Il
Consorzio Intercomunale Deleghe Agricoltura e Foreste
(CIDAF)
è un ente che ha sede in Sarzana (Località Pallodola); nella compagine sociale partecipano
10 Comuni (Spezia, Sarzana, Arcola, Castelnuovo M., Lerici, Ameglia, Ortonovo,
Portovenere, Santo Stefano e Vezzano L.); l’ex sindaco di Ortonovo F.G. è l’attuale commissario
liquidatore, poiché l’Ente è ancora nella proceduta di liquidazione aperta
fin dal 1/5/2011.
In
questi ultimi anni il CIDAF è sparito dall’attenzione delle varie
amministrazioni comunali, molte delle quali non riportano più questo Consorzio
nell’elenco degli Enti partecipati sia sul piano degli obblighi di trasparenza
(nel sito “Amministrazione trasparente”),
che a livello di bilancio consolidato (nel perimetro del gruppo comunale),
evidenziando così una generale disattenzione, ma soprattutto una preoccupante
carenza di verifiche gestionali.
Eppure
il CIDAF,
pur essendo da anni in liquidazione, è un’entità ancora “viva”; ha un proprio
bilancio che al 31/12/2017 presentava: a) residui
attivi da riscuotere per crediti vantati verso Enti pubblici (in gran parte
dagli stessi Comuni soci) che non avevano ancora pagato per € 65.779,75 e per € 793,46; b) residui passivi
per spese ancora da saldare per €
105.119,54. La gestione di cassa al 1/1/2017 presentava un saldo iniziale
di € 43.117,22; nel corso dell’anno
venivano riscossi € 21.038,00 e
pagati € 46.259,21 e, pertanto, al
31/12/2017 il saldo di cassa ammontava a €
21.496,01.
Insomma, si tratta di un bilancio con pochi movimenti che si trascina da anni con piccole variazioni contabili annuali, tali però da giustificare il permanere della procedura di liquidazione e la sua apertura ancora per altri anni; procedura che si caratterizza per scarsità di informazioni e per il disinteresse degli stessi Enti pubblici coinvolti.
1 - SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 - AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 - SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 - SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
11 - IL CASO ESEMPLARE DELLA PARTECIPATA SARZANESE SPS: QUI
12 - PARTECIPATE: LA VENDITA DI ASP: QUI
13 - IL PROGETTO DI FUSIONE DI ATC … “e facite ammuina”: QUI
14 - PARTECIPATE: ATC E I PROBLEMI DEL TPL: QUI
15 - PARTECIPATE: ACAM ACQUE SPA E I PROBLEMI DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: QUI
16 - L’AGONIA FALLIMENTARE DELLA SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL: QUI
Altri post su questo argomento:
- UN LUNGIMIRANTE ASSURDO AMMINISTRATIVO: deliberare a fine 2015 il programma per l'ATC del 2012-2015: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al collasso …: QUI
Insomma, si tratta di un bilancio con pochi movimenti che si trascina da anni con piccole variazioni contabili annuali, tali però da giustificare il permanere della procedura di liquidazione e la sua apertura ancora per altri anni; procedura che si caratterizza per scarsità di informazioni e per il disinteresse degli stessi Enti pubblici coinvolti.
Del
resto, occorre ricordare come l’apertura della fase di liquidazione del CIDAF sia
avvenuta nel contesto della soppressione
delle Comunità
Montane liguri (legge regionale n. 23 del 2010 e n. 7 del 2011), con
il trasferimento alla Regione e ai Comuni
interessati delle deleghe e delle funzioni amministrative in materia di
agricoltura, sviluppo rurale, foreste e antincendio boschivo.
Complessivamente
in Liguria il provvedimento di soppressione
ha riguardato 12 Comunità Montane e 4
Consorzi Delega in agricoltura;
nello spezzino ha interessato la Comunità Montana Val
di Vara (con sede a Sesta Godano) e, appunto, il CIDAF.
Istituite
come “ente di diritto pubblico” (con la legge n. 1102/1971) con lo
scopo della “valorizzazione delle zone montane, favorendo la partecipazione
delle popolazioni”, a cui sono state successive aggiunte le funzioni
amministrative statali in materia di agricoltura e foreste, di caccia e di
pesca (DPR n. 11 del 15/1/1972); le Comunità Montane in Liguria sono state poi disciplinate
con varie leggi regionali (n. 15 e 27 del 1973, n. 6 del 1978).
Il
settore veniva, poi, riordinato (legge regionale n. 24 del 2008) con l’accorpamento
di alcune Comunità
Montane (pertanto ridotte da 19
a 12); nel 2009 questo accorpamento nello
spezzino interessava i tre enti presenti (Comunità montana
dell'Alta Val di Vara, Comunità montana della
Media e Bassa Val di Vara, Comunità montana
della Riviera Spezzina) riunificati nella Comunità
Montana Val di Vara (con 22 Comuni coinvolti: Beverino, Bolano,
Borghetto di Vara, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Follo, Pignone, Riccò del
Golfo di Spezia, Carro, Carrodano, Maissana, Rocchetta di Vara, Sesta Godano,
Varese Ligure, Zignago, Bonassola, Deiva Marina, Framura, Levanto, Monterosso
al Mare, Riomaggiore e Vernazza).
Con
la soppressione delle Comunità Montane
veniva avviata la liquidazione e nominati 5
Commissari incaricati della liquidazione,
i quali dovevano primariamente definire un piano
di liquidazione sulla base delle risorse disponibili con particolare
riferimento a: - trasferimento o estinzione dei mutui; - alienazione di beni per
far fronte alle spese (compresa la retribuzione ed i rimborsi dei Commissari);
- i processi di mobilità del personale a tempo indeterminato verso gli enti del
settore regionale allargato, assicurando al personale trasferito il trattamento
economico fondamentale ed accessorio spettante al personale regionale; - la
gestione e il trasferimento degli archivi.
Le
procedure di liquidazione dovevano inizialmente
terminare entro il 30 aprile 2013, con la possibilità di proseguire in caso di
non conclusione della liquidazione (come in effetti avvenne) con la nomina di
un Commissario liquidatore scelto
tra i dipendenti regionali.
Insomma,
le procedure di liquidazione sono ancora
oggi attive; questa lunga fase di liquidazione è spiegata solo in parte
dalla complessità della dismissione del patrimonio (immobili, macchine,
crediti, ecc. da attuare attraverso perizie, aste, piani di rientro e
accordi), dalla presenza di contenziosi e di mutui, nonché dalla gestione della
mobilità del personale. Molto dipende anche dalla “lentezza” della
burocrazia, dall’accumulo di incarichi dei liquidatori, dalle “furbizie”
dei Comuni che non rispettano gli impegni sottoscritti, dalle “contrapposizioni
ideologiche”, ma anche dalle “indecisioni nostalgie” di coloro che non hanno
mai fatto analisi sulla reale situazione.
Per
esempio, il Comune di Riccò del Golfo ha recentemente approvato un piano di
rientro per un importo complessivo di € 55.160,13
(suddiviso in € 32.025,00 di parte
capitale ed € 23.135,13 di parte
corrente) da pagarsi in 15 rate
annuali di € 3.677,34 cadauna e
senza l’applicazione di interessi (Delibera di Giunta n. 70 del 14/9/2019).
Su
questo versante, va evidenziato come le Comunità Montane e i Consorzi delega abbiano cercato di imitare e/o sostituire
i Comuni, finendo per assumere sia personale amministrativo che impegni di
spesa pur nella limitatezza delle risorse a disposizione, riducendo così i
mezzi da impiegare per un effettivo sviluppo dei territori.
Un
semplice esempio in proposito; nel 2009 la Comunità montana Val di Vara recuperava
entrate erariali per € 215.647,70
senza le quali non poteva sopravvivere; tutte le Comunità Montane liguri ricevevano dallo
Stato € 1.899.988,66, ma tali
entrate non erano sufficienti a coprire le spese del personale ammontante a € 8.209.970,89 (Ricorso n. 32 del 3/3/2010);
la differenza veniva in parte coperta dagli stanziamenti regionali e dalla
sottoscrizione di prestiti, aumentando così l’indebitamento che ora è difficile
da liquidare.
In conclusione. La vicenda del
CIDAF
è emblematica della farraginosità delle
procedure di liquidazione; “sopprimere un ente” non significa automaticamente
chiuderlo, ma comporta un passaggio intermedio, che è la procedura di liquidazione che può durare molti anni, anche decenni.
Nel
frattempo, occorre spesso fare fronte a chi tenta di “rianimare” questi Enti
attraverso il ricorso all’accorpamento o alla “rinascita” con nomi
diversi e dirigenza aggiornata. Per esempio, in Liguria con la soppressione delle Comunità Montane è stato
contestualmente istituito un nuovo ente: Settore Ispettorato
Agrario Regionale, articolato in 4 sedi provinciali e 15 sportelli
per il territorio, che in molti casi sono ospitati presso le preesistenti sedi
delle Comunità
Montane.
Non
bisogna dimenticare, poi, la possibilità di fare un opportuno ricorso al Tar o al
Consiglio di Stato o alla Corte Costituzionale per “congelare” o “rivitalizzare”
la pratica.
Per
esempio, occorre ricordare come un primo tentativo di soppressione delle Comunità Montane
era già avvenuto con alcune norme contenute nella Legge Finanziaria del 2008
del Governo Prodi, ma a seguito dei ricorsi
presentati dalle Regioni Toscana e Veneto, la Corte Costituzionale ne
dichiarava l’incostituzionalità per la violazione della competenza regionale.
Contro
analogo tentativo contenuto nella legge finanziaria del 2010 dell’allora
governo Berlusconi, il Presidente della Regione Liguria Burlando depositava in
data 3/3/2010 un “Ricorso per questione di legittimità costituzionale contro
il comma 187 dell’art. 2 della legge finanziaria n. 191/2009” con
particolare riferimento alla compressione totale dello “spazio entro cui
possono esercitarsi le competenze legislative ed amministrative
regionali”, poiché la finanziaria 2010 tendeva a “smantellare le comunità montane,
considerando quali interlocutori per le
politiche della montagna i soli «comuni montani», per la parte in cui
prosciuga mezzi finanziari delle comunità montane, decretandone l'estinzione” (Ricorso n. 32 del 3/3/2010).
Anche
altre Regioni (Calabria, Toscana e Campania), allora gestite dal medesimo partito di
opposizione in Parlamento, si erano rivolte alla Corte Costituzionale per
contrastare questo tentativo di “soppressione” (e mettere così in
difficoltà il Governo).
La
Corte Costituzionale sentenziava il diritto del Governo di fissare “limiti alla spesa di enti pubblici regionali
sono espressione della finalità di coordinamento
finanziario (…) e imporre alle Regioni vincoli alla spesa corrente per
assicurare l’equilibrio unitario della finanza pubblica complessiva, in
connessione con il perseguimento di obiettivi nazionali, condizionati anche da
obblighi comunitari” senza però “ledere
il generale canone della ragionevolezza
e proporzionalità dell’intervento normativo rispetto all’obiettivo
prefissato”, lasciando, in sede applicativa, “specifici ambiti di autonomia alle Regioni e agli enti locali minori”,
dichiarando così l’illegittimità costituzionale solo di alcune parti, ma
confermando sostanzialmente le indicazioni governative (Corte Costituzionale,
Sentenza 326/2010).
Questa
sentenza dimostra come da una parte governativa ci sia stata “approssimazione”
e “superficialità”,
ma da parte dell’opposizione ci sia stata “strumentalità” e “opportunismo”
e alla fine a farne le spese è stato solo il bilancio statale!
Del
resto, la Regione Liguria ha dovuto a sua volta procedere a “sopprimere”
le Comunità
Montane. In proposito è interessante riportare le dichiarazioni del presidente
dell’allora Commissione Bilancio regionale A. Cavarra (poi sindaco di Sarzana),
il quale motivava la soppressione
per la perdita “di ogni forma di sostegno statale e perché era
necessario per la Regione Liguria far fronte ai tagli della manovra governativa quantificabili in 150 milioni di
euro”. In questa dichiarazione traspare chiaramente la mancanza di una autonoma analisi e soprattutto
scarseggiava una visione “ri-organizzativa” del settore, in
quanto si limitava a prevedere la riconduzione alla Regione delle funzioni
inerenti l’agricoltura, la gestione del piano di sviluppo rurale e l’antincendio;
mentre la bonifica le manutenzioni del suolo erano poste a carico delle Provincie,
lasciando ai Comuni e alle Province la gestione del vincolo idrogeologico. In
particolare, era insufficiente e superficiale la previsione di
sviluppare idonee forme di associazionismo comunale per “rispondere all'esigenza di gestire in forma associata funzioni fondamentali proprie dei comuni allo scopo
di conseguire sensibili economie di scala nella gestione dei servizi”
(dichiarazione del 16/4/2011).
Il
risultato attuale è che CIDAF e le Comunità Montane sono ancora “vive” seppur in fase di
liquidazione, mentre le “economie di scala” sono rimaste
nelle intenzioni e la spesa del settore è complessivamente aumentata.
Questa
perdurante “incapacità” gestionale e programmatica si riversa comunque sul bilancio statale (basta ricordare che il debito
pubblico italiano continua inesorabilmente ad aumentare ed ha raggiunto al
31/8/2019 i 2.463 €/miliardi, +136 €/miliardi rispetto al 31/8/2018), ma molti
“enti
inutili” continuano a “vivere” e a tutti noi tocca … pagare!
Euro
Mazzi
PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle partecipate pubbliche
locali, un mondo “sommerso”, ma foriero di ripercussioni non sempre positive
sui bilanci degli Enti Locali.
Per vedere gli altri post:1 - SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 - AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 - SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 - SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
11 - IL CASO ESEMPLARE DELLA PARTECIPATA SARZANESE SPS: QUI
12 - PARTECIPATE: LA VENDITA DI ASP: QUI
13 - IL PROGETTO DI FUSIONE DI ATC … “e facite ammuina”: QUI
14 - PARTECIPATE: ATC E I PROBLEMI DEL TPL: QUI
15 - PARTECIPATE: ACAM ACQUE SPA E I PROBLEMI DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: QUI
16 - L’AGONIA FALLIMENTARE DELLA SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL: QUI
Altri post su questo argomento:
- UN LUNGIMIRANTE ASSURDO AMMINISTRATIVO: deliberare a fine 2015 il programma per l'ATC del 2012-2015: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al collasso …: QUI
Nessun commento:
Posta un commento