Nelle ultime settimane la diffusione dei contagi da covid-19 dimostra l'arrivo di una “seconda ondata”, come era stato ampiamente previsto e come era facilmente prevedibile.
Già
da agosto-settembre alcune aree (tra cui proprio la provincia spezzina) avevano
registrato una forte ripresa della diffusione del contagio da covid-19 (vedere questo post:
QUI), ma piano piano la diffusione del covid-19
si è generalizzata, investendo anche le aree del Centro-Sud fortunatamente
risparmiate dalla “prima andata”: “12 regioni al giorno 11/11/2020 avevano superato almeno una soglia critica in
area medica o TI. Nel caso si mantenga l’attuale trasmissibilità, quasi tutte
le Regioni/PPAA hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese.
Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è salito
da 1.939 (01/11) a 3.081 (11/11); mentre il numero di
persone ricoverate in aree mediche è passato da 18.902 (01/11) a 29.444
(11/11)” (Report n. 26 al 11/11/2020).
Al
13/11/2020 i dati confermano un sostanziale peggioramento: +40.902 nuovi casi con un totale di attualmente contagiati pari a 663.926 che portano il totale dei
contagiati dall’inizio a 1.107.303; +1.041 ricoverati con sintomi per un
totale di attualmente ricoverati pari a 30.914,
di cui +60 nuovi ricoverati in
terapia intensiva con un totale di 3.230
degenti; +550 nuovi decessi con
un totale di 44.139 morti (Bollettino del 13/11/2020).
Seppure
i dati dei decessi e dei ricoverati non abbiano ancora raggiunto i livelli
massimi della “prima andata” (969 morti
al 27/3/2020 e 28.741 ricoverati con
4.068 terapie intensive alla data
del 3/4/2020), appare evidente che l’andamento è del tutto simile, ma con due
sostanziali differenze: a) la “seconda ondata” presenta una
diffusione su tutto il territorio nazionale, rispetto a quella concentrata nel
Nord della “prima andata”; b) la presenza di un elevato numero di
contagiati asintomatici o con pochi sintomi frutto anche di maggiori tamponi
ora effettuati (70.359 tamponi
giornalieri fatti in data 7/4/2020 contro i 237.673 tamponi processati in data 7/11/2020) (dati Gedi Visual).
La diffusione del covid-19 nella Liguria e nella Provincia spezzina alla data del 12/11/2020 rispecchia il generale aggravamento nazionale ed è
riassunta nei dati e nei grafici riportati a margine (a cui si rimanda per brevità).
Insomma,
il virus persiste nella sua
diffusione a “ondate” e per “territorialità”; siamo solo agli
inizi della “seconda ondata”, ma preoccupa soprattutto la situazione degli
ospedali per la crescita delle degenze che in molti casi oramai sta diventando insostenibile (con evidenti
problematicità nelle terapie sub-intensive anche se nelle terapie intensive va un
pochino meglio); alcune strutture sono prossime al collasso, altre registrano
periodiche chiusure del pronto soccorso per l’impossibilità di ricevere nuovi
ammalati, in altre gli ammalati restano parcheggiati sulle barelle per più
giorni, in altre la situazione è ancora gestibile.
In
molti ospedali si stanno convertendo i reparti specialistici in strutture “covid-19”,
in altri si approntano nuove “tensostrutture”
dedicate; si tratta comunque di frettolose
e improvvisate azioni volte a
contenere il caos
che sta emergendo soprattutto nella sanità del Centro-Sud impreparata ad
affrontare questa “seconda ondata”.
Test e tracing sono al collasso, in quanto le
ASL non sempre riescono a tenere traccia effettiva di tutti i postivi, né riescono a
coprire in tempi rapidi il numero delle richieste di test; fare un tampone a volte è una “odissea” (ci sono file anche
di molte ore per farli); i medici di base sono sommersi dalle richieste dei
loro assistiti e sono nel caos; i controlli sui luoghi di lavoro sono scarsi;
la vigilanza sul trasporto pubblico è del tutto insufficiente.
Si
è perso tempo, anzi si è “operato
a favore” della “seconda ondata”, poiché durante
l’estate, quando il covid-19 sembrava
meno pericoloso, c’è stato un generale allentamento
sulle misure di contenimento e sulla vigilanza, ma soprattutto c’è stata tanta confusione comunicativa con
messaggi contradditori (dei politici, del mondo scientifico, dell’informazione)
oscillante tra “nuova paura” e “rilancio delle attività”; è stato
scelto di non analizzare i fatti, preferendo la retorica del contrasto di opinioni
improvvisate; è stata data scarsa importanza alle evidenze statistiche rispetto
a pure previsioni ottimistiche/pessimistiche volte alla ricerca del consenso; il
virus ora presenta il conto e la situazione è nuovamente drammatica e il futuro
è ancora più incerto.
Si
sono sprecati molti denari investiti
in banchi/sedie colorate con le rotelle e in una miriade di bonus (dai
monopattini alle vacanze), invece dei necessari investimenti sulla prevenzione,
sull’assistenza territoriale, sul reclutamento e sulla formazione degli
operatori sanitari e sulla predisposizione di idonee strutture ospedaliere.
Si
è fatto tanta inutile polemica
ideologica sull’utilizzo dei fondi del MES, ma ci si è dimenticati di fare l’analisi
sulla situazione della sanità nelle singole Regioni, non si è discusso sulle
carenze, non è stata fatta una opportuna “programmazione” per risolvere i
problemi emersi, non sono stati predisposti progetti adeguati, né sono stati preordinati
programmi da finanziare.
Alla
fine, se non si hanno neanche “le idee”, perché si dovrebbero utilizzare
i fondi europei? La mancanza di programmazione
rende inevitabilmente inutile avere dei fondi europei a disposizione e (con
queste carenze) sarebbe estremamente rischioso attingervi, poiché senza
capacità di destinarli in modo finalizzato e senza adeguata competenza
gestionale questi fondi andrebbero sprecati … non si trarrebbe alcun vantaggio
pratico, ma si produrrebbe un aumento del debito pubblico da ripianare con
grandi sacrifici. Tanta retorica e troppa propaganda che, però, ha prodotto poco!
La
violenta e prolungata polemica tra “rigoristi” (a favore dei lockdown per salvaguardare la sanità) con
gli “ottimisti”
(contrari alle chiusure per tutelare l’economia) si sta concretizzando nel
peggiore dei modi: entrambi avevano ideologizzato le proprie posizioni per
carenza di analisi, per scarsa capacità interpretativa e per assenza di visione
programmatica.
Conseguentemente,
sono mancati gli investimenti veri che avrebbero richiesto un lungo lavoro
preparatorio durante i mesi estivi; questi investimenti non avrebbero evitato
la diffusione del virus, ma avrebbero permesso di governare meglio il processo
di assistenza ospedaliera e sul territorio con risposte più efficaci,
permettendo così di evitare almeno la grave e imbarazzante situazione attuale,
destinata comunque a peggiorare nelle prossime settimane.
Governo
e Regioni si sono circondati di Comitati tecnici, ma hanno opinioni diverse/opposte, ci
sono forti contrasti con le rispettive opposizioni e all’interno delle
coalizioni; non c’è uniformità nei metodi per contenere l’aumento dei casi,
nessuno ha idea di che cosa potrà accadere; del resto, manca ancora un piano
aggiornato contro le epidemie, così come manca il piano sia per la vaccinazione antinfluenzale che per quella anticovid-19.
Insomma,
dietro le dichiarazioni di “provvedimenti assunti su base scientifica”
in realtà si “naviga a vista”, cercando di “evitare il peggio”, ma
siamo solo alle prime battute della “seconda
ondata” e forse il peggio deve ancora arrivare; ci siamo fatti cogliere nuovamente impreparati,
nonostante fosse ampiamente previsto e a questo punto, nessuno può accampare
scuse, né al Governo, né al Parlamento e né nelle Regioni: tutti sapevano i
rischi e i pericoli di una “seconda ondata” ... ma è stato fatto poco per prevenirli.
In conclusione.
Ha
ragione Sabino Cassese quando contesta l’assunzione dello “stato di emergenza”,
poiché non è corretto parlare di emergenza
se la situazione che stiamo vivendo era prevista da mesi. Cassese lamenta,
altresì, una gestione dell’emergenza “in mano ai partiti” che ha aperto la
strada al calcolo elettorale nella gestione dell’epidemia: “Questa consente una pubblicità quotidiana. Non si è calcolato, però, il costo di questa
sovraesposizione mediatica, che
finirà per ritorcersi su politici e amministratori, che finiranno per diventare
i capri espiatori di ogni errore; tra
giugno e ottobre vi era tempo per prepararsi. La prima ondata ci aveva colto di sorpresa, ora giustificazioni non ce
ne sono. Il paradosso ulteriore è che tutto questo periodo è coperto dalla dichiarazione di emergenza, motivata
proprio con la necessità di avere mano libera. Ma questa non è stata usata o è
stata adoperata male, a giudicare dai risultati (…) Avendo lasciato le
decisioni al ‘fai da te locale’, i problemi sorgeranno: sulla decisione prevale la negoziazione. Sull’amministrazione prevale la politica. Nella politica dominano i
rapporti tesi tra maggioranza e
opposizione.Insomma, il contrario
di una gestione razionale del periodo critico che stiamo attraversando e
che non finirà presto, perché per finire ci vogliono sia cure specifiche, sia
vaccini (…) Il sistema sanitario sarebbe,
per legge, nazionale. Di fatto, è una rissosa
confederazione di venti sistemi regionali. Le regioni non cederanno mai la
materia, perché rappresenta due terzi della loro finanza e molto di più del
loro potere di lottizzazione. Le conseguenze di lungo periodo si faranno
sentire. Anche ora si vedono, con la debolezza della sanità territoriale, di
più difficile lottizzazione. Comunque, mi pare che siano assenti previsione, programmazione, capacità di preparazione in vista
delle situazioni eccezionali o di emergenza. Ne soffrono coloro che sono in
prima linea” (Canale10 del 22/10/2020).
La
“seconda
ondata” è la rappresentazione di una sconcertante impreparazione di una intera
classe politica, amministrativa e tecnica … eppure sarebbe bastato essere più
responsabili e più cauti.
Euro
Mazzi
PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle problematiche relative
alla crisi economica e finanziaria che da anni interessa l’Italia nel contesto
europeo.
Post sulla pandemia:
2)
LA PERSISTENZA DEL VIRUS …: QUI
Post sulle conseguenze della pandemia:
- CORONAVIRUS, CRISI DEL TURISMO E … LA PALMARIA: QUI
- CORONAVIRUS E I “TAGLI” ALLA SANITÀ PUBBLICA: QUI
- CORONAVIRUS E LA SANITÀ LIGURE: QUI
- CORONAVIRUS E LA PESANTEZZA DEL DEBITO PUBBLICO: QUI
- CORONAVIRUS E GLI AIUTI ALLE IMPRESE: QUI
- CORONAVIRUS E LA CASSA INTEGRAZIONE: QUI
- INPS: OLTRE IL VIRUS E UNA DISOCCUPAZIONE INCOMBENTE: QUI
- ENNESIMO RECORD PER IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO: QUI
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