L’isola
della Palmaria è attualmente sottoposta
a un articolato regime
di salvaguardia, in quanto area sottoposta ai vincoli: del Parco
Naturale Regionale di Porto Venere, del SIC IT1345104 Isola Palmaria, del Sito UNESCO; quindi, è
un’area ad alta
protezione ambientale grazie a norme derivanti da leggi e
regolamenti internazionali, nazionali, regionali e comunali.
Il
complessivo e articolato quadro normativo di riferimento in materia di tutela del
patrimonio culturale, del territorio e dell’ambiente terrestre e
marino, di salvaguardia idrogeologica del territorio e di difesa nazionale ha
certamente contribuito ad assicurarne la conservazione, ma l’elemento di
maggior tutela
è derivato dall’essere stata fino ad oggi zona di presidio militare, anche se l’interdizione
in questi ultimi anni è andata gradualmente a ridursi.
Questi
due elementi (area
a protezione ambientale e presidio militare) sono riusciti a contrastare
fino ad oggi l’eventualità di una indiscriminata
urbanizzazione e a tutelare l’ambiente, nonostante vari recenti
tentativi di aggressione (l’attività estrattiva, gli incendi e l’ecomostro ora
abbattuto).
In
questo contesto di così elevata tutela come si inserisce il Masterplan Palmaria
2019?
Ad
una prima lettura si ricava una buona impressione, poiché le problematiche di tutela ambientale
sono apertamente richiamate e poste tra gli obiettivi progettuali: “Valorizzare e Proteggere. Protezione della biodiversità e tutela del patrimonio paesaggistico
che già gode di flora e fauna notevolmente eterogenee, ripristino della
funzione agricola e attrezzatura delle aree panoramiche che godono di
caratteristiche visuali e di percezione assai peculiari”.
In particolare, nella relazione finale della “Fase 1 - Approfondimento conoscitivo” viene dedicato tutto il
capitolo 4 alla descrizione delle “Prescrizioni e vincoli” (trattate nelle
pagine dalla 43 alla 84), in cui si descrivono sinteticamente e schematicamente
le varie tipologie di norme dedicate alla tutela ambientale: a) “Il Piano di gestione per il Sito Unesco” (“Il valore universale del sito”, “Criteri in base ai quali il sito è iscritto sulla Lista del Patrimonio
Mondiale”; b) “Il quadro normativo e
pianificatorio” articolato con i riferimenti alle norme di livello:
nazionale, regionale (il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, il
Piano Territoriale di Coordinamento della Costa, il Piano del Parco di
Portovenere, il Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, il Programma Forestale
Regionale, il Piano di assetto idrogeologico e il piano di bacino, il Piano
Turistico Triennale), provinciale (PTC) e comunale (PUC); c) “Il
quadro vincolistico” paesaggistico, archeologico e architettonico.
Questo
capitolo offre una panoramica assai utile delle tante normative che riguardano il sito della Palmaria, ma rende evidente la loro
scarsa omogeneità e coordinazione perché avvenute per sovrapposizioni successive e con norme storicamente datate e diversamente
finalizzate, anche se tutte queste articolate
normative tendono (almeno nelle loro finalità dichiarate) alla tutela dell’area,
definita sinteticamente come: “Area
culturale di eccezionale valore, che
rappresenta l’interazione armoniosa tra
l’uomo e la natura cui si deve un paesaggio di straordinaria qualità e
bellezza che illustra un tradizionale stile di vita, conservato per millenni”(da
Rel. Unesco).
Chi
ha svolto analisi più approfondite sulla pianificazione esistente ne ha, però,
riscontrato una quasi totale inadeguatezza
rispetto a quelli che sono i valori propri del Sito; gli strumenti
urbanistici esecutivi risultano per buona parte datati, non revisionati e non
adattati ai vari criteri di protezione ambientale presenti.
Per
esempio, il PUC 2002 del Comune di Porto Venere è in fase di aggiornamento e di
necessario adattamento al quadro di riferimento della pianificazione ambientale;
anche il “Piano del Parco” va
aggiornato, come del resto prevede
l'art. 3 dell’Accordo di Programma (interno al “Piano di gestione per il Sito Unesco”): “il Comune di Porto Venere, in qualità di Ente gestore del Parco
Naturale Regionale di Porto Venere, nell’aggiornamento del proprio Piano del
Parco approvato con D.C.R. n. 38/2007, si impegna ad integrare negli obiettivi del piano il rispetto e la promozione
dell’OUV (Outstanding Universal Value) del sito UNESCO e a verificare che le previsioni di piano siano
congruenti con l’OUV del sito e ne rispettino
e promuovano gli attributi”.
Nel
medesimo Accordo di Programma si pone l’accento sulla necessità di impegnare
tutti i sottoscrittori a operare
concretamente per il rispetto e
la promozione dei valori del sito
Unesco: “3. Tutti i soggetti firmatari,
nell’ambito delle proprie competenze e funzioni, si impegnano a definire nel
Piano di Gestione o in un successivo atto specifico, le risorse economiche, strumentali ed umane e ricercare finanziamenti
a valere su cespiti diversi, inclusa la programmazione europea, per
l’attuazione del piano di gestione, ciascuno nell'ambito delle proprie missioni
e dei propri compiti”.
Quindi
esiste ancora un grande lavoro da fare
per rendere effettive ed efficaci le norme sulla tutela dei
valori storico-artistici, paesaggistici e ambientali di questo sito e la
gestione integrata delle sue diverse componenti (territorio, insediamenti,
emergenze architettoniche, etc.).
Se
poi si entrasse nello specifico delle varie normative si scoprirebbero norme antitetiche tra loro (alcune
vietano e altre permettono) e, quindi, si potrebbe verificare un “far
west interpretativo” condizionabile dai forti interessi in gioco in
senso permissivo.
Per
esempio, nel Piano Paesistico (PTCP) nelle schede relative agli ambiti 93, “Cinque Terre” e 94, “Porto Venere”, per ciò che concerne
l’assetto vegetazionale, troviamo indirizzi per la pianificazione di
consolidamento-modificabilità miranti non a contrastare l’abbandono dell’agricoltura e dei terrazzamenti, ma
incoraggianti la riforestazione in
aperto contrasto con le indicazioni del “Piano
di Gestione del Sito Unesco”, in cui vengono invece evidenziati i rischi
per il territorio di perdere “il suo valore universale fortemente radicato
nella cultura agricola ed insediativa tradizionale dell’area,
dove uomo e natura avevano trovato il loro perfetto
equilibrio, costituendo un paesaggio
unico e suggestivo”.
Oltre
alla presenza di norme contrastanti, troviamo vere e proprie prese in giro
come, per esempio, nel progetto n. 25 denominato “Programma di Valorizzazione dell’Isola Palmaria” contenuto nel “Piano
di Gestione del Sito Unesco”. Questa scheda ricopia quasi integralmente il Protocollo
d’Intesa sottoscritto in data 14/3/2016, prevedendo la costituzione di “Un apposito tavolo tecnico integrato da
funzionari del MIBACT e della SBEAP” per seguire le fasi gestionali del
programma (cioè in pratica la Cabina di regia costituita in data 3/6/2016), riportando
persino le stesse espressioni: “Marina
Militare, che condivide la prospettiva di razionalizzare
la propria presenza sul territorio in sinergia all’aspirazione del comune di Portovenere di trasformare l’isola in un’attrattiva turistica di altissimo
livello, sia nazionale che internazionale”.
Insomma,
il “Piano di Gestione del Sito Unesco”
ha già superficialmente approvato e fatto proprio sia le finalità che le
modalità organizzative della procedura che ha portato all’attuale Masterplan Palmaria
2019 prima ancora di conoscerlo nel suo dettaglio.
Anzi,
un “Esperto
di questioni relative ai beni del Patrimonio mondiale UNESCO” fa parte dei “tecnici”
che hanno contribuito alla redazione del Masterplan Palmaria 2019. Non sono stati ritrovati
specifici apporti o osservazioni o critiche di questo esperto, ma forse non è
un caso il rilievo dato alla parte dedicata a: “Incremento di forme di agricoltura multifunzionale” contenuto nel
capitolo 3.2 relativo a: “Le azioni
progettuali previste e le opere da realizzare”.
Infatti,
il Masterplan Palmaria
2019 prevede di recuperare dei terreni “da sottrarre alla ricolonizzazione
del bosco per il ripristino di forme
di agricoltura multifunzionale”, cioè in questo caso vengono riprese
integralmente le indicazioni fornite dal “Piano
di Gestione del Sito Unesco” senza, però, operare alcuna analisi critica relativa al contesto
specifico della Palmaria
rispetto a quello delle Cinque Terre.
Infatti,
se il paesaggio culturale (basato
sulla sua “ruralità”) è l’aspetto determinante del complessivo territorio
del sito “Cinque Terre, Porto Venere e Isole”,
nella Palmaria queste
caratteristiche sono più articolate data sia la forte presenza degli insediamenti militari che la limitata superficie destinata alle
attività agricole attuali o passate.
Analoga
attenzione non si riscontra sul problema cruciale dello sviluppo di un “turismo
sostenibile” che risulta essere uno degli obiettivi del Masterplan:
“un esempio a livello europeo di
convivenza tra eco-sostenibilità e valorizzazione turistico-territoriale”
(pag. 8) e ancora: “necessario al fine di
preservare l’eccellenza ambientale
del sito della Palmaria” (pag.
79). Eppure nel paragrafo “Considerazioni
relative alla stima della capacità di carico dell’Isola Palmaria” dopo aver valutato le attuali presenze annue in circa
150-165 mila persone all’anno (di cui circa il 95% legati alla balneazione
giornaliera, concentrata nelle aree del fronte nord dell’Isola verso
Portovenere, e un 5% legata ai
visitatori della componente escursionistica) non viene svolta alcuna
valutazione sulle conseguenze derivanti dall’inserimento della Palmaria all’interno del nuovo circuito
di marketing territoriale conseguente
all’adozione del masterplan: “Si rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un ente
specializzato, la definizione e lo studio della Capacità di Carico (Carrying
Capacity) monitorando nel tempo le azioni intraprese dal Masterplan”.
Insomma,
se non c’è uno studio specifico come può essere definito “eco-sostenibile” il
modello di sviluppo turistico previsto dal masterplan?
In conclusione. Ci sono molti
problemi da risolvere per garantire una reale tutela alla Palmaria!!! Occorrono strumenti normativi e di pianificazione aggiornati, coordinati, condivisi e convergenti
fra loro e con indirizzi chiari,
semplici e applicabili nelle modalità di azione sul territorio (anche in
coerenza la legge 77/2006, Misure di tutela e fruizione a favore dei siti
Unesco), ma soprattutto che mettano in grado i vari Enti di valutare l’efficacia delle scelte e degli
interventi adottati.
Del
resto, avere strumenti di pianificazione o vincoli che non condividono gli
stessi obiettivi portano danni per
la comunità e per il paesaggio, provocando spesso, da una parte, una lentezza (in certi casi una vera e
propria paralisi) nei processi
autorizzativi, ma dall’altra un “far west interpretativo”. Ma i
ritardi accumulati, se da un lato costituiscono una criticità forte, dall’altro,
sono un’opportunità importante per poter finalmente adottare una strategia integrata di gestione della Palmaria e poter così raggiungere obiettivi
di sistema: una maggiore coesione, identità ed integrazione, nonché un miglioramento
dell’efficacia gestionale e amministrativa … insomma, occorre lavorare molto!
Euro Mazzi
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Euro Mazzi
Questo post fa parte di un
più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel
contesto regionale ligure.
Altri post sulla Palmaria:1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA:
DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
Altri post sull’argomento:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL
BRUEGEL: QUIAltri post sull’argomento:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Nessun commento:
Posta un commento