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sabato 10 marzo 2018

ARRIVARE PRIMI E … PERDERE … OVVERO LA CATARSI (parte quarta)

Il voto del 4 marzo 2018 ha mostrato una articolazione territoriale ben definita: nel Nord ha raccolto più consensi il Centrodestra a trazione leghista; nel Sud è stato il M5S a raccogliere  più voti; nel Centro la situazione è più articolata registrando zone a maggior voto al PD, altre al Centrodestra e altre al M5S. A fronte di questa “polarizzazione territoriale” c’è un risultato elettorale (ci limitiamo a riportare quello per la Camera dei Deputati, poiché simile a quello per il Senato) assai articolato e non univoco: da una parte, M5S ha raccolto circa 10,7 milioni di voti (pari al 32,68%), con 221 deputati e 112 senatori eletti, risultando il partito più votato; ma dall’altra, il Centrodestra è stato votato da 12,1 milioni di italiani (pari al 37%), con 260 deputati e 135 senatori eletti, risultando la coalizione più votata, al cui interno la Lega ha raccolto il maggior consenso (5,6 milioni di voti pari al 17,37%); ha sorpreso lo scarso risultato del PD (6,1 milioni di voti pari al 18,72%) e della sua coalizione (7,5 milioni di voti pari al 22,85%), con 112 deputati e 57 senatori eletti;  ha stupito il mancato successo di LeU (1,1 milioni di voti pari al 3,39%), con 14 deputati e 4 senatori eletti.

lunedì 13 marzo 2017

IL POPULISMO DEL PDRenziano (parte terza)

Il ministro spezzino Andrea Orlando ha dichiarato in data 8/3/2017 che: “Non si può battere il populismo con il populismo: in passato, prima del referendum, c'è stato un cedimento ma se si usano argomenti simili ai populisti poi la gente vota l'originale (…) E' un veleno che è entrato nel Pd e rischia di essere un rischio mortale per il partito”.
Fa piacere constatare che esponenti autorevoli interni al partito si accorgano finalmente di una modificazione sostanziale (o “deviazione”) del modo di fare politica da parte del PD e, conseguentemente, del modo di governare il Paese.
Durante la campagna referendaria in un post avevo già evidenziato come la propaganda del SI fosse “imperniata su messaggi che “cavalcano” apertamente il già diffuso e dilagante “populismo” … Credo che la suindicata massiccia propaganda “populista” sia una delle cause della non credibilità della riforma Renzi/Boschi: la troppa insistenza su elementi di pura demagogia evidenziano i suoi vizi intrinseci di falsità. I troppi e così autorevoli “endorsement” interni e internazionali rivelano come questi siano più interessati al proprio vantaggio che non al vero benessere degli italiani. E tutto questo potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang” (vedere il post: QUI).