La
diffusione del Coronavirus è prioritariamente un problema sanitario, ma sta
determinando sostanziosi cambiamenti nella vita sociale e comincia ad incidere
negativamente sull’andamento economico complessivo, mettendo in crisi alcuni
settori, tra i quali emerge il crollo del comparto turistico (proprio all’inizio
del periodo estivo, quello cioè più florido dell’anno).
Eppure
fino a poche settimane fa, le prospettive del settore turistico non erano
negative, mentre quelle per il settore delle crociere erano assai buone.
Per
esempio, ad aprile 2019 le stime di crescita del 2019 prevedevano 11.911.000 passeggeri movimentati nei
porti italiani (+7,13% rispetto al
2018), con toccate nave pari a 4.860
unità, con 149 navi in transito
nelle acque italiane in rappresentanza di 46
compagnie di navigazione; venivano stimate per il 2020 circa 12,8 milioni di passeggeri (+7,8% sul 2019) e con un impatto
economico sul territorio pari a circa 16
€/miliardi; ma ora tutto è cambiato: “Da
poco più di una settimana, però, c’è stata un’ondata di disdette che ha
riguardato circa il 50% delle
prenotazioni già effettuate. Più alta è invece la quantità di cancellazioni
pervenute alle compagnie di traghetti che operano nelle cosiddette Autostrade
del Mare, si supera il 55%, per
arrivare oltre il 60% sulle linee di
corto raggio che collegano le isole minori” (dichiarazione Assarmatori del
6/3/2020).
Il numero crescente di disdette di prenotazioni ha interessato sia il ramo ricettivo, che quello dei viaggi; alcune Cruise lines avrebbero già deciso di ridimensionare o sospendere viaggi e attività turistiche in alcune aree come forma di prevenzione e di controllo; si teme non solo il drastico taglio degli arrivi dei turisti esteri, ma anche degli spostamenti interni (basti pensare al blocco delle gite scolastiche che muove un business di oltre 300 €/milioni); tutte le destinazioni turistiche, sia quelle strutturalmente più apprezzate dai turisti internazionali, che quelle minori si stanno fermando o sono già “bloccate”.
Altri post sull’argomento:
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Il numero crescente di disdette di prenotazioni ha interessato sia il ramo ricettivo, che quello dei viaggi; alcune Cruise lines avrebbero già deciso di ridimensionare o sospendere viaggi e attività turistiche in alcune aree come forma di prevenzione e di controllo; si teme non solo il drastico taglio degli arrivi dei turisti esteri, ma anche degli spostamenti interni (basti pensare al blocco delle gite scolastiche che muove un business di oltre 300 €/milioni); tutte le destinazioni turistiche, sia quelle strutturalmente più apprezzate dai turisti internazionali, che quelle minori si stanno fermando o sono già “bloccate”.
In
pochissimo tempo la situazione è precipitata e i danni al settore turistico e all’indotto si profilano come
notevoli, mentre non sarà facile recuperare in breve tempo il danno d’immagine.
Una
prima stima dell’Istituto Demoskopika prevedeva
già una riduzione della spesa turistica di ben 4,5 €/miliardi (-5% del
fatturato turistico), con circa 5
milioni di turisti che rinuncerebbero all’Italia come destinazione
turistica per la loro vacanza nel 2020 (pari a circa 14,6 milioni di pernottamenti); si tratta di una stima già superata
dai fatti, poiché con l’allungamento dei tempi e l’allargamento delle are in
emergenza sanitaria i danni economici sono destinati a crescere e le stime sullo sviluppo futuro saranno
inevitabilmente tutte indirizzate al peggioramento (Ansa 4/2/2020).
Del
resto, l’incidenza del turismo sull’economia italiana è notevole, come
evidenziato da questi pochi dati (tra i tanti possibili): - nel 2018 il
contributo diretto del turismo al PIL dell’Italia è ammontato a 99 €/miliardi (pari a circa il 6%), mentre il peso indiretto è arrivato
a 232,2 €/miliardi (circa il 13,2%), fatturato originato per l’80% dai viaggi di piacere e per il 20% da viaggi d’affari; - la sola voce
“Alloggio e ristorazione” registra
un’occupazione di circa 1,5 milioni di
addetti; - gli esercizi ricettivi sono circa 216mila, le agenzie di viaggio sono circa 12mila; - nel 2017 l’Italia ha fatto registrare 210,7 milioni di presenze di non residenti, contro i 305,9 milioni della Spagna e i 213,4 milioni del Regno Unito.
Non
va dimenticato, comunque, che già nel 2019 si erano registrati alcuni dati
negativi anche se limitati al turismo degli italiani per le difficoltà economiche delle famiglie
legate alla grave crisi economica ancora in atto, per le cattive condizioni
meteo, ma anche per una maggiore competizione e per le tensioni internazionali:
“i viaggi dei residenti in Italia nel
2019 sono stati 71 milioni e 883 mila
(411 milioni e 155 mila pernottamenti) con una flessione
sull’anno precedente che interrompe la ripresa iniziata nel 2016. In calo sia
le vacanze (-8,4%) sia i viaggi di
lavoro (-12%). In estate, il 37,8% della popolazione fa almeno una
vacanza. Il 76,2% dei viaggi ha come
destinazione una località italiana (-12,8%
sul 2018), il 23,8% è diretto
all’estero (…) «Un 2019 peggiore delle attese e un 2020 che
rischia di segnare un ulteriore rallentamento a causa della vicenda coronavirus
(…)». Dice così il presidente di Assoturismo” (Il
Sole 24 ore del 10/2/2020).
Insomma,
sta emergendo un grave problema per l’economia nazionale, ma anche per i conti
pubblici, poiché per esempio la circostanza che le navi restino “bloccate”
o “saltino”
gli scali italiani determinerà infatti un calo
sensibile del gettito erariale derivante da dazi o da altre imposte sulle
merci (ad es. la tassa di ancoraggio).
Se
questo è in sintesi il negativo scenario
economico che ci lascerà in eredità questa pandemia, occorre avviare una
profonda riflessione ed elaborare un efficace piano di rilancio.
Da
più parti è stata richiesta la dichiarazione di “stato di calamità turistica”
con la conseguente introduzione di esenzioni e/o riduzioni e/o spostamento di
scadenze fiscali, ma anche con la previsione di rimborsi e/o sostegni di tipo
economico per assistere gli operatori turistici; molti poi richiedono nuove strategie
di promozione e di commercializzazione nei mercati internazionali; altri
invocano incentivi e/o detassazioni per rilanciare gli spostamenti dei
viaggiatori verso le destinazioni turistiche italiane.
Insomma,
è già partito l’assalto alle “risorse/bilancio pubblico” con
conseguente richiesta alla UE di maggiori
flessibilità e possibilità di sforamento
del rapporto deficit/PIL e debito pubblico/PIL; quasi nessuno solleva domande
essenziali: chi paga? Come verranno ripianati questi nuovi esborsi pubblici?
Quali saranno le conseguenze? Quali obiettivi si vogliono raggiungere? Quali
strategie si devono adottare?
Da
questa profonda crisi innescata da una pandemia non si dovrebbe uscire ripercorrendo i soliti scenari incentrati
sullo sfruttamento intensivo delle risorse, su uno sviluppo con alti tassi di
consumo energetico e soprattutto con il “solo” ricorso agli “aiuti
di Stato” per rilanciare l’economia.
Per
esempio, occorrerebbe rivedere le
priorità, mettendo nei primi posti la tutela
dell’ambiente e della salute e,
conseguentemente, rivedere criticamente sia il modello di sviluppo che gli
stili di vita, in quanto non più
sostenibili né compatibili con queste basilari tutele, scegliendo una
crescita che preservi la sopravvivenza
dell’umanità su questa unica Terra.
Per
rilanciare il turismo è urgente battere la diffusione del virus e, in questo
senso, vanno apprezzati i drastici (anche se deliberati in ritardo e con molte
incertezze) provvedimenti assunti nell’interesse della salute collettiva (accantonando per una volta la supremazia del profitto e degli
interessi puramente economici); poi nell’immediato occorreranno più controlli di sicurezza (ad esempio:
screening dei passeggeri, sanificazione dei locali, controlli sulle
provenienze, ecc.) e “rassicurare e responsabilizzare” sia
i gestori che i propri ospiti. Ma successivamente, bisognerà utilizzare “le scarse
risorse pubbliche” disponibili per favorire lo sviluppo di un nuovo modello turistico basato sulla sostenibilità reale e non “a
parole”.
Finiamola
di saccheggiare il territorio e
l’ambiente, semmai con senso di
responsabilità verso la Terra che ci ospita, impieghiamo le nostre energie
nel promuovere il territorio/paesaggio (la
sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura e le popolazioni che vi risiedono),
preservandolo al meglio per le future generazioni.
Per
esempio, il peculiare paesaggio della Palmaria
(e più in generale delle Cinque
Terre-Portovenere) costituisce attualmente il miglior esempio su cui è
necessario (anzi urgente) pretendere un cambiamento del modello di sviluppo
turistico impostato dal Masterplan, modello in aperto contrasto con le disposizioni
contenute nell’atto istitutivo del sito UNESCO.
In questo atto istitutivo si ribadisce la
necessità di confermare “la protezione e
il mantenimento delle qualità essenziali del sito”, nonché si raccomanda di
garantire “la tutela, la gestione e lo
sviluppo equo, condiviso e sostenibile del sito”, poiché: “è un sito culturale di valore eccezionale, che rappresenta l’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura, e produce un paesaggio di eccezionale qualità scenica,
che illustra un tradizionale modo di
vita millenario, e che continua a giocare un importante ruolo socio-economico nella vita della
comunità, [in cui] la forma e la disposizione dei borghi e il modellamento
del paesaggio che li circonda, vincendo gli ostacoli di un terreno ripido e
franoso, esprimono vividamente la
continuità storica dell’insediamento umano in questa regione nell’arco di
un millennio” (decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale n. 826 del 6/12/1997).
Il Masterplan è, invece, impostato per
favorire la trasformazione
di questi territori in un centro
turistico di qualità (“un resort”): “La mia Palmaria sarà un’isola resort che darà tanto lavoro (…)
Il presidente della Regione indica infatti che a trasformare l’isola Patrimonio
Unesco dell’Umanità, da scoglio
abbandonato, patrimonio del demanio marittimo, a “Capri della Liguria”, saranno i
capitali privati (…) L’azione è quella di un project financing. Ci deve essere un consorzio privato che non soltanto si prenda in carico la ristrutturazione degli immobili e
l’equipaggiamento dell’isola con servizi, ma, come “onere” si accolli anche la manutenzione di tutto questo” (dichiarazione
Toti, da Secolo xix del 12/3/2016).
Il contrasto è evidente. Non a caso il Masterplan
aggira il problema della “capacità di carico” (ovvero il numero massimo di fruitori
compatibile con il mantenimento dei suoi valori paesaggistici) rimandandolo a
dopo la sua approvazione (???): “Si
rimanda pertanto ad una data successiva e, congiuntamente con un ente
specializzato, la definizione e lo studio della Capacità di Carico (Carrying
Capacity) monitorando nel tempo le azioni intraprese dal Masterplan” (Masterplan, pag. 79).
Noi abbiamo ricevuto in eredità questo stupendo paesaggio e
abbiamo l’onere di trasmetterlo alle
future generazioni; pertanto, abbiamo l’obbligo di non cadere nella
trappola delle future inevitabili “disposizioni urgenti” che purtroppo verranno
deliberate per tentare di rilanciare il turismo a tutti i costi, mortificando però
il territorio, poiché al contrario solo preservando l’identità paesaggistico-culturale si manterrà nel tempo questo inestimabile
patrimonio spezzino, indipendentemente dalle crisi e dalle variazioni
periodiche del flusso turistico.
Insomma,
speriamo che la paura ingenerata da questa pandemia contribuisca almeno a far
riflettere e ad “aprire gli occhi” a tanti … “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in
una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato
sarà come il suo maestro” (Luca 6,39-42).
Euro Mazzi
Questo
post fa parte di un più ampio studio sulle problematiche dello sviluppo
turistico spezzino nel contesto regionale ligure.
Post relativi al Masterplan della Palmaria:
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
2) PALMARIA: DAL PROTOCOLLO AL MASTERPLAN: QUI
3) PALMARIA: TUTELATA O APERTA ALLA SPECULAZIONE?: QUI
4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
5) PALMARIA: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
6) PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO: QUI
Post relativi al Masterplan della Palmaria:
1) PALMARIA, UN FUTURO DA CAPRI?: QUI
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4) PALMARIA: IL PRIMATO DELLA FINANZA SULLA TUTELA AMBIENTALE: QUI
5) PALMARIA: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
6) PALMARIA: WATERFRONT E IL BUSINESS CROCIERISTICO: QUI
7)
PALMARIA: MASTERPLAN VS UNESCO: QUI
8) PALMARIA: MASTERPLAN VS SIC NATURA 2000: QUI
9) PALMARIA: CONSERVARE LA BELLEZZA?: QUI
10) PALMARIA: AGENZIA IMMOBILIARE: QUI
11) PALMARIA: CONFUSIONE OPPORTUNISTICA: QUI
Post relativi al Porto di La Spezia:
1) PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA: QUI
2) PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
Post relativi allo sviluppo turistico della Val di Magra:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
- LA LEZIONE DEL BRUEGEL: QUI
- PORTUS LUNAE: SARÀ GRANDEUR? VEDREMO …: QUI
- PORTUS LUNAE: UNA “GRANDEUR” RIDIMENSIONATA …: QUI
8) PALMARIA: MASTERPLAN VS SIC NATURA 2000: QUI
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Post relativi al Porto di La Spezia:
1) PORTO DI SPEZIA: UNA CENTRALITÀ PROBLEMATICA: QUI
2) PORTO DI SPEZIA: WATERFRONT, UNA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE: QUI
Post relativi allo sviluppo turistico della Val di Magra:
- IL VUOTO DI PROSPETTIVA: QUI
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- PORTUS LUNAE: UNA “GRANDEUR” RIDIMENSIONATA …: QUI
Altri post sull’argomento:
- PARTECIPATE: IL CASO STL (SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA): QUI
- ALLUVIONI, DEGRADO PAESAGGISTICO E … “FUGA” DEI TURISTI …: QUI
Concordo pienamente con quanto detto a proposito della Palmaria, isola da curare con un'attenta e rispettosa manutenzione, senza mire di turismo d'elite, ma lasciandola continuare ad accogliere gli amanti della natura, seppur con poche comodità e magari restaurando e rendendo visitabili le numerose costruzioni militari.
RispondiEliminaGrazie, Graziella