Con
nota datata 18/10/2019 il Settore VIA della Regione Liguria, a conclusione
della fase pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale)
relativo al progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU
con produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di
Vezzano L., ha predisposto e inviato alla società
Recos alcune Richieste di integrazioni (con osservazioni distinte in 7
tematiche per complessivi 22 punti) e la prescrizione di presentare la conseguente
documentazione entro 30 giorni (con la possibilità di una sola eventuale
sospensione per 180 giorni), pena l’archiviazione dell’istanza.
Questa
richiesta di integrazioni era stata preceduta dal deposito della Relazione
della Commissione sugli esiti dell’inchiesta pubblica (svoltasi attraverso
tre incontri nei giorni 1/8-21/8-29/8/2019 e con l’acquisizione delle
osservazioni inviate in via telematica); in questa Relazione sono riportate
le varie questioni sollevate dagli
intervenuti, ma alcune di queste sono state soltanto elencate, altre sono state commentate a giustificazione delle indicazioni conclusive operate dalla Commissione.
In questa Relazione si afferma che la Regione, la Provincia e la società Recos hanno risposto in merito ad alcune questioni sollevate senza però riportare né l’articolazione e il contenuto delle risposte, né i propri commenti in proposito; tra le problematiche soltanto riportate vi sono:
In questa Relazione si afferma che la Regione, la Provincia e la società Recos hanno risposto in merito ad alcune questioni sollevate senza però riportare né l’articolazione e il contenuto delle risposte, né i propri commenti in proposito; tra le problematiche soltanto riportate vi sono:
-
la contestazione avanzata dalle tre Amministrazioni Comunali di Arcola, Santo Stefano M. e di Vezzano
L. inerenti il “percorso decisionale che
ha individuato il sito di Saliceti ed in conseguenza di ciò la ritenuta
inutilità di partecipare all’inchiesta pubblica, anzi sottolineandone il
rischio, in caso di partecipazione, di avvallare una procedura di tipo
partecipativo “svuotata” da scelte
già compiute dall’Amministrazione Regionale” (Relazione della Commissione I.P., pag. 2);
-
la notizia del ricorso al TAR per “l’annullamento della delibera con la quale è
stata indetta l’inchiesta pubblica” presentato dal solo Comune di Santo Stefano M.;
-
le osservazioni del Comitato Che Botta! in merito alle “criticità Procedurali”
relative “alla localizzazione dell’impianto in
relazione ai Piani Regionali e Provinciale di Gestione Rifiuti, nonché
critiche all’importazione di rifiuti
dalla Provincia di Genova. Inoltre rileva contraddizioni rispetto alla VAS condotta per l’approvazione dei piani medesimi” (Relazione della Commissione I.P., pag. 3);
-
le “osservazioni
di carattere tecnico” inoltrate dal prof. Geologo Giovanni Raggi, dalla SAT e da vari Comitati Popolari non sono state commentate nella loro specificità,
anche se poi la problematica della tutela
degli acquiferi è stata sviluppata a parte (Relazione della Commissione I.P., pag. 4).
In
sostanza questa Relazione si è soffermata solo su quattro aspetti: 1)
acque/sottosuolo; 2) emissioni/odori; 3) rischi di sicurezza; 4) compensazioni;
le osservazioni relative ai primi due aspetti sono state in gran parte poi
riprese nella successiva Richiesta di integrazione inviata
dalla Regione, mentre ha “tagliato” una serie di problemi
legati ai “rischi di sicurezza” e ha dato rilievo agli aspetti legati alle
“compensazioni
economiche”.
Sulle
problematiche legate ai “rischi di sicurezza” (esplosioni e
formazione di spore/batteri) la Commissione ne ha escluso la rilevanza, in quanto: a) la
tecnologia adottata nel progetto è diversa e molto più sicura rispetto a quella in uso nei tradizionali impianti a
biogas (caratterizzate da coperture plastiche per i serbatoi); b) i sistemi di controllo e di presidio
dell’impianto sono più complessi e superiori rispetto a quelli tradizionali; c)
mentre per i rischi di spore/batteri “non sono ravvisabili pertanto aspetti di pericolo per la salute
nella produzione di compost da tale tipologia di impianto” (Relazione della Commissione I.P., pag. 9).
Infine,
la Commissione
ha suggerito (e non è un caso!!!) di prevedere “compensazioni economiche”
(per esempio con “esenzione completa o
parziale della TARI nei confronti delle abitazioni
più prossime all’impianto e quindi maggiormente condizionate in termini di
disagi”), precisando comunque che nel corso delle riunioni tale eventualità
era stata apertamente rifiutata nel contesto “di una forte opposizione a
tale progetto” (Relazione della
Commissione I.P., pag. 9).
Il
documento Richieste di integrazioni risulta essere ben più articolato rispetto
alla stessa Relazione, da cui trae alcune problematiche, integrandole però con
osservazioni pervenute da altri uffici regionali e da altri Enti.; risulta
pertanto utile soffermarsi su alcune di queste questioni.
a) Vulnerabilità dell’acquifero e gestione delle acque.
La
stessa Commissione aveva evidenziato che: “la vulnerabilità del sito è sicuramente la maggiore criticità sollevata nel corso dell’inchiesta pubblica e
necessita di una attenzione particolare
nei lavori della procedura in corso al fine di garantire, nel caso in cui il
PAUR si concluda con una autorizzazione alla realizzazione dell’impianto, una
progettazione esecutiva che assicuri la massima tutela della risorsa idrica”
(Relazione della Commissione I.P., pag. 7).
La
problematica della “vulnerabilità del sito” viene nelle Richieste di integrazioni
affronta con ben 10 tematiche da
approfondire e/o da rielaborare (nelle pagine 3-4-5):
1) Elaborare un
nuovo modello
di “scenari
di rischio corrispondenti a
diversi eventi di inquinamento ipotetico, con un livello di maggior dettaglio
rispetto a quanto finora prodotto”, con particolare riguardo a: - il flusso
delle acque sotterranee che tenga conto dei cambiamenti stagionali, anche al
fine di valutare le variazioni nelle velocità e nelle direzioni del flusso; -
gli scambi tra acque superficiali e quelle sotterranee; - la valutazione degli
“scenari
di rischio di compromissione
qualitativa della risorsa idrica idropotabile emunta dai campi pozzi ubicati a
valle dell’impianto”, con particolare riferimento alla valutazione dei “potenziali impatti tenendo conto del reale
chimismo degli inquinanti costituenti il biodigestato liquido”; - la valutazione
degli impatti derivanti sia da “perdite di piccola entità continuative nel tempo che eventi incidentali
straordinari a carattere istantaneo”; - l’analisi degli eventuali “accorgimenti di protezione statica e
dinamica della qualità della risorsa idrica” sulla base dei modelli e degli
scenari emersi con ricadute sugli “standard
costruttivi delle installazioni; standard prestazionali dei fabbricati e dei
macchinari; realizzazione delle installazioni in maniera tale da minimizzare le
eventuali perdite attraverso sistemi modulari in parallelo; realizzazioni delle
installazioni che consentano verifica di eventuali perdite di interventi di
riparazione in tempi rapidi quali ad esempio la realizzazione di vasche di
stoccaggio percolati e acque di processo fuori terra”.
2) Progettazione di
un sistema di protezione dinamica basato sul monitoraggio delle acque “costituito da punti di misura ubicati a
distanze e profondità crescenti rispetto all’impianto”.
3) Predisposizione
di adeguate “istruzioni operative e le procedure di gestione dell’emergenza previste
per la protezione sia statica sia dinamica”.
4) “Miglioramento
delle garanzie di tenuta dei collettori di trasferimento del percolato e delle acque reflue di processo”
doppio impianto e sistema di monitoraggio automatico.
5) La
“verifica
e/o potenziamento della tenuta idraulica delle vasche di raccolta” con
conseguente adeguamento della qualità costruttiva.
6) Il
“potenziamento
del sistema di monitoraggio areale”, potenziamento controlli in fase
gestionale e sistema di monitoraggio automatica per evitare “perdite dovute a cedimenti o fatturazioni
del calcestruzzo”.
7) La
“eliminazione
delle previste trincee drenanti
per lo scarico delle acque e sostituzione con collettori per il recapito in
corpo idrico superficiale”.
8) Verifica e
predisposizione di un progetto dettagliato in merito a: - “Volumi di acque bianche derivanti dalle
coperture degli edifici e dei piazzali, nel merito in cui si prevede la
reimissione delle stesse nel reticolo idrografico”; - “modalità di smaltimento, dello stoccaggio e della reimmissione delle
acque nel reticolo idrografico”; - approfondimento rispetto alla richiesta
di aumento dell’emungimento di acque da pozzo.
9) Valutazione di
fattibilità
rispetto ad un ampliamento dei serbatoi di accumulo delle acque piovane.
10) Approfondimento
sulle modalità e sui criteri di smaltimento dei reflui industriali (progetto
di allaccio fognario al depuratore di Ghiaretolo).
b)
Emissione ed odori.
Su
queste problematiche la Commissione aveva preso in considerazione
solo alcuni dei molti aspetti sollevati da vari Comitati popolari contrari
all’impianto, ritenendo invece che la documentazione progettuale li avesse “complessivamente
correttamente trattati, al netto degli errori
rilevati dal Comitato Sarzana che Botta” (Relazione della Commissione I.P., pag. 8).
Le
problematiche delle “Emissione ed odori” viene nelle Richieste
di integrazioni affronta con 5 tematiche da approfondire e/o da
rielaborare (nella pagina 5):
1) Elaborare
un modello “di una simulazione delle ricadute odorigene” diverso da quello già
proposto.
2) Elaborazione
di “mappe
di isoconcentrazioni” più adeguate.
3) Integrazione
progettuale per inserimento di “un impianto di recupero della CO2”
con diverse ipotesi e analisi di costi/benefici.
4)
Approfondimento
sul funzionamento degli sfiati
presenti nell’impianto e dello schema costruttivo della torcia e suo monitoraggio.
5) Approfondimenti
sul funzionamento e manutenzione degli
impianti in merito a: - funzionamento e lavaggio degli scrubber; -
realizzazione e manutenzione dei biofiltri; - ricambi aria, aspirazione minima,
mantenimento in depressione degli ambienti; - funzionamento dei portoni nelle
fasi di ricezione, pretrattamento e ACT.
Nelle
Richieste
di integrazioni vi sono, poi, 5 aspetti (non trattati nella Relazione) affrontate con 7 specifiche tematiche da approfondire e/o da
rielaborare (nelle pagine 5-6):
c) Massimizzazione produzione compost di qualità /
minimizzazione impurità.
1)
Affinamento
della procedura di controllo dei rifiuti
in ingresso al fine di evitare presenza di impurità (specie delle plastiche): -
elaborare un modello di mediante analisi nei primi tre mesi iniziali e poi
periodiche ispezioni visive; definizione dei criteri di ammissibilità e
di respingimento dei rifiuti.
2)
Sulla
base del massimale di impurità
all’ingresso definire le stime relative
alle varie frazioni in uscita.
3)
Definizione
del sopravaglio da destinare a smaltimento “evidenziandone
motivazione ed eventuale possibilità di minimizzazione. Indicare infine
eventuali possibilità di aumentare la resa in compost di qualità, dato che risulta inferiore rispetto ad altri
impianti similari”.
Piano
preliminare di riutilizzo in sito di
terre e rocce da scavo (piano di caratterizzazione ad inizio lavori e non
durante i lavori).
e)
Aspetti naturalistici.
Approfondimento
degli aspetti naturalistici, specie quelli relativi alla fase di smantellamento
dell’impianto “comprese le verifiche
inerenti l’eventuale contaminazione dei
suoli e le operazioni di ripristino ambientale”; monitoraggio pre e post
operam per valutare l’alterazione
dell’ambiente circostante.
f)
Clima e metrologia.
Nel
“quadro ambientale” “manca la
conclusione dello studio e delle analisi proposte”.
g) Valutazione
delle alternative.
Valutazione
della “opzione zero”, ovvero la non realizzazione dell’impianto, in
termini di impatto ambientale ed
economici complessivi.
In conclusione. Occorre
inizialmente evidenziare come l’insieme delle osservazioni contenute sia nella Richieste
di integrazioni che nella Relazione della Commissione siano il
tentativo di “rendere compatibile” il progetto con le varie problematiche finora
emerse; manca cioè una visione critica sul progetto in quanto tale, semmai è
evidente il tentativo (comunque importante) di limitarne per quanto possibile
gli impatti negativi, ma confermando sia la scelta del sito di Saliceti, che il
progetto tecnico di biodigestore anaerobico.
Una
seconda riflessione porta ad evidenziare due aspetti: da una parte, le articolate Richieste
di integrazioni smentiscono nei
fatti la tesi della completezza del
progetto sostenuta dalla società Recos:
“Ribadiamo subito che le risposte già
fornite confermano la coerenza e la
rispondenza del progetto alla pianificazione pubblica e le garanzie che esso assicura in termini
di qualità tecnologica, tutela ambientale, sicurezza per
il territorio in cui l’impianto sarà inserito” (dichiarazione del 30/8/2019);
dall’altra, alcune problematiche (quelle inerenti a: Vulnerabilità dell’acquifero e
gestione delle acque e Emissione ed odori) sollevate dai
vari Comitati Popolari in opposizione
al progetto hanno ora avuto un riconoscimento
ufficiale, assumendo così una rilevanza
amministrativa, tecnica e scientifica a cui la stessa società Recos dovrebbe adeguarsi.
Questi
due aspetti rappresentano una indubbia
vittoria (anche se ancora) iniziale,
parziale e non conclusiva da parte del fronte che si oppone al biodigestore
da realizzare a Saliceti; infatti, se l’impianto dovesse essere realizzato in
aderenza alle prescrizioni regionali ora emanate il maggior
livello di sicurezza e di contenimento di eventuali pericoli deriverebbe
esclusivamente dall’articolata lotta degli oppositori e non sarebbe,
comunque, una “gentile concessione” né della società proponente, né degli
apparati politici locali e regionali.
Acquisiti
questi primi parziali risultati, “la
lotta” non deve finire qui, anzi deve continuare con maggiore
determinazione: intanto andrà controllato la reale aderenza e positività delle
elaborazioni progettuali integrative, rivendicando “trasparenza” e “partecipazione”
sia in questa fase autorizzativa che in quella successiva di eventuale
realizzazione, affinché non vadano disperse le conquiste di sicurezza comunque già ottenute.
Soprattutto
dovranno essere riprese e ulteriormente sviluppate le analisi e le azioni di
contrasto anche sulle altre problematiche ancora ignorate (ad esempio quelle legate
a: - “percorso decisionale”; - “criticità Procedurali”; - VAS),
o sottovalutate (ad esempio quelle
legate ai “rischi di sicurezza”).
In
particolare, dovranno essere ulteriormente approfondite le questioni inerenti
le alternative non limitate alla
sola opzione zero che così come è
stata impostata (previsione di una discarica di servizio) nelle Richieste di integrazioni tende
surrettiziamente a prevedere la sola realizzazione del biodigestore a Saliceti.
Vanno,
cioè, rivendicate puntuali elaborazioni
di alternative: - di sito (ad
esempio Boscalino o in una nuova località sotto i pozzi dell’acqua potabile); -
di tecnologia (ad esempio impianti
aerobici); - di compensazione o di
mitigazione (contropartite e/o accorgimenti vari per limitare gli impatti
negativi non eliminabili).
Il
successo partecipativo della manifestazione
del 26/10/2019 obbligherà tutte le parti favorevoli alla realizzazione
dell’impianto (comprese quelle che opportunisticamente hanno ora sfilato per il
NO, ma che in passato erano per il SI) a trovare una soluzione adeguata
che si spera non sia unicamente quella di prevedere compensazioni economiche (… guarda caso già indicata dalla Commissione, sussurrata da molti “politici” come l’unica uscita
possibile da questa attuale contrapposizione).
Del resto, la contestuale vicenda autorizzativa dell’impianto di Gavassa (RE) ha dimostrato come i Sindaci siano molto più attratti dai ristori economici compensativi del disagio in favore del proprio bilancio comunale rispetto al sostegno della protesta popolare.
Del resto, la contestuale vicenda autorizzativa dell’impianto di Gavassa (RE) ha dimostrato come i Sindaci siano molto più attratti dai ristori economici compensativi del disagio in favore del proprio bilancio comunale rispetto al sostegno della protesta popolare.
Presto
verificheremo … perché IREN vorrebbe risolvere la “pratica” entro fine 2019, ma le prossime elezioni regionali potrebbero consigliare di allungare i tempi … vedremo!
Euro Mazzi
Altri post riguardanti il biodigestore:
1) BIODIGESTORE DI SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”: QUI2) BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA”: QUI
3) BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA: QUI
4) BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO?: QUI
Altri post riguardanti questo argomento:
1) SE ACAM PIANGE I
COMUNI NON RIDONO … E NOI PAGHIAMO: QUI2) IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3) IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
Nessun commento:
Posta un commento