mercoledì 29 giugno 2016

(CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: DECISIONISMO SUPERFICIALE E CONFUSO (parte nona)

Tra le definizioni date da Renzi sulla sua riforma costituzionale scegliamo questa: “Ci accingiamo ad andare verso una forma di democrazia decidente”. Con questa frase Renzi non descrive l’essenza della sua riforma, poiché semplicemente riprende una espressione di Calamandrei, ma la stravolge utilizzandola in senso propagandistico e demagogico per sottolineare alcuni aspetti, come il decisionismo che si contrappone alla lentezza del parlamentarismo degli “inciuci”; il nuovo e il giovane contro il vecchio; il veloce contro il lento; il cambiamento contro la conservazione ... Ma se anche la si considerasse nel merito, questa frase risulta non vera se riferita alla riforma Renzi-Boschi e per dimostrarlo ci limitiamo qui a tre aspetti.

domenica 26 giugno 2016

VINCE BREXIT ... RIPARTIAMO DA SPINELLI … Per un'Europa libera e unita

È brexit … e ora? Ora si deve rilanciare l’Europa, perché così come è non va. In Europa il Regno unito è il Paese che gode del maggior numero di “opt-out” cioè di “rinunce” o, meglio, di atti di sottrazione alla legislazione europea, che Londra ha contrattato con Bruxelles (per esempio è fuori dal Fiscal Compact e dall’Unione bancaria, da Schengen e dall’euro) ... ma nonostante questi “vantaggi” non è bastato.
L’Europa è al crepuscolo perché sta dimostrando di non saper affrontare le due grandi crisi: quella economica e quella migratoria. I segni della crisi sono evidenti e preoccupanti, ma in un'epoca contrassegnata da euroscetticismo e da un populismo denigratore, non bisogna commettere l’errore di rinunciare all’analisi critica e alla speranza; bisogna reagire all’evidente declino dell’ideale europeo nella società, la rinascita dei nazionalismi, la mancanza di leadership nelle classi dirigenti, gli effetti deprimenti della recessione e della stagnazione.

venerdì 24 giugno 2016

(CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: SUI RISPARMI I CONTI NON TORNANO … TRA APPROSSIMAZIONI E DEMAGOGIA (parte ottava)


I fautori della riforma costituzionale Renzi/Boschi sottolineano l’importanza dei risparmi che si otterranno dalla sua entrata in vigore. La Boschi ha dichiarato in più occasioni che si tratterebbe di circa 500 milioni di risparmi: 80 milioni l’anno dalla riduzione dei senatori; altri 70 milioni da risparmi sulle Commissioni, rimborsi ai gruppi e riduzione dei funzionari del Senato; 320 milioni l’anno dal superamento delle Province; 20 milioni dalla soppressione del Cnel.
In altre occasioni altri esponenti hanno avanzato stime di risparmi più consistenti. Il sottosegretario Delrio ha dichiarato che i risparmi dalla sola abolizione delle Province saranno dell'ordine di 850 milioni l'anno. Renzi twittava il 19/1/2014 su risparmi di circa 1 miliardo: “Via i senatori, un miliardo di tagli alla politica, a dieta le Regioni, legge elettorale anti larghe intese. Se si chiude, Italia #cambiaverso”. Il calcolo renziano era questo: se sommiamo gli 850 milioni di risparmi per l'abolizione delle Province, i 50 del Senato, i 20 del Cnel e i 44 provenienti dalle Regioni (24 per la riduzione delle indennità e i 20 per l'abolizione dei finanziamenti ai gruppi), arriviamo a 964 milioni l'anno. Altri esponenti hanno parlato chi di 2 e chi di 4 miliardi di risparmi. Insomma una gara a chi la spara più grossa, poiché mancano al momento analisi precise e studi seri … ma alcune ricerche ci sono … e smentiscono le “favole” sui risparmi.

venerdì 10 giugno 2016

(CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: LA FAVOLA DELLE PROVINCE, ELIMINATE COME NOME e RINATE COME ENTI DI AREA VASTA … (settima parte)

La riforma costituzionale Renzi/Boschi ha cancellato dal nuovo testo ogni riferimento alle “Province”, portando a compimento un impegno preso in precedenza da vari governi e ritenuto un passaggio essenziale per favorirne la soppressione. Se però si approfondisce l’articolazione del testo di riforma allora si scopre che non si può parlare di eliminazione, semmai di trasformazione della Provincia (quale ente costituzionalmente necessario dotato di funzioni proprie) in ente di secondo grado genericamente denominati “enti di area vasta”, previsti da una disposizione finale della riforma stessa (art. 40, comma 4), che rimanda l’attribuzione dei suoi profili ordinamentali generali alla legge statale e le ulteriori disposizioni alla legge regionale.

mercoledì 8 giugno 2016

(CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UNA CORTE SOPRA LE PARTI O DI PARTE? (sesta parte)

Le nuove norme costituzionali che saranno oggetto del prossimo referendum apportano alcune modifiche anche al titolo VI intitolato “Garanzie costituzionali”, nella parte che tratta della Corte Costituzionale (art. 134-137). Il ruolo svolto dalla Corte è cruciale per l’ordinamento giuridico, poiché con le sue pronunce vengono eliminati dubbi interpretativi su disposizioni di legge o sull’effettiva competenza dei diversi organi dello Stato, “supplendo” spesso al legislatore e/o al Governo, come avvenuto a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001.
Sulla Corte costituzionale le modifiche introdotte dalla riforma riguardano in particolare: a) un comma aggiunto all’art. 134 attinente alla verifica di “legittimità costituzionale delle leggi che disciplinano l’elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”; b) le elezioni dei suoi membri, prevedendo all’art. 135 che la sua composizione di quindici giudici, dei quali un terzo nominati dal Presidente della Repubblica, un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative, “tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica”.

venerdì 3 giugno 2016

(CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PRESIDENTE ARBITRO O UNO DEI GIOCATORI? (quinta parte)

La nuova riforma della Costituzione oggetto del prossimo referendum per quanto riguarda  la figura del Presidente della Repubblica (contenuta negli art. 83-96 della Costituzione), mantiene la sua  natura di “capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionalee i suoi compiti, modifica sostanzialmente solo  l’art. 83 nelle modalità della sua elezione:
a)                  partecipano al voto solo 630 deputati e i 100 senatori; scompaiono quindi i 59 delegati regionali e 215 senatori (274 elettori in meno); rimangono inoltre i senatori di diritto e a vita attuali.