sabato 28 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA (terza parte)

Nella discussione sulla realizzazione del nuovo biodigestore anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, sta emergendo la problematica dell’eventuale rischio di inquinamento della falda acquifera e del conseguente pericolo di una chiusura dei pozzi di approvvigionamento dell’acqua potabile per la zona spezzina.
Da parte di Re.Cos. Spa vengono negati ogni rischio: “è stato paventato il rischio per le falde acquifere, ma in realtà non c’è nessun pericolo per i pozzi di Fornola, visto che si trovano a quasi due chilometri di distanza, mentre la norma prevede una lontananza minima di 200 metri. Inoltre l'impianto lavorerà praticamente a secco, solamente la fase anaerobica richiede un pò di umidità: le acque sono riutilizzate nei vari processi e a dimostrazione di questa attenzione portiamo il risultato dell’impianto di Faedo, che è a scarichi zero” (dichiarazione di Piercarlo Castagnetti del 16/5/2019).
A parte la singolarità di portare ad esempio un altro impianto, da parte degli oppositori a questo progetto si evidenziano, al contrario, i vari rischi di inquinamento: per esempio, il “Comitato AcquaBeneComune ha lanciato una petizione intitolata “Fiume Magra e falde minacciate dal biodigestore” che ha già raccolto quasi un migliaio di firme;  altri comitati dichiarano: “Stiamo trattando questo argomento scottante soprattutto per il problema inquinamento: acqua, aria e suolo (…) La società RECOS da per scontato la sicurezza dell’impianto al 100% , ma la corrosione dei componenti e dei materiali dovuta all'azione dei gas sviluppatasi all’interno delle vasche e dei condotti può portare a fessurazioni che potrebbero,  con la fuoriuscita dei liquami, intaccare in maniera irreversibile le falde acquifere che alimentano i pozzi di acque potabili” (Comitato di volontariato per la tutela di Ponzano e dintorni del 9/9/2019).
Si tratta di un problema “tremendamente serio” che andrebbe affrontato con oggettività, pacatezza e serietà, ricercando eventualmente soluzioni idonee, non bastando né semplicistiche rassicurazioni, né le allarmanti ma generiche indicazioni di pericolo. Verifichiamo perciò alcuni aspetti.
1)   La gestione delle acque. Il progetto del nuovo biodigestore pone effettivamente attenzione alla gestione delle acque, riconoscendone di fatto la problematicità, pur dichiarando che “vengono quindi gestite con il fine di evitare contaminazione del suolo o dell’acqua” e indicandone le soluzioni progettuali con particolare riferimento:
-       alla “Gestione reflui di processo” (percolati generati dal rifiuto; spurgo acqua di lavaggio Scrubber, acque meteoriche incidenti sulle aree di accumulo esterne del verde e del compost prodotto, acque di lavaggio dei macchinari che vengono a contatto con il rifiuto, percolati da biofiltri, ecc.), previsti per un totale di 11.031 m3/anno (di cui 5.970 m3/anno di soli percolati) che vengono convogliati,  mediante un sistema di raccolta, in n. 2 vasche di accumulo e poi in parte ricircolato ai digestori (con un ricircolo pari a 3.490 m3/anno) e in parte avviata a smaltimento esterno come rifiuto tramite prelievo con autospurgo/auto-cisterna, per non costituire uno scarico idrico.
-       alla “Gestione acque meteoriche” mediante raccolta e gestione separata di: a) acque contaminate con inquinanti (acque di prima pioggia incidenti sui piazzali di manovra) considerate come reflui di processo; b) acque “bianche” o non contaminate (incidenti sui tetti degli edifici e quelle di  seconda pioggia sui piazzali) mandate direttamente a n. 2 vasche di accumulo dedicate da cui vengono prelevate come risorsa idrica industriale per il processo (quantitativo sufficiente teoricamente a coprire l’intero fabbisogno idrico dell’impianto senza utilizzo di acqua da altra fonte). Data la variabilità e la stagionalità delle precipitazioni è comunque previsto il prelievo da pozzo di acqua per sostenere un consumo idrico dell’impianto stimato (in termini di acqua industriale, escludendo quindi ricircoli di acque di processo), pari a circa 31.000 m3/anno, e un consumo con una media giornaliera relativamente costante durante l’anno;
-       alle acque dei servizi igienici (pari a circa 900 mc/anno) direttamente avviate alla fognatura.
Pochissime indicazioni nel progetto riguardano la gestione dell’impianto in caso di eventuali mal funzionamenti o in caso di incidenti o in caso di calamità naturali (terremoti e alluvioni), mentre è proprio su questi aspetti che gli oppositori insistono, unitamente alle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del sito.
2)   La permeabilità del terreno. Sotto questo profilo nella Relazione geologica allegata al progetto viene evidenziato un alto livello di permeabilità dei terreni e la presenza della falda freatica a 4 m. di profondità:“Da un punto di vista idrogeologico l’area è caratterizzata da depositi ghiaiosi subito a contatto con il suolo rimaneggiato di natura sabbioso limosa. Tali depositi sono caratterizzati da permeabilità primaria per porosità (…) Si può assumere per i depositi alluvionali ghiaiosi un grado di permeabilità medio/alto per i primi 2-3m ed alto per il restante spessore dei depositi, per tutta l’estensione dell’area indagata (…) Per gli scopi del progetto si possono considerare i valori di permeabilità sufficienti all’infiltrazione delle acque bianche eventualmente disperse a terra nel progetto di regimazione idraulica dell’area (…) I depositi alluvionali ospitano una falda freatica estesa su tutta l’area di indagine. Durante l’esecuzione delle prove geognostiche (penetrometrie dinamiche e sondaggi geognostici) è stata valutata una profondità media della falda di circa 4m. dal piano di campagna per tutta l’area indagata” (pag. 13).
Quindi, fatta eccezione per lo strato superficiale di terreno vegetale, nei primi 19 m. di profondità il terreno presenta una successione stratigrafica composta essenzialmente da terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie limose) con “un grado di permeabilità medio/alto” (mentre solo oltre i 19 m. sono stati rilevati strati di sabbie compatte con livelli di argille meno permeabili) e una presenza della falda freatica a 4 m.; si tratta di caratteristiche che evidenziano un’alta possibilità di penetrazione di inquinanti con conseguente rischio di contaminazione della falda.
3)   Il principio di precauzione (= “azione intrapresa allo scopo di anticipare, identificare e ridurre l’impatto delle sorprese”) è quello invocato da SAT (Società Acquedotti Tirreni Spa che gestisce i pozzi di Fornola per la fornitura all’ingrosso di acqua potabile ad uso civile: “La quantità di acqua emunta dalle zone pozzi della scrivente e distribuita nella rete provinciale è di circa 4 milioni di metri cubi e rappresenta circa un quinto dell'acqua distribuita sul territorio”) con una lettera datata 19/8/2019. La società segnala che tre delle zone pozzi da loro gestite si trovano a valle, lungo l’alveo del fiume Magra, rispetto all’area nella quale è prevista la realizzazione del nuovo impianto biodigestore. Dunque, la SAT ritiene “inappropriata e pericolosa” la localizzazione del biodigestore a Saliceti, richiamando l’attenzione su tre questioni: a) “La distanza di circa quattro chilometri tra l’area prescelta e le zone pozzi potrebbe sembrare sufficiente a garantire la tutela delle falde, ma la stratigrafia del fiume e l’assetto geomorfologico testimoniano in realtà una vulnerabilità per eventuali pericoli a monte delle zone pozzi”; b) quindi eventuali fuoriuscite di liquami “in breve tempo porterebbero alla chiusura dei pozzi e all’interruzione della fornitura di acqua potabile senza possibilità di sostituzione perché non esiste un collegamento di emergenza con altri pozzi”; c) occorre individuare il sito del nuovo biodigestore a valle di Battifollo o alternativamente in aree lontano dai corpi idrici che alimentano le falde del Magra.
4)   Inidoneità del sito di Saliceti per quanto attiene alle problematiche idrogeologiche e sismiche. Alcuni esperti del settore (Giovanni Raggi e Daniela Raggi) hanno espresso notevoli perplessità sul sito individuato di Saliceti, domandandosi se sono stati adeguatamente valutati queste tre tipologie di rischio: a) rischio idrogeologico per una “significativa vulnerabilità” del sito, poiché “si colloca comunque sull’asse di drenaggio principale della circolazione freatica, ovvero coinvolta più direttamente dai flussi idrici nel subalveo”, caratterizzata anche da “elevate velocità del flusso idrico sotterraneo”; conseguentemente i rischi di una eventuale contaminazione della falda porterebbero alla possibile chiusura dei pozzi di fornitura dell’acqua potabile. b) rischio di inondazione: l’intervento ricade in un’area a pericolosità idraulica media in quanto inondabile con tempo di ritorno di 200 anni”; c) rischio sismico per gli effetti sismici (ad esempio pericoli per crolli o per effetto di liquefazione del terreno) eventualmente indotti lungo la faglia “trascorrente individuata (…) quale fonte sismogenetica dell’evento di magnitudo 3,7 in data 23/06/2016(Note scritte da Giovanni e Daniela Raggi su richiesta del Comitato No del 21/5/2019).
In conclusione. I problemi legati all’individuazione del sito in rapporto alla vulnerabilità delle falde e all’eventuale rischio di contaminazione delle stesse sono possibili e reali; dunque, dovrebbero essere seriamente presi in considerazione per individuare un’altra località più idonea oppure per introdurre nel progetto opportune valutazione sugli “eventi straordinari” (sisma, inondazione, incidente, ecc.), poiché pur con tutte le precauzioni durante le lavorazioni non si possono escludere eventi accidentali e non voluti con fuoriuscita dall’impianto di liquidi ad alta tossicità. Pertanto dovrebbero essere inseriti alcuni importanti correttivi all’impianto nel senso di aumentarne la sicurezza e limitare/contenere gli effetti di eventuali sversamenti di acque contaminate.
Sotto questo profilo deve essere accolta con soddisfazione l’iniziativa (seppur tardiva e in evidente “conflitto di interesse”, in quanto appartenente allo stesso Gruppo IREN come la società Re.Cos. Spa) della società ACAM Acque Spa (gestore in house del servizio idrico ATO provinciale) di affidare al professore Giovanni Pietro Beretta “l’incarico di aggiornare l’analisi dell’acquifero del Magra e del comportamento della falda nelle diverse condizioni di utilizzo, allo scopo di produrre una valutazione approfondita del grado di vulnerabilità della stessa, evidenziando ed individuando, soprattutto, le opportune misure a tutela e salvaguardia delle principali fonti di alimentazione dell’acquedotto spezzino” per poter così “esprimere, nel modo più consapevole e fondato, la valutazione su tutti i progetti e le iniziative, civili ed industriali, che in qualsiasi modo possano interagire con le zone pozzi principali dell’acquedotto spezzino, a partire dalla prossima conferenza di servizi indetta sul progetto dell’impianto spezzino di trattamento del rifiuto organico”. (Comunicato del 13/9/2019).
La prevenzione e la precauzione devono avere rilevanza prioritaria nelle programmazioni territoriali, tenendo in considerazione la necessità di un intervento pure in ipotesi in cui il danno sia “incerto”, poiché un ragionevole timore dovrebbe essere già sufficiente a sollecitare l’assunzione di una adeguata misura preventiva.
Questa attenzione deve essere maggiore soprattutto per questi nuovi impianti, ma occorre recuperare una capacità di controllo anche sugli impianti già esistenti (a cominciare proprio dall’impianto TMB di Saliceti) sparsi lungo il fiume per evitare (data la presenza di falde prive di protezioni impermeabili agli inquinanti superficiali) che: “L’inquinamento di una zona pozzi ne decreti l’abbandono con un danno ambientale rilevantissimo”.
In questo senso, ha ragione il portavoce Ruocco del “Comitato che Botta!” quando sollecita: “La politica deve decidere se conservare il preziosissimo giacimento d’acqua della vallata oppure se metterlo a rischio, in continuità con quanto fatto in passato” (dichiarazione del 7/9/2019), tenendo presente che l’acqua (specie quella potabile) è una “risorsa sempre più rara”, ma una politica fatta prevalentemente con slogan, annunci e opportunismi sarà capace di comprendere queste problematiche e decidere conseguentemente?  … “lo scopriremo solo vivendo!

Euro Mazzi


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