sabato 17 agosto 2019

PALMARIA: MASTERPLAN VS SIC NATURA 2000 (ottava parte)

La Palmaria è un’isola situata a poca distanza dal borgo di Portovenere e risulta facilmente raggiungibile anche da Spezia, ma fino ad oggi l’isola è stata utilizzata (a parte dai pochi residenti) per la balneazione (da parte di personale militare con le loro famiglie e da residenti dei comuni limitrofi) e per fini escursionistici; la presenza di visitatori sulla Palmaria è stata quantificata in circa 150.000 – 165.000 persone all’anno, di cui il 95% sono i bagnanti.
Grazie alle limitazioni derivanti dall’essere stata un presidio militare, oltre ai vincoli scaturenti dalle varie normative di protezione ambientale, l’isola ha sostanzialmente mantenuto le caratteristiche paesaggistiche e naturalistichedi straordinaria bellezza scenica”, evitando una indiscriminata urbanizzazione.
In proposito va ricordato come l’isola della Palmaria sia stata inserita nella lista dei siti UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità nel 1997; faccia parte del Parco Naturale del Comune di Portovenere dal 2001; da molto tempo vi insistono tre tipologie di vincoli (paesaggistici, archeologici e architettonici); sia un SIC (Sito di Interesse Comunitario nell’ambito di “Natura 2000” dal 1995 con ben due zone: le isole Tino e Tinetto IT 1345103 e l’isola Palmaria IT 1345104).
Quest’ultima protezione comunitaria ha lo scopo di garantire il mantenimento della conservazione del paesaggio, della flora e della fauna, contribuendo ad arrestare la perdita di biodiversità in ambito terrestre (Natura 2000” è la rete ecologica istituita dalle direttive europee Habitat– dir. 92/43/cee e “Uccelli” – dir. 79/409/cee).
Occorre ricordare come per “biodiversità” si intenda la varietà degli organismi viventi, la loro variabilità genetica e i complessi ecologici di cui fanno parte; l’Europa individua la diversità biologica come area prioritaria di azione con l’obiettivo di “proteggere e, ove necessario, risanare il funzionamento dei sistemi naturali ed arrestare la perdita di biodiversità, prevedendo anche specifici fondi europei per raggiungere questi risultati.
Questa protezione europea costituisce per ogni Stato un “obbligo di risultato”, cioè le Autorità nazionali e locali devono definire le misure atte mantenere uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat naturali e della specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario”; devono mantenere le caratteristiche ecologiche dei siti “Natura 2000” dal momento in cui sono proposti come siti di interesse comunitario.
In proposito, la Regione Liguria ha individuato quale ente gestore dei siti rete “Natura 2000” in oggetto il Comune di Porto Venere; ha emanato varie disposizioni (ad esempio la legge regionale n. 28 del 10/7/2009 “Disposizioni per la tutela e valorizzazione della biodiversità”, la Dgr. 1764/03 che ha istituito l’osservatorio regionale per la biodiversità); ha il compito, tra l’altro, di coordinare il monitoraggio e la gestione dei vari siti al fine della verifica del mantenimento della coerenza ecologica e per il perseguimento di uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie tutelate; ha istituito “la Rete ecologica regionale – RER” che individua i collegamenti ecologici funzionali tra i vari Siti regionali.
La tutela delle aree protette a livello nazionale e regionale (“Siti Rete Natura 2000”) viene attuata per esempio attraverso il divieto di svolgere attività quali caccia, pesca, raccolta di specie vegetali etc. e attraverso il regime autorizzatorio relativo alle attività di uso del suolo.
La normativa europea, recepita da quella italiana e applicata dalla Regione Liguria, impone che sia evitato (cioè prevenuto) il degrado e la perturbazione degli habitat naturali e di specie (art. 6 comma 2 dir. 92/43/cee). Conseguentemente, qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, ma che possa avere (cioè basta la sola probabilità) incidenze significative su tale sito deve essere oggetto di “un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo” (art. 6 comma 3 dir. 92/43/cee); la normativa europea stabilisce quindi l’obbligo della valutazione di incidenza di ogni piano o progetto, i quali possono essere approvati solo dopo “aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito e, se del caso previo parere dell’opinione pubblica” (art. 6 comma 3dir. 92/43/cee).
La valutazione ambientale costituisce un importante strumento per garantire un’attenta stima degli effetti dell’attuazione di questi piani, prevedendo durante la loro elaborazione e/o prima della loro adozione, misure di attenuazione (cioè di riduzione al minimo dell’eventuale impatto negativo), nonché la valutazione di possibili soluzioni alternative, al fine di migliorare gli impatti e garantire così l’integrità del SIC. Per “integrità” si deve intendere il mantenimento della capacità del sito di auto-riparazione e di auto-rinnovamento; questa “integrità” può essere modificata soltanto in via eccezionale “per motivi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica”, con l’obbligo in tal caso di ricercare idonee misure di compensazione (art. 6 comma 4 dir. 92/43/cee).
In questo contesto vincolistico, nel maggio 2019 è stato presentato (alla presenza di tutti i rappresentanti di Regione, Comune di Porto Venere, l’Ammiragliato, il Mibact regionale, la Soprintendenza della Liguria e il progettista Andreas Kipar) il Masterplan per “il rilancio e la valorizzazione dell’isola Palmaria”.
Il Masterplan Palmaria 2019 è finalizzato allo sviluppo turistico dell’isola che viene definito a priori “sostenibile e culturale”, anzi vuole essere: “un esempio a livello europeo di convivenza tra eco-sostenibilità e valorizzazione turistico-territoriale” (Relazione 3° fase, pag. 8), arrivando a ritenerlo addirittura “necessario”: “Uno degli obiettivi del Masterplan è la promozione di un turismo sostenibile e culturale necessario al fine di preservare l’eccellenza ambientale del sito della Palmaria (Relazione 3° fase, pag. 79), senza però valutarne concretamente gli impatti sulla fragilità del suo eco-sistema: “Si rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un ente specializzato, la definizione e lo studio della Capacità di Carico (Carrying Capacity) monitorando nel tempo le azioni intraprese dal Masterplan (Relazione 3° fase, pag. 79).
Insomma, se non c’è uno studio specifico sugli effetti di questo sviluppo turistico, come può essere definito “eco-sostenibile” il modello previsto dal Masterplan? Eppure l’impatto negativo del turismo di massa sull’ambiente si è già manifestato in questi ultimi anni specie nell’area delle Cinque Terre, ma la prospettiva di uno sviluppo del turistico di massa aperto dal Masterplan per una piccola isola sarebbe alquanto più devastante.
Inoltre, lo scenario 5bis è nato come compromesso tra le opposte necessità di  promuovere la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico dell’isola mirando a garantire l’equilibrio economico dell’operazione considerata nel suo complesso (Relazione fase 3, pag. 32).
Il Masterplan riafferma i valori della “sostenibilità” senza darne alcuna dimostrazione concreta, anzi è pervaso da evidente “genericità”, in quanto si prefigura come “processo” (o meglio come una "gamma di potenziali interventi"), cioè ogni problema ora sollevato non viene definito, ma rimandato a fasi successive, in quanto verrà risolto a posteriori e senza stabilirne tempi e modalità, perché dipenderà dall’evoluzione dello scenario: “Il masterplan di valorizzazione dell’isola Palmaria si configura come un processo dinamico che propone una gamma di azioni progettuali ed opere da realizzare anche con tempistiche differenti a seconda dell’evolversi dello scenario complessivo e del mutamento delle condizioni di partenza” (Relazione 3° fase, pag. 89).
Il Masterplan riprendendo le indicazioni del Protocollo 2016 non propone un programma di mera valorizzazione di singoli cespiti immobiliari, al contrario esprime una precisa volontà dei vari soggetti sottoscrittori “di trasformare l’isola in un’attrattiva turistica di altissimo livello, sia nazionale che internazionale”.
Con queste premesse, già in un comunicato del 8/2/2016 l’assessore Scajola parlava di “Palmaria, un futuro da Capri”; mentre il Presidente Toti evidenziava la necessità di passare da una Palmaria abbandonata e destinata ad un degrado progressivo a quella di un’isola riqualificata e utile produttivamente: “La mia Palmaria sarà un’isola resort che darà tanto lavoro (…) Il presidente della Regione indica infatti che a trasformare l'isola Patrimonio Unesco dell'Umanità, da scoglio abbandonato, patrimonio del demanio marittimo, a "Capri della Liguria", saranno i capitali privati (…) L'azione è quella di un project financing. Ci deve essere un consorzio privato che non soltanto si prenda in carico la ristrutturazione degli immobili e l'equipaggiamento dell'isola con servizi, ma, come "onere" si accolli anche la manutenzione di tutto questo (…) Non costruiremo mezzo metro quadrato in più: è un sito Unesco, non si  tocca” (secolo xix 12/3/2016).
In conclusione. Il Masterplan Palmaria 2019 si muove dentro ad una concezione di sfruttamento consumistico del territorio per favorire uno “sviluppo economico” avviato grazie alla previsione di una “privatizzazione strisciante” (l’alienazione e la concessione a lungo termine dei beni del Demanio militare da tempo abbandonati).
Nel Masterplan  non si fa alcun cenno a possibili soluzioni per contenere gli impatti determinati  da ciascun singolo intervento, dal diverso uso del suolo a fini produttivi (conversione di aree adibite a vegetazione arborea ed arbustiva) o di servizio (nuovi approdi, trenini a cremagliera), nonché dalla conseguente maggiore pressione antropica (incremento del turismo) sulla componente naturale (in termini di inquinamento idrico e sonoro, di rischio di abbandono di rifiuti e di incendio, di alterazione della vegetazione e di disturbo alla fauna, ecc.), né vengono previste azioni di mitigazione e/o di compensazione.
Le operazioni finanziarie legate al Masterplan Palmaria 2019 si basano sullo sviluppo di un flusso turistico sull’isola in grado di generare adeguati ricavi per ripagare gli investitori privati quanto meno degli investimenti fatti e possibilmente assicurare un guadagno congruo.
Insomma, il Masterplan Palmaria 2019 appare in aperto contrasto con le caratteristiche ecologiche dei sitiNatura 2000”.
In questo contesto, appaiono veramente stucchevoli le polemiche sulla necessità o meno di sottoporre il Masterplan a valutazione ambientale; se il Masterplan può essere definito come uno scenario di sviluppo e, quindi, non può essere considerato come un vero e proprio Piano né un progetto (non sottoponibile a valutazione ambientale); è altrettanto reale la necessità di una seria, vera e concreta valutazione di incidenza ambientale contestualmente alla redazione o, comunque, prima dell’approvazione dei Piani “armonizzati (ai sensi DGR 532/2019) e/o degli atti di intesa previsti per gli “Ambiti territoriali strategici di rilevo regionale” (ai sensi dell'art. 2 della legge regionale di stabilità n. 29/2017), poiché appaiono già oggi evidenti le criticità e gli impatti negativi sull’ambiente derivanti dall'eventuale applicazione del Masterplan.

Euro Mazzi

Questo post fa parte di un più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo turistico spezzino nel contesto regionale ligure.
Post relativi al Masterplan della Palmaria:
1)      PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2)      PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3)      PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4)      PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
5)      PALMARIA: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
6)      PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO: QUI
7)      PALMARIA: MASTERPLAN VS UNESCO: QUI
Post relativi al Porto di La Spezia:

1)      PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA:
QUI
2)      PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
Post relativi allo sviluppo turistico della Val di Magra:
-        IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI   
-        LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
-        PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …:  QUI
Altri post sull’argomento:
-        PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
-        ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI

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