L’attuale Masterplan Palmaria 2019 (presentato dall’architetto Andreas Kipar e approvato dalla “cabina di regia” il 10/5/2019) conclude un lavoro iniziato sin dal 2013 (con la costituzione di un tavolo tecnico di lavoro costituito dai rappresentanti dei vari Enti pubblici interessati) per valutare l’inserimento degli immobili (riportati nell’allegato b) del Protocollo di intesa 2016) in un “Programma di valorizzazione dell’Isola Palmaria”, facendo costante riferimento alla “presenza storica, culturale e materiale, della Marina Militare”.
Questo
“Programma
di valorizzazione dell’isola Palmaria” è collegato e conseguente alla dismissione
degli immobili demaniali (per valore e quantità di edificati, opere o edifici
militari presenti sull’isola, è tra i più importanti a livello nazionale) che
dovrebbero passare al Comune di Porto Venere; questi immobili necessitano di
interventi di recupero, restauro e valorizzazione e che vengono ritenuti (per
le loro potenzialità) capaci di contribuire ad uno sviluppo (definito a priori)
“sostenibile”
dal punto di vista economico, sociale ed
ambientale.
Questa
definizione di “sostenibilità” non è né verificata e né dimostrata all’interno
del Masterplan
Palmaria 2019, ma viene soltanto richiamata ripetutamente in ogni
passaggio; in particolare, non viene fatta alcuna verifica sulla rispondenza
delle varie “trasformazioni” prospettate con l’articolata normativa attuale,
né se queste “trasformazioni” rientrino nei parametri di tutela ambientale e paesaggistica presenti sull’isola. La Palmaria, inoltre, è inserita nel contesto del
più ampio sito Patrimonio dell’Unesco,
ma anche sotto questo profilo il Masterplan non dimostra la sua rispondenza ai criteri
di gestione dei siti Unesco.
Soprattutto
manca una stima della capacità di carico della Palmaria, cioè non viene
svolta alcuna valutazione sulle conseguenze derivanti dall’inserimento della Palmaria all’interno del nuovo circuito
di marketing territoriale conseguente
all’adozione del masterplan: “Si rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un ente
specializzato, la definizione e lo studio della Capacità di Carico (Carrying
Capacity) monitorando nel tempo le azioni intraprese dal Masterplan” (Relazione fase 3, pag. 79). Insomma, se non c’è
uno studio specifico come può essere definito “eco-sostenibile” il
modello di sviluppo turistico
previsto dal masterplan?
Eppure,
gli interventi prospettati dal Protocollo di intesa 2016 non riguardano la
condivisione di un singolo intervento/progetto, ma la definizione delle
funzioni di uso di un’intera area del
territorio comunale dove insistono più interessi contrastanti (economici,
sociali, ambientali, storico e culturali).
Conseguentemente,
il Masterplan
Palmaria 2019 è di fatto uno strumento di
pianificazione/programmazione che fissa i criteri per la valorizzazione dei cespiti immobiliari in una chiave unitaria con il resto dell’isola;
dunque, questo programma unitario di valorizzazione
immobiliare diventa gerarchicamente prioritario e in grado di recepire (confermando o modificando) tutte le varie indicazioni attualmente previste dai
vigenti piani sia urbanistici che territoriali.
Questo
“primato”
è stato rafforzato proprio dalla Regione che ha inserito la Palmaria negli “ambiti territoriali strategici di
rilievo regionale” (art. 2 della legge regionale di stabilità n. 29/2017)
con la previsione che gli “atti di intesa”
producono “gli effetti di variante dei vigenti piani urbanistici e territoriali,
generali e di settore, di livello comunale e regionale ai sensi della vigente
legislazione regionale e in tal caso è sottoposto alle procedure di valutazione ambientale di cui alla vigente normativa
in materia e di pubblicità e partecipazione nei modi e con i tempi stabiliti
con lo stesso atto”. A seguito di questi “atti di
intesa” può essere nominato un “Commissario straordinario regionale cui è demandato il compito di agevolare
l’attuazione dell’intesa e la realizzazione degli interventi previsti,
attraverso azioni e di indirizzo, supporto e coordinamento”; stabilendone
altresì “le modalità di attuazione e programmando
le risorse economiche necessarie per la loro realizzazione”, nonché la
possibile previsione anche di “agevolazioni economiche, fiscali e tributarie che possono essere applicate,
rientranti nelle competenze della Regione e del Comune”.
L’attuale
Masterplan
Palmaria 2019 (proprio in quanto frutto del Protocollo di intesa 2016) può trasformarsi
facilmente in un atto di intesa ai sensi della suindicata normativa del 2017; in
tal senso si muove la Giunta Regionale, la quale in data 21/6/2019 ha approvato
una delibera per avviare l’azione di “armonizzazione” dei vari piani
territoriali vigenti (il piano paesaggistico, il piano della costa, il piano
del Parco di Portovenere e il Piano urbanistico comunale) per avere così un unico e omogeneo quadro di riferimento
territoriale e urbanistico e superare così le incongruenze e le sbavature che
potrebbero bloccare l’attuazione del Masterplan stesso.
Questa
fase di “armonizzazione” è propedeutica e indispensabile per giungere
entro la fine del 2019 all’adozione dell’atto di intesa, il quale avrà così valore di piano urbanistico-territoriale.
Insomma,
questa “armonizzazione” è una fase indispensabile non solo per
eliminare le norme contrastanti e non congrue, ma anche per adattarle alle previsioni del Masterplan
… e così il “cerchio si chiude”,
permettendo di superare carenza, lacune, mancate verifiche e assenza di reali
confronti; così potrà essere riaffermata non solo la “teorica” definizione di “eco-sostenibilità”,
ma anche la rispondenza “pratica” alla pianificazione urbanistico-territoriale
del “Programma
di valorizzazione dell’isola Palmaria”.
Eppure,
viene dimenticato come la scelta dello scenario
5bis è avvenuta proprio sulla base delle problematiche legate alla compatibilità economica dell’operazione
di valorizzazione (prevista nel Protocollo di
intesa 2016) che assume: “la valorizzazione del patrimonio culturale
e paesaggistico dell’isola mirando a
garantire l’equilibrio economico dell’operazione considerata nel suo
complesso, si è giunti all’elaborazione di un nuovo scenario 5bis.
Sostanzialmente, il nuovo scenario ricalca le risultanze dello scenario 5 di
equilibrio, fissando però i limiti e la
portata degli obiettivi reputati coerenti dal Tavolo Tecnico rispetto al Protocollo di Intesa sottoscritto il 14
marzo 2016 (Relazione fase 3, pag. 32).
Di
fatto, con questa motivazione viene stabilita la preminenza dell’equilibrio economico-finanziario dell’intera
operazione, rispetto alla tutela e
valorizzazione del paesaggio, alla difesa della biodiversità e degli habitat, alla conservazione del patrimonio insediativo storico e culturale; cioè la manutenzione del territorio e la conservazione delle risorse naturali e culturali (caratteristiche
attuali della Palmaria) diventeranno
una “variabile
dipendente/conseguente) all’esito
e alla gestione delle varie operazioni
finanziarie sul patrimonio immobiliare e paesaggistico.
Queste
operazioni finanziarie devono essere
capaci di sviluppare un flusso turistico
sull’isola in grado di generare adeguati
ricavi per ripagare quanto meno degli investimenti
fatti e possibilmente assicurare un guadagno congruo.
Gli
investimenti da fare sono non sono stati quantificati in misura precisa, ma
sono consistenti (stimati in oltre 20 €/milioni); come è stato già evidenziato in un post precedente, la
necessità di assicurare l’equilibrio economico deriva direttamente dagli oneri posti in capo al Comune di
Portovenere dal Protocollo stesso: la realizzazione e la
manutenzione delle infrastrutture (acquedotto, fognature, gas, strade,
strutture per la nautica, strutture digitali ed energetiche) e, soprattutto, le
spese per la riqualificazione degli
immobili che la Marina manterrà sul territorio, nonché le spese per la ristrutturazione degli altri immobili (riportati
nell’allegato b) del Protocollo di intesa 2016).
Il
Comune di Portovenere (e conseguentemente la Regione) non dispongono di queste ingenti somme (approssimativamente stimati
in oltre 20 €/milioni) e, conseguentemente, devono inevitabilmente recuperare
queste risorse dai privati/investitori attraverso la
vendita degli immobili e/o la loro concessione per lunghi periodi; infatti,
solo con una previsione di medio-lungo periodo si può prevedere un “congruo” recupero degli investimenti da
effettuare.
Nel
capitolo “3.5 Le destinazioni d’uso
proposte” (Relazione fase 3, pag. 84-86) vengono riportate alcune schede
dei beni compresi nel “Programma di Valorizzazione”, le
quali evidenziano per ciascun immobile la sua specifica “Destinazione d'Uso” prevista dallo Scenario 5bis e la conseguente “Azione
Prevista”; per esempio per l’immobile: “Ex
Casermetta Edifici Civili” si prevede una destinazione d’uso come “Struttura ricettiva alberghiera – Ristorante”
e come azione quella della “Vendita /
Concessione”, e così per quasi tutti gli altri beni.
La
successiva mappa (Relazione fase 3, pag. 87) evidenzia la complessiva destinazione d’uso dell’isola Palmaria; questa mappa probabilmente al termine del processo di “armonizzazione”
diventerà per esempio parte integrante del nuovo PUC di Portovenere, ma anche carta
riguardante la “realizzazione” del progetto n. 25 denominato “Programma
di Valorizzazione dell’Isola Palmaria” contenuto nel “Piano di Gestione del Sito Unesco”. Appunto
… così “il cerchio si chiude”!
Nel
paragrafo “3.6 I risultati attesi sul
breve, medio e lungo periodo” (Relazione fase 3, pag. 88-89) viene riportato uno schema
sintetico che ben rappresenta la “genericità” del Masterplan che riafferma i valori della “sostenibilità”, senza
averne dato alcuna dimostrazione concreta; anzi questa “genericità” diventa autoreferenziale nel momento che si
prefigura come “processo”, cioè ogni problema ora sollevato non viene definito,
ma rimandato a fasi successive, in quanto verrà risolto a posteriori e senza
stabilirne tempi e modalità, perché dipenderà dall’evoluzione dello scenario
(come ad esempio per la procedura di “armonizzazione” dei vari piani
territoriali): “Il masterplan di valorizzazione dell’isola
Palmaria si configura come un processo
dinamico che propone una gamma di azioni
progettuali ed opere da realizzare anche con tempistiche differenti a seconda dell’evolversi dello scenario
complessivo e del mutamento delle
condizioni di partenza”(Relazione fase 3, pag. 36).
Così
è troppo facile! Fare una programmazione, rimandando però a posteriori la
risoluzione di ogni problema a seconda della convenienza ... non è
programmazione è “vivere alla giornata”!!!
Inoltre,
non va dimenticato che la valutazione sulla rispondenza del Masterplan Palmaria
2019 alle normativa di tutela ambientale, nonché la verifica di “eco-sostenibilità”,
è effettuata da strutture dipendenti o collegati ai vari Enti già presenti
nella “cabina di regia” e che hanno sottoscritto il Protocollo di
intesa 2016 e avallato la redazione dello stesso Masterplan.
Da
questo evidente “conflitto di interesse” (in quanto “il controllato fa anche il controllore”) quale tutela ambientale
effettivamente e praticamente potrà esserci se il criterio di fondo (da tutti
gli Enti pubblici già condiviso) nella scelta dello scenario 5bis risiede proprio nel “garantire l’equilibrio economico dell’operazione considerata nel suo
complesso”? Purtroppo, ben poca!
Da
questa considerazione pessimista nasce gran parte dello scetticismo e
dell’opposizione al Masterplan; si tratta spesso di una opposizione
ideologica e semplicistica (“La Palmaria non si tocca”; “deve rimanere così com’è”; “intatta la sua natura”; “la sua vocazione è e deve rimanere
fortemente naturalistica”), ma raccoglie un “immediato” e assai diffuso consenso perché le carenze e le lacune,
da una parte, e la sfiducia verso tecnici e politici, dall’altra, lasciano
intravvedere che dietro l’apparente ristrutturazione di vecchie costruzioni, si
celi se non proprio “una colata di cemento” una futura e
strisciante “privatizzazione esclusiva” dell’isola … “un futuro
da Capri”. Appunto!
Euro
Mazzi
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
Altri post sull’argomento:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Questo post fa parte di un
più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel
contesto regionale ligure.
Altri post sulla Palmaria:1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
Altri post sull’argomento:
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