sabato 29 febbraio 2020

BIODIGESTORE DI SALICETI: SI CHIUDE IL CICLO DEI RIFIUTI? (sesta parte)

Tra le varie tematiche oggetto delle vivaci polemiche innescate dalla proposta della società Re.Cos. Spa di realizzare un “Polo Integrato per il trattamento rifiuti, di interesse pubblico, in un’area localizzata a Saliceti” vi è l’idoneità del biodigestore anaerobico a chiudere il “ciclo dei rifiuti”.
Da parte della società Re.Cos. ne viene dichiarata l’idoneità dell’impianto, costituendo un esempio di “economia circolare” (dichiarazione del 30/8/2019); da parte degli oppositori a questo progetto si evidenziano, al contrario, oltre a una più generale contestazione riguardante la tipologia dell’impianto, anche la sua inutilità: “Perché l’anaerobico non è utile per la salute umana né animale, perché impoverisce i terreni, perché non chiude il ciclo dei rifiuti” (memoria del “Comitato No Biodigestore Saliceti” del 17/7/2019).
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a tesi opposte e categoriche e, allora, è utile verificare alcuni aspetti (tralasciando quelli già trattati in precedenti post a cui si rimanda).
Per Re.Cos. con il progetto di biodigestore a Saliceti: “si chiude il ciclo completamente e lo si chiude attraverso un investimento industriale, di alto valore aggiunto tecnologico, caratterizzato anche da un positivo impatto sull’occupazione locale: sia diretta, pari a 20 unità, che indotta, pari a 10 unità” (dichiarazione del 24/5/2019). La tesi della società si fonda sulla circostanza che un impianto di trattamento della frazione organica (con pieno riutilizzo del rifiuto conferito) consente di trattare 60.000 ton./anno di Forsu producendo “oltre 6 milioni di metri cubi/anno di biometano sostenibile, che sarà immesso nella normale rete di distribuzione gas, e di oltre 14.000 tonnellate/anno di compost di qualità, che verrà utilizzato in agricoltura e nella vivaisticadichiarazione del 24/5/2019).
Queste dichiarazioni sono “grossolane” e rispondono ad una logica propagandistica, poiché risulta evidente come un impianto di biodigestione non possa da solo chiudere il “ciclo dei rifiuti”, in quanto si limita a trattare la sola frazione organica rispetto al totale dei rifiuti prodotti in Provincia e/o nella stessa Regione. Del resto, lo stesso impianto CDR di Saliceti produce attualmente prodotti che devono essere poi smaltiti in discarica o in un inceneritore che non sono attualmente presenti né nello spezzino né in ambito regionale; inoltre, il problema dello smaltimento è stato fin dall’inizio accollato alla società Re.Cos. (in particolare negli impianti di proprietà di Iren): “Oltre all’impegno ad applicare le tariffe di ingresso aggiudicate con la gara, l’aggiudicatario si impegna a trovare collocazione a tutti i rifiuti/materiali in uscita dagli impianti, inclusi quindi CSS, frazione compostata, sovvalli e residui stabilizzati” (Piano d’Area della Provincia della Spezia 2018, pag. 156).
Dunque, è palese che con il biodigestore il “ciclo dei rifiutinon viene chiuso, semmai è un ulteriore impianto/processo che insieme ad altri porterà eventualmente alla chiusura del “ciclo” quando tutti gli impianti previsti dalla pianificazione regionale/provinciale verranno realizzati ed entreranno in funzione.
Del resto, neanche il “Piano d’Area per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti della Provincia della Spezia” sembra assicurare l’autosufficienza, cioè lo smaltimento dei rifiuti e il loro recupero garantiti da una rete integrata di impianti più vicini/prossimi al luogo di produzione o di raccolta (al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi), in quanto è stato impostato sulla base degli esiti della gara (aggiudicata nel luglio 2016) con la previsione di due soli interventi: “a) sull’impianto di Saliceti, finalizzato al ripristino della piena operatività del ciclo TMB con produzione di CSS (ora elemento che ha sostituito il CDR della pianificazione 2003); b) sull’impianto di Boscalino, finalizzato alla realizzazione di un digestore anaerobico” (Piano d’Area della Provincia della Spezia 2018, pag. 296).
In proposito, l’ultimo Piano approvato conferma la finalità dell’impianto TMB in loc. Saliceti “dedicato alla minimizzazione del rifiuto trattato” da destinare poi a discarica e/o al recupero di energia tramite produzione di CSS a cura della società Re.Cos.; mentre per a frazione organica questo Piano ha stabilito quanto segue: “4) Conferma delle quantità attese di rifiuto organico e delle quantità di frazione che potranno essere trattate in impianti di taglia minore (cd. Compostatori di comunità). Contestuale conferma del dimensionamento dell’impianto di digestione anaerobica previsto nel project financing affidato da ACAM nel luglio 2016 per una capacità attesa di circa 20.000 t/anno, valutando di trattare le circa 6000 t/anno previste di frazione “verde” presso l’esistente impianto di compostaggio aerobico in loc. Boscalino” (delibera Consiglio Provinciale n. 48 del 6/8/2018, “Piano d’Area della Provincia della Spezia”, aggiornato e integrato dalle prescrizioni del parere VAS n. 100, adottato con DGR n. 1168 del  27/12/2017).
Nella delibera di approvazione del Piano si precisava ulteriormente l’iter che aveva portato ad identificare il sito di Boscalino per la localizzazione dell’impianto di digestione anaerobica della frazione organica: “Il Piano Provinciale dei Rifiuti adottato nel 2003 prevedeva la realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico indicando una pluralità di siti potenzialmente utilizzabili.  A seguito dell’approvazione del Project Financing del luglio 2016 riguardante il revamping dell’impianto TMB di Saliceti e la realizzazione del digestore anaerobico, Recos S.p.A., aggiudicataria del Project, ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle produzioni attese dai Comuni della Provincia della Spezia e del flusso previsto dall’Area del Tigullio. A corredo dell’offerta economica, Recos S.p.A. ha presentato un Progetto preliminare dal quale si evince l’adeguatezza del sito per la realizzazione dell’impianto proposto. Per questa ragione la proposta di piano individuava un sito determinato in luogo dei precedenti criteri localizzativi. La verifica suggerita da ARPAL in sede di VAS risulta pertanto positivamente risolta dall’esame dei documenti di progetto; documenti che, peraltro, non erano nella disponibilità di ARPAL in quanto facenti parte della gara e non inclusi tra quelli trasmessi per la VAS e che pertanto si allegano a riscontro della suddetta verifica. Viene quindi confermata la scelta di realizzare nel territorio provinciale un impianto di trattamento della frazione organica che risponda alle necessità derivanti dalla pianificazione d’Area e di Ambito. Si dovrà infatti tenere conto delle esigenze impiantistiche derivanti  dalla integrazione delle Aree omogenee della Spezia e del Tigullio, in forza della quale la Città Metropolitana di Genova si è fatta carico di pianificare sul proprio territorio la discarica di servizio per l’Area spezzina. L’intervento sarà comunque subordinato alla ottimizzazione delle superfici di impianto che necessariamente interesserà manufatti esistenti di cui è opportuna la completa demolizione quali l’ex inceneritore, comportando un ulteriore beneficio a carattere ambientale. Inoltre si ritiene necessario che a livello regionale venga disciplinato il regime delle compensazioni economiche a favore dei territori sedi di impianti di biodigestione anaerobica, prevedendo che un’aliquota di tali compensazioni vada a vantaggio della Provincia, in ragione delle competenze esercitate. Nelle more della realizzazione del nuovo impianto, l’impianto di Boscalino continua a svolgere la funzione di stazione di trasferimento della FORSU e trattamento dello scarto verde (delibera Consiglio Provinciale n. 48 del 6/8/2018).
Su queste basi il “Piano Regionale Rifiuti 2018” recepisce questa indicazione proveniente dallo spezzino e, conseguentemente, indica il sito di Boscalino idoneo ad ospitare il biodigestore per trattare 26.000 ton./anno di Forsu.
Secondo Re.Cos. la chiusura del “ciclo dei rifiuti” avviene a livello regionale: “si riferisce ad un sistema integrato, in un determinato ambito territoriale (il codice ambientale lo indirizza al livello regionale), per cui la disponibilità di impianti di trattamento, recupero e smaltimento consente a quel territorio di essere autonomo. La circolarità attiene all’obiettivo per cui un sistema complesso di trattamenti consente di reimmettere in cicli produttivi quello che in origine è un rifiuto” (dichiarazione del 5/6/2019).
In effetti nel “Piano Regionale dei rifiuti del 2018” viene previsto uno “scambio”: l’area genovese del Tigulio invia i propri rifiuti indifferenziati all’impianto TMB di Saliceti e il proprio organico all’impianto anaerobico di Boscalino, mentre lo spezzino porterà il residuo dei rifiuti non più trattabili nella discarica di Scarpino.
Non è un caso, infatti, che il dimensionamento degli impianti spezzini siano superiori al fabbisogno strettamente locale; questo “sovradimensionamento” per la società rientra nelle previsioni della pianificazione regionale: “risponde a principi di economicità dell’investimento e soprattutto di mutualità fra i territori: se, infatti, la citata pianificazione prevede che l’impianto spezzino vada parzialmente a trattare quote del rifiuto organico della provincia di Genova, allo stesso modo consente al territorio spezzino di non dover realizzare una discarica di servizio, per cui i residui delle lavorazioni dei due impianti di trattamento operativi alla Spezia (organico e indifferenziato) saranno smaltiti nella discarica di Scarpino, a Genova” (dichiarazione del 24/05/2019).
Questa integrazione a livello regionale presenta comunque evidenti lacune: a) non sono previsti inceneritori per l’utilizzo del CSS/CDR e pertanto questi prodotti della lavorazione degli impianti di TMB sono destinati ad andare fuori regione; b) l’integrazione avverrà, però, solo dopo la realizzazione dei vari impianti previsti nel genovese e nello spezzino; c) la discarica nello spezzino dovrà comunque essere individuata: “L’assetto sopra indicato derivante dall’utilizzo sinergico degli impianti esistenti in ottica di ambito regionale, permette di posticipare la comunque ribadita necessità di individuazione nell’area provinciale dell’impianto di smaltimento di servizio previsto dal Piano regionale, ove collocare, nel rispetto del principio dell’autosufficienza d’ambito, la frazione organica stabilizzata (FOS) prodotta dall’impianto di Saliceti e non altrimenti recuperabile, valutata ad oggi nell’ordine del 26,5% del totale del quantitativo a bocca d’impianto, oltre ad eventuali altri residui non recuperabili, fino ad un massimo da definirsi del rifiuto indifferenziato in ingresso all’impianto, al fine di rispettare gli indirizzi europei circa la minimizzazione dello smaltimento in discarica” (Piano Regionale Rifiuti 2018, pag 65).
Il problema più evidente riguarda il periodo transitorio, poiché le varie tipologie di rifiuto continueranno a “viaggiare” anche fuori Regione in cerca di opportuna collocazione; per esempio, per la frazione organica spezzina si prevede: “riducendo (l’impianto di Boscalino) al solo impiego come stazione di trasferenza, nelle more della realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica presso il sito stesso, si provvederà come già previsto ed autorizzato dalla Provincia della Spezia al conferimento della FORSU presso le aree dedicate di Boscalino, con successivo avviamento ad impianti di digestione anaerobica collocati fuori del territorio provinciale, tra cui quelli già precedentemente utilizzati quali: - Sospiro - Cremona (distanza circa 141 km dal centro di trasferenza di Boscalino) - Albairate - Milano (circa 235 km) - Tortona (circa 167 km) - Villanova del Sillaro - Lodi (circa 188 km) e per la frazione verde - Voghera - Pavia (circa 180 km) o ulteriori impianti da individuare sulla base di aspetti di sostenibilità economica ed ambientale. I quantitativi messi a disposizione degli impianti individuati, compresi altri individuati ai quali non si è ricorso nel 2017 ma utilizzati negli anni precedenti, sono sufficienti a garantire il soddisfacimento del fabbisogno della Provincia della Spezia e, pertanto, tale attività permetterà di gestire tale frazione per tutto il periodo transitorio, perseguendo, via via e per quanto possibile, la minimizzazione dei costi complessivi” (Piano Regionale Rifiuti 2018, pag 66).
In conclusione, attualmente il “ciclo dei rifiuti” nello spezzino e in Regione non è chiuso; si nutrono forti dubbi sulla effettiva chiusura del “ciclo” anche “a regime”, cioè dopo l’entrata in funzione di tutti gli impianti previsti dal “Piano Regionale Rifiuti 2018”. Conseguentemente le affermazioni della società Re.Cos. sono alquanto parziali e assai discutibili, ma soprattutto riguardano l’ipotesi di realizzare il biodigestore a Saliceti e non a Boscalino.
Infatti, l’esame della pianificazione provinciale e regionale del 2018 (l’ultima disponibile) pone, a sua volta, un grande interrogativo: come è stato possibile passare da una previsione programmatica di localizzazione del biodigestore a Boscalino (Arcola), ipotesi approvata da tutti i Comuni nel 2015 e oggetto di specifico bando di gara nel 2016, all’attuale proposta di Re.Cos. a Saliceti (Vezzano L.)?  
In modo molto semplice: come presa d’atto dell’incremento delle quantità previsionali di conferimento della FORSU al biodigestore, come dimostra questa sintetica ricostruzione:
-          nell’agosto 2015 il contratto di gestione a carico della società Re.Cos. per l’impianto di Boscalino prevedeva una quantità di organico da lavorare solo per conto dello spezzino di “8.000 tonnellate annue di rifiuto organico”, oltre a quelli genovesi fino ad arrivare a 25.000 ton./anno;
-          nel “Piano Provinciale dei Rifiuti 2018” la previsione delle quantità spezzine aumentavano notevolmente: “Impianto Boscalino: capacità del nuovo impianto di digestione anaerobica da realizzare presso il sito di Boscalino circa 26.000 tonnellate/anno di cui 5.200 di strutturante da verde. (a fronte di queste quantità) Consuntivo Frazione organica Prov SP 2016: 21.169 ton./anno - Stima organico differenziato Prov SP 2020: 25.000 ton./anno” (Piano d’Area della Provincia della Spezia 2018, pag. 296), oltre alle quantità genovesi che però non venivano quantificate né aggiunte nel calcolo (commettendo un evidente errore!);
-          nel “Piano Regionale dei Rifiuti 2018” i fabbisogni stimati a regime per l’area omogenea spezzina aumentavano a 29-30.000 ton./anno; a tali quantitativi venivano aggiunte le circa 24.000 ton./anno previste a regime come produzione dell’area Tigullio, per un totale di 54.000 ton./anno, salvo poi concludere (con un evidente errore di calcolo): “Per quanto riguarda invece il trattamento della frazione umida da differenziata, con intercettazione prevista a regime che le ultime stime collocano intorno alle 29.500 t/anno” (Piano Regionale Rifiuti 2018, pag 40);
-          il progetto di Re.Cos. sembrerebbe rimediare a questi grossolani errori presenti nei due Piani (spezzino e regionale), presentando un progetto che prevede un notevole ampliamento delle capacità del biodigestore, poiché si passa dalle 26.000 ton./anno (previste per quello da realizzare a Boscalino) alle 55-60.000 ton./anno per quello da realizzare a Saliceti; infatti, la società afferma che: “Il progetto di ampliamento risulta coerente con gli obiettivi del piano regionale”, cioè in sostanza i due Piani prevedono il sito di Boscalino soltanto per un errore di calcolo rispetto agli obiettivi ivi espressamente dichiarati, visto che questi ultimi definiscono quantità maggiori: “Il Piano inoltre definisce la sintesi del fabbisogno di impianto a regime, che risulta essere la seguente: Rifiuto FORSU - Produzione a regime t/anno 29.500 - Fabbisogno da soddisfare t/anno 29.500 Provincia SP + (min. 26.000) CM di Genova - Stima potenzialità ottimale (t/anno) 50.000 – 60.000 incluse matrici compatibili”. Sulla base di queste maggiori quantità/obiettivi, la società dichiara il superamento della previsione di Boscalino:Pertanto, Boscalino non è in grado di soddisfare il fabbisogno richiesto nel Piano d’ambito e, ancor più recentemente, dal Programma straordinario per la gestione emergenziale dei rifiuti sul territorio ligure a valere per gli anni 2019/2020 (Deliberazione n. 10 del 13/12/2018 Comitato d’Ambito per il ciclo dei rifiuti)”. Conseguentemente Re.Cos.  ritiene il nuovo progetto impostato sul sito di Saliceti l’unico in grado di soddisfare le effettive esigenze (obiettivi) indicate nel “Piano Regionale”:L’ampliamento in progetto invece, riuscirebbe a soddisfare gli obiettivi del Piano d’Ambito con coerenza ed a soddisfare le stime dei fabbisogni di impianto a regime(Studio di Impatto Ambientale Quadro Programmatico”, pag 87).
Si rimane perplessi di fronte sia a questi “grossolani errori” presenti in Piani aventi natura programmatica, che alla “semplicistica” soluzione (l’ampliamento del progetto con nuova localizzazione) trovata da Re.Cos.; infatti, emergono numerose mancanze, per esempio:
1) manca uno studio preciso sulle attuali quantità di rifiuto da trattare e sulle previsioni di periodo (peraltro parametrati al 2020 … di fatto già superati), rispetto a impianti che saranno in funzione fra qualche anno (2023-25) e dovranno affrontare le esigenze relative agli anni successivi (2025-2030) … su questo sia i due Piani che il progetto di Re.Cos. sono del tutto insufficienti e approssimativi;
2) manca una visione strategica di medio-lungo periodo, poiché il Piano Regionale (in gestazione dal 2015, sottoposto a VAS nel 2017 e approvato nel 2018) presenta uno scenario al 2020 già ampiamente superato, con evidenti errori e con soluzioni diverse dalle attuali;
3) manca reale capacità realizzativa; l’ipotesi del biodigestore a Boscalino è partita nel 2015 e doveva essere già stata realizzata, mentre invece oggi è stata accantonata per una nuova soluzione a Saliceti che è stata sottoposta a VIA con inchiesta pubblica, senza alcuna possibilità di discussione su possibili alternative.
Insomma, questa non è programmazione, ma approssimazione con molta confusione e poca chiarezza su una problematica così importante.

Euro Mazzi
 

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