Tra
le varie tematiche oggetto delle vivaci
polemiche innescate dalla proposta della società Re.Cos. Spa di realizzare un “Polo Integrato per il trattamento rifiuti,
di interesse pubblico, in un’area localizzata a Saliceti” vi è l’idoneità
del biodigestore anaerobico a
chiudere il “ciclo dei rifiuti”.
Da
parte della società Re.Cos. ne viene
dichiarata l’idoneità dell’impianto, costituendo un esempio di “economia circolare” (dichiarazione
del 30/8/2019); da parte degli oppositori a questo progetto si
evidenziano, al contrario, oltre a una più generale contestazione riguardante
la tipologia dell’impianto, anche la sua inutilità: “Perché l’anaerobico non è utile per la salute umana né animale, perché
impoverisce i terreni, perché non chiude
il ciclo dei rifiuti” (memoria del “Comitato No Biodigestore Saliceti”
del 17/7/2019).
Anche in questo caso ci troviamo di
fronte a tesi opposte e categoriche e, allora, è utile verificare alcuni aspetti (tralasciando quelli già
trattati in precedenti post a cui si rimanda).
Per Re.Cos. con il progetto di biodigestore a Saliceti: “si chiude il ciclo completamente e lo si chiude attraverso un investimento industriale, di alto valore aggiunto tecnologico, caratterizzato anche da un positivo impatto sull’occupazione locale: sia diretta, pari a 20 unità, che indotta, pari a 10 unità” (dichiarazione del 24/5/2019). La tesi della società si fonda sulla circostanza che un impianto di trattamento della frazione organica (con pieno riutilizzo del rifiuto conferito) consente di trattare 60.000 ton./anno di Forsu producendo “oltre 6 milioni di metri cubi/anno di biometano sostenibile, che sarà immesso nella normale rete di distribuzione gas, e di oltre 14.000 tonnellate/anno di compost di qualità, che verrà utilizzato in agricoltura e nella vivaistica” dichiarazione del 24/5/2019).
Euro Mazzi
2) BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA”: QUI
3) BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA: QUI
4) BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO?: QUI
5) BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI: QUI
Altri post riguardanti
questo argomento:
1) SE ACAM PIANGE I COMUNI NON RIDONO … E NOI PAGHIAMO: QUI
2) IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3) IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
Per Re.Cos. con il progetto di biodigestore a Saliceti: “si chiude il ciclo completamente e lo si chiude attraverso un investimento industriale, di alto valore aggiunto tecnologico, caratterizzato anche da un positivo impatto sull’occupazione locale: sia diretta, pari a 20 unità, che indotta, pari a 10 unità” (dichiarazione del 24/5/2019). La tesi della società si fonda sulla circostanza che un impianto di trattamento della frazione organica (con pieno riutilizzo del rifiuto conferito) consente di trattare 60.000 ton./anno di Forsu producendo “oltre 6 milioni di metri cubi/anno di biometano sostenibile, che sarà immesso nella normale rete di distribuzione gas, e di oltre 14.000 tonnellate/anno di compost di qualità, che verrà utilizzato in agricoltura e nella vivaistica” dichiarazione del 24/5/2019).
Queste
dichiarazioni sono “grossolane” e rispondono ad una logica propagandistica, poiché risulta
evidente come un impianto di biodigestione non possa da solo chiudere il “ciclo dei rifiuti”, in quanto si limita
a trattare la sola frazione organica rispetto al totale dei rifiuti prodotti in
Provincia e/o nella stessa Regione. Del resto, lo stesso impianto CDR di
Saliceti produce attualmente prodotti che devono essere poi smaltiti in
discarica o in un inceneritore che non sono attualmente presenti né nello
spezzino né in ambito regionale; inoltre, il problema dello smaltimento è stato
fin dall’inizio accollato alla società Re.Cos.
(in particolare negli impianti di proprietà di Iren): “Oltre all’impegno ad applicare le tariffe di ingresso aggiudicate con
la gara, l’aggiudicatario si impegna a
trovare collocazione a tutti i rifiuti/materiali in uscita dagli impianti,
inclusi quindi CSS, frazione compostata, sovvalli e residui stabilizzati” (Piano d’Area
della Provincia della Spezia 2018, pag. 156).
Dunque,
è palese che con il biodigestore il “ciclo
dei rifiuti” non viene chiuso,
semmai è un ulteriore impianto/processo che insieme ad altri porterà eventualmente
alla chiusura del “ciclo” quando
tutti gli impianti previsti dalla pianificazione regionale/provinciale verranno
realizzati ed entreranno in funzione.
Del
resto, neanche il “Piano d’Area per la gestione
integrata del ciclo dei rifiuti della Provincia della Spezia” sembra assicurare l’autosufficienza, cioè lo smaltimento dei rifiuti e il loro recupero garantiti da una
rete integrata di impianti più vicini/prossimi
al luogo di produzione o di raccolta (al fine di ridurre i movimenti dei
rifiuti stessi), in quanto è stato impostato sulla base degli esiti della gara
(aggiudicata nel luglio 2016) con la previsione di due soli interventi: “a)
sull’impianto di Saliceti, finalizzato al ripristino della piena operatività
del ciclo TMB con produzione di CSS (ora elemento che ha sostituito il CDR
della pianificazione 2003); b) sull’impianto di Boscalino, finalizzato alla
realizzazione di un digestore anaerobico” (Piano d’Area della Provincia della
Spezia 2018, pag. 296).
In
proposito, l’ultimo Piano approvato conferma la finalità dell’impianto TMB
in loc. Saliceti “dedicato alla
minimizzazione del rifiuto trattato” da destinare poi a discarica e/o al
recupero di energia tramite produzione di CSS a cura della società Re.Cos.; mentre per a frazione organica
questo Piano ha stabilito quanto segue: “4)
Conferma delle quantità attese di rifiuto organico e delle quantità di frazione
che potranno essere trattate in impianti di taglia minore (cd. Compostatori di
comunità). Contestuale conferma del dimensionamento dell’impianto di digestione anaerobica previsto nel project financing affidato da
ACAM nel luglio 2016 per una capacità attesa di circa 20.000 t/anno, valutando di trattare le circa 6000 t/anno
previste di frazione “verde” presso l’esistente impianto di compostaggio
aerobico in loc. Boscalino” (delibera Consiglio Provinciale n. 48 del 6/8/2018, “Piano d’Area
della Provincia della Spezia”, aggiornato e integrato dalle prescrizioni del parere VAS
n. 100, adottato con DGR n. 1168 del
27/12/2017).
Nella
delibera di approvazione del Piano si precisava ulteriormente l’iter che aveva
portato ad identificare il sito di Boscalino per la localizzazione dell’impianto
di digestione anaerobica della frazione organica: “Il Piano Provinciale dei Rifiuti adottato nel 2003 prevedeva la
realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico indicando una pluralità
di siti potenzialmente utilizzabili. A
seguito dell’approvazione del Project Financing del luglio 2016 riguardante il
revamping dell’impianto TMB di Saliceti e la realizzazione del digestore anaerobico, Recos S.p.A.,
aggiudicataria del Project, ha proposto
il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle produzioni
attese dai Comuni della Provincia della Spezia e del flusso previsto dall’Area
del Tigullio. A corredo dell’offerta economica, Recos S.p.A. ha presentato un
Progetto preliminare dal quale si evince l’adeguatezza
del sito per la realizzazione dell’impianto proposto. Per questa ragione la
proposta di piano individuava un sito determinato in luogo dei precedenti
criteri localizzativi. La verifica suggerita da ARPAL in sede di VAS risulta
pertanto positivamente risolta dall’esame dei documenti di progetto; documenti
che, peraltro, non erano nella disponibilità di ARPAL in quanto facenti parte
della gara e non inclusi tra quelli trasmessi per la VAS e che pertanto si
allegano a riscontro della suddetta verifica. Viene quindi confermata la scelta
di realizzare nel territorio provinciale un impianto di trattamento della
frazione organica che risponda alle necessità derivanti dalla pianificazione
d’Area e di Ambito. Si dovrà infatti tenere conto delle esigenze impiantistiche
derivanti dalla integrazione delle Aree omogenee
della Spezia e del Tigullio, in forza della quale la Città Metropolitana di
Genova si è fatta carico di pianificare sul proprio territorio la discarica di
servizio per l’Area spezzina. L’intervento sarà comunque subordinato alla ottimizzazione delle superfici di impianto
che necessariamente interesserà manufatti esistenti di cui è opportuna la
completa demolizione quali l’ex inceneritore, comportando un ulteriore
beneficio a carattere ambientale. Inoltre si ritiene necessario che a livello
regionale venga disciplinato il regime delle compensazioni economiche a favore
dei territori sedi di impianti di biodigestione anaerobica, prevedendo che
un’aliquota di tali compensazioni vada a vantaggio della Provincia, in ragione
delle competenze esercitate. Nelle more della realizzazione del nuovo impianto,
l’impianto di Boscalino continua a svolgere la funzione di stazione di
trasferimento della FORSU e trattamento dello scarto verde” (delibera Consiglio Provinciale n. 48 del 6/8/2018).
Su queste basi il “Piano Regionale Rifiuti 2018” recepisce questa indicazione
proveniente dallo spezzino e, conseguentemente, indica il sito di Boscalino idoneo ad ospitare il
biodigestore per trattare 26.000
ton./anno di Forsu.
Secondo Re.Cos. la chiusura del “ciclo
dei rifiuti” avviene a livello regionale: “si riferisce ad un sistema
integrato, in un determinato ambito territoriale (il codice ambientale lo
indirizza al livello regionale), per cui la disponibilità di impianti di
trattamento, recupero e smaltimento consente a quel territorio di essere
autonomo. La circolarità attiene all’obiettivo per cui un sistema complesso di trattamenti consente di reimmettere in cicli
produttivi quello che in origine è un rifiuto” (dichiarazione del 5/6/2019).
In
effetti nel “Piano Regionale dei rifiuti
del 2018” viene previsto uno “scambio”: l’area genovese del
Tigulio invia i propri rifiuti indifferenziati all’impianto TMB di Saliceti e
il proprio organico all’impianto anaerobico di Boscalino, mentre lo spezzino
porterà il residuo dei rifiuti non più trattabili nella discarica di Scarpino.
Non è un caso, infatti, che il
dimensionamento degli impianti spezzini siano superiori al fabbisogno
strettamente locale; questo “sovradimensionamento” per la società
rientra nelle previsioni della pianificazione regionale: “risponde a principi di economicità
dell’investimento e soprattutto di mutualità
fra i territori: se, infatti, la citata pianificazione prevede che
l’impianto spezzino vada parzialmente a trattare quote del rifiuto organico
della provincia di Genova, allo stesso modo consente al territorio spezzino di
non dover realizzare una discarica di servizio, per cui i residui delle
lavorazioni dei due impianti di trattamento operativi alla Spezia (organico e
indifferenziato) saranno smaltiti nella discarica di Scarpino, a Genova” (dichiarazione
del 24/05/2019).
Questa
integrazione a livello regionale presenta comunque evidenti lacune: a) non sono
previsti inceneritori per l’utilizzo del CSS/CDR e pertanto questi prodotti
della lavorazione degli impianti di TMB sono destinati ad andare fuori regione;
b) l’integrazione avverrà, però, solo dopo la realizzazione dei vari impianti
previsti nel genovese e nello spezzino; c) la discarica nello spezzino dovrà
comunque essere individuata: “L’assetto
sopra indicato derivante dall’utilizzo sinergico degli impianti esistenti in
ottica di ambito regionale, permette di
posticipare la comunque ribadita necessità di individuazione nell’area
provinciale dell’impianto di smaltimento di servizio previsto dal Piano
regionale, ove collocare, nel rispetto del principio dell’autosufficienza
d’ambito, la frazione organica stabilizzata (FOS) prodotta dall’impianto di
Saliceti e non altrimenti recuperabile, valutata ad oggi nell’ordine del 26,5%
del totale del quantitativo a bocca d’impianto, oltre ad eventuali altri
residui non recuperabili, fino ad un massimo da definirsi del rifiuto
indifferenziato in ingresso all’impianto, al fine di rispettare gli indirizzi
europei circa la minimizzazione dello smaltimento in discarica” (Piano Regionale
Rifiuti 2018, pag 65).
Il
problema più evidente riguarda il periodo transitorio, poiché le varie
tipologie di rifiuto continueranno a “viaggiare” anche fuori Regione in
cerca di opportuna collocazione; per esempio, per la frazione organica spezzina
si prevede: “riducendo (l’impianto di
Boscalino) al solo impiego come stazione
di trasferenza, nelle more della realizzazione dell’impianto di digestione
anaerobica presso il sito stesso, si provvederà come già previsto ed autorizzato
dalla Provincia della Spezia al conferimento della FORSU presso le aree
dedicate di Boscalino, con successivo
avviamento ad impianti di digestione anaerobica collocati fuori del territorio
provinciale, tra cui quelli già precedentemente utilizzati quali: - Sospiro
- Cremona (distanza circa 141 km dal centro di trasferenza di Boscalino) - Albairate
- Milano (circa 235 km) - Tortona (circa 167 km) - Villanova del Sillaro - Lodi
(circa 188 km) e per la frazione verde - Voghera - Pavia (circa 180 km) o
ulteriori impianti da individuare sulla base di aspetti di sostenibilità
economica ed ambientale. I quantitativi messi a disposizione degli impianti
individuati, compresi altri individuati ai quali non si è ricorso nel 2017 ma
utilizzati negli anni precedenti, sono sufficienti a garantire il soddisfacimento
del fabbisogno della Provincia della Spezia e, pertanto, tale attività permetterà di gestire tale frazione per tutto il periodo
transitorio, perseguendo, via via e per quanto possibile, la minimizzazione dei
costi complessivi” (Piano Regionale Rifiuti 2018, pag 66).
In conclusione, attualmente il
“ciclo dei rifiuti” nello spezzino e
in Regione non è chiuso; si nutrono
forti dubbi sulla effettiva chiusura del “ciclo”
anche “a regime”, cioè dopo l’entrata in funzione di tutti gli impianti
previsti dal “Piano Regionale Rifiuti
2018”. Conseguentemente le affermazioni della società Re.Cos. sono alquanto parziali
e assai discutibili, ma soprattutto riguardano l’ipotesi di realizzare il biodigestore a Saliceti e non
a Boscalino.
Infatti,
l’esame della pianificazione provinciale e regionale del 2018 (l’ultima
disponibile) pone, a sua volta, un grande interrogativo: come è stato possibile
passare da una previsione programmatica di localizzazione del biodigestore a Boscalino
(Arcola), ipotesi approvata da tutti i Comuni nel 2015 e oggetto di specifico
bando di gara nel 2016, all’attuale proposta di Re.Cos. a Saliceti (Vezzano L.)?
In
modo molto semplice: come presa d’atto dell’incremento
delle quantità previsionali di conferimento della FORSU al biodigestore,
come dimostra questa sintetica ricostruzione:
-
nell’agosto
2015 il contratto di gestione a carico della società Re.Cos. per l’impianto di Boscalino prevedeva una quantità di
organico da lavorare solo per conto dello spezzino di “8.000 tonnellate annue di rifiuto organico”, oltre a quelli
genovesi fino ad arrivare a 25.000
ton./anno;
-
nel
“Piano Provinciale dei Rifiuti 2018”
la previsione delle quantità spezzine aumentavano notevolmente: “Impianto Boscalino: capacità del nuovo
impianto di digestione anaerobica da realizzare presso il sito di Boscalino
circa 26.000 tonnellate/anno di cui 5.200 di strutturante da verde. (a
fronte di queste quantità) Consuntivo Frazione organica Prov SP 2016: 21.169
ton./anno - Stima organico differenziato Prov SP 2020: 25.000 ton./anno” (Piano d’Area
della Provincia della Spezia 2018, pag. 296), oltre alle
quantità genovesi che però non venivano quantificate né aggiunte nel calcolo (commettendo
un evidente errore!);
-
nel
“Piano Regionale dei Rifiuti 2018” i
fabbisogni stimati a regime per l’area omogenea spezzina aumentavano a 29-30.000 ton./anno; a tali quantitativi
venivano aggiunte le circa 24.000 ton./anno
previste a regime come produzione dell’area Tigullio, per un totale di 54.000 ton./anno, salvo poi concludere (con
un evidente errore di calcolo): “Per
quanto riguarda invece il trattamento della frazione umida da differenziata,
con intercettazione prevista a regime che le ultime stime collocano intorno
alle 29.500 t/anno” (Piano Regionale
Rifiuti 2018, pag 40);
-
il
progetto di Re.Cos. sembrerebbe
rimediare a questi grossolani errori
presenti nei due Piani (spezzino e regionale), presentando un progetto che
prevede un notevole ampliamento delle capacità del biodigestore, poiché si passa
dalle 26.000 ton./anno (previste per quello da realizzare a Boscalino) alle 55-60.000 ton./anno per quello da
realizzare a Saliceti; infatti, la società afferma che: “Il progetto di ampliamento risulta coerente con gli obiettivi
del piano regionale”, cioè in sostanza i due Piani prevedono il sito di
Boscalino soltanto per un errore di calcolo rispetto agli obiettivi ivi
espressamente dichiarati, visto che questi ultimi definiscono quantità maggiori: “Il Piano inoltre definisce la sintesi del
fabbisogno di impianto a regime, che risulta essere la seguente: Rifiuto FORSU -
Produzione a regime t/anno 29.500 - Fabbisogno da soddisfare t/anno 29.500
Provincia SP + (min. 26.000) CM di Genova - Stima potenzialità ottimale (t/anno)
50.000 – 60.000 incluse matrici compatibili”. Sulla base di queste maggiori
quantità/obiettivi, la società dichiara il superamento della previsione di
Boscalino: “Pertanto, Boscalino non è in grado di soddisfare il fabbisogno
richiesto nel Piano d’ambito e, ancor più recentemente, dal Programma
straordinario per la gestione emergenziale dei rifiuti sul territorio ligure a
valere per gli anni 2019/2020 (Deliberazione n. 10 del 13/12/2018 Comitato
d’Ambito per il ciclo dei rifiuti)”. Conseguentemente Re.Cos. ritiene il nuovo
progetto impostato sul sito di Saliceti l’unico in grado di soddisfare le
effettive esigenze (obiettivi) indicate nel “Piano
Regionale”: “L’ampliamento in progetto invece, riuscirebbe a soddisfare gli
obiettivi del Piano d’Ambito con coerenza ed a soddisfare le stime dei
fabbisogni di impianto a regime” (“Studio
di Impatto Ambientale Quadro Programmatico”, pag 87).
Si rimane
perplessi di fronte sia a questi “grossolani errori” presenti in Piani
aventi natura programmatica, che alla “semplicistica” soluzione (l’ampliamento
del progetto con nuova localizzazione) trovata da Re.Cos.; infatti, emergono numerose mancanze, per esempio:
1) manca uno
studio preciso sulle attuali quantità di rifiuto da trattare e sulle previsioni
di periodo (peraltro parametrati al 2020 … di fatto già superati), rispetto a
impianti che saranno in funzione fra qualche anno (2023-25) e dovranno
affrontare le esigenze relative agli anni successivi (2025-2030) … su questo
sia i due Piani che il progetto di Re.Cos.
sono del tutto insufficienti e approssimativi;
2) manca una visione strategica di medio-lungo periodo,
poiché il Piano Regionale (in gestazione dal 2015, sottoposto a VAS nel 2017 e
approvato nel 2018) presenta uno scenario al 2020 già ampiamente superato, con
evidenti errori e con soluzioni diverse dalle attuali;
3) manca reale capacità realizzativa; l’ipotesi del
biodigestore a Boscalino è partita nel 2015 e doveva essere già stata
realizzata, mentre invece oggi è stata
accantonata per una nuova soluzione a Saliceti che è stata sottoposta a VIA
con inchiesta pubblica, senza alcuna possibilità
di discussione su possibili alternative.
Insomma, questa non è programmazione, ma approssimazione con molta confusione e poca chiarezza su
una problematica così importante.
Altri post riguardanti il
biodigestore:
1) BIODIGESTORE DI SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”:
QUI2) BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA”: QUI
3) BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA: QUI
4) BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO?: QUI
5) BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI: QUI
1) SE ACAM PIANGE I COMUNI NON RIDONO … E NOI PAGHIAMO: QUI
2) IL LUNGO CREPUSCOLO DI ACAM: AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIASSETTO 2013: QUI
3) IL CREPUSCOLO DI ACAM E LA PRIVATIZZAZIONE PARZIALE DEL SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI: QUI
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