sabato 22 giugno 2019

PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE? (terza parte)

L’isola della Palmaria è attualmente sottoposta a un articolato regime di salvaguardia, in quanto area sottoposta ai vincoli: del Parco Naturale Regionale di Porto Venere, del SIC IT1345104 Isola Palmaria, del Sito UNESCO; quindi, è un’area ad alta protezione ambientale grazie a norme derivanti da leggi e regolamenti internazionali, nazionali, regionali e comunali.
Il complessivo e articolato quadro normativo di riferimento in materia di tutela del patrimonio culturale, del territorio e dell’ambiente terrestre e marino, di salvaguardia idrogeologica del territorio e di difesa nazionale ha certamente contribuito ad assicurarne la conservazione, ma l’elemento di maggior tutela è derivato dall’essere stata fino ad oggi zona di presidio militare, anche se l’interdizione in questi ultimi anni è andata gradualmente a ridursi.
Questi due elementi (area a protezione ambientale e presidio militare) sono riusciti a contrastare fino ad oggi l’eventualità di una indiscriminata urbanizzazione e a tutelare l’ambiente, nonostante vari recenti tentativi di aggressione (l’attività estrattiva, gli incendi e l’ecomostro ora abbattuto).
In questo contesto di così elevata tutela come si inserisce il Masterplan Palmaria 2019
Ad una prima lettura si ricava una buona impressione, poiché le problematiche di tutela ambientale sono apertamente richiamate e poste tra gli obiettivi progettuali: “Valorizzare e Proteggere. Protezione della biodiversità e tutela del patrimonio paesaggistico che già gode di flora e fauna notevolmente eterogenee, ripristino della funzione agricola e attrezzatura delle aree panoramiche che godono di caratteristiche visuali e di percezione assai peculiari”.
In particolare, nella relazione finale della “Fase 1 - Approfondimento conoscitivo” viene dedicato tutto il capitolo 4 alla descrizione delle “Prescrizioni e vincoli” (trattate nelle pagine dalla 43 alla 84), in cui si descrivono sinteticamente e schematicamente le varie tipologie di norme dedicate alla tutela ambientale: a) “Il Piano di gestione per il Sito Unesco” (“Il valore universale del sito”, “Criteri in base ai quali il sito è iscritto sulla Lista del Patrimonio Mondiale”; b) “Il quadro normativo e pianificatorio” articolato con i riferimenti alle norme di livello: nazionale, regionale (il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, il Piano Territoriale di Coordinamento della Costa, il Piano del Parco di Portovenere, il Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, il Programma Forestale Regionale, il Piano di assetto idrogeologico e il piano di bacino, il Piano Turistico Triennale), provinciale (PTC) e comunale (PUC); c)  Il quadro vincolistico” paesaggistico, archeologico e architettonico.
Questo capitolo offre una panoramica assai utile delle tante normative che riguardano il sito della Palmaria, ma rende evidente la loro scarsa omogeneità e coordinazione perché avvenute per sovrapposizioni successive e con norme storicamente datate e diversamente finalizzate, anche se tutte queste articolate normative tendono (almeno nelle loro finalità dichiarate) alla tutela dell’area, definita sinteticamente come: “Area culturale di eccezionale valore, che rappresenta l’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura cui si deve un paesaggio di straordinaria qualità e bellezza che illustra un tradizionale stile di vita, conservato per millenni”(da Rel. Unesco).
Chi ha svolto analisi più approfondite sulla pianificazione esistente ne ha, però, riscontrato una quasi totale inadeguatezza rispetto a quelli che sono i valori propri del Sito; gli strumenti urbanistici esecutivi risultano per buona parte datati, non revisionati e non adattati ai vari criteri di protezione ambientale presenti.
Per esempio, il PUC 2002 del Comune di Porto Venere è in fase di aggiornamento e di necessario adattamento al quadro di riferimento della pianificazione ambientale; anche il “Piano del Parco” va aggiornato, come del resto prevede l'art. 3 dell’Accordo di Programma (interno al “Piano di gestione per il Sito Unesco”): “il Comune di Porto Venere, in qualità di Ente gestore del Parco Naturale Regionale di Porto Venere, nell’aggiornamento del proprio Piano del Parco approvato con D.C.R. n. 38/2007, si impegna ad integrare negli obiettivi del piano il rispetto e la promozione dell’OUV (Outstanding Universal Value) del sito UNESCO e a verificare che le previsioni di piano siano congruenti con l’OUV del sito e ne rispettino e promuovano gli attributi”.
Nel medesimo Accordo di Programma si pone l’accento sulla necessità di impegnare tutti i sottoscrittori a operare concretamente per il rispetto e la promozione dei valori del sito Unesco: “3. Tutti i soggetti firmatari, nell’ambito delle proprie competenze e funzioni, si impegnano a definire nel Piano di Gestione o in un successivo atto specifico, le risorse economiche, strumentali ed umane e ricercare finanziamenti a valere su cespiti diversi, inclusa la programmazione europea, per l’attuazione del piano di gestione, ciascuno nell'ambito delle proprie missioni e dei propri compiti”. 
Quindi esiste ancora un grande lavoro da fare per rendere effettive ed efficaci le norme sulla tutela dei valori storico-artistici, paesaggistici e ambientali di questo sito e la gestione integrata delle sue diverse componenti (territorio, insediamenti, emergenze architettoniche, etc.).
Se poi si entrasse nello specifico delle varie normative si scoprirebbero norme antitetiche tra loro (alcune vietano e altre permettono) e, quindi, si potrebbe verificare un “far west interpretativo” condizionabile dai forti interessi in gioco in senso permissivo.
Per esempio, nel Piano Paesistico (PTCP) nelle schede relative agli ambiti 93, “Cinque Terre” e 94, “Porto Venere”, per ciò che concerne l’assetto vegetazionale, troviamo indirizzi per la pianificazione di consolidamento-modificabilità miranti non a contrastare l’abbandono dell’agricoltura e dei terrazzamenti, ma incoraggianti la riforestazione in aperto contrasto con le indicazioni del “Piano di Gestione del Sito Unesco”, in cui vengono invece evidenziati i rischi per il territorio di perdere “il suo valore universale fortemente radicato nella cultura agricola ed insediativa tradizionale dell’area, dove uomo e natura avevano trovato il loro perfetto equilibrio, costituendo un paesaggio unico e suggestivo”.
Oltre alla presenza di norme contrastanti, troviamo vere e proprie prese in giro come, per esempio, nel progetto n. 25 denominato “Programma di Valorizzazione dell’Isola Palmaria” contenuto nel  Piano di Gestione del Sito Unesco”. Questa scheda ricopia quasi integralmente il Protocollo d’Intesa sottoscritto in data 14/3/2016, prevedendo la costituzione di “Un apposito tavolo tecnico integrato da funzionari del MIBACT e della SBEAP” per seguire le fasi gestionali del programma (cioè in pratica la Cabina di regia costituita in data 3/6/2016), riportando persino le stesse espressioni: “Marina Militare, che condivide la prospettiva di razionalizzare la propria presenza sul territorio in sinergia all’aspirazione del comune di Portovenere di trasformare l’isola in un’attrattiva turistica di altissimo livello, sia nazionale che internazionale”.
Insomma, il “Piano di Gestione del Sito Unesco” ha già superficialmente approvato e fatto proprio sia le finalità che le modalità organizzative della procedura che ha portato all’attuale Masterplan Palmaria 2019 prima ancora di conoscerlo nel suo dettaglio.
Anzi, un “Esperto di questioni relative ai beni del Patrimonio mondiale UNESCOfa parte dei “tecnici” che hanno contribuito alla redazione del Masterplan Palmaria 2019. Non sono stati ritrovati specifici apporti o osservazioni o critiche di questo esperto, ma forse non è un caso il rilievo dato alla parte dedicata a: “Incremento di forme di agricoltura multifunzionale” contenuto nel capitolo 3.2 relativo a: “Le azioni progettuali previste e le opere da realizzare”.
Infatti, il Masterplan Palmaria 2019 prevede di recuperare dei terreni “da sottrarre alla ricolonizzazione del bosco per il ripristino di forme di agricoltura multifunzionale, cioè in questo caso vengono riprese integralmente le indicazioni fornite dal “Piano di Gestione del Sito Unesco” senza, però, operare alcuna analisi critica relativa al contesto specifico della Palmaria rispetto a quello delle Cinque Terre.
Infatti, se il paesaggio culturale (basato sulla sua “ruralità”) è l’aspetto determinante del complessivo territorio del sito “Cinque Terre, Porto Venere e Isole”, nella Palmaria queste caratteristiche sono più articolate data sia la forte presenza degli insediamenti militari che la limitata superficie destinata alle attività agricole attuali o passate.
Analoga attenzione non si riscontra sul problema cruciale dello sviluppo di un “turismo sostenibile” che risulta essere uno degli obiettivi del Masterplan: “un esempio a livello europeo di convivenza tra eco-sostenibilità e valorizzazione turistico-territoriale” (pag. 8) e ancora: “necessario al fine di preservare l’eccellenza ambientale del sito della Palmaria” (pag. 79). Eppure nel paragrafo “Considerazioni relative alla stima della capacità di carico dell’Isola Palmaria” dopo aver valutato le attuali presenze annue in circa 150-165 mila persone all’anno (di cui circa il 95% legati alla balneazione giornaliera, concentrata nelle aree del fronte nord dell’Isola verso Portovenere, e un 5% legata ai visitatori della componente escursionistica) non viene svolta alcuna valutazione sulle conseguenze derivanti dall’inserimento della Palmaria all’interno del nuovo circuito di marketing territoriale conseguente all’adozione del masterplan: “Si rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un ente specializzato, la definizione e lo studio della Capacità di Carico (Carrying Capacity) monitorando nel tempo le azioni intraprese dal Masterplan”.
Insomma, se non c’è uno studio specifico come può essere definito “eco-sostenibile” il modello di sviluppo turistico previsto dal masterplan?
In conclusione. Ci sono molti problemi da risolvere per garantire una reale tutela alla Palmaria!!! Occorrono strumenti normativi e di pianificazione aggiornati, coordinati, condivisi e convergenti fra loro e con indirizzi chiari, semplici e applicabili nelle modalità di azione sul territorio (anche in coerenza la legge 77/2006, Misure di tutela e fruizione a favore dei siti Unesco), ma soprattutto che mettano in grado i vari Enti di valutare l’efficacia delle scelte e degli interventi adottati.
Del resto, avere strumenti di pianificazione o vincoli che non condividono gli stessi obiettivi portano danni per la comunità e per il paesaggio, provocando spesso, da una parte, una lentezza (in certi casi una vera e propria paralisi) nei processi autorizzativi, ma dall’altra un “far west interpretativo”. Ma i ritardi accumulati, se da un lato costituiscono una criticità forte, dall’altro, sono un’opportunità importante per poter finalmente adottare una strategia integrata di gestione della Palmaria e poter così raggiungere obiettivi di sistema: una maggiore coesione, identità ed integrazione, nonché un miglioramento dell’efficacia gestionale e amministrativa … insomma, occorre lavorare molto!

Euro Mazzi

Questo post fa parte di un più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel contesto regionale ligure.
Altri post sulla Palmaria:
1)      PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2)      PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
Altri post sull’argomento:
-          IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI   
-          LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
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