sabato 23 maggio 2020

UN VIRUS SUBDOLO … E LETALE (prima parte)

Il Governo italiano, in data 31/1/2020, emanava il decreto dello “stato di emergenza”, per la durata di sei mesi; nella conseguente conferenza stampa, il Presidente Conte confermava i primi due casi di contagio riscontrati in Italia (due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani) e rassicurava “sul fatto che la situazione è sotto controllo e che le misure assunte sono di carattere precauzionale e collocano l’Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale” (Comunicato del 31/1/2020).
Il primo caso italiano di Covid-19 veniva segnalato in Lombardia il 20/2/2020; nei giorni successivi si erano già evidenziati i primi focolai in Lombardia e Veneto; conseguentemente venivano approvati vari provvedimenti di “distanziamento/isolamento sociale e blocco delle attività non necessarie estese progressivamente a tutta l’Italia (lockdown).
Fin dall’inizio, l’epidemia è stata caratterizzata da una trasmissione prevalentemente locale, ma nonostante le varie misure di contenimento assunte, il numero di casi Covid-19 è aumentato molto rapidamente: alla data del 19/5/2020 in Italia ci sono stati 226.699 contagiati dall’inizio della pandemia, di cui: 65.129 persone attualmente positive, 32.169 deceduti e 129.401 guariti.Del resto, nel mondo questa epidemia si è diffusa velocemente; in Europa alla data del 19/5/2020 si registravano 1.892.838 casi confermati e 167.222 morti; nel mondo l’OMS rilevava 4.696.849 casi confermati e 315.131 morti.
In Italia la diffusione geografica dell’epidemia è stata alquanto eterogenea: contenuta al Sud e nelle Isole, mediamente elevata in quelle del Centro e molto elevata nelle regioni del Nord; all'interno delle singole Regioni e Province l’andamento dell’epidemia è stato a  sua volta assai articolato e diverso da zona a zona.
In Italia (grazie o nonostante le misure di “distanziamento sociale” intraprese progressivamente dai primi giorni di marzo) il picco epidemico veniva registrato alla fine del mese di marzo 2020; conseguentemente le curve nazionali dei casi diagnosticati, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi hanno iniziato molto lentamente a decrescere.
Relativamente al primo trimestre 2020 l’Istat ha condotto un’indagine specifica sull’incremento complessivo dei decessi, scoprendo che nel periodo 20/2-31/3/2020 vi è stata una crescita dei decessi per il complesso delle cause: da 65.592 decessi (della media del quinquennio 2015-2019) a 90.946 di fine marzo 2020, con un “eccesso dei decessi” di +25.354 unità (+38,7%), di questi il 54% è costituito dai 13.710 morti diagnosticati Covid-19 e da 11.644 decessi per cause non chiarite (o una ulteriore mortalità non associata al Covid-19 solo per mancanza del tampone di conferma; o una mortalità indiretta ma correlata a Covid-19; o una mortalità non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette).
Questo “eccesso di mortalità” si concentra (per il 91%) nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia (37 province del Nord più Pesaro e Urbino): nel periodo 20/2-31/3/2020 i decessi sono stati 49.351 (+ 23.133 rispetto ai 26.218 della media del quinquennio 2015-2019), di cui solo 12.156 (52%) sono i morti con positività al Covid-19.
Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (35 province del centro-nord) l’incremento dei decessi per il complesso delle cause è molto più contenuto: da 17.317 a 19.743 (+2.426 in più rispetto alla media 2015-2019), di cui 1.151 (47%) sono i morti positivi al Covid-19.
Infine nelle aree a bassa diffusione (34 province del Centro-Sud) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori (-1,8%) rispetto alla media del quinquennio precedente (Istat, Impatto dell’epidemia covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre 2020).
Questa indagine sui decessi conferma l’esistenza di una accentuata articolazione territoriale con una corrispondente diversa intensità (alta-media-bassa) nella diffusione dell’epidemia (vedere grafico).
A livello regionale si riscontra nel mese di marzo 2020 (rispetto alla media nello stesso periodo 2015-2019) un aumento: in Lombardia del 185%; nell’Emilia-Romagna del 70%; nel Trentino Alto-Adige del 65%; le Marche, la Liguria e il Piemonte hanno incrementi del 50%.
All’interno di queste regioni ci sono Province che presentano una forte concentrazione di questo fenomeno; gli incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020 (rispetto al 2015-2019) sono a: Bergamo del 568%, Cremona del 391%, Lodi del 370%, Brescia del 290%, Piacenza del 264%, Parma del 208%, Lecco del 174%, Pavia del 133%, Mantova del 122%, Pesaro e Urbino del 120%.
In queste zone, relativamente all’eccesso di decessi quelli attribuibili a Covid-19 sono una quota variabile: a Bergamo, Cremona, Lecco è circa del 46%; a Lodi, Mantova e Pavia è superiore al 60%; a Piacenza la quota è tra le più alte al 68,6%.
Per quanto riguarda le differenze di età e genere, l’Istat rileva come l’eccesso di mortalità più consistente si riscontri per gli uomini di 70-79 anni (+50% rispetto allo stesso periodo della media 2015-2019) e per quelli di età 80-89 anni (+ 44%); la mortalità nelle donne registra un incremento più contenuto (+20% tanto per la classe di età 70-79 che per quella 90 e più); in sintesi, l’età è un fattore determinante per spiegare questo “eccesso di mortalità”: per il 61,5 % negli uomini e per il 42%  per le donne sopra i 50 anni (vedere grafici). 
Per quanto riguarda le cause principali di morte, l’Istat nota come la frequenza dei decessi totali dei primi due mesi del 2020 sia simile a quella dei decessi del 2017 (malattie del sistema circolatorio con il 36% dei decessi totali; i tumori con il 27%; le malattie del sistema respiratorio con il 9%; le demenze e l’Alzheimer con il 5%; le malattie dell’apparato digerente con il 4% e il diabete  con il 3%), ma con il diffondersi dell’epidemia aumentano i decessi di Covid-19 e si incrementa la mortalità totale specie nelle aree a più alta diffusione, mentre questa tendenza è molto più attenuata nelle aree a media diffusione: “Verosimilmente il Covid-19 ha agito sia anticipando il decesso in individui affetti da gravi patologie, sia incrementando la mortalità con i suoi effetti diretti e indiretti, particolarmente evidenti nelle aree a media e alta diffusione” (Istat, p. 22).
Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una co-morbilità (una tra: patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche).
Insomma, l’epidemia ha investito l’Italia in modi molto diversi da zona a zona: nei territori ad elevata diffusione la letalità è stata pesantissima, colpendo prevalentemente anziani e persone “fragili” (in quanto già colpite da precedenti malattie); è stata pesante nelle aree a media diffusione (Centro-Nord) e sicuramente più morbida al Sud.
Una recente indagine a cura dell’Inps, nel confermare le conclusioni dell’indagine Istat, evidenzia come la quantificazione dei decessi per Covid-19, condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile, sia oramai poco attendibile per comprendere la reale diffusione dell’epidemia, in quanto ha sottostimato la reale incidenza del virus sulla mortalità complessiva della popolazione, dimostrando come nel periodo 1/3-30/4/2020 il fenomeno “eccesso di mortalità” sia in Italia pari a 46.909 deceduti, di cui 27.938 ufficialmente attribuiti al Covid-19 e 18.971 siano dovuti a cause non ufficialmente attribuite, ma di fatto collegabili al virus; da un punto di vista territoriale questo fenomeno è concentrato al Nord (18.412 decessi) rispetto al Centro (169 decessi) e al Sud (390 decessi) e si concentra negli uomini di età superiore ai 70 anni residenti nel Nord (Inps, Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19).
La mancanza di dati, specie a livello comunale, impedisce maggiori approfondimenti che sarebbero invece assai necessari per comprendere le dinamiche e i meccanismi di trasmissione del virus, nonché la sua effettiva incidenza.
In proposito, si possono azzardare solo alcune ipotesi di analisi; per esempio per la Provincia spezzina, in cui alla data del 19/5/2020 ci sono stati 899 contagiati dall’inizio della pandemia, di cui: 176 attualmente positive, con 35 ospedalizzati (di cui 3 in terapia intensiva), 211 le sorveglianze attive e 136 i deceduti.
I dati spezzini sono i più bassi della Liguria (vedere grafico); quest’ultima alla data del 19/5/2020 presentava i seguenti dati: 4.231 positivi, 360 ospedalizzati (di cui 22 in terapia intensiva), 1.904 in isolamento domiciliare, 2.057 asintomatici clinicamente guariti e 3.560 guariti con 2 test consecutivi negativi,1.368 in sorveglianze attive, 1.374 decessi; con 83.593 test di controllo effettuati.
I dati Liguri evidenziano due aspetti peculiari: il 75% dei contagiati ha un’età superiore ai 50 anni e quelli con più di 70 anni sono quasi il 45%; l’incidenza dei decessi sui contagiati è molto alta (14,67%); questi dati confermano le interpretazioni dell’Istat sull’incidenza dell’anzianità sia nei contagiati che nei decessi.
Nella Provincia Spezzina i morti del 1° trimestre 2020 sono stati 906 (+9,74% rispetto a 825 dello stesso periodo della media 2015/19); i morti del mese di marzo 2020 sono stati 400 (+51,75% rispetto ai 263 dello stesso periodo della media 2015/19); mentre il mese di gennaio e di febbraio 2020 presentavano un numero più basso di decessi (rispettivamente -12.45% e -6.94%).
Raggruppando i dati comunali per aree omogenee, si può evidenziare come la Val di Magra abbia avuto nel marzo 2020 ben 137 deceduti (con un “eccesso di mortalità” di circa +63 morti pari al +84,64% rispetto ai 74 morti dello stesso periodo della media 2015/19); seguono i +42 deceduti dell’Area del Golfo, i +25 della Riviera e i +6 della Val di Vara.
Il fenomeno “eccesso di mortalità” dei dati del mese di marzo 2020 rispetto allo stesso periodo della media 2015/19 riguarda soprattutto gli uomini (+103 morti pari al +88,79%) rispetto alle donne (+33); in particolare sono colpiti gli uomini sopra i 65 anni (+97 morti pari al +93,42% rispetto alle donne con +29), territorialmente concentrati a Spezia (+41) e nella Val di Magra (+36).
In conclusione.
La mortalità complessiva (per ogni tipo di causa) ha avuto nel marzo 2020 una forte accelerazione, specie nelle zone ad alta intensità di contagio, mentre minore è stato l’impatto dell’epidemia nelle zone con diffusione a media e bassa intensità; questo “eccesso di mortalità” è solo in parte ufficialmente riferibile ai decessi di Covid-19: “Va sottolineato che il picco di decessi giornalieri delle tre macro aree di Covid-19 è stato raggiunto il 25 marzo 2020, con 837 casi, nello stesso giorno i decessi totali sono stati 2.902 (…) La frequenza dei decessi totali del 2020, indipendentemente dalla classe di diffusione nei primi giorni di marzo è molto simile a quella dei decessi del 2017. In alcuni casi è stata anche lievemente minore, soprattutto nell’area a bassa diffusione” (Istat, pag. 22).
Occorrono urgentemente più dati e bisogna fare analisi precise, poiché queste serviranno nel prossimo futuro al fine di non ripetere gli errori già commessi derivanti dall’improvvisazione e dall’urgenza del momento.
In tal senso, queste note dimostrano come l’epidemia si sia già caratterizzata per una “diffusione per zone”; dunque, aveva ragione il virologo Crisanti: “il “rischio zero” non esiste, specialmente in situazioni del genere. Per agire occorre sapere quanti casi si verificano ogni giorno e dove (…) si deve circoscrivere rapidamente l’area, fare tamponi a tutti subito, isolare i positivi, ripetere l’operazione dopo 7-8 giorni per agguantare i casi che dovessero essere sfuggiti alla prima osservazione. Chiudi, e il cluster finisce. Ma bisogna essere preparati, avere la capacità di fare esami” (Italiaonline del 21/4/2020) … conseguentemente erano inadeguate (se non sbagliate) molte decisioni assunte sia a livello governativo che regionale … e sarebbe ora di porvi rimedio.

Euro Mazzi


PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle problematiche relative alla crisi economica e finanziaria che da anni interessa l’Italia nel contesto europeo.

Post sulle conseguenze della pandemia:
-  CORONAVIRUS, CRISI DEL TURISMO E … LA PALMARIA: QUI
-  CORONAVIRUS E I “TAGLI” ALLA SANITÀ PUBBLICA: QUI
-  CORONAVIRUS E LA SANITÀ LIGURE: QUI
-  CORONAVIRUS E LA PESANTEZZA DEL DEBITO PUBBLICO: QUI
-  CORONAVIRUS E CRISI ECONOMICA: QUI
-  CORONAVIRUS - il MES e ...: QUI
-  CORONAVIRUS E GLI AIUTI ALLE IMPRESE: QUI
-  CORONAVIRUS E I RISCHI PER LE PENSIONI: QUI
-  CORONAVIRUS E LA CASSA INTEGRAZIONE: QUI
-  CORONAVIRUS E OCCUPAZIONE/DISOCCUPAZIONE: QUI

Post sul MES e l’Europa:
-  MES: UN’EUROPA DI TECNOCRATI?: QUI
-  MES: CAMMINARE SUL FILO DI UN RASOIO …: QUI
MES: UNA “CALAMITÀ" PER L’ITALIA?: QUI

Altri post collegati:

VINCE BREXIT ... RIPARTIAMO DA SPINELLI … Per un'Europa libera e unita: QUI
-
  NEMESI RENZIANA …: QUI
“HYBRIS” E IL RENZISMO …: QUI
“Col pareggio ci perdi”: UNA DEMAGOGICA CAMPAGNA CHE FA DIMENTICARE I REALI PROBLEMI ITALIANI: L’ECCESSIVO DEBITO PUBBLICO E LA RENDITA FINANZIARIA: QUI
REFERENDUM GRECO: USCIRE DALLA DEMAGOGIA PER AFFRONTARE I PROBLEMI CON UMANITÀ, SOLIDARIETÀ E COMPETENZA, MA PAGANDO I CREDITORI: QUI
 

Nessun commento:

Posta un commento