sabato 2 novembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI (quinta parte)

Con nota datata 18/10/2019 il Settore VIA della Regione Liguria, a conclusione della fase pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) relativo al progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di Vezzano L., ha predisposto e inviato alla società Recos alcune Richieste di integrazioni (con osservazioni distinte in 7 tematiche per complessivi 22 punti) e la prescrizione di presentare la conseguente documentazione entro 30 giorni (con la possibilità di una sola eventuale sospensione per 180 giorni), pena l’archiviazione dell’istanza.
Questa richiesta di integrazioni era stata preceduta dal deposito della Relazione della Commissione sugli esiti dell’inchiesta pubblica (svoltasi attraverso tre incontri nei giorni 1/8-21/8-29/8/2019 e con l’acquisizione delle osservazioni inviate in via telematica); in questa Relazione sono riportate le varie questioni sollevate dagli intervenuti, ma alcune di queste sono state soltanto elencate, altre sono state commentate a giustificazione delle indicazioni conclusive operate dalla Commissione.
In questa Relazione si afferma che la Regione, la Provincia e la società Recos hanno risposto in merito ad alcune questioni sollevate senza però riportare né l’articolazione e il contenuto delle risposte, né i propri  commenti in proposito; tra le problematiche soltanto riportate vi sono:
- la contestazione avanzata dalle tre Amministrazioni Comunali di Arcola, Santo Stefano M. e di Vezzano L. inerenti il “percorso decisionale che ha individuato il sito di Saliceti ed in conseguenza di ciò la ritenuta inutilità di partecipare all’inchiesta pubblica, anzi sottolineandone il rischio, in caso di partecipazione, di avvallare una procedura di tipo partecipativo “svuotata” da scelte già compiute dall’Amministrazione Regionale” (Relazione della Commissione I.P., pag. 2);
- la notizia del ricorso al TAR per “l’annullamento della delibera con la quale è stata indetta l’inchiesta pubblica” presentato dal solo Comune di Santo Stefano M.;
- le osservazioni del Comitato Che Botta! in merito alle “criticità Procedurali” relative “alla localizzazione dell’impianto in relazione ai Piani Regionali e Provinciale di Gestione Rifiuti, nonché critiche all’importazione di rifiuti dalla Provincia di Genova. Inoltre rileva contraddizioni rispetto alla VAS condotta per l’approvazione dei piani medesimi” (Relazione della Commissione I.P., pag. 3);
- le “osservazioni di carattere tecnico” inoltrate dal prof. Geologo Giovanni Raggi,  dalla SAT e da vari Comitati Popolari non sono state commentate nella loro specificità, anche se poi la problematica della tutela degli acquiferi è stata sviluppata a parte (Relazione della Commissione I.P., pag. 4).
In sostanza questa Relazione si è soffermata solo su quattro aspetti: 1) acque/sottosuolo; 2) emissioni/odori; 3) rischi di sicurezza; 4) compensazioni; le osservazioni relative ai primi due aspetti sono state in gran parte poi riprese nella successiva Richiesta di integrazione inviata dalla Regione, mentre ha “tagliato” una serie di problemi legati ai “rischi di sicurezza” e ha dato rilievo agli aspetti legati alle “compensazioni economiche”.
Sulle problematiche legate ai “rischi di sicurezza” (esplosioni e formazione di spore/batteri) la Commissione ne ha escluso la rilevanza, in quanto: a) la tecnologia adottata nel progetto è diversa e molto più sicura rispetto a quella in uso nei tradizionali impianti a biogas (caratterizzate da coperture plastiche per i serbatoi); b) i sistemi di controllo e di presidio dell’impianto sono più complessi e superiori rispetto a quelli tradizionali; c) mentre per i rischi di spore/batteri “non sono ravvisabili pertanto aspetti di pericolo per la salute nella produzione di compost da tale tipologia di impianto” (Relazione della Commissione I.P., pag. 9).
Infine, la Commissione ha suggerito (e non è un caso!!!) di prevedere “compensazioni economiche” (per esempio con “esenzione completa o parziale della TARI nei confronti delle abitazioni più prossime all’impianto e quindi maggiormente condizionate in termini di disagi”), precisando comunque che nel corso delle riunioni tale eventualità era stata apertamente rifiutata nel contesto “di una forte opposizione a tale progetto” (Relazione della Commissione I.P., pag. 9).
Il documento Richieste di integrazioni risulta essere ben più articolato rispetto alla stessa Relazione, da cui trae alcune problematiche, integrandole però con osservazioni pervenute da altri uffici regionali e da altri Enti.; risulta pertanto utile soffermarsi su alcune di queste questioni.
a)  Vulnerabilità dell’acquifero e gestione delle acque.
La stessa Commissione aveva evidenziato che: “la vulnerabilità del sito è sicuramente la maggiore criticità sollevata nel corso dell’inchiesta pubblica e necessita di una attenzione particolare nei lavori della procedura in corso al fine di garantire, nel caso in cui il PAUR si concluda con una autorizzazione alla realizzazione dell’impianto, una progettazione esecutiva che assicuri la massima tutela della risorsa idrica” (Relazione della Commissione I.P., pag. 7).
La problematica della “vulnerabilità del sito viene nelle Richieste di integrazioni affronta con ben 10 tematiche da approfondire e/o da rielaborare (nelle pagine 3-4-5):
1) Elaborare un nuovo modello di “scenari di rischio corrispondenti a diversi eventi di inquinamento ipotetico, con un livello di maggior dettaglio rispetto a quanto finora prodotto”, con particolare riguardo a: - il flusso delle acque sotterranee che tenga conto dei cambiamenti stagionali, anche al fine di valutare le variazioni nelle velocità e nelle direzioni del flusso; - gli scambi tra acque superficiali e quelle sotterranee; - la valutazione degli “scenari di rischio di compromissione qualitativa della risorsa idrica idropotabile emunta dai campi pozzi ubicati a valle dell’impianto”, con particolare riferimento alla valutazione dei “potenziali impatti tenendo conto del reale chimismo degli inquinanti costituenti il biodigestato liquido”; - la valutazione degli impatti derivanti sia da “perdite di piccola entità continuative nel tempo che eventi incidentali straordinari a carattere istantaneo”; - l’analisi degli eventuali “accorgimenti di protezione statica e dinamica della qualità della risorsa idrica” sulla base dei modelli e degli scenari emersi con ricadute sugli “standard costruttivi delle installazioni; standard prestazionali dei fabbricati e dei macchinari; realizzazione delle installazioni in maniera tale da minimizzare le eventuali perdite attraverso sistemi modulari in parallelo; realizzazioni delle installazioni che consentano verifica di eventuali perdite di interventi di riparazione in tempi rapidi quali ad esempio la realizzazione di vasche di stoccaggio percolati e acque di processo fuori terra”.
2)  Progettazione di un sistema di protezione dinamica basato sul monitoraggio delle acque “costituito da punti di misura ubicati a distanze e profondità crescenti rispetto all’impianto”.
3)  Predisposizione di adeguate “istruzioni operative e le procedure di gestione dell’emergenza previste per la protezione sia statica sia dinamica”.
4)  Miglioramento delle garanzie di tenuta dei collettori di trasferimento del percolato e delle acque reflue di processo” doppio impianto e sistema di monitoraggio automatico.
5)  La “verifica e/o potenziamento della tenuta idraulica delle vasche di raccolta” con conseguente adeguamento della qualità costruttiva.
6)  Il “potenziamento del sistema di monitoraggio areale”, potenziamento controlli in fase gestionale e sistema di monitoraggio automatica per evitare “perdite dovute a cedimenti o fatturazioni del calcestruzzo”.
7)  La “eliminazione delle previste trincee drenanti per lo scarico delle acque e sostituzione con collettori per il recapito in corpo idrico superficiale”.
8)  Verifica e predisposizione di un progetto dettagliato in merito a: - “Volumi di acque bianche derivanti dalle coperture degli edifici e dei piazzali, nel merito in cui si prevede la reimissione delle stesse nel reticolo idrografico”; - “modalità di smaltimento, dello stoccaggio e della reimmissione delle acque nel reticolo idrografico”; - approfondimento rispetto alla richiesta di aumento dell’emungimento di acque da pozzo.
9)  Valutazione di fattibilità rispetto ad un ampliamento dei serbatoi di accumulo delle acque piovane.
10)  Approfondimento sulle modalità e sui criteri di smaltimento dei reflui industriali (progetto di allaccio fognario al depuratore di Ghiaretolo).
b)   Emissione ed odori.
Su queste problematiche la Commissione aveva preso in considerazione solo alcuni dei molti aspetti sollevati da vari Comitati popolari contrari all’impianto, ritenendo invece che la documentazione progettuale li avesse  complessivamente correttamente trattati, al netto degli errori rilevati dal Comitato Sarzana che Botta” (Relazione della Commissione I.P., pag. 8).
Le problematiche delle “Emissione ed odori viene nelle Richieste di integrazioni affronta con 5 tematiche da approfondire e/o da rielaborare (nella pagina 5):
1)  Elaborare un modello “di una simulazione delle ricadute odorigene” diverso da quello già proposto.
2)  Elaborazione di “mappe di isoconcentrazioni” più adeguate.
3) Integrazione progettuale per inserimento di “un impianto di recupero della CO2” con diverse ipotesi e analisi di costi/benefici.
4)  Approfondimento sul funzionamento degli sfiati presenti nell’impianto e dello schema costruttivo della torcia e suo monitoraggio.
5) Approfondimenti sul funzionamento e manutenzione degli impianti in merito a: - funzionamento e lavaggio degli scrubber; - realizzazione e manutenzione dei biofiltri; - ricambi aria, aspirazione minima, mantenimento in depressione degli ambienti; - funzionamento dei portoni nelle fasi di ricezione, pretrattamento e ACT.
Nelle Richieste di integrazioni vi sono, poi, 5 aspetti (non trattati nella Relazione) affrontate con 7 specifiche tematiche da approfondire e/o da rielaborare (nelle pagine 5-6):
c) Massimizzazione produzione compost di qualità / minimizzazione impurità.
1)   Affinamento della procedura di controllo dei rifiuti in ingresso al fine di evitare presenza di impurità (specie delle plastiche): - elaborare un modello di mediante analisi nei primi tre mesi iniziali e poi periodiche ispezioni visive; definizione dei criteri di ammissibilità e di respingimento dei rifiuti.
2)   Sulla base del massimale di impurità all’ingresso definire le stime relative alle varie frazioni in uscita.
3)   Definizione del sopravaglio da destinare a smaltimentoevidenziandone motivazione ed eventuale possibilità di minimizzazione. Indicare infine eventuali possibilità di aumentare la resa in compost di qualità, dato che risulta inferiore rispetto ad altri impianti similari”.
d)      Terre e rocce da scavo. 
Piano preliminare di riutilizzo in sito di terre e rocce da scavo (piano di caratterizzazione ad inizio lavori e non durante i lavori).
e)      Aspetti naturalistici.
Approfondimento degli aspetti naturalistici, specie quelli relativi alla fase di smantellamento dell’impianto “comprese le verifiche inerenti l’eventuale contaminazione dei suoli e le operazioni di ripristino ambientale; monitoraggio pre e post operam per valutare l’alterazione dell’ambiente circostante.
f)       Clima e metrologia.
Nel “quadro ambientale” “manca la conclusione dello studio e delle analisi proposte”.
g)      Valutazione delle alternative.
Valutazione della “opzione zero”, ovvero la non realizzazione dell’impianto, in termini di impatto ambientale ed economici complessivi.
In conclusione. Occorre inizialmente evidenziare come l’insieme delle osservazioni contenute sia nella Richieste di integrazioni che nella Relazione della Commissione siano il tentativo di “rendere compatibile” il progetto con le varie problematiche finora emerse; manca cioè una visione critica sul progetto in quanto tale, semmai è evidente il tentativo (comunque importante) di limitarne per quanto possibile gli impatti negativi, ma confermando sia la scelta del sito di Saliceti, che il progetto tecnico di biodigestore anaerobico.
Una seconda riflessione porta ad evidenziare due aspetti: da una parte, le  articolate Richieste di integrazioni  smentiscono nei fatti la tesi della completezza del progetto sostenuta dalla società Recos:Ribadiamo subito che le risposte già fornite confermano la coerenza e la rispondenza del progetto alla pianificazione pubblica e le garanzie che esso assicura in termini di qualità tecnologica, tutela ambientale, sicurezza per il territorio in cui l’impianto sarà inserito” (dichiarazione del 30/8/2019); dall’altra, alcune problematiche (quelle inerenti a: Vulnerabilità dell’acquifero e gestione delle acque e Emissione ed odori) sollevate dai vari Comitati Popolari in opposizione al progetto hanno ora avuto un riconoscimento ufficiale, assumendo così una rilevanza amministrativa, tecnica e scientifica a cui la stessa società Recos dovrebbe adeguarsi.
Questi due aspetti rappresentano una indubbia vittoria (anche se ancora) iniziale, parziale e non conclusiva da parte del fronte che si oppone al biodigestore da realizzare a Saliceti; infatti, se l’impianto dovesse essere realizzato in aderenza alle prescrizioni regionali ora emanate il maggior livello di sicurezza e di contenimento di eventuali pericoli deriverebbe esclusivamente dall’articolata lotta degli oppositori e non sarebbe, comunque, una “gentile concessione” né della società proponente, né degli apparati politici locali e regionali.
Acquisiti questi primi parziali risultati, “la lottanon deve finire qui, anzi deve continuare con maggiore determinazione: intanto andrà controllato la reale aderenza e positività delle elaborazioni progettuali integrative, rivendicando “trasparenza” e “partecipazione” sia in questa fase autorizzativa che in quella successiva di eventuale realizzazione, affinché non vadano disperse le conquiste di sicurezza comunque già ottenute.
Soprattutto dovranno essere riprese e ulteriormente sviluppate le analisi e le azioni di contrasto anche sulle altre problematiche ancora ignorate (ad esempio quelle legate a: - “percorso decisionale; - “criticità Procedurali”; - VAS),  o sottovalutate (ad esempio quelle legate ai “rischi di sicurezza”).
In particolare, dovranno essere ulteriormente approfondite le questioni inerenti le alternative non limitate alla sola opzione zero che così come è stata impostata (previsione di una discarica di servizio) nelle Richieste di integrazioni tende surrettiziamente a prevedere la sola realizzazione del biodigestore a Saliceti.
Vanno, cioè, rivendicate puntuali elaborazioni di alternative: - di sito (ad esempio Boscalino o in una nuova località sotto i pozzi dell’acqua potabile); - di tecnologia (ad esempio impianti aerobici); - di compensazione o di mitigazione (contropartite e/o accorgimenti vari per limitare gli impatti negativi non eliminabili).
Il successo partecipativo della manifestazione del 26/10/2019 obbligherà tutte le parti favorevoli alla realizzazione dell’impianto (comprese quelle che opportunisticamente hanno ora sfilato per il NO, ma che in passato erano per il SI) a trovare una soluzione adeguata che si spera non sia unicamente quella di prevedere compensazioni economiche (guarda caso già indicata dalla Commissione, sussurrata da molti “politici” come l’unica uscita possibile da questa attuale contrapposizione). 
Del resto, la contestuale vicenda autorizzativa dell’impianto di Gavassa (RE) ha dimostrato come i Sindaci siano molto più attratti dai ristori economici compensativi del disagio in favore del proprio bilancio comunale rispetto al sostegno della protesta popolare.
Presto verificheremo … perché IREN vorrebbe risolvere la “pratica” entro fine 2019, ma le prossime elezioni regionali potrebbero consigliare di allungare i tempi … vedremo!

Euro Mazzi


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