La
proposta di realizzazione del biodigestore
anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, ha sollevato vivaci polemiche tra i fautori e i
contrari al nuovo impianto.
Da
parte della società Re.Cos. Spa viene
negata l’esistenza di ogni tipo di rischio
per: “la coerenza e la rispondenza del progetto alla
pianificazione pubblica e le garanzie
che esso assicura in termini di qualità tecnologica, tutela ambientale,
sicurezza per il territorio in cui l’impianto sarà inserito”; insistendo
sulla bontà della localizzazione del nuovo impianto: “non stiamo parlando di un’area a
destinazione agricola (sistema
autostradale che l’ha prevalentemente condizionata e modificata, altri impianti
industriali e similari, quali la ex Barberis, l’impianto di Cdr, l’autoparco,
le attrezzature e l’impiantistica Salt)”; la scelta del sito consentirebbe anche
una proficua sinergia gestionale con
l’impianto TMB già presente (dichiarazione del 30/8/2019).
Da parte degli oppositori a questo progetto si evidenziano, al contrario, i vari rischi di inquinamento per l’acqua e l’aria, ma soprattutto i rischi derivanti da eventuali incidenti: “Perché nessuno può garantire che non si verifichino incidenti di sversamenti, di esplosioni, immissione di agenti patogeni”; ci sono poi contestazioni che riguardano la localizzazione: “Perché i nostri patrimoni in ambiente degradato subirebbero svalutazioni di grande impatto economico (…) il nostro territorio si è già fatto carico di trattare il rifiuto secco convogliato a Saliceti anche da realtà extra territoriali e che già tratta oltre 90.000 tonnellate. Inoltre il nostro territorio, già pesantemente penalizzato dal traffico su gomma proveniente dalle aree retro portuali, verrebbe ulteriormente aggravato dal trasporto al momento previsto di oltre 60.000 tonnellate annue di rifiuti provenienti anche da fuori Provincia” (memoria del “Comitato No Biodigestore Saliceti” del 17/7/2019).
Da parte degli oppositori a questo progetto si evidenziano, al contrario, i vari rischi di inquinamento per l’acqua e l’aria, ma soprattutto i rischi derivanti da eventuali incidenti: “Perché nessuno può garantire che non si verifichino incidenti di sversamenti, di esplosioni, immissione di agenti patogeni”; ci sono poi contestazioni che riguardano la localizzazione: “Perché i nostri patrimoni in ambiente degradato subirebbero svalutazioni di grande impatto economico (…) il nostro territorio si è già fatto carico di trattare il rifiuto secco convogliato a Saliceti anche da realtà extra territoriali e che già tratta oltre 90.000 tonnellate. Inoltre il nostro territorio, già pesantemente penalizzato dal traffico su gomma proveniente dalle aree retro portuali, verrebbe ulteriormente aggravato dal trasporto al momento previsto di oltre 60.000 tonnellate annue di rifiuti provenienti anche da fuori Provincia” (memoria del “Comitato No Biodigestore Saliceti” del 17/7/2019).
Per
quanto le suindicate motivazioni siano sintetiche, queste appaiono non solo opposte, ma categoriche; allora è utile verificare alcuni aspetti (tralasciando
la parte relativa alla problematica del rischio di inquinamento della falda
acquifera già trattata nel precedente post a cui si rimanda).
1 - Il sito di
Saliceti. Ha
certamente ragione la società Re.Cos.
Spa nel considerare il sito prescelto come “area non agricola”, ma questa
constatazione non comporta una sua automatica
idoneità ad ospitare questo tipo di impianti, mentre le preoccupazioni degli
oppositori riguardano proprio gli impatti
del nuovo impianto sul territorio circostante. Stessa considerazione per
gli aspetti legati all’inquinamento
indiretto dovuto al trasporto dei rifiuti (dalla Provincia spezzina, ma
anche dal Tigullio), oltre alle problematiche di aumento del traffico e di
intasamento dell’attuale viabilità.
In
proposito così replica Re.Cos. Spa:
“Dati ufficiali forniti dalla Salt ci
informano che i veicoli transitati in entrata ed uscita dal casello di Santo
Stefano Magra sono stati nel 2018 7.800.000.
Senza contare, quindi, quelli in transito sulla A12, nelle direttrici di Genova
e Livorno, evidentemente molti di più. In questo contesto complessivo, che
impatta pesantemente sull’area di Saliceti, l’incidenza del traffico indotto
dal nuovo impianto è stata calcolata nella misura dello 0,045/0,060% del
traffico attuale: semplicemente
irrilevante” (dichiarazione del 30/8/2019).
Nel
tentativo di “minimizzare” la problematica, di fatto Re.Cos. Spa conferma quanto sostenuto dagli oppositori,
evidenziando come esista già oggi un
problema di preoccupante inquinamento da idrocarburi, polveri sottili,
rumore e, altresì, per l’alta intensità
del traffico su questi specifici tratti stradali. Definire “irrilevante”
il volume di traffico generato dal nuovo impianto è il mero frutto di una
operazione matematica su quantità già molto elevate, che non smentisce né può
attenuare l’impatto negativo di
questo nuovo flusso di traffico, in quanto quest’ultimo si “aggiunge”
a quello già ingente derivante dall’autostrada e dal vicino casello.
Re.Cos. Spa nel dichiarare
che il sito prescelto presenta caratteristiche “non agricole”, anzi “industriali”
e, quindi, adatte a ospitare un impianto per la gestione dei rifiuti, nonché la
presenza già oggi di un grande problema di inquinamento
ambientale, da forza alla propaganda del “Comitato No Biodigestore Saliceti”
o alle affermazioni del sindaco di Santo Stefano: “Io sostengo che il nostro
territorio abbia già dato” (dichiarazione del 31/5/2018).
Dunque,
le risposte di Re.Cos. Spa su questi
aspetti appaiono superficiali e non
in grado di contrastare né le ragioni degli oppositori, né quelle legittime “paure”
dei residenti nelle aree limitrofe.
2 - La
pianificazione. La
società Re.Cos. Spa sostiene la rispondenza del nuovo impianto con i vari strumenti di pianificazione; al
contrario gli oppositori contestano soprattutto la mancata previsione del biodigestore di Saliceti nel Piano di Area
del 2018: “È indiscutibile che il
progetto di biodigestore sia per il sito scelto (Saliceti non previsto dal Piano Provinciale e di Ambito Regionale) che per le dimensioni (60.000 ton/anno) non
corrisponde a quanto previsto dal Piano regionale del 2015. Quindi queste
modifiche hanno carattere sostanziale e riguardando strumenti di pianificazione
sia regionale (Piano Regionale del 2015 e Piano di Ambito Regionale 2018) che
di livello provinciale (Piano di Area del 2018) e avrebbero richiesto una variante quanto meno al Piano di Ambito
Regionale sottoponendo la stessa ad una procedura di Valutazione Ambientale
Strategica” (dichiarazione avv. Sommovigo e dott. Grondacci del 18/7/2019).
In proposito, basta leggere lo “Studio di Impatto Ambientale” allegato al progetto presentato dalla società Re.Cos. Spa per rendersi conto dell’articolazione del problema.
Per esempio, emerge che nell’iter autorizzativo per questo nuovo impianto viene previsto il rilascio di “PAUR” (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) che assume valore di contestuale variante urbanistica al PUC del Comune di Vezzano finalizzata alla realizzazione del “Polo Integrato per il trattamento rifiuti, di interesse pubblico, in un’area localizzata a Saliceti”; dunque, è certo che il PUC di Vezzano L. (adottato nell’ottobre 2016) non prevedeva questo nuovo impianto e conseguentemente non c’è una diretta rispondenza con la pianificazione comunale e, pertanto, la nuova progettazione costituisce variante allo stesso.
In proposito, basta leggere lo “Studio di Impatto Ambientale” allegato al progetto presentato dalla società Re.Cos. Spa per rendersi conto dell’articolazione del problema.
Per esempio, emerge che nell’iter autorizzativo per questo nuovo impianto viene previsto il rilascio di “PAUR” (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) che assume valore di contestuale variante urbanistica al PUC del Comune di Vezzano finalizzata alla realizzazione del “Polo Integrato per il trattamento rifiuti, di interesse pubblico, in un’area localizzata a Saliceti”; dunque, è certo che il PUC di Vezzano L. (adottato nell’ottobre 2016) non prevedeva questo nuovo impianto e conseguentemente non c’è una diretta rispondenza con la pianificazione comunale e, pertanto, la nuova progettazione costituisce variante allo stesso.
Un altro esempio. Per
quanto riguarda, invece la questione della pianificazione relativa alla
gestione dei rifiuti, nel suindicato studio S.I.A. si afferma che: “Lo stesso Piano d’Ambito conferma a regime
l'impostazione basata sullo scenario definito nel Piano regionale di gestione
dei Rifiuti, nonostante ubichi
l’impianto a Boscalino: in realtà è stato già sopra analizzato che l’impianto a Boscalino non riuscirebbe a
soddisfare il fabbisogno richiesto nel Piano d’Ambito e, ancor più
recentemente, dal Programma straordinario per la gestione emergenziale dei
rifiuti sul territorio ligure a valere per gli anni 2019/2020 (Deliberazione n.
10 del 13/12/2018 Comitato d’Ambito per il ciclo dei rifiuti)” (Studio
di Impatto Ambientale, pag. 99).
Dunque,
la scelta di Saliceti al posto del sito
di Boscalino (precedentemente indicato per ospitare il nuovo biodigestore) non è dovuta ad una rispondenza con le
previsioni del Piano di Area del 2018, ma soltanto quale conseguenza delle maggiori
necessità derivanti dalla “gestione
emergenziale dei rifiuti” nel genovese che rendevano il sito di
Boscalino non idoneo ad ospitare un impianto basato su volumi maggiori rispetto
a quelli minori originariamente decisi
per la struttura di Boscalino: “Il Piano
d’Area per la Gestione Integrata dei RU della Provincia della Spezia (…
individua) Boscalino come impianto di digestione anaerobica per la produzione di
biometano: in realtà, garantendo la copertura della sola frazione organica
della Provincia della Spezia, l’impianto di Boscalino non permette di soddisfare necessarie «flessibilità del sistema» e
le «sinergie gestionali fra i diversi territori ed il possibile utilizzo delle infrastrutture
al servizio di diverse aree provinciali», come richieste dal Piano Regionale
dei Rifiuti” (Studio di Impatto Ambientale, pag. 85).
In conclusione. Le affermazioni “categoriche”
qui esaminate avanzate dalla società Re.Cos.
Spa in risposta alle singole contestazioni degli oppositori ad un esame più
approfondito (a partire proprio dalla documentazione posta a corredo del
progetto di biodigestore a Saliceti) appaiono
alquanto superficiali e contraddittorie.
Nello
“Studio
di Impatto Ambientale” allegato al progetto in alcuni casi vengono
chiaramente sottovalutati alcuni
aspetti problematici; ad esempio, nel paragrafo 2.5 (pag. 65-69) viene
esaminata la rispondenza con il “Piano
regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria e per la riduzione
dei gas serra” (del 2006), poiché il Comune di Vezzano è classificato in “Zona
6” (ossia di “mantenimento”, in quanto zona caratterizzata
da bassi livelli di pressione antropica
e di conseguenza lo stato della qualità dell’aria è stimato essere buono) non
risulta soggetto a “obbligo di monitoraggio” sulla presenza di inquinanti nell’aria,
nonostante la circostanza (assai evidente!) della vicinanza del nuovo impianto al confine con il
Comune di Santo Stefano di Magra, classificato invece con “parametri inquinanti sopra i
limiti” (valutazione del 2001, in particolare per criticità dovute a
NO2 = diossido di azoto) dovuti
proprio all’intensità del traffico veicolare.
Appare
evidente l’inadeguatezza di questa
valutazione, poiché assume il principio che l’inquinamento rispetti i confini amministrativi, ma
soprattutto perché non valuta sia
gli eventuali effetti delle emissioni
del biodigestore sulla qualità dell’aria della zona circostante, che il grado di modificazione della qualità
dell’aria rispetto all’obbligo del suo “mantenimento”.
Emerge, anche in
questo caso, una scarsa attenzione agli aspetti di “prevenzione e di precauzione” che invece dovrebbero avere rilevanza prioritaria nelle programmazioni
territoriali, tenendo in considerazione la necessità di fornire ai
cittadini informazioni pertinenti e
precise al fine di identificare, descrivere e valutare i possibili effetti ambientali significativi
derivanti dalla realizzazione di un nuovo impianto.
Se
la società Re.Cos. Spa vuole superare
anche l’inevitabile “contrapposizione categorica” o la “sindrome
NIMBY” (=”Not In My Back Yard”
cioè “Non nel mio cortile”), sentimenti
sicuramente presente in alcune frange degli oppositori, deve primariamente
operare con chiarezza e correttezza,
ricercando un reale confronto e offrendo concreta disponibilità a valutare quelle
modifiche progettuali necessarie al fine di tutelare realmente il territorio in cui viviamo, contribuendo così
a salvaguardare il futuro di tutti.
Euro
Mazzi
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1)
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