiva gestione”
(idem, pag. 124); c) il ricorso ai finanziamenti
europei: “le opere ambientali di
valorizzazione potranno esser sostenute grazie ai fondi PSR e LIFE di finanziamento comunitario” (idem, pag. 124).
La
scelta di fondo per tutti gli immobili rimane la “concessione di lungo periodo”
a seguito di bandi pubblici: “Quale migliore
strumento utile per la valorizzazione
degli Asset contenuti nel Programma di
Valorizzazione è stato scelto quello della concessione di valorizzazione a lungo periodo. La concessione è
assentita a titolo oneroso e risulta
finalizzata alla riqualificazione e riconversione dei beni attraverso
interventi di recupero, restauro e ristrutturazione anche con l’introduzione di
nuove destinazioni d’uso finalizzate
allo svolgimento di attività economiche
o di servizio dei cittadini, nel
rispetto delle previsioni del codice dei beni culturali e del paesaggio”
(idem, pag. 128).
Anche
se la proprietà resta in mano pubblica, potendo quest’ultimo reimpossessarsi
del bene alla scadenza, la “concessione di lungo periodo” (si
parla di 70 anni! Tempi più lunghi
delle concessioni relative ai
servizi pubblici!) rappresenta una sorta di “privatizzazione strisciante”,
seppur giustificata dalle carenze di fondi pubblici per conseguire la “valorizzazione
di un bene o complesso di beni” quasi tutti di proprietà del demanio pubblico.
Il
lungo periodo è giustificato dalla necessità di “attrarre” gli investitori privati con la prospettiva
sia del “comodo” rientro dall’investimento che dalla possibilità di un congruo guadagno: “Questi potranno investire sul bene a loro spese, quindi evitando
aggravi ed ulteriore indebitamento ai già sovraccarichi bilanci del
proprietario pubblico, essendo garantiti
da un sufficiente lasso di tempo per la remunerazione dell’investimento”
(idem, pag. 128).
Del
resto, sono proprio queste due necessità (il ricorso agli investitori privati e la massimizzazione del ritorno economico in loro favore) che certamente
produrranno i maggiori e più significativi cambiamenti
ai progetti esecutivi rispetto alle attuali previsioni del Masterplan Palmaria
2019; proprio a causa di questi previsti elevati costi di investimento, gli investitori privati potranno richiedere di avere le “mani libere” e, quindi,
esiste la concreta possibilità che siano
gli investitori a “guidare” la progettazione esecutiva finale.
Nello
stesso tempo, c’è il concreto rischio che la “paura” (derivante dalla
presenza di vari “vincoli” e dal rischio di subire i conseguenti possibili controlli)
possa scoraggiare gli investitori
privati, specie quelli stranieri, oppure che vengano realizzati solo alcune
opere (quelle più convenienti e meno vincolate), rispetto alle altre parti
previste nel Masterplan.
Per
fugare queste possibili “paure” negli investitori privati, i vari Enti pubblici interessati (i quali
tra l'altro rispondono a diverse forze politiche … ma che nei fatti esprimono un comune
consenso trasversale!) si adopereranno per garantire un “percorso certo e tranquillo”;
in tal senso vanno le rassicurazioni del Presidente della Regione Toti
pronunciate in data 16/5/2019: “Un grande
piano di valorizzazione per il
futuro della Palmaria, finalmente sappiamo che cosa faremo dell'isola dando
certezza agli investitori privati e alle istituzioni, in una provincia che
cresce a ritmo di oltre il 10% l'anno”.
Il
fatto stesso che non siano neanche state “realmente”
discusse le poche proposte alternative prospettate da varie associazioni dimostra
quanto siano forti gli interessi e alte le aspettative intorno alla
Palmaria. Per esempio, l’Associazione Posidonia ha sostenuto che: “Deve quindi essere perseguito come obiettivo
prioritario il mantenimento della proprietà
collettiva, favorendo la percezione dell’isola come bene comune”; in generale, quasi tutte le proposte alternative
sono basate sull’esigenza di procedere con “delicatezza” limitandosi
al “rinnovamento
conservativo”, avendo cura e capacità di rilevare le straordinarie e singolari
peculiarità dell’isola.
Insomma,
al di là delle bardature “propagandistiche”
e delle semplificazioni “ideologiche”,
è in atto un vero scontro di interessi:
da una parte, troviamo chi vuole gestire una “ghiotta occasione”: la
dismissione del patrimonio demaniale, la gestione dei finanziamenti europei,
dei bandi e dello sviluppo turistico; dall’altra, chi ricerca la difesa dell’isola come bene comune e della sua bellezza naturalistica.
In conclusione. Occorre tornare
al comunicato del 8/2/2016 dell’assessore regionale Scajola che parlava di “Palmaria, un futuro da Capri” e chiedersi se Capri
sarebbe un modello di turismo
eco-sostenibile? NO. Ma per la privatizzazione strisciante SI. Appunto!
Le
eccellenze attualmente presenti nella Palmaria sono il frutto della sua storia e
dell’interdizione derivante dall’essere stata zona militare; avviata la
sdemanializzazione si corre seriamente il rischio di sminuire i “valori di partenza” dell’isola per
trasformarla (al di là delle buone intenzioni e degli obiettivi di "sostenibilità" ampiamente dichiarati) in
qualcosa di profondamente diverso;
le “unicità”
della Palmaria rischiano di essere “buttate a mare” mentre sono merce preziosa anche sul piano
economico, poiché quasi mai le “eccellenze naturalistiche” sono
compatibili con assalti incontrollati del “business”. Purtroppo!
Euro
Mazzi
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
Altri post sull’argomento:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Questo post fa parte di un più ampio
studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel contesto
regionale ligure.
Altri post sulla Palmaria:1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
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- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
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