sabato 24 ottobre 2020

ENNESIMO RECORD PER IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (decima parte)

La pandemia da covid-19 sta nuovamente sviluppandosi, dopo un periodo di calo avvenuto nell’estate, ha avuto una recrudescenza già ad agosto, in espansione a settembre e in progressivo sviluppo a ottobre; insomma, il virus non se n’è mai andato, anzi la preoccupazione ora è maggiore poiché generalmente in autunno e inverno ci sono le condizioni migliori per una maggiore diffusione del virus. Fortunatamente all’aumento dei casi positivi giornalieri corrisponde una mortalità, un ricorso ai ricoveri in terapia intensiva e alla ospedalizzazione relativamente più bassi.
Occorre, dunque, maggiore consapevolezza e una più grande prudenza nei comportamenti, poiché è urgente limitare la progressione della curva dei contagi, in quanto letalità e morbosità dipendono dall’incidenza cumulativa di nuovi casi e, soprattutto, bisogna evitare che il sistema sanitario perda di efficienza e di efficacia nelle cure delle varie malattie.
In questa cornice di crescente preoccupazione sull’emergenza sanitaria, non andrebbero trascurati i negativi segnali che provengono dall’economia italiana: la Banca d'Italia ha comunicato che al 31/8/2020 il debito pubblico aveva sfiorato i 2.579 €/miliardi, in notevole aumento (+115 €/miliardi) rispetto ai 2.464 €/miliardi del 31/12/2019; dunque si tratta di un nuovo (ennesimo) record (vedere grafico a lato).
Anche la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) prevede questa forte espansione del debito pubblico: “il rapporto fra debito lordo della PA e PIL è risultato pari al 134,4 per cento nel 2018 e al 134,6 per cento nel 2019. Nel 2020, la forte espansione di bilancio, l’inedita caduta del PIL nominale e l’impatto di alcune operazioni finanziarie spingeranno il rapporto debito/PIL al 158,0 per cento” (NADEF 2020, pag. 8).
Del resto, l’entità della spesa pubblica contenuta nei vari provvedimenti/decreti emanati per contrastare gli effetti della pandemia erano notevoli: “Nel complesso, l’impatto sull’indebitamento netto del 2020 del pacchetto adottato dal Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19 raggiunge i 100 miliardi, pari a 6,1 punti percentuali del PIL” (NADEF 2020, pag. 56).
Nella NADEF vengono indicate alcune cause di questa forte espansione del debito pubblico
- la riduzione del PIL: “gli effetti della grave emergenza sanitaria causata dall’epidemia da Covid-19, che ha determinato una contrazione del PIL reale per l’anno in corso stimata ora al 9 per cento” (NADEF 2020, pag. 55); 
- ma soprattutto la riduzione delle entrate: “Dal lato delle entrate, il gettito tributario è atteso calare dell’8,1 per cento nel 2020 anche a causa del posticipo delle scadenze di versamento, e in alcuni casi della cancellazione degli oneri fiscali a carico delle famiglie e delle imprese”(NADEF 2020, pag. 56); 
- con un contemporaneo aumento della spesa pubblica: “Le proiezioni della spesa pubblica stimano una crescita della spesa primaria, ovvero della spesa totale al netto degli interessi, dell’11,7 per cento per l’anno in corso (…) La spesa corrente primaria in rapporto al PIL salirà al 50,4 per cento nel 2020” (NADEF 2020, pag. 57).
Le previsioni aggiornate dal Governo prevedono conseguentemente un deficit di bilancio in aumento nel 2020 al 10,8% del PIL (+1,6% rispetto al 2019): “L’aumento del deficit sarebbe il risultato di un peggioramento del saldo primario equivalente ad oltre 9 punti percentuali di PIL (da +1,8 a -7,3 per cento del PIL) e di un incremento della spesa per interessi dal 3,4 per cento del PIL nel 2019 al 3,5 per cento nel 2020 – aumento peraltro dovuto unicamente alla fortissima caduta del PIL, giacché in termini nominali i pagamenti per interessi sono stimati in diminuzione di quasi 2 miliardi in confronto all’anno scorso” (NADEF 2020, pag. 7).
Peraltro, questa diminuzione della spesa relativa agli interessi sul debito pubblico è dovuto anche all’intervento della BCE attraverso una politica monetaria espansiva, il programma di acquisto di titoli pubblici e privati per l’emergenza pandemica (Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP con una dotazione di 1.350 €/miliardi) e il piano di acquisti di titoli (APP di 20 €/miliardi mensili). Inoltre, l’intervento forte e senza precedenti della BCE ha permesso una adeguata stabilizzazione dei mercati finanziari, impedendo fino ad oggi operazioni speculative sul debito pubblico italiano.
In conclusione.
Le conseguenze della pandemia Covid-19 si stanno ripercuotendo sull’economia italiana, così come su quella di ogni Paese, con un impatto senza precedenti rispetto alle crisi degli ultimi decenni; è una crisi, di cui non si conoscono ancora a fondo né i confini e né la durata, ma sicuramente le conseguenze saranno gravi.
Per comprendere la gravità di un rapporto al 158% tra debito pubblico/PIL basta ricordare che nella storia italiana questo livello era stato già raggiunto solo dopo la prima guerra mondiale (nel 1919 con il 158,8%).
In questo scenario occorrerebbe consapevolezza diffusa e senso di responsabilità … merce rara soprattutto nell’attuale classe politica italiana; per esempio, la stessa NADEF appare generica e priva di concrete proposte, limitandosi ad un puro auspicio: “L’obiettivo di più lungo termine è di riportare il debito della PA al disotto del livello pre-Covid-19 entro la fine del decennio tramite un ulteriore miglioramento del saldo primario e il mantenimento di un trend di crescita dell’economia nettamente superiore a quello del passato decennio” (NADEF 2020, pag. 16).
Più preoccupato appare il Governatore della Banca d’Italia: “L'Italia è l’unico Paese in cui il tasso di interesse sul debito pubblico, cioè l’onere, supera il tasso di crescita: è un problema” (Il Messaggero del 19/6/2020).
In proposito,  anche se l’agenzia di rating S&P ha lievemente migliorato il proprio giudizio rialzando: “l’outlook dell’Italia da 'negativo' a 'stabile' e confermato il rating sovrano, mantenendolo a 'BBB', due gradini sopra il livello speculativo (da BB in giù), definito appunto "junk" (spazzatura)
 il giudizio complessivo è alquanto preoccupato, poiché la pandemia covid-19: ha colpito duramente l’economia italiana; secondo le nostre proiezioni, il Pil non tornerà ai livelli del 2019 fino al 2023 (…) La previsione, in linea con i numeri della Nadef, è che il Pil cada del 9% quest'anno e risalga del 6,4% il prossimo, al netto delle seconda ondata Covid di questi giorni che rappresenta un rischio al ribasso (…) le difese erette a livello europeo mettono al riparo anche un grande debito pubblico come quello italiano, atteso a sfiorare il 160% del Pil quest’anno” (La Repubblica del 23/10/2020).
Ci vorrà molto tempo per far rientrare il debito ai livelli pre-covid; per mantenere sostenibile il debito pubblico italiano occorrerà fare riforme utili ed efficaci e promuovere una costante crescita economica così da aprire a una riduzione del rapporto debito/PIL ottenuta soprattutto con un aumento del PIL e non con più tasse.
Senza una crescita sostenuta e prolungata nel tempo il futuro merito creditizio di ciascun Paese verrà messo in discussione (... e saranno guai seri) rendendoli vulnerabili agli shock esterni di crescita e/o di fiducia e alla speculazione.
Siamo drammaticamente ad un bivio … va trovata una  valida soluzione prima che sia troppo tardi.

 Euro Mazzi


PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle problematiche relative alla crisi economica e finanziaria che da anni interessa l’Italia nel contesto europeo.

Post sulle conseguenze della pandemia:
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