La
realizzazione da parte della società Re.Cos.
Spa del nuovo impianto biodigestore anaerobico per il trattamento della
frazione organica da raccolta differenziata (Forsu) da realizzare nell’area di Saliceti (nel comune di Vezzano Ligure),
per la quale è in corso l’iter autorizzativo, richiederà un investimento di circa
50,6 €/milioni (oltre IVA per circa 5,2 €/milioni).
In
particolare, questo investimento è così ripartito: a) per costo dei lavori circa
49,3 €/milioni, di cui circa 42,0 €/milioni solo per la
realizzazione dell’impianto e i rimanenti 7,3
€/milioni per spese di mitigazione, sicurezza e opere connesse; b) per
spese generali circa 1,3 €/milioni dovute
a spese di progettazione, consulenze, accertamenti e collaudo (vedere tabella
allegata); in particolare, la società Re.Cos.
Spa ha precisato che: “Nel progetto
sono previsti investimenti operativi (CapEx) che saranno completamente
ammortizzati nell’orizzonte temporale previsto della concessione originale di ReCos (con termine all’anno 2043). I CapEx saranno diretti all’acquisto delle aree da destinare a
sedime del sito produttivo oltre che alla realizzazione
delle opere civili e tecnologiche a servizio dell’impianto e alle opere
connesse per la produzione e la cessione
in rete del biometano avanzato”.
Questi
investimenti saranno possibili con il ricorso al finanziamento bancario: “Gli investimenti programmati saranno
finanziati interamente attraverso un’erogazione di provviste da parte della capogruppo Iren Ambiente, società che a sua volta è garantita dalla solidità
del Gruppo Iren che potrà negoziare
con il ceto bancario da posizione qualificata”.
3)
Ricavi da
tariffa per conferimento della Forsu ammontanti tra i 6,3 e i 5,4 €/milioni a seconda della tariffa di
conferimento della linea di trattamento Forsu, la quale potrebbe oscillare tra
i 105,0-90,0 €/ton. e, naturalmente,
a seconda delle quantità effettivamente conferite di Forsu, in questo caso
viene ipotizzato il conferimento massimo pari alla capacità di trattamento
dell’impianto progettato per circa 60.000
ton./anno di Forsu.
In conclusione. L’analisi
sintetica del conto economico operativo annuale e decennale del biodigestore
evidenzia come i ricavi derivanti dalla
vendita dei prodotti tipici della lavorazione (il biometano e il compost) siano “marginali” (pari a 1/3)
rispetto ai ricavi derivanti dagli
incentivi; inoltre, queste due tipologie di ricavi siano “aggiuntivi”
rispetto ai ricavi tipici da
conferimento della Forsu.
Altri post riguardanti il biodigestore:
Piano degli investimenti |
Re.Cos. Spa all’interno
della documentazioneper l’autorizzazione ha presentato una specifica “Relazione sulle componenti economiche e
finanziarie del progetto” che risulta alquanto superficiale e incompleta,
ma che si conclude con un giudizio positivo di “sostenibilità” sulla
realizzazione dell’investimento: “Il progetto
è stato verificato attraverso una analisi
della redditività attualizzata il cui esito consente di avere la
ragionevole evidenza della sostenibilità
nel tempo dell’investimento alla luce dell’equilibrio economico e
finanziario”.
Sinteticamente,
questa relazione evidenzia una struttura
dei costi fissi e variabili, sottesi al ciclo produttivo, ammontante complessivamente
a circa 170 €/ton. (corrispondenti a
10,2 €/milioni se rapportati alla quantità massima lavorabile dal nuovo
impianto di 60.000 ton. di Forsu), quale somma dei seguenti costi:
1) Costi di
gestione
previsti in circa 90 €/ton. per le
seguenti spese: a) Smaltimento di sovvalli e acque reflue; b) Gestione e
manutenzione: - Servizi, - Materiali, - Noleggi, - Carburanti, - Analisi; c)
Energia elettrica; d) Amministrativi e generali: - Assicurazioni, -
Compensazioni, - Spese generali);
2) Costo del
lavoro
calcolato in circa 15 €/ton., in
quanto “è previsto un organico operativo
disponibile di circa 20 unità”;
3) Costi d’uso
del capitale
attestato a circa 65 euro/ton.,
riguardante: - Ammortamento; - Accantonamento; - Remunerazione del capitale
investito.
Ricavi da produzione di biometano |
A
fronte di questi costi esistono i ricavi che Re.Cos. Spa identifica grossolanamente in:
1) Ricavi derivanti dalla vendita del biometano quantificati annualmente in 1,2 €/milioni. Per il calcolo di questi ricavi occorre tener presente che: “il processo di digestione anaerobica permette, stimando una produzione specifica di Biogas di 168 m3 per tonnellata di FORSU conferita in impianto, di produrre circa 10.080.000 m3 di biogas per esercizio. Calcolando una percentuale di circa il 61% della componente CH4 (metano) presente per ogni m3 di biogas e in base alle ore di funzionamento upgrading da biogas a bioCH4, l’impianto produrrà circa 6.055.312 m3 di biometano avanzato. Si prevede di valorizzare la vendita del biometano, per tutta la durata del progetto, alla tariffa di 0,2 euro/m3”.
2) Ricavi dagli incentivi (ex DM del 2/3/2018) sono annualmente pari a 3,6 €/milioni (almeno per i primi 10 anni). Per il calcolo di questa parte incentivante va considerato che il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) rilascia “ai soggetti che immettono il biometano nel sistema di distribuzione un CIC (Certificati di Immissione al Consumo) che corrisponde all’immissione in consumo di un quantitativo di biocarburanti pari a 10 Gcal. (…), nel caso in specie quello prodotto partendo dalla FORSU, il GSE concede ai produttori un numero doppio di certificati a parità di Giga calorie immesse (double counting). Fatto salvo i primi 10 anni, i CIC per il biometano avanzato sono un prodotto di libero mercato, il cui prezzo viene appunto stabilito dal mercato stesso. Gli acquirenti sono i cosiddetti “soggetti obbligati” ovvero coloro che vendono biocombustibili di origine fossile. Il valore di un CIC è di 375 euro”.
1) Ricavi derivanti dalla vendita del biometano quantificati annualmente in 1,2 €/milioni. Per il calcolo di questi ricavi occorre tener presente che: “il processo di digestione anaerobica permette, stimando una produzione specifica di Biogas di 168 m3 per tonnellata di FORSU conferita in impianto, di produrre circa 10.080.000 m3 di biogas per esercizio. Calcolando una percentuale di circa il 61% della componente CH4 (metano) presente per ogni m3 di biogas e in base alle ore di funzionamento upgrading da biogas a bioCH4, l’impianto produrrà circa 6.055.312 m3 di biometano avanzato. Si prevede di valorizzare la vendita del biometano, per tutta la durata del progetto, alla tariffa di 0,2 euro/m3”.
2) Ricavi dagli incentivi (ex DM del 2/3/2018) sono annualmente pari a 3,6 €/milioni (almeno per i primi 10 anni). Per il calcolo di questa parte incentivante va considerato che il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) rilascia “ai soggetti che immettono il biometano nel sistema di distribuzione un CIC (Certificati di Immissione al Consumo) che corrisponde all’immissione in consumo di un quantitativo di biocarburanti pari a 10 Gcal. (…), nel caso in specie quello prodotto partendo dalla FORSU, il GSE concede ai produttori un numero doppio di certificati a parità di Giga calorie immesse (double counting). Fatto salvo i primi 10 anni, i CIC per il biometano avanzato sono un prodotto di libero mercato, il cui prezzo viene appunto stabilito dal mercato stesso. Gli acquirenti sono i cosiddetti “soggetti obbligati” ovvero coloro che vendono biocombustibili di origine fossile. Il valore di un CIC è di 375 euro”.
Il terreno da acquistare per il nuovo impianto |
4)
Ricavi da
tariffa per conferimento del verde
strutturante (sfalci, potature, ecc.) non sono stati quantificati, poiché
dipendono sia dalle quantità conferite a seguito della raccolta differenziata che
dalle quantità eventualmente acquistate (si tratterà di circa 30.000 ton./anno di frazioni vergini da
utilizzate nel ciclo produttivo del compostaggio aerobico); altrettanto non
sono stati quantificati i ricavi
dell’eventuale vendita del materiale
ammendante compostato misto (si tratta di circa 14.300 ton./anno).
Questa
struttura dei ricavi evidenzia come
la produzione e la vendita del biometano per autotrazione, unitamente al
sistema di incentivi (CIC), consenta: “alla
Società di generare un flusso di ricavi incrementale
rispetto alla sola gestione del della FORSU”, ma soprattutto come la parte incentivante costituisca una voce
assai importante (pari a tre volte i ricavi conseguiti dalla vendita del
biometano); inoltre, esiste una parte di ricavi neanche quantificati e che
possono incrementare ulteriormente i margini di guadagno.
Occorre
tener presente che: - mentre la società ACAM
Ambiente Spa è il gestore in house del ciclo integrato dei
rifiuti nella provincia di La Spezia e fornisce i servizi di igiene urbana a un
bacino di circa 205.000 abitanti (raccolta porta a porta, raccolta stradale e
spazzamento e decoro urbano) e di trattamento dei rifiuti attraverso la
gestione di 9 centri di raccolta; - la società Re.Cos. Spa gestisce soltanto gli impianti di valorizzazione e di trattamento
dei rifiuti con centri di raccolta e compostaggio e l’attività di avvio a riciclo
dei materiali differenziati: al già esistente impianto TMB di Saliceti
(trattamento meccanico-biologico per la produzione CDR) e a quello di compostaggio e trasferenza di Boscalino, si affiancherà ora il
nuovo biodigestore
di Saliceti.
In
sostanza, ACAM Ambiente Spa è la
società che raccoglie i rifiuti (facendosi pagare dai Comuni i quali poi si
rivalgono sui propri cittadini attraverso la TARI) per conferirli (pagando la
relativa tariffa) alla società Re.Cos.
Spa; quest’ultima incassa per raccogliere
i rifiuti indifferenziati (per il trattamento nell’impianto TMB) e la Forsu (per il trattamento nell’impianto
di Boscalino e nel nuovo biodigestore di
Saliceti), per poi procedere alla loro lavorazione presso i propri
impianti, ricollocando successivamente i
prodotti lavorati o in discarica, o negli inceneritori, o trasferendoli ad
altri impianti per un successivo riciclaggio, o vendendoli sul mercato (il biometano e il compost) con ulteriori
ricavi.
Questa
divisione operativa tra le due società fa comprendere la logica imprenditoriale di IREN
impostata sulla “Business Unit”. In proposito, occorre precisare che la società Re.Cos. Spa, inizialmente costituita
con un capitale sociale di €
3.516.000,00 interamente versato e ripartito tra i seguenti soci: - ACAM Spa con una quota del 49% del capitale sociale; - il 51% posseduto dall’RTI (costituito tra IREN
Ambiente Spa e Ladurner Srl con
il 25,5% ciascuna), a seguito dell’aggregazione di ACAM con IREN avvenuta
nel mese di aprile 2018, IREN Ambiente
Spa ha incamerato il 49% di ACAM
e ha altresì acquisito il 20,5% del capitale sociale dall’altro socio Ladurner Srl per un corrispettivo pari
a 1,0 €/milioni, raggiungendo così
la quota del 95% del capitale della
società, con il conseguente suo controllo totale e l’inserimento nel perimetro
di consolidamento integrale nel bilancio consolidato del gruppo IREN a partire proprio dal mese di
aprile 2018.
L’organizzazione
della “Business Unit Ambiente” di IREN
mira al controllo integrale dell’attività
di raccolta e smaltimento di rifiuti nel territorio servito per ridurne
i costi di gestione, incrementare i
ricavi e aumentare i margini di
guadagno: a) principalmente attraverso società dislocate nel territorio
servito (IREN Ambiente, operativa in
area Emilia; AMIAT, TRM, ASM Vercelli e REI, operative in area Piemonte; ACAM Ambiente e Re.Cos. operanti in area Liguria); b) lo svolgimento di tutte le attività della filiera di gestione dei rifiuti
urbani (raccolta, selezione, recupero e smaltimento); c) la gestione di un
importante portafoglio clienti a cui fornire i servizi per lo smaltimento di
rifiuti speciali; d) una "completa" dotazione impiantistica costituita principalmente da:
- 3 termovalorizzatori (TRM, a Torino, con circa 533.000 ton. smaltite, PAI, a Parma, con circa 181.000 ton. e Tecnoborgo, a Piacenza, con circa 114.000 ton.); - una nuova discarica,
per rifiuti anche pericolosi, ad esclusione di rifiuti urbani, con sede a
Pianezza (TO); - 154 stazioni ecologiche attrezzate; - 2 discariche attive per
RSU; - 27 impianti di trattamento, selezione, stoccaggio e compostaggio; e) un ampio territorio servito: le
aziende del settore ambientale di IREN servono
165 comuni per un totale di circa 2.320.000
abitanti e quasi 2.300.000
tonnellate di rifiuti gestite nel 2018.
Planimetria del nuovo impianto |
Emerge
il prevalere di logiche organizzative di “Business Unit”, basate su sinergie
operative e degli investimenti rapportate ad una dimensione territoriale molto
più ampia rispetto a quella prettamente provinciale che aveva in precedenza ACAM; conseguentemente, diventa
centrale il “processo di finanziarizzazione” di questo servizio pubblico.
In
questo contesto, “i bisogni” espressi dai cittadini dei singoli territori sono inevitabilmente sacrificati
rispetto al prevalere delle necessità organizzative della “Business Unit” e delle prospettive finanziarie di un Gruppo quotato in borsa e sempre più privatizzato.
Questa
crescente dipendenza dalle logiche finanziarie è la conseguenza
inevitabile dell’aggregazione di ACAM
con IREN a suo tempo chiaramente
prevista e apertamente denunciata … come “una voce che grida nel deserto” …
Euro
Mazzi
Altri post riguardanti il biodigestore:
1) BIODIGESTORE
DI SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”: QUI
Altri post riguardanti questo argomento:
1) SE ACAM PIANGE I COMUNI NON RIDONO … E NOI PAGHIAMO: QUI
2) IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3) IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
4) ACAM: IL VIVACE CONFRONTO SUI SACRIFICI E SULLE TARIFFE: QUI
2) IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3) IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
4) ACAM: IL VIVACE CONFRONTO SUI SACRIFICI E SULLE TARIFFE: QUI
- IREN:
UN GIGANTE CON UN PIEDE PUBBLICO E UNO PRIVATO: QUI
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