sabato 28 marzo 2020

CORONAVIRUS E LA SANITÀ LIGURE (seconda parte)

La diffusione della pandemia Covid-19 non è solo una questione di emergenza sanitaria, perché sta avendo già oggi e avrà sempre più nell’immediato futuro un impatto forte sia sull’apparato sanitario nazionale e regionale, sia più in generale sul sistema economico e finanziario, evidenziando problemi, difetti, tare e mancanze che dovranno essere analizzati e urgentemente corretti perché sono delle zavorre non più accettabili.
In tal senso, questa pandemia potrebbe diventare anche una opportunità se si svilupperà una costruttiva riflessione più generale sul sistema economico e sociale in cui attualmente viviamo per trovarne i correttivi necessari e urgenti; con questo intento, dopo aver esaminato alcune problematiche legate alla spesa sanitaria nazionale, vengono ora affrontati alcuni aspetti legati alla sanità ligure.
La Liguria, come tutte le altre Regioni, non era preparata alla pandemia; lo stesso Presidente Toti ha riconosciuto l’impegno straordinario del personale sanitario che sta coprendo le varie carenze via via emerse: “Oggi è stata un’altra giornata complessa, sono aumentati i contagi e le vittime. Ma il sistema sanitario ligure tiene ed è in grado di curare tutti grazie all’impegno straordinario di tutto il personale, che sta dimostrando grandissime professionalità e abnegazione, lavorando a pieno ritmo e aumentando i posti  letto di Terapia intensiva e nei reparti di media intensità. (…) Ma in questo momento non abbiamo bisogno di essere velleitari. Ciò di cui abbiamo davvero bisogno sono, invece, camici, mascherine, assunzioni straordinarie, autorizzazioni e procedure semplificate per adeguare i nostri ospedali all’emergenza, cassa integrazione per i lavoratori che sono rimasti a casa e sospensione dei pagamenti di tasse e imposte per le imprese che non devono fallire” (IG.IT del 14/3/2020).
Questa pandemia ha riportato al centro dell’attenzione generale l’importanza del personale sanitario, della sua adeguatezza sia in termini numerici che di capacità di affrontare questa straordinaria e drammatica situazione; quindi, della sua preparazione e professionalità, ma anche del suo articolato impegno nella ricerca e nella diagnosi delle malattie, nella cura e nella riabilitazione dei malati, dentro e fuori dagli ospedali.
L’unanime riconoscimento tributato al personale sanitario ligure per questo “impegno straordinario arriva nel contesto di lunghe e costanti politiche di contenimento del costo del personale; un contenimento che ne ha determinato la sua sostanziale riduzione numerica, il suo progressivo invecchiamento, le carenze in specifiche figure professionali, nonché il sostanzioso ricorso “a corrente alternata” a rapporti di lavoro di tipo flessibile, tra spinte a incentivarli e repentini “tagli” per contenerne i costi.
Infatti, la spesa per il personale, costituente circa un terzo dei costi complessivi della sanità ligure, ha registrato una costante diminuzione a partire dal suo culmine di 1.176,6 €/milioni raggiunto nel 2010 e calato nel 2018 a 1.085,8 €/milioni (-8,36%); in pratica l’attuale spesa è la stessa del periodo 2005-6, senza considerare l’incremento dei prezzi di beni e servizi derivante da inflazione; particolarmente significativo è il calo dell’incidenza della spesa del personale sul livello dei costi complessivi passata dal 36,31% del 2010 al 31,82% del 2018.
Questo calo è in parte dovuto alla diminuzione numerica degli addetti: nel 2018 sommavano a 24.809 unità (-146 rispetto al 2017), di cui 4.847 medici-dirigenti e 19.911 ripartiti nelle varie figure professionali del comparto, mentre nel 2007 erano 27.073, di cui 6.020 medici-dirigenti e 21.442 del comparto. Dunque, in questi ultimi anni vi è stato un calo del personale sanitario del 10,92% (più accentuato nei medici con -19,49%) derivante dalla necessità di contenimento dei costi: su tale evoluzione, (hanno) inciso le politiche nazionali di contenimento del turn over e dei limiti retributivi, la gestione regionale nell’organizzazione dell’offerta sanitaria e le scelte aziendali relative all’esternalizzazione di alcuni servizi” (Corte dei Conti, delibera 67/2019, pag. 698).
Per la Liguria le necessità di contenimento dei costi è ancora più stringente rispetto ad altre Regioni, poiché il risultato dell’esercizio 2018 è stato ancora una volta negativo per 56,1 €/milioni, in leggero aumento rispetto al 2017, ma in notevolmente calo rispetto ai precedenti disavanzi (come evidenziato nella tabella a lato). Da molti anni il sistema sanitario ligure presenta costanti disavanzi: la loro media nel decennio 2.000-09 è stata di 102,44 €/milioni (un livello molto elevato che ha costretto la Liguria negli anni 2007-2009 ad adottare un piano di rientro), quella del periodo 2010-2019 è stata di 79,69 €/milioni; a conferma di questa significativa riduzione il previsto disavanzo del 2019 si attesta a 51,5 €/milioni (in calo rispetto al 2018).
Questi disavanzi ventennali evidenziano come la sanità ligure costi troppo rispetto alle somme a disposizione; per esempio, nel 2018 a fronte di entrate per € 3.280.732.015 le spesa sono state pari a € 3.354.283.792; l’88,38% di questa spesa è risultata finanziata da entrate di natura fiscale derivanti da attività espletate in Liguria; queste ultime rappresentano il 69,66% delle entrate proprie del bilancio regionale.
La voce più significativa delle entrate sanitarie è rappresentata dal riparto del Fondo Nazionale: nel 2018 è stato di 3.059,74 €/milioni (pari al 2,78% del FSN), con un aumento di 24,69 €/milioni rispetto al riparto del 2014  (vedere tabella a lato).
La compartecipazione degli assistiti sui costi delle prestazioni sanitarie (i ticket) ha registrato un lieve aumento, passando da 86,8 €/milioni del 2017 a 88,5 €/milioni del 2018; il costo pro capite è pari a € 58,8 dato inferiore a € 49,1 del costo a livello nazionale  (vedere tabella a lato).
A fronte di queste entrate in leggero aumento, la spesa sanitaria corrente ha avuto invece una consistenza più significativa: nel 2000 ammontava a 2.175,2 €/milioni, nel 2009 era cresciuta a 3.270,8 €/milioni e nel 2018 è stata contenuta in 3.232,5 €/milioni, con un aumento di 1.057,3 €/milioni (pari a + 48,61%) rispetto al 2000, ma in riduzione di -38,3 €/milioni (-1.17%) rispetto al 2009, anche in conseguenza dell’adozione del piano di rientro 2007-2009 (vedere tabella a lato).  
Negli ultimi anni la spesa sanitaria corrente sembra aver ripreso ad aumentare seppur leggermente, registrando altresì alcune significative modificazioni nella dinamica delle varie voci di costi: “i costi sostenuti dal sistema sanitario ligure registrino, nel quinquennio considerato, un aumento complessivo del 3 per cento (pari, su base annua, in media, al 0,6 per cento). In particolare, risultano in sensibile incremento le voci relative a “altri servizi sanitari” (+52 per cento), “oneri finanziari” (+37 per cento), “assistenza integrativa” (+26 per cento), “acquisti di beni” (+6 per cento) e “assistenza ospedaliera” (+6 per cento). In decremento, invece, i costi per “spese amministrative e generali” (-16 per cento), e la “farmaceutica” (-4 per cento)” (Corte dei Conti, delibera 67/2019, pag. 638).
Un’incidenza negativa continua ad avere il saldo della mobilità attiva/passiva (cioè il diritto del cittadino di ottenere cure, a carico del sistema sanitario, anche in un luogo diverso da quello di residenza) che risulta negativo nel 2018 per 53,5 €/milioni (in peggioramento rispetto ai 34,7 €/milioni del 2017 e ai 39,1 €/milioni del 2016). In particolare, il risultato negativo è ripartito fra tutte le aziende sanitarie (con punte particolarmente elevate per la ASL n. 3 “Genovese” con -51,3 €/milioni e la ASL n. 5 “Spezzino” con -40,7 €/milioni), compensate parzialmente dalle entrate conseguite negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Gaslini e San Martino). Il costante e consistente saldo negativo della mobilità è un dato sintetico di valutazione dell’efficienza e attrattività della sanità ligure e segnala l’urgenza di porvi rimedio con interventi di contrasto collegati alla necessità di migliorare sia l’offerta di servizi sanitari, sia la rimodulazione della rete assistenziale, che dell’organizzazione delle prenotazioni, nonché della gestione e riduzione delle “liste di attesa”.
L’adozione del piano di rientro (2007/09) e le regole di finanza pubblica (il d.l. n. 95/2012 ha imposto un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti) hanno comportato una sostanziale riduzione dei posti letto accreditati: nel 2007 in Liguria vi erano complessivamente 7.218 posti letto, nel 2013 erano già calati a 5.829 e nel 2018 erano 5.306, con un calo di periodo pari a 1.912 posti letto (- 36,04%), con una riduzione più accentuata dei posti letto per il day hospital e day surgery (- 459 unità pari a - 76,19%) rispetto a quelli destinati alla degenza ordinaria (- 1.412 unità pari al - 34,87%); nel 2018 il rapporto era di 3,65 posti letto per mille abitanti.
In conclusione. L’attuale pandemia ha trovato inevitabilmente una sanità ligure impreparata ad affrontare questa emergenza sanitaria; del resto, l’organizzazione sanitaria ligure da troppi anni presenta problematiche di cui solo in questi ultimi anni si è cominciato a porre rimedio con risultati ancora troppo esigui e limitati. I disavanzi ventennali (seppur in significativa riduzione negli ultimi anni) sono la testimonianza non della mancanza di risorse finanziarie, ma di un livello troppo elevato della spesa; un livello che dipende in gran parte da carenze, inefficienze, sperperi e incapacità gestionale a cui si fa fronte con continui “tagli” a quei costi più facilmente aggredibili (per esempio, con il blocco del turn over e la riduzione dei posti letto).
In questo già problematico contesto calerà la crisi economica e sociale che emergerà al termine di questa pandemia e gli effetti potrebbero essere devastanti.  In un suo recente intervento, M. Draghi ha evidenziato la gravità dello scenario post-pandemia paragonandolo a quello post-bellico e riconoscendo come inevitabile un sostanzioso intervento dello Stato:  Il giusto ruolo dello stato sta nel mettere in campo il suo bilancio per proteggere i cittadini e l’economia contro scossoni di cui il settore privato non ha alcuna colpa, e che non è in grado di assorbire (…) La questione chiave non è se, bensì come lo stato debba utilizzare al meglio il suo bilancio. Davanti a circostanze imprevedibili, per affrontare questa crisi occorre un cambio di mentalità, come accade in tempo di guerra. E il costo dell’esitazione potrebbe essere fatale” (M. Draghi intervista del 26/3/2020).
Se l’intervento della finanza statale sarà indispensabile per assicurare una reale ripresa, occorrerebbe però attivare contemporaneamente tutti gli altri strumenti a disposizione, a cominciare dalla riorganizzazione dei vari servizi (iniziando proprio dalla sanità) per renderli efficienti ed efficaci, nonché dalle altre necessarie riforme (a cominciare dalla semplificazione normativa e dal “buon funzionamento” degli apparati pubblici), evitando così che gli aiuti statali si trasformino in “acqua gettata nelle sabbie di un deserto”.
In tal senso, i problemi della sanità ligure non si risolvono solo con più finanziamenti statali, i quali aumentano soltanto il debito pubblico, semmai adottando sia una adeguata riorganizzazione che programmi gestionali più efficienti ed efficaci … in caso contrario saranno i più deboli a soffrire ed a soccombere.
Euro Mazzi

PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Nazionale, Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.

Post sul sistema sanitario Nazionale e Regionale:
1)   CORONAVIRUS E I “TAGLI” ALLA SANITÀ PUBBLICA: QUI
 
Post sul sistema Ospedaliero Spezzino:
1) IL TORMENTATO APPALTO DEL NUOVO FELETTINO: QUI

2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
3) SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO: QUI
4) NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO …: QUI


Post sull’ASL5 Spezzino:
1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI

Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO:  QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI

Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:

Altri post su questi argomenti:
1)  SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2)  SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3)  SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4)  LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5)  LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6)  CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
UNA CONVENZIONE SUPERFICIALE, IL RISCHIO DI UN FLOP SUI SERVIZI SOCIALI: QUI

Altri post sui problemi dei servizi sociali:
APPROSSIMAZIONE AMMINISTRATIVA NELLA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI: QUI
SERVIZI SOCIALI A CASTELNUOVO MAGRA … INIZIAMO A METTERE ORDINE E POI VERIFICHIAMO: QUI
BILANCIO 2017: servizi sociali tra opacità e poche risorse: QUI
UN COMUNE CHE NON SA COME SPENDERE LE MOLTE RISORSE A DISPOSIZIONE: QUI


 

 

Nessun commento:

Posta un commento