La
diffusione della pandemia Covid-19 ha riportato
inevitabilmente in primo piano i problemi del funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), le differenze tra i vari sistemi
sanitari regionali in termini di efficienza ed efficacia, nonché la centralità della
sanità pubblica rispetto a quella privata.
Inevitabilmente
si è sviluppato un dibattito riguardante l’ammontare della spesa sanitaria e i “tagli”
applicati nel tempo al settore, con tesi oscillanti e diversificate, ma
accumunate da un giudizio generalmente negativo.
Molti
commentatori hanno sottolineato come la sanità sia stata da tempo considerata “un peso finanziario da alleggerire”, condannando
pesantemente i conseguenti “tagli”
a ospedali, ambulatori, consultori, ma anche a medici, infermieri,
professionisti e ricercatori sanitari.
Altri
hanno emesso giudizi più articolati e documentati, come per esempio questo: “Nell’ultimo decennio tutti i Governi hanno
contribuito a sgretolare il Servizio
Sanitario Nazionale. Il finanziamento pubblico alla sanità ha subìto un taglio di 37
miliardi di euro: circa 25 miliardi
tra il 2010 e il 2015; oltre 12
miliardi nel 2015-2019. L’Italia si trova al di sotto della media Ocse in questo senso: tra il 2009 e il 2018
l’incremento percentuale della spesa
sanitaria pubblica si è attestato al 10%,
contro il 37% degli altri paesi”
(N.
Cartabellotta, Fondazione GIMBE, del 3/3/2020).
Altre analisi hanno evidenziato i “tagli” organizzativi: “Un calo di risorse che ha riguardato sia le infrastrutture che il personale e che oggi, con un sistema sanitario sotto stress, appare ancora più drammatico. Le strutture ospedaliere sono state ridotte del 30 per cento circa negli ultimi dieci anni” (E.R. Ortigosa del 7/3/2020); ma altri hanno contestato il legame tra “tagli” alla spesa sanitaria e la riduzione del numero di ospedali e di posti letto, poiché queste ultime riduzioni hanno un trend in atto da almeno 25 anni (anche se negli ultimi 10 anni il numero di ospedali è diminuito da circa 1.200 a circa 1.000 e i posti letto sono diminuiti da circa 225 mila a circa 191 mila); queste riduzioni comunque non sono coincise temporalmente con una diminuzione della spesa sanitaria: “La riduzione dei posti letto e del numero di ospedali è una scelta che prescinde dalle politiche di riduzione della spesa pubblica per la sanità, come suggerisce l’andamento della spesa in questione. Affonda invece le sue radici nella scelta della deospedalizzazione da un lato e della maggiore assistenza domiciliare per i malati”(AGI del 14/3/2020). Quindi queste riduzioni di ospedali e posti letto sono il frutto di scelte organizzative (ridurre le ospedalizzazioni, aumentare l’assistenza domiciliare, potenziare le reti territoriali di laboratori, centri specializzati in prestazioni in day hospital, case di cura per anziani, ecc.) piuttosto che di reali “tagli” della spesa pubblica.
Altre analisi hanno evidenziato i “tagli” organizzativi: “Un calo di risorse che ha riguardato sia le infrastrutture che il personale e che oggi, con un sistema sanitario sotto stress, appare ancora più drammatico. Le strutture ospedaliere sono state ridotte del 30 per cento circa negli ultimi dieci anni” (E.R. Ortigosa del 7/3/2020); ma altri hanno contestato il legame tra “tagli” alla spesa sanitaria e la riduzione del numero di ospedali e di posti letto, poiché queste ultime riduzioni hanno un trend in atto da almeno 25 anni (anche se negli ultimi 10 anni il numero di ospedali è diminuito da circa 1.200 a circa 1.000 e i posti letto sono diminuiti da circa 225 mila a circa 191 mila); queste riduzioni comunque non sono coincise temporalmente con una diminuzione della spesa sanitaria: “La riduzione dei posti letto e del numero di ospedali è una scelta che prescinde dalle politiche di riduzione della spesa pubblica per la sanità, come suggerisce l’andamento della spesa in questione. Affonda invece le sue radici nella scelta della deospedalizzazione da un lato e della maggiore assistenza domiciliare per i malati”(AGI del 14/3/2020). Quindi queste riduzioni di ospedali e posti letto sono il frutto di scelte organizzative (ridurre le ospedalizzazioni, aumentare l’assistenza domiciliare, potenziare le reti territoriali di laboratori, centri specializzati in prestazioni in day hospital, case di cura per anziani, ecc.) piuttosto che di reali “tagli” della spesa pubblica.
Si
tratta di tesi e di impostazioni differenti su questioni complesse e assai
articolate e, pertanto, è utile avviare un approfondimento.
La
gran parte del dibattito si sofferma prevalentemente sul finanziamento statale della
spesa sanitaria (che rappresenta una
quota del 55,4% del totale),
dimenticando come la spesa complessiva sia nettamente superiore; infatti, la
spesa per la salute in Italia nel 2017 è stata complessivamente pari a 204,0 €/miliardi, così articolata:
a)
la spesa sanitaria vera e propria è
stata pari a 154,9 €/miliardi, a sua
volta costituita da 113,1 €/miliardi
di finanziamento statale e da 41,8 €/miliardi di spesa privata; quest’ultima
si suddivide in 35,9 €/miliardi a carico delle famiglie e in
5,8 €/miliardi intermediati da fondi/polizze sanitarie.
b)
la
spesa sociale di interesse sanitario è stata pari a 41,8 €/miliardi, di cui
32,7 €/miliardi di spesa pubblica (provvidenze erogate dall’INPS) e 9,1 €/miliardi di spesa delle famiglie.
c)
la
spesa fiscale sanitaria è stata pari a 7,2 €/miliardi per deduzioni
e detrazioni di imposta dal reddito delle persone fisiche per spese sanitarie (3,8 €/miliardi) e per contributi versati a fondi sanitari integrativi (3,3 €/miliardi).
Dunque,
manca ancora un’analisi complessiva della spesa
sanitaria nella sua completa articolazione (che rimandiamo ad altri post);
in questo post ci limiteremo ad alcune osservazioni sui problemi connessi al solo
finanziamento statale.
In
merito, occorre precisare, come la spesa
sanitaria in termini assoluti sia cresciuta quasi costantemente negli
ultimi 20 anni, passando da 71,3 €/miliardi
del 2001 a 114,5 €/miliardi del 2019;
per il 2020 il SSN viene finanziato complessivamente con 116,5 €/miliardi, di questi sono stati ripartiti tra le Regioni 113,3 €/miliardi per il fabbisogno
sanitario standard e per le quote di premialità (0,3 €/miliardi).
Dunque,
è evidente l’incremento costante nel
periodo 2001-2020 del finanziamento statale al Fondo Sanitario Nazionale anche
se questo incremento ha avuto una dinamica differenziata nel tempo: “Il finanziamento sanitario a carico dello
Stato ha registrato un andamento di vivace
crescita fino al 2008, cui è seguito un periodo di rallentamento della dinamica di incremento e con una flessione di segno negativo tra il 2011
e il 2013” (Corte Conti, delibera 13/2019, pag. 57).
Questi
dati evidenziano come non si possa parlare di “tagli”
diretti alla spesa sanitaria, (eccetto per il 2011-2013 per ragioni di
congiuntura economica); il MEF evidenzia come si sia trattato di “contenimento
della dinamica della spesa sanitaria”
che ha rallentato la costante crescita della spesa sanitaria: “La dinamica della spesa sanitaria corrente
di CN ha subito nel tempo un forte
rallentamento. A fronte di un tasso di crescita medio annuo del 6,4% nel quadriennio 2003-2006, il
tasso di crescita del quinquennio successivo scende all’1,8%. Tale andamento si è ulteriormente consolidato nel periodo
2012-2018, dove la spesa sanitaria registra un tasso di variazione medio annuo
pari allo 0,4%” (Il Monitoraggio della Spesa Sanitaria 2019, pag. 8).
La
Fondazione Gimbe ha evidenziato,
invece, un sostanziale “definanziamento” della spesa sanitaria dovuta al combinarsi di
due fenomeni:
a)
il mancato adeguamento all’inflazione,
cioè l’incremento annuo dei finanziamenti statali in termini reali si sono di
fatto ridotti perché non hanno tenuto il passo con l’aumento dei prezzi, riducendo
la spesa sanitaria di anno in anno in termini reali (pur aumentandola per
importo nominale); per esempio: “Nel
decennio 2010-2019 il finanziamento pubblico del SSN è aumentato
complessivamente di 8,8 miliardi di euro
crescendo in media dello 0,9 per cento
annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07 per cento” (Fondazione
Gimbe del pag. 3).
b)
i mancati aumenti alla spesa sanitaria
preventivati per mantenere e adeguare il sistema sanitario alle problematiche attuali; ad esempio, per
sostenere l’assistenza della popolazione anziana (invecchiamento: gli over
65 sono aumentati di quasi un terzo, passando da 10,6 a 13,7 milioni), poiché “Si
calcola che ognuno di loro costi in media al servizio sanitario quasi il doppio
rispetto a un giovane. Se vogliamo mantenere l’attuale qualità di servizi
sanitari, quindi, la spesa in futuro è destinata ad aumentare” (Post del 15/3/2020).
L’Osservatorio sui Conti Pubblici
Italiani ha introdotto nel dibattito alcune interessanti osservazioni
incentrate sull’andamento della spesa
sanitaria in rapporto al Pil per la sua caratteristica “ad U
rovesciata”, in quanto: “Partita
da circa il 5,5 per cento nel 2000,
ha raggiunto un picco del 7,1 per cento
nel 2009 per poi riscendere fino ai 6,5
punti percentuali registrati nel 2018. Dunque, in rapporto al Pil, nel 2018
la spesa è tornata ad un valore
comparabile con quello del 2005 e comunque di un punto superiore a quello
del 2000”(Luca Gerotto, L’evoluzione della spesa sanitaria, 14/3/2020).
Questo calo in termini reali della spesa
è derivato da almeno due fattori: “Il
primo è che il rallentamento della
crescita del Pil ha costretto il legislatore a ridurre la crescita del finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale
(SSN). Il secondo è che la spesa
sanitaria tendeva a crescere anche a causa di disavanzi elevati riscontrati
in diversi Servizi Sanitari Regionali (SSR), e che dal 2007 in avanti queste
regioni sono state, ed alcune sono tuttora, soggette a dei piani di rientro
finanziari” ”(Luca Gerotto, L’evoluzione della spesa sanitaria, 14/3/2020).
Infine, l’Osservatorio ha evidenziato
come la spesa sanitaria, pur non calata
in termini nominali negli ultimi anni, abbia modificato notevolmente la sua composizione interna, in particolare
per due voci: la spesa per i redditi da
lavoro dipendente e quella per consumi
intermedi.
Il
“definanziamento”
pubblico degli ultimi anni ha gravato prevalentemente sul personale sanitario
dipendente e convenzionato: “Nel 2002,
infatti, la spesa per redditi da lavoro
dipendente costituiva il 35% del
totale; nel 2018 pesava solo per il 30%.
Per questa voce si è verificato un calo anche in termini nominali: rispetto al
picco di 36,7 miliardi, registrato
nel 2010, nel 2018 si era scesi a 34,8
miliardi. Questa diminuzione, sia in termini percentuali che nominali, è
stata la conseguenza del congelamento
degli stipendi della pubblica amministrazione, che negli anni precedenti
erano cresciuti molto di più degli stipendi privati, e del blocco del turnover, in particolar modo in quelle regioni soggette
a piani di rientro” ” (Luca Gerotto, L’evoluzione
della spesa sanitaria, 14/3/2020).
Sono,
invece, cresciuti notevolmente i consumi
intermedi (in particolare le
voci relative a farmaci ed emoderivati e dispositivi medici, ma anche manutenzioni
e godimento di beni di terzi e servizi appaltati): “questi nel 2002 valevano il 20,3
per cento, mentre nel 2018 è stato toccato il 29,8 per cento; la crescita è stata rallentata negli ultimi anni
dalle manovre di contenimento della spesa sanitaria per beni e servizi varate
fra il 2011 ed il 2013. Tale aumento è dovuto principalmente all’aumento della spesa per prodotti farmaceutici
(passati dal 3,3 al 10,1 per cento). A sua volta, tale
crescita è dovuta in parte all’acquisto di costosi farmaci innovativi ed in parte ad una rimodulazione della spesa,
passata dalla farmaceutica convenzionata
(scesa nello stesso arco di tempo dal 15,0
al 6,5 per cento) a, per l’appunto, l’acquisto diretto dei prodotti
farmaceutici. Questo implica che alcuni farmaci vengono acquistati
attraverso un canale diverso, e quindi contabilizzati in modo diverso. A questo
fenomeno si è aggiunta una crescita delle altre componenti dei consumi
intermedi slegati dalla spesa farmaceutica, che sono passati dal 17,0 al 19,7
per cento” (Luca Gerotto, L’evoluzione della spesa sanitaria, 14/3/2020).
Anche
il MEF concorda sull’importanza crescente di quest’ultima voce: “Deve rilevarsi, peraltro, che l’andamento
complessivo dell’aggregato sconta la dinamica della componente dei prodotti
farmaceutici acquistati direttamente dalle aziende sanitarie, che registra
tassi di crescita sostenuti sia a seguito della continua introduzione di
costosi farmaci innovativi (specie in campo oncologico) sia per effetto delle
politiche di incentivazione della distribuzione diretta dei farmaci attuate in
diversi SSR, con conseguente rimodulazione della spesa, dalla farmaceutica
convenzionata ai prodotti farmaceutici” (Il
Monitoraggio della Spesa Sanitaria 2019, pag. 8).
Quest’ultima
osservazione apre uno scenario ancora più vasto, importante e particolarmente
attuale: l’incremento costante del costo
di gestione delle malattie derivante dall’evoluzione nelle strategie di
cura delle malattie e nei percorsi di assistenza e cura dei pazienti (studi a
livello biologico dei processi fisiopatologici, sviluppo di strumenti di
ausilio nella diagnosi, progresso delle biotecnologie, produzione di nuovi
farmaci da molecole di sintesi chimica, medicinali biologici e terapie avanzate,
ecc.).
Per
far fronte a questi incrementi di spesa basterebbe ridimensionare gli sprechi e le inefficienze che,
annidandosi a tutti i livelli, erodono le già limitate risorse del SSN; l’impatto
degli sprechi sulla spesa sanitaria pubblica nel 2017 è stato stimato in 21,5 €/miliardi, così ripartiti: - 6,4 €/miliardi da sovra-utilizzo di
servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate; - 4,7 €/miliardi derivanti da frodi e
abusi; - 2,1 €/miliardi provenienti da acquisti a costi eccessivi; - 3,2 €/miliardi per sotto-utilizzo di
servizi e prestazioni efficaci e appropriate; - 2,3 €/miliardi
da inefficienze amministrative; - 2,5 €/miliardi
a causa dell’inadeguato coordinamento dell’assistenza.
Davanti
all’emergenza odierna occorre operare per assicurare la massima tutela della
salute e della vita; dopo però bisognerà affrontare le problematiche legate al
buon funzionamento della sanità pubblica, riaffermando la sua centralità e rivendicando
una migliore capacità di garantire cure adeguate ed efficace per tutti; mettere
la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma
anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali; ricercare la sostenibilità
economica e finanziaria del SSN non
come fine assoluto (“i tagli”), ma in relazione con altre
componenti (come ad esempio: ottimizzare l’uso di risorse definite e scarse; la
riduzione degli sprechi e delle inefficienze, reinvestendo le risorse
recuperate in servizi essenziali e innovazioni; finanziare la ricerca clinica e
organizzativa; programmare il fabbisogno e la formazione del personale; ecc.).
Ci
vorrà del tempo perché i problemi sono molti, complessi e articolati, ma servono soluzioni efficaci e scelte politiche future precise
e più responsabili.
Euro
Mazzi
2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
3) SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO: QUI
4) NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO …: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:
Altri post su questi argomenti:
1) SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
UNA CONVENZIONE SUPERFICIALE, IL RISCHIO DI UN FLOP SUI SERVIZI SOCIALI: QUI
Altri post sui problemi dei servizi sociali:
- APPROSSIMAZIONE AMMINISTRATIVA NELLA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI: QUI
- SERVIZI SOCIALI A CASTELNUOVO MAGRA … INIZIAMO A METTERE ORDINE E POI VERIFICHIAMO: QUI
- BILANCIO 2017: servizi sociali tra opacità e poche risorse: QUI
- UN COMUNE CHE NON SA COME SPENDERE LE MOLTE RISORSE A DISPOSIZIONE: QUI
PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema
Sanitario Nazionale, Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”,
nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale
importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri
assistiti.
2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
3) SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO: QUI
4) NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO …: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI
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1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
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1) SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
UNA CONVENZIONE SUPERFICIALE, IL RISCHIO DI UN FLOP SUI SERVIZI SOCIALI: QUI
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