sabato 29 febbraio 2020

BIODIGESTORE DI SALICETI: SI CHIUDE IL CICLO DEI RIFIUTI? (sesta parte)

Tra le varie tematiche oggetto delle vivaci polemiche innescate dalla proposta della società Re.Cos. Spa di realizzare un “Polo Integrato per il trattamento rifiuti, di interesse pubblico, in un’area localizzata a Saliceti” vi è l’idoneità del biodigestore anaerobico a chiudere il “ciclo dei rifiuti”.
Da parte della società Re.Cos. ne viene dichiarata l’idoneità dell’impianto, costituendo un esempio di “economia circolare” (dichiarazione del 30/8/2019); da parte degli oppositori a questo progetto si evidenziano, al contrario, oltre a una più generale contestazione riguardante la tipologia dell’impianto, anche la sua inutilità: “Perché l’anaerobico non è utile per la salute umana né animale, perché impoverisce i terreni, perché non chiude il ciclo dei rifiuti” (memoria del “Comitato No Biodigestore Saliceti” del 17/7/2019).
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a tesi opposte e categoriche e, allora, è utile verificare alcuni aspetti (tralasciando quelli già trattati in precedenti post a cui si rimanda).

sabato 22 febbraio 2020

PORTUS LUNAE: UNA “GRANDEUR” RIDIMENSIONATA … (seconda parte)

In data 18/5/2019 sono state inaugurate le due nuove aree di sosta (sull’autostrada A12 in entrambe le direzioni) e la passerella (di circa 400 metri a forma di falce per ricordare l’antico porto romano) che permettono l’accesso ciclo-pedonale al Museo e Area Archeologica di Luni.
La costruzione stessa è stata progettata in modo da attirare l’attenzione di coloro che transitano sull’autostrada con possibilità di parcheggiare “comodamente la macchina” e percorre “a piedi” il tratto di strada ciclo-pedonale realizzato per raggiungere l’area archeologica; Portus Lunaedoveva diventare una specie di “calamita turistica” per valorizzare il sito archeologico, inserendolo in un sistema turistico più ampio e adeguato all’importanza dell’area.

sabato 1 febbraio 2020

IL GIOCO D’AZZARDO NELLO SPEZZINO (seconda parte)

Il gioco d’azzardo legale in Italia ha avuto nell’ultimo decennio un accentuato sviluppo, registrando nel 2018 una raccolta complessiva di 106,8 €/miliardi, in aumento di 72,1 €/miliardi (+207,75%) rispetto al 2006, a conferma di un giro d’affari in dodici anni più che raddoppiato, nonostante che in questi stessi anni si sia manifestata una estesa crisi economica e finanziaria, testimoniando così come molti italiani non abbiano mai rinunciato al gioco e alle scommesse.
L’espansione del mercato del gioco d’azzardo è generalizzata su tutto il territorio nazionale, ma non in modo uniforme, poiché in alcune zone questo sviluppo è più accentuato rispetto ad altre; in tal senso risulta utile esaminare l’articolazione territoriale di questa attività nella Provincia di La Spezia.

sabato 25 gennaio 2020

L’INDUSTRIA DELLA FORTUNA (prima parte)

Il gioco d’azzardo legale in Italia ha avuto nell’ultimo decennio un accentuato sviluppo, registrando nel 2018 una raccolta complessiva di 106,8 €/miliardi, in aumento di ben 5,0 €/miliardi rispetto al 2017 (+ 5,01%), ma se viene fatto un confronto con il risultato di 34,7 €/miliardi del 2006 l’incremento è stato di ben 72,1 €/miliardi (+207,75%) a conferma di un giro d’affari in dodici anni più che raddoppiato.
L’entità di questa raccolta può essere maggiormente considerata attraverso un confronto con il PIL italiano: nel 2018 il PIL si attestava a 1.853,87 €/miliardi, mentre la raccolta per il gioco d’azzardo a 106,85  €/miliardi, con un rapporto pari al 5,76% (nel 2017 tale rapporto era 5,65%); la raccolta italiana si colloca al primo posto in Europa e tra i primi cinque Paesi al mondo in cui si gioca di più.
Inoltre, i costanti incrementi della raccolta complessiva evidenziano come, nonostante la crisi, molti italiani non abbiano mai rinunciato al gioco e alle scommesse; in relazione alla “speranza di vincere” (una delle principali motivazioni a spingere verso il “gioco”) va ricordato come nel 2018 le vincite abbiano superato quota 87,8 €/miliardi e il payout (cioè la percentuale della raccolta che in media viene restituita ai giocatori sotto forma di vincita/premio) si sia attestato al 82,25%.

sabato 18 gennaio 2020

PALMARIA: CONFUSIONE OPPORTUNISTICA (undicesima parte)

A seguito dell’avvio delle “attività tecniche necessarie per l’adozione dell’Atto di Intesa(delibera della Giunta Regionale n. 532 del 21/6/2019) relative alla Palmaria, il Comune di Portovenere aveva attivato la procedura di Vas (fase di scoping = verifica preliminare), prontamente recepita dalla Regione (delibera Giunta Regionale n. 1098 del 9/12/2019) con l’approvazione del Rapporto preliminare e l’avvio sia della VAS che del “processo di elaborazione dell’Atto di Intesa”.
In data 14/1/2020 l’assessore regionale Scajola, rispondendo ad una interrogazione del M5S, precisava che: 1) il Masteplan Palmaria 2019 rappresenta “un modello dal punto di vista qualitativo di recupero di una zona importante (…) una idea della Palmaria in futuro” dicendosi sicuro che “verrà realizzato”; 2) il Masterplan è un documento tecnico idoneo per la fase di “scoping” iniziale che verrà poi sostituito da uno Schema di Piano adottato da Regione e da Comune; 3) la VAS verrà fatta su questo nuovo Schema di Piano; 4) l’inchiesta pubblica deve essere richiesta da Comune e associazioni ambientaliste e poi eventualmente recepita dalla Regione; 5) di fatto la partecipazione (= inchiesta pubblica) è già stata fatta nel corso della redazione del Masterplan, ricordando come questo strumento sia stato redatto in pieno accordo con la Sovrintendenza e gli altri Enti competenti.

sabato 11 gennaio 2020

PALMARIA: AGENZIA IMMOBILIARE (decima parte)

L’iter amministrativo per dare attuazione alle previsioni del Masterplan Palmaria 10/5/2019 è scandito da una serie di atti deliberativi finalizzati alla redazione finale dell’Atto di Intesa; tra questi atti riveste particolare importanza la recente approvazione del testo di “Accordo di Programma per la valorizzazione dell’Isola Palmaria” (delibera Giunta Regionale n. 1099 del 9/12/2019 e delibera del Consiglio Comunale n. 58 del 14/12/19).
Il Protocollo d’Intesa (sottoscritto il 14/3/2016) riguardava diversi beni immobili, ad oggi in uso al Ministero della Difesa, da “valorizzare” mediante “interventi di recupero, restauro e riqualificazione, nell’ottica di uno sviluppo del territorio sostenibile sotto i profili economico, sociale e paesaggistico-ambientale”; questi beni erano stati individuati e suddivisi in due categorie (Protocollo, pag. 2):

sabato 4 gennaio 2020

PALMARIA: CONSERVARE LA BELLEZZA? (nona parte)

Dopo l’approvazione in data 10/5/2019 da parte della “Cabina di regia” (costituita dai rappresentati degli Enti sottoscrittori del Protocollo di intesa siglato in data 14/3/2016) del Masterplan definitivo e la successiva conferenza di presentazione del 16/5/2019 il progetto (che ha la pretesa di mirare al “rilancio e la valorizzazione dell’isola Palmaria”) ha suscitato un ampio dibattito a favore/contro e, soprattutto, ha generato un articolato movimento di opposizione popolare, raccolto attorno a varie associazioni e gruppi di opinione on line, il quale comunque non ha trovato una rappresentanza esclusiva e/o non si esaurisce in alcun specifico partito o coalizione.
Le diverse e contrastanti opinioni in merito al Masterplan Palmaria 2019 non hanno fino ad oggi avuto un ambito reale di confronto e, conseguentemente, i rappresentanti di ciascuna posizione hanno continuato a procedere ciascuno “per la propria strada”; in particolare occorre registrare l’assenza di un positivo ed efficace intervento politico, poiché i vari partiti/movimenti hanno pensato più a sfruttare ideologicamente e/o strumentalmente la questione dimenticandosi di dover “concorrere con metodo democratico a determinarele scelte/decisioni (art. 49 Costituzione).

sabato 21 dicembre 2019

MES: UN’EUROPA DI TECNOCRATI? (terza parte)

Dopo aver illustrato le caratteristiche e le problematicità generali relative al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) e alle modifiche apportate all’assistenza finanziaria, nonché ai rischi attinenti all’eventualità di una ristrutturazione preventiva del debito pubblico, occorre ora affrontare le criticità connesse con l’aumentata centralità del MES rispetto alle istituzioni europee.
1 – La centralità del MES.
La proposta di revisione considera il MES (proprio in quanto organizzazione esterna all’UE) più tecnica e più veloce nelle decisioni rispetto alla CE (struttura politica): “I membri del MES riconoscono che, ai fini dell’efficacia del dispositivo di sostegno comune e delle risoluzioni da esso finanziate, è fondamentale che il dispositivo di sostegno implichi un processo decisionale rapido ed efficiente e un coordinamento con gli Stati membri partecipanti che affiancano il MES nel finanziamento tramite il dispositivo di sostegno allo SRF” (Preambolo, punto 15ter).

mercoledì 11 dicembre 2019

MES: UNA “CALAMITÀ" PER L’ITALIA? (seconda parte)

Dopo aver illustrato le caratteristiche e le problematicità generali del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) occorre ora affrontare le criticità connesse con la proposta di revisione del trattato istitutivo (siglato il 2/2/2012 ed entrato in vigore l’8/10/2012) di questo strumento di assistenza finanziaria agli Stati membri dell’Unione Europea (UE).
1 – Il percorso della revisione.
Nel dicembre 2017, la CE (Commissione Europea) presentava una proposta di regolamento volta a superare la caratteristica di organizzazione intergovernativa del MES, integrandolo nell’ordinamento comunitario e trasformandolo in un vero e proprio Fondo Monetario Europeo (FME). Questa proposta non raccoglieva un accordo generale e, pertanto, nel Vertice euro del 14/12/2018 veniva dato mandato di predisporre una proposta di revisione del Trattato istitutivo del MES; la proposta elaborata riceveva un generale consenso nelle riunioni dell’Eurogruppo del 13/6/2019 e del Vertice euro del 21/6/2019, rimandando il raggiungimento di un accordo definitivo al dicembre 2019, ora rinviato a inizio del 2020, scollegando altresì questa revisione dalla definizione di uno strumento europeo di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) e al completamento dell’Unione bancaria (la c.d. “logica di pacchetto).

sabato 7 dicembre 2019

MES: CAMMINARE SUL FILO DI UN RASOIO … (prima parte)

La recente violenta polemica esplosa sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità o ESM) risponde in parte notevole a esigenze propagandistiche e di differenziazione tra i partiti in una fase politica convulsa, confusa e in perenne campagna elettorale; niente di nuovo purtroppo!
Il problema della riforma del MES è, però, molto serio e non può essere banalizzato con slogan e frasi ad effetto siano esse di intonazione favorevole che contraria; anzi in merito occorre maggiore informazione e note precise, critiche e libere dai condizionamenti di schieramento perché è uno strumento di particolare importanza sia per prevenire una crisi di sistema, che per le conseguenze che potrebbe comportare per i cittadini di uno Stato in crisi.
Del resto, occorre ricordarsi che l’Italia è da tempo “un osservato speciale” in Europa proprio per la sua particolare situazione economica e finanziaria: per una elevata esposizione debitoria (il debito pubblico al 30/9/2019 era pari a 2.439 €/miliardi, con un massimo storico al 31/7/2019 di 2.466 €/miliardi); per la sua perdurante crescita moderata” se non “stagnante” (dal 2000 al 2018 il PIL è cresciuto mediamente dello 0,2% annuo, mentre nel terzo trimestre del 2019 ha registrato un incremento dello 0,3% rispetto al 2018); per il suo preoccupante rapporto debito pubblico/PIL (nel 2018 al 134,8%, +0,7% rispetto al 2017); per il  suo costante deficit di bilancio (al 2,2% nel 2018 –0,2% rispetto al 2017).

sabato 30 novembre 2019

NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO … (quarta parte)

La decisione di costruire un nuovo ospedale a Spezia ha sollevato nel tempo varie problematiche, tra queste ha assunto un particolare rilievo la questione dell’attribuzione della qualifica di DEA, cioè quali standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi potevano essere applicabili per l’assistenza ospedaliera nello spezzino (in proposito vedere scheda a margine).
Questa attribuzione prendeva rilievo già nel maggio 2007 al momento della sottoscrizione del “Protocollo d’Intesa” tra Regione Liguria, ASL 5 e Comune della Spezia finalizzato alla costruzione di un “nuovo ospedale civile con DEA di 2° livello presso l’attuale sede dell’ospedale S. Andrea nella collina di S. Cipriano”.
Questa “Intesa” veniva recepita dal nuovo “Piano di modernizzazione del parco ospedaliero regionale” che prevedeva la costruzione di 5 nuovi ospedali, tra cui quello di La Spezia con la “Costruzione di nuovo presidio, sede di DEA, nell’area del Levante ligure (ASL 5) in sostituzione dell’attuale ospedale di La Spezia” (DCR n. 34 del 1/8/2007).

sabato 23 novembre 2019

SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO (terza parte)

Il primo caso in Italia di AIDS conclamato veniva registrato nel 1982, a cui seguiva un veloce incremento negli anni successivi fino a arrivare a 5.307 casi nel 1989, di cui 313 in Liguria; di fronte a questo forte sviluppo venivano avviati studi e analisi, poi poste a base di un articolato programma di contrasto alla diffusione dell’AIDS (Programma n. 6 del Piano Sanitario Nazionale “Lotta all’AIDS” del 1990) che ipotizzava la necessità di dover nel 1992 assistere circa 250.000 soggetti, di cui circa 15.000 casi di AIDS, i quali avrebbero avuto bisogno di 80 giorni/anno di durata media di degenza.
Questo programma prevedeva, oltre all’assistenza ospedaliera anche quella in day hospital, negli ambulatori, nella spedalizzazione domiciliare, nell’accoglimento in residenze assistenziali extraospedaliere sanitariamente protette; conseguentemente veniva previsto un dimensionamento totale dei posti letto necessari a livello nazionale da realizzare nel più breve tempo possibile: il fabbisogno al 1992  era di 13.120 posti letto per day hospital e  12.500 per degenze ospedaliere (di cui 3.750 da ristrutturare e 8.750 da costruire ex novo).

sabato 16 novembre 2019

LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO (seconda parte)

Dopo aver tracciato le angariate vicende dell’appalto del nuovo ospedale del Felettino (2015-2019), occorre fare qualche passo indietro per cogliere nella sua completezza la lunga e tormentata storia che si è dipanata attorno alla costruzione del nuovo ospedale spezzino; si tratta di una serie di vicissitudine molto articolate e, pertanto, è assai difficile tracciarne una sintesi significativa, ma è indispensabile per poter comprendere da dove nascono le problematiche attuali che inevitabilmente incideranno anche su quelle future; pertanto, per comodità verranno sintetizzate le vicende raggruppandole in sei paragrafi tematici e temporali.

a)      La fase preliminare (1993-2000)

A Spezia negli anni ‘90 esistevano due ospedali: il vecchissimo Sant’Andrea e il vecchio Felettino; a Sarzana sussisteva il vecchissimo ospedale San Bartolomeo. Era evidente che queste tre strutture non erano adeguate né per le nuove esigenze sanitarie, né idonee sotto molti punti di vista, non ultimo quello sismico.

sabato 9 novembre 2019

IL TORMENTATO APPALTO DEL NUOVO FELETTINO (prima parte)

In questi ultimi mesi le vicissitudini relative alla costruzione dell’ospedale nuovo del Felettino hanno calamitato l’attenzione sia della politica locale e regionale, sia delle varie organizzazioni sociali che degli stessi cittadini, i quali da molto tempo aspettano di vedere finalmente in funzione la nuova struttura sanitaria provinciale.
Questa attenzione si è spesso manifestata con accese polemiche tra i vari “fronti opposti” con facili accuse e superficiali recriminazioni reciproche che hanno fatto emergere soltanto le “convenienze” dei vari schieramenti; in questo “turbinio polemico” è difficile cogliere le reali problematiche attualmente presenti nella gestione dell’appalto; pertanto, è urgente tentare di rimuovere la “polvere delle polemiche” per andare al “nocciolo” delle questioni (ci proviamo).

a)      L’aggiudicazione dell’appalto alla società Pessina Costruzioni Spa.

Il bando di gara veniva pubblicato in data 21/06/2014 (CIG 5794263915) con termine per il ricevimento delle offerte fissato al 29/7/2014. L’appalto aveva ad oggetto: “la progettazione esecutiva nonché i lavori per la costruzione del nuovo ospedale della Spezia in località Felettino, con trasferimento della proprietà di beni immobili (…). L’appalto comprende, inoltre, i seguenti servizi: gestione dell’edificio, delle aree esterne e degli impianti meccanici, elettrici e speciali del manufatto costituente l’ospedale, per anni quattro dal collaudo”.

sabato 2 novembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI (quinta parte)

Con nota datata 18/10/2019 il Settore VIA della Regione Liguria, a conclusione della fase pubblica del PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) relativo al progetto di impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di biometano da realizzare in loc. Saliceti nel Comune di Vezzano L., ha predisposto e inviato alla società Recos alcune Richieste di integrazioni (con osservazioni distinte in 7 tematiche per complessivi 22 punti) e la prescrizione di presentare la conseguente documentazione entro 30 giorni (con la possibilità di una sola eventuale sospensione per 180 giorni), pena l’archiviazione dell’istanza.
Questa richiesta di integrazioni era stata preceduta dal deposito della Relazione della Commissione sugli esiti dell’inchiesta pubblica (svoltasi attraverso tre incontri nei giorni 1/8-21/8-29/8/2019 e con l’acquisizione delle osservazioni inviate in via telematica); in questa Relazione sono riportate le varie questioni sollevate dagli intervenuti, ma alcune di queste sono state soltanto elencate, altre sono state commentate a giustificazione delle indicazioni conclusive operate dalla Commissione.

sabato 26 ottobre 2019

LE “MAI MORTE” (2): IL CASO CIR (diciottesima parte)

Il Consorzio Intercomunale Rifiuti (CIR), ha sede a La Spezia, ne sono soci i 10 Comuni della Val di Magra e del Golfo (Ameglia, Arcola, Castelnuovo M., La Spezia, Lerici, Ortonovo, Portovenere, S. Stefano M., Sarzana e Vezzano Ligure); si è occupato della gestione dei rifiuti nell’area spezzina a partire dal 1995 (in sostituzione del Consorzio incenerimento Rifiuti di La Spezia - CONIR) e veniva posto in liquidazione con la decisione assunta in data 9/6/99 di revocare le competenze e i servizi fino ad allora svolti per passarle ad ACAM, cessando così le proprie funzioni operative a partire dal 1/7/99. Scopo principale del CIR era stato la costruzione di una discarica per RSU (con relativa strada di accesso) in località Val Bosca nel Comune della Spezia per far fronte all’emergenza rifiuti del periodo (appalto mediante licitazione privata per un importo complessivo dei lavori L. 9.481.937.527 + IVA). Il progetto era stato approvato per lo smaltimento di 218.000 m3, ma con successivo ampliamento, veniva autorizzato per complessivi 350.000 m3 (determina Provinciale n.17 del 4/08/98).

sabato 19 ottobre 2019

LE “MAI MORTE”: IL CASO CIDAF (diciassettesima parte)

Il Consorzio Intercomunale Deleghe Agricoltura e Foreste (CIDAF) è un ente che ha sede in Sarzana (Località Pallodola); nella compagine sociale partecipano 10 Comuni (Spezia, Sarzana, Arcola, Castelnuovo M., Lerici, Ameglia, Ortonovo, Portovenere, Santo Stefano e Vezzano L.); l’ex sindaco di Ortonovo F.G. è l’attuale commissario liquidatore, poiché l’Ente è ancora nella proceduta di liquidazione aperta fin dal 1/5/2011.
In questi ultimi anni il CIDAF è sparito dall’attenzione delle varie amministrazioni comunali, molte delle quali non riportano più questo Consorzio nell’elenco degli Enti partecipati sia sul piano degli obblighi di trasparenza (nel sito “Amministrazione trasparente”), che a livello di bilancio consolidato (nel perimetro del gruppo comunale), evidenziando così una generale disattenzione, ma soprattutto una preoccupante carenza di verifiche gestionali.
Eppure il CIDAF, pur essendo da anni in liquidazione, è un’entità ancora “viva”; ha un proprio bilancio che al 31/12/2017 presentava: a) residui attivi da riscuotere per crediti vantati verso Enti pubblici (in gran parte dagli stessi Comuni soci) che non avevano ancora pagato per € 65.779,75 e per € 793,46; b) residui passivi per spese ancora da saldare per € 105.119,54. La gestione di cassa al 1/1/2017 presentava un saldo iniziale di € 43.117,22; nel corso dell’anno venivano riscossi € 21.038,00 e pagati € 46.259,21 e, pertanto, al 31/12/2017 il saldo di cassa ammontava a € 21.496,01.

lunedì 14 ottobre 2019

L’AGONIA FALLIMENTARE DELLA SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (sedicesima parte)

La sezione ligure della Corte dei Conti ha (finalmente!) aperto una indagine sulle partecipate del Comune di Sarzana e in una sua recente delibera ha accertato alcune: “criticità riscontrate relativamente alla gestione delle società partecipate”, invitando l’Ente locale a “comunicare l'aggiornamento dei dati e delle procedure relative alla gestione delle partecipazioni societarie al 31 dicembre 2019” (Corte dei Conti, delibera n. 79/2019/PRSE, pag. 10), accertamento che arriva in contemporanea con la conclusione delle indagini già aperte da tempo dalla locale Guardia di Finanza.
Questo atteso pronunciamento giunge all’esito dell’iter di esame del rendiconto del 2016 (allora redatto dalla Giunta Cavarra e approvato dal Consiglio Comunale nel 2017), passato per una specifica istruttoria (Corte dei Conti, Osservazioni n. 20/2019 del 14/5/2019), seguita dalle controdeduzioni del Comune (del 21/5/2019), e giunte così al deferimento all’adunanza pubblica del 23/5/2019.

sabato 5 ottobre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO? (quarta parte)

La proposta di realizzazione del biodigestore anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, ha sollevato vivaci polemiche tra i fautori e i contrari al nuovo impianto.
Da parte della società Re.Cos. Spa viene negata l’esistenza di ogni tipo di rischio per: “la coerenza e la rispondenza del progetto alla pianificazione pubblica e le garanzie che esso assicura in termini di qualità tecnologica, tutela ambientale, sicurezza per il territorio in cui l’impianto sarà inserito”; insistendo sulla bontà della localizzazione del nuovo impianto: “non stiamo parlando di un’area a destinazione agricola (sistema autostradale che l’ha prevalentemente condizionata e modificata, altri impianti industriali e similari, quali la ex Barberis, l’impianto di Cdr, l’autoparco, le attrezzature e l’impiantistica Salt)”; la scelta del sito consentirebbe anche una proficua sinergia gestionale con l’impianto TMB già presente (dichiarazione del 30/8/2019).

sabato 28 settembre 2019

BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA (terza parte)

Nella discussione sulla realizzazione del nuovo biodigestore anaerobico localizzato a Saliceti, nel Comune di Vezzano, sta emergendo la problematica dell’eventuale rischio di inquinamento della falda acquifera e del conseguente pericolo di una chiusura dei pozzi di approvvigionamento dell’acqua potabile per la zona spezzina.
Da parte di Re.Cos. Spa vengono negati ogni rischio: “è stato paventato il rischio per le falde acquifere, ma in realtà non c’è nessun pericolo per i pozzi di Fornola, visto che si trovano a quasi due chilometri di distanza, mentre la norma prevede una lontananza minima di 200 metri. Inoltre l'impianto lavorerà praticamente a secco, solamente la fase anaerobica richiede un pò di umidità: le acque sono riutilizzate nei vari processi e a dimostrazione di questa attenzione portiamo il risultato dell’impianto di Faedo, che è a scarichi zero” (dichiarazione di Piercarlo Castagnetti del 16/5/2019).