Dopo
aver esaminato l’andamento negli anni 2014-2018 del tributo TARI per
come è stato determinato nei sette Comuni
della Val di Magra (Ameglia, Arcola, Castelnuovo Magra, Luni, Santo Stefano
Magra, Sarzana e Vezzano Ligure) e aver svolto alcune attente valutazioni
conclusive a livello di Val di Magra, ora è possibile elaborare alcune
considerazioni sul diretto beneficiario della TARI, cioè l’attuale gestore del
servizio di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti: ACAM Ambiente Spa, società
appartenente al Gruppo ACAM (ora passata ad IREN).
ACAM Ambiente Spa
gestisce il servizio rifiuti per 21 Comuni della Provincia, di cui 20 in house con scadenza fissata al
31/12/2028, ma con contratti di servizio alcuni in vigore, altri già scaduti e
poi rinnovati, altri ancora da rinnovare.
Gran
parte dei ricavi conseguiti da ACAM Ambiente Spa provengono, quindi,
dai Comuni, i quali a loro volta recuperano queste somme direttamente dai
propri cittadini tramite la tassa rifiuti (ora TARI); per esempio, nel bilancio
2017 di ACAM Ambiente Spa i ricavi da
raccolta e spazzamento ammontano a €
42.702.856 e rappresentano l’87,63%
del totale dei ricavi conseguiti (€
48.730.406). I ricavi complessivi del 2017 sono inferiori a quelli del 2016
(pari a €/mil. 57,1), ma anche a
quelli del 2015 (€/mil. 52,6);
questa differenza ha varie cause, ma la principale deriva dall’operazione di scissione
degli impianti di Saliceti e di Boscalino confluiti nella nuova società ReCos Spa (partecipata da ACAM e dai soci industriali Iren Ambiente e Ladurner) (vedere in proposito le valutazioni su questa decisione: QUI).
La riduzione
dei ricavi conseguiti nel 2017 non è stata compensata da analoga e
proporzionale riduzione dei costi e, conseguentemente, il risultato finale ha
registrato una perdita di € -438.133,
mentre nel 2016 vi era stato un utile di €
364.141 e nel 2015 un utile di €
479.705.
L’andamento
dei ricavi nel periodo 2009-2016 evidenzia una costante crescita: da €/mil. 36,3 del 2009 ai €/mil. 57,1, mentre nel 2017 si
registra una riduzione a €/mil. 48,7;
al contrario, l’andamento del risultato d’esercizio è negativo fino al 2014
(con l’eccezione del 2013), conseguendo perdite di periodo per complessivi €/mil. 22,2; poi anche a seguito dei
provvedimenti di controllo dei costi introdotti con la procedura di ristrutturazione dei debiti (“Accordo
del 18/9/2013”) la società ritorna in utile negli anni 2015 e 2016.
La
differenza tra i ricavi e il risultato di esercizio rappresenta il peso dei costi: le spese operative (con una media di
incidenza del 65%), la spesa del
personale (media di incidenza del 28%), l’ammortamento (media di incidenza del 11%), gli oneri finanziari, gli oneri
straordinari e le imposte (questo
peso è ben evidenziato nel grafico dallo spessore della fascia grigia); occorre
far notare come già con la somma delle prime due voci l’incidenza arriva al 93% circa sui ricavi, incidenza che raffigura (… semplicisticamente …)
il peso delle tante scelte sbagliate nel
tempo in merito a come gestire la raccolta, lo smaltimento e il recupero
dei rifiuti.
Un
esempio, tra i tanti possibili, è riposto nella spesa del personale: nel 2010 ammontava a €/mil. 12,3 a fronte di 295
unità (composta da 2 quadri, 230 operai, 63 impiegati); nel 2017 ammonta a €/mil. 15,1 a fronte di 314 unità (composta 3 quadri, 252
operai e 59 impiegati); il valore della produzione per dipendente è nel 2017
pari a 153,2 in calo rispetto agli
anni precedenti (179,6 per il 2016; 169,1 per il 2015; 156,1 per il 2014; 156,4
per il 2013), segnalando così una minore efficienza.
Del resto, ACAM Ambiente Spa è l’unica azienda
del Gruppo senza esuberi, anzi che
ha acquisito la mobilità in entrata
di dipendenti di altre aziende del Gruppo con demansionamenti degli stessi
lavoratori da lavori impiegatizi a mansioni operative, mantenendo però la
qualifica originaria come stipendio. Inoltre, alla spesa del personale bisogna, poi, affiancare la consistente spesa per gli appalti per i servizi di
raccolta, di spazzamento e di altri servizi generalmente affidate a terzi,
rendendo così poco efficiente e costoso
il servizio complessivamente offerto.
Nell’attivo
patrimoniale le voci più rappresentative sono costituite dalle immobilizzazioni e dai crediti. Nell’anno 2017 le immobilizzazioni ammontano a € 22.254.945 (al netto del fondo di
ammortamento), di cui €/mil. 15,6
sono immobilizzazioni materiali
(terreni, immobili, macchinari, impianti, ecc.) e €/mil 6,7 sono immobilizzazioni
immateriali (avviamento, concessioni, diritti, ecc.). A seguito della
scissione che ha originato la società ReCos Spa,
a quest’ultima ACAM Ambiente Spa ha ceduto l’usufrutto di immobili del valore
di €/mil. 8,0.
I
crediti ammontano nel 2017 a € 32.155.454, ma nel periodo 2009-2014
questa voce è cresciuta notevolmente, passando da €/mil. 36,0 del 2009 a €/mil.
58,4 del 2014; poi è diminuita a €/mil.
50,2 nel 2015 e €/mil. 31,9 nel
2016. I Comuni sono i maggiori debitori (nel 2017 per € 25.007.039), mentre i crediti
verso la controllante ammontano a €
10.226.240.
La
voce più significativa del passivo patrimoniale è rappresentata dai debiti; nel 2017 ammontano a € 39.468.823, di cui €/mil. 13,7 verso banche e
finanziatori, €/mil. 16,2 verso
fornitori, €/mil. 2,9 sono debiti
tributari e previdenziali, €/mil. 4,9 sono
debiti verso controllanti. Nel
periodo 2009-2014 questa voce è passata da
€/mil. 47,3 del 2009 a €/mil. 82,0 del
2014, successivamente è calata a €/mil. 72,7
nel 2015 e a €/mil. 41,9 nel 2016.
Il
capitale netto nel 2017 è pari a € 4.512.563 (inferiore allo stesso
capitale sociale di €/mil. 6,6) ed è
il frutto delle perdite accumulate nel periodo 2009-2017 pari a €/mil. 21,8.
Da
queste sintetiche considerazioni sui bilanci di ACAM Ambiente Spa emerge una
"pesante" situazione finanziaria che giustifica pienamente l’avvenuto ricorso nel 2013
alla procedura concorsuale di
ristrutturazione del debito, procedura che comunque ha portato alcuni
evidenti benefici nei bilanci del periodo 2014-2017, ma la perdita registrata in
quest’ultimo bilancio segnala la
necessità di risolvere alcuni nodi strutturali per poter ritornare in
futuro a significativi e duraturi risultati positivi, tenendo conto del nuovo contesto
aperto nel 2018 con l’avvenuta aggregazione con IREN.
Infatti,
in data 29/12/2017 è stato sottoscritto l’Accordo di investimento tra i soci
di ACAM (i 31 soci, tra cui
i Comuni spezzini), IREN Spa
e ACAM Spa, avviando così la procedura di
aggregazione del Gruppo ACAM in IREN. Contestualmente il Consiglio di
Amministrazione di IREN
ha deliberato l’aumento di capitale riservato ai soli soci ACAM
(ai 27 soci aderenti). In data 10/4/2018
è stato stipulato tra il Gruppo ACAM
e le banche creditrici un atto integrativo all’Accordo del 2013 al fine
di disciplinare l’estinzione della residua esposizione debitoria del Gruppo (circa
€/mil. 130,3) e la liberazione dalle
varie garanzie rilasciate, cessando così di fatto la procedura. In data
11/4/2018 è stata così perfezionata l’operazione di aggregazione.
Indipendentemente
dal giudizio che si può esprimere su questa aggregazione (in proposito si rimanda a precedenti post: QUI), lo scenario in cui
viene ora ad operare ACAM Ambiente Spa è mutato
integralmente e ora possono trovare una definizione alcune delle problematiche
legate alla gestione dei rifiuti che fino ad oggi (al contrario) hanno condizionato
negativamente anche il bilancio di ACAM Ambiente Spa.
Nel
periodo 2009-2017 ACAM Ambiente Spa ha raccolto
mediamente 111.832.756 kg. di
rifiuti, con una punta più elevata nel 2010 (pari a 127.920.943 kg.) e quella più bassa nel 2017 (pari a 94.690.216 kg.), con una riduzione di 33.230.7827 kg. (pari al -35,09%); la percentuale di raccolta
differenziata è passata dal 26,06%
(pari a 32.802.966 kg.) del 2009 al 65,22% (pari a 61.761.586 kg.) del 2017, con un incremento di 39,27 punti percentuali; conseguentemente la quantità di rifiuti
raccolti in modo indifferenziato è stata notevolmente ridotta, passando da 88.891.388 kg. del 2009 a 31.928.630 kg. del 2017.
Nonostante
questo positivo andamento dei principali flussi
nella gestione dei rifiuti, il bilancio di ACAM Ambiente Spa non ha registrato
dei positivi riflessi e i costi della
gestione dei rifiuti sono rimasti alti. Certamente il costo per il servizio
di raccolta “porta a porta” è più elevato rispetto a quello “stradale”,
ma questo non spiega il mantenimento ad
un alto livello di tutti gli altri costi
legati alla gestione dei rifiuti.
Il
nodo strutturale, infatti, resta la mancanza di idonei impianti di trattamento, di smaltimento e di recupero dei
rifiuti che fino ad oggi non avevano permesso la “chiusura del ciclo dei rifiuti”;
questa mancanza non è ascrivibile direttamente né alla società che gestisce il
servizio, né ai suoi dirigenti, ma semmai è derivante dalla colpevole negligenza di coloro che negli
anni passati hanno governato la Regione, la Provincia Spezzina e la gran parte
dei Comuni Spezzini, i quali non hanno predisposto un adeguato e completo “Piano di gestione dei rifiuti” che
avesse previsto appunto la effettiva “chiusura del ciclo dei rifiuti”.
La
conseguenza di questa grave “negligenza” è che ACAM ha avuto a disposizione in questi
ultimi anni solo l’impianto di Saliceti e quello di Boscalino, entrambi destinati
solo al trattamento dei rifiuti e bisognosi di consistenti investimenti per poter funzionare al meglio,
ma data la grave crisi finanziaria del Gruppo ACAM
(in procedura concorsuale fin dal 2013) questi impianti sono stati conferiti
nella società ReCos Spa e, pertanto, ora ACAM Ambiente Spa deve pagare per conferire i rifiuti a questi
impianti che sono ancora di sua proprietà.
Nell’anno
2017, per esempio, i rifiuti indifferenziati prodotti nella Provincia sono
stati pari a 35.547 ton. conferite
interamente all’impianto CDR di ReCos Spa
di Saliceti. ACAM Ambiente Spa ha trattato 66.354 ton. di raccolta differenziata,
di cui 15.714 ton. transitate nei
vari centri di raccolta prima di essere avviati ad impianti di recupero esterni, 31.942
ton. all’impianto ReCos di
Boscalino e 18.698 ton. ad impianti di recupero esterni. E’
evidente che questo particolare “tipo”
di gestione dei rifiuti sia stato e rimanga ancora assai costoso,
riversandosi per via della TARI direttamente nelle “tasche dei cittadini” (come è stato ampiamente dimostrato nei post
precedenti che ritrovate in appendice).
Nel
nuovo scenario successivo all’aggregazione, IREN
dispone di tutti gli impianti necessari e deve solo ottenere l’autorizzazione amministrativa a “spostare
i rifiuti” nei suoi vari impianti dislocati in diverse Province e
Regioni, raggiungendo così lo scopo di aumentarne lo sfruttamento e facendosi
pagare per ogni singolo servizio reso (cioè quello di raccolta, di trattamento, di
smaltimento e di recupero), aumentando così i propri margini di guadagno.
Insomma,
occorre che una parte di questo “guadagno”
si trasformi in effettiva riduzione della TARI a favore dei cittadini; ecco perché bisogna avere una
maggiore attenzione alla gestione complessiva dei rifiuti, poiché questa
gestione si riverbera direttamente sui costi posti alla base della TARI e,
quindi, su quanto i cittadini direttamente devono pagare per le scelte fatte in
precedenza, tenendo presente che a volte queste vengono rinviate o sbagliate …
e allora sono “dolori” finanziariamente parlando …
Euro Mazzi
1) CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA: QUI
2) CARA TARI … COSA SUCCEDE A CASTELNUOVO MAGRA: QUI
3) CARA TARI … COSA SUCCEDE A LUNI: QUI
4) CARA TARI … COSA SUCCEDE A VEZZANO LIGURE: QUI
5) CARA TARI … COSA SUCCEDE AD AMEGLIA: QUI
6) CARA TARI … COSA SUCCEDE NEL COMUNE DI ARCOLA: QUI
Euro Mazzi
Questo post fa parte di un più ampio studio sui problemi
della gestione dei rifiuti e sulle sue ricadute economiche e finanziarie.
Riferimenti alla TARI:1) CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA: QUI
2) CARA TARI … COSA SUCCEDE A CASTELNUOVO MAGRA: QUI
3) CARA TARI … COSA SUCCEDE A LUNI: QUI
4) CARA TARI … COSA SUCCEDE A VEZZANO LIGURE: QUI
5) CARA TARI … COSA SUCCEDE AD AMEGLIA: QUI
6) CARA TARI … COSA SUCCEDE NEL COMUNE DI ARCOLA: QUI
7) CARA
TARI … COSA SUCCEDE A SANTO STEFANO M.: QUI
8) CARA
TARI … alcune considerazioni riassuntive: QUI
Si
riportano qui sotto i riferimenti ad alcuni dei precedenti post che
trattano problematiche simili:
- LA
STANGATA TARI: le polemiche tra cattiva gestione, incapacità gestionale e
ignoranza: QUI
-
GESTIONE DEI RIFIUTI IN VAL DI MAGRA: INEFFICIENTE E ASSAI COSTOSA: QUI
-
CAPANNORI: LA FINE DI UN MITO?: QUI
- LA
GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI
RIFLETTERE: QUI
-
PERCHÉ NON COPIARE CIÒ CHE FUNZIONA BENE IN ALTRI PAESI EUROPEI? PRENDIAMO PER
ESEMPIO LO PFAND TEDESCO … ABBIAMO TANTO DA GUADAGNARCI!!!: QUI
- IL
FALLIMENTO DEI PIANI REGIONALE E PROVINCIALE SUI RIFIUTI E L’AUMENTO DEL
GETTITO DELLA TARI: QUI
-
ASPETTI E PROBLEMI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A SAN GIULIANO TERME (PI): QUI
-
ASPETTI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN GERMANIA: UN ESEMPIO PER COMPRENDERE I
LIMITI DEL SISTEMA ITALIANO: QUI
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