sabato 21 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA” (seconda parte)

La realizzazione da parte della società Re.Cos. Spa del nuovo impianto biodigestore anaerobico per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata (Forsu) da realizzare nell’area di Saliceti (nel comune di Vezzano Ligure), per la quale è in corso l’iter autorizzativo, richiederà un investimento di circa 50,6 €/milioni (oltre IVA per circa 5,2 €/milioni).
In particolare, questo investimento è così ripartito: a) per costo dei lavori circa 49,3 €/milioni, di cui circa 42,0 €/milioni solo per la realizzazione dell’impianto e i rimanenti 7,3 €/milioni per spese di mitigazione, sicurezza e opere connesse; b) per spese generali circa 1,3 €/milioni dovute a spese di progettazione, consulenze, accertamenti e collaudo (vedere tabella allegata); in particolare, la società Re.Cos. Spa ha precisato che: “Nel progetto sono previsti investimenti operativi (CapEx) che saranno completamente ammortizzati nell’orizzonte temporale previsto della concessione originale di ReCos (con termine all’anno 2043). I CapEx saranno diretti all’acquisto delle aree da destinare a sedime del sito produttivo oltre che alla realizzazione delle opere civili e tecnologiche a servizio dell’impianto e alle opere connesse per la produzione e la cessione in rete del biometano avanzato”.
Questi investimenti saranno possibili con il ricorso al finanziamento bancario: “Gli investimenti programmati saranno finanziati interamente attraverso un’erogazione di provviste da parte della capogruppo Iren Ambiente, società che a sua volta è garantita dalla solidità del Gruppo Iren che potrà negoziare con il ceto bancario da posizione qualificata”.
Piano degli investimenti
Re.Cos. Spa all’interno della documentazioneper l’autorizzazione ha presentato una specifica “Relazione sulle componenti economiche e finanziarie del progetto” che risulta alquanto superficiale e incompleta, ma che si conclude con un giudizio positivo di “sostenibilità” sulla realizzazione dell’investimento: “Il progetto è stato verificato attraverso una analisi della redditività attualizzata il cui esito consente di avere la ragionevole evidenza della sostenibilità nel tempo dell’investimento alla luce dell’equilibrio economico e finanziario”.
Sinteticamente, questa relazione evidenzia una struttura dei costi fissi e variabili, sottesi al ciclo produttivo, ammontante complessivamente a circa 170 €/ton. (corrispondenti a 10,2 €/milioni se rapportati alla quantità massima lavorabile dal nuovo impianto di 60.000 ton. di Forsu), quale somma dei seguenti costi:
1) Costi di gestione previsti in circa 90 €/ton. per le seguenti spese: a) Smaltimento di sovvalli e acque reflue; b) Gestione e manutenzione: - Servizi, - Materiali, - Noleggi, - Carburanti, - Analisi; c) Energia elettrica; d) Amministrativi e generali: - Assicurazioni, - Compensazioni, - Spese generali);
2) Costo del lavoro calcolato in circa 15 €/ton., in quanto “è previsto un organico operativo disponibile di circa 20 unità”;
3) Costi d’uso del capitale attestato a circa 65 euro/ton., riguardante: - Ammortamento; - Accantonamento; - Remunerazione del capitale investito.
Ricavi da produzione di biometano
A fronte di questi costi esistono i ricavi che Re.Cos. Spa identifica grossolanamente in:
1)   Ricavi derivanti dalla vendita del biometano quantificati annualmente in 1,2 €/milioni. Per il calcolo di questi ricavi occorre tener presente che: “il processo di digestione anaerobica permette, stimando una produzione specifica di Biogas di 168 m3 per tonnellata di FORSU conferita in impianto, di produrre circa 10.080.000 m3 di biogas per esercizio. Calcolando una percentuale di circa il 61% della componente CH4 (metano) presente per ogni m3 di biogas e in base alle ore di funzionamento upgrading da biogas a bioCH4, l’impianto produrrà circa 6.055.312 m3 di biometano avanzato. Si prevede di valorizzare la vendita del biometano, per tutta la durata del progetto, alla tariffa di 0,2 euro/m3”.
2)   Ricavi dagli incentivi (ex DM del 2/3/2018) sono annualmente pari a 3,6 €/milioni (almeno per i primi 10 anni). Per il calcolo di questa parte incentivante va considerato che il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) rilascia “ai soggetti che immettono il biometano nel sistema di distribuzione un CIC (Certificati di Immissione al Consumo) che corrisponde all’immissione in consumo di un quantitativo di biocarburanti pari a 10 Gcal. (…), nel caso in specie quello prodotto partendo dalla FORSU, il GSE concede ai produttori un numero doppio di certificati a parità di Giga calorie immesse (double counting). Fatto salvo i primi 10 anni, i CIC per il biometano avanzato sono un prodotto di libero mercato, il cui prezzo viene appunto stabilito dal mercato stesso. Gli acquirenti sono i cosiddetti “soggetti obbligati” ovvero coloro che vendono biocombustibili di origine fossile. Il valore di un CIC è di 375 euro”.
Il terreno da acquistare per il nuovo impianto
3)   Ricavi da tariffa per conferimento della Forsu ammontanti tra i 6,3 e i 5,4 €/milioni a seconda della tariffa di conferimento della linea di trattamento Forsu, la quale potrebbe oscillare tra i 105,0-90,0 €/ton. e, naturalmente, a seconda delle quantità effettivamente conferite di Forsu, in questo caso viene ipotizzato il conferimento massimo pari alla capacità di trattamento dell’impianto progettato per circa 60.000 ton./anno di Forsu.
4)   Ricavi da tariffa per conferimento del verde strutturante (sfalci, potature, ecc.) non sono stati quantificati, poiché dipendono sia dalle quantità conferite a seguito della raccolta differenziata che dalle quantità eventualmente acquistate (si tratterà di circa 30.000 ton./anno di frazioni vergini da utilizzate nel ciclo produttivo del compostaggio aerobico); altrettanto non sono stati quantificati i ricavi dell’eventuale vendita del materiale ammendante compostato misto (si tratta di circa 14.300 ton./anno).
Questa struttura dei ricavi evidenzia come la produzione e la vendita del biometano per autotrazione, unitamente al sistema di incentivi (CIC), consenta: “alla Società di generare un flusso di ricavi incrementale rispetto alla sola gestione del della FORSU”, ma soprattutto come la parte incentivante costituisca una voce assai importante (pari a tre volte i ricavi conseguiti dalla vendita del biometano); inoltre, esiste una parte di ricavi neanche quantificati e che possono incrementare ulteriormente i margini di guadagno.
Occorre tener presente che: - mentre la società ACAM Ambiente Spa è il gestore in house del ciclo integrato dei rifiuti nella provincia di La Spezia e fornisce i servizi di igiene urbana a un bacino di circa 205.000 abitanti (raccolta porta a porta, raccolta stradale e spazzamento e decoro urbano) e di trattamento dei rifiuti attraverso la gestione di 9 centri di raccolta; - la società Re.Cos. Spa gestisce soltanto gli impianti di valorizzazione e di trattamento dei rifiuti con centri di raccolta e compostaggio e l’attività di avvio a riciclo dei materiali differenziati: al già esistente impianto TMB di Saliceti (trattamento meccanico-biologico per la produzione CDR) e a quello di compostaggio e trasferenza di Boscalino, si affiancherà ora il nuovo biodigestore di Saliceti.
In sostanza, ACAM Ambiente Spa è la società che raccoglie i rifiuti (facendosi pagare dai Comuni i quali poi si rivalgono sui propri cittadini attraverso la TARI) per conferirli (pagando la relativa tariffa) alla società Re.Cos. Spa; quest’ultima incassa per raccogliere i rifiuti indifferenziati (per il trattamento nell’impianto TMB) e la Forsu (per il trattamento nell’impianto di Boscalino e nel nuovo biodigestore di Saliceti), per poi procedere alla loro lavorazione presso i propri impianti, ricollocando  successivamente i prodotti lavorati o in discarica, o negli inceneritori, o trasferendoli ad altri impianti per un successivo riciclaggio, o vendendoli sul mercato (il biometano e il compost) con ulteriori ricavi.
Questa divisione operativa tra le due società fa comprendere la logica imprenditoriale di IREN impostata sulla “Business Unit”. In proposito, occorre precisare che la società Re.Cos. Spa, inizialmente costituita con un capitale sociale di € 3.516.000,00 interamente versato e ripartito tra i seguenti soci: - ACAM Spa con una quota del 49% del capitale sociale; - il 51% posseduto dall’RTI (costituito tra IREN Ambiente Spa e Ladurner Srl con il 25,5% ciascuna), a seguito dell’aggregazione di ACAM con IREN avvenuta nel mese di aprile 2018, IREN Ambiente Spa ha incamerato il 49% di ACAM e ha altresì acquisito il 20,5% del capitale sociale dall’altro socio Ladurner Srl per un corrispettivo pari a 1,0 €/milioni, raggiungendo così la quota del 95% del capitale della società, con il conseguente suo controllo totale e l’inserimento nel perimetro di consolidamento integrale nel bilancio consolidato del gruppo IREN a partire proprio dal mese di aprile 2018.
L’organizzazione della “Business Unit Ambiente” di IREN mira al controllo integrale dell’attività di raccolta e smaltimento di rifiuti nel territorio servito per ridurne i costi di gestione, incrementare i ricavi e aumentare i margini di guadagno: a) principalmente attraverso società dislocate nel territorio servito (IREN Ambiente, operativa in area Emilia; AMIAT, TRM, ASM Vercelli e REI, operative in area Piemonte; ACAM Ambiente e Re.Cos. operanti in area Liguria); b) lo svolgimento di tutte le attività della filiera di gestione dei rifiuti urbani (raccolta, selezione, recupero e smaltimento); c) la gestione di un importante portafoglio clienti a cui fornire i servizi per lo smaltimento di rifiuti speciali; d) una "completa" dotazione impiantistica costituita principalmente da: - 3 termovalorizzatori (TRM, a Torino, con circa 533.000 ton. smaltite, PAI, a Parma, con circa 181.000 ton. e Tecnoborgo, a Piacenza, con circa 114.000 ton.); - una nuova discarica, per rifiuti anche pericolosi, ad esclusione di rifiuti urbani, con sede a Pianezza (TO); - 154 stazioni ecologiche attrezzate; - 2 discariche attive per RSU; - 27 impianti di trattamento, selezione, stoccaggio e compostaggio; e) un ampio territorio servito: le aziende del settore ambientale di IREN servono 165 comuni per un totale di circa 2.320.000 abitanti e quasi 2.300.000 tonnellate di rifiuti gestite nel 2018.
Planimetria del nuovo impianto
In conclusione. L’analisi sintetica del conto economico operativo annuale e decennale del biodigestore evidenzia come i ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti tipici della lavorazione (il biometano e il compost) sianomarginali (pari a 1/3) rispetto ai ricavi derivanti dagli incentivi; inoltre, queste due tipologie di ricavi siano “aggiuntivi” rispetto ai ricavi tipici da conferimento della Forsu.
Emerge il prevalere di logiche organizzative di “Business Unit”, basate su sinergie operative e degli investimenti rapportate ad una dimensione territoriale molto più ampia rispetto a quella prettamente provinciale che aveva in precedenza ACAM; conseguentemente, diventa centrale il “processo di finanziarizzazione” di questo servizio pubblico.
In questo contesto, “i bisogni” espressi dai cittadini dei  singoli territori sono inevitabilmente sacrificati rispetto al prevalere delle necessità organizzative della “Business Unit” e delle prospettive finanziarie di un Gruppo quotato in borsa e sempre più privatizzato.
Questa crescente dipendenza dalle logiche finanziarie è la conseguenza inevitabile dell’aggregazione di ACAM con IREN a suo tempo chiaramente prevista e apertamente denunciata … come “una voce che grida nel deserto” …
 
Euro Mazzi  

Altri post riguardanti il biodigestore:
1) BIODIGESTORE DI SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”:  QUI
Altri post riguardanti questo argomento:
1)   SE ACAM PIANGE I COMUNI NON RIDONO … E NOI PAGHIAMO: QUI
2)   IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3)   IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
4)   ACAM: IL VIVACE CONFRONTO SUI SACRIFICI E SULLE TARIFFE: QUI
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