sabato 18 agosto 2018

CARA TARI … alcune considerazioni su ACAM (nona parte)

Dopo aver esaminato l’andamento negli anni 2014-2018 del tributo TARI per come è stato determinato nei sette Comuni della Val di Magra (Ameglia, Arcola, Castelnuovo Magra, Luni, Santo Stefano Magra, Sarzana e Vezzano Ligure) e aver svolto alcune attente valutazioni conclusive a livello di Val di Magra, ora è possibile elaborare alcune considerazioni sul diretto beneficiario della TARI, cioè l’attuale gestore del servizio di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti: ACAM Ambiente Spa, società appartenente al Gruppo ACAM (ora passata ad IREN).
ACAM Ambiente Spa gestisce il servizio rifiuti per 21 Comuni della Provincia, di cui 20 in house con scadenza fissata al 31/12/2028, ma con contratti di servizio alcuni in vigore, altri già scaduti e poi rinnovati, altri ancora da rinnovare.
Gran parte dei ricavi conseguiti da ACAM Ambiente Spa provengono, quindi, dai Comuni, i quali a loro volta recuperano queste somme direttamente dai propri cittadini tramite la tassa rifiuti (ora TARI); per esempio, nel bilancio 2017 di ACAM Ambiente Spa i ricavi da raccolta e spazzamento ammontano a € 42.702.856 e rappresentano l’87,63% del totale dei ricavi conseguiti (€ 48.730.406). I ricavi complessivi del 2017 sono inferiori a quelli del 2016 (pari a €/mil. 57,1), ma anche a quelli del 2015 (€/mil. 52,6); questa differenza ha varie cause, ma la principale deriva dall’operazione di scissione degli impianti di Saliceti e di Boscalino confluiti nella nuova società ReCos Spa (partecipata da ACAM e dai soci industriali Iren Ambiente e Ladurner) (vedere in proposito le valutazioni su questa decisione: QUI).
La riduzione dei ricavi conseguiti nel 2017 non è stata compensata da analoga e proporzionale riduzione dei costi e, conseguentemente, il risultato finale ha registrato una perdita di € -438.133, mentre nel 2016 vi era stato un utile di € 364.141 e nel 2015 un utile di € 479.705.
L’andamento dei ricavi nel periodo 2009-2016 evidenzia una costante crescita: da €/mil. 36,3 del 2009 ai €/mil. 57,1, mentre nel 2017 si registra una riduzione a €/mil. 48,7; al contrario, l’andamento del risultato d’esercizio è negativo fino al 2014 (con l’eccezione del 2013), conseguendo perdite di periodo per complessivi €/mil. 22,2; poi anche a seguito dei provvedimenti di controllo dei costi introdotti con la procedura di ristrutturazione dei debiti (“Accordo del 18/9/2013”) la società ritorna in utile negli anni 2015 e 2016.
La differenza tra i ricavi e il risultato di esercizio rappresenta il peso dei costi: le spese operative (con una media di incidenza del 65%), la spesa del personale (media di incidenza del 28%), l’ammortamento (media di incidenza del 11%), gli oneri finanziari, gli oneri straordinari e le imposte (questo peso è ben evidenziato nel grafico dallo spessore della fascia grigia); occorre far notare come già con la somma delle prime due voci l’incidenza arriva al 93% circa sui ricavi, incidenza che raffigura (… semplicisticamente …) il peso delle tante scelte sbagliate nel tempo in merito a come gestire la raccolta, lo smaltimento e il recupero dei rifiuti.
Un esempio, tra i tanti possibili, è riposto nella spesa del personale: nel 2010 ammontava a €/mil. 12,3 a fronte di 295 unità (composta da 2 quadri, 230 operai, 63 impiegati); nel 2017 ammonta a €/mil. 15,1 a fronte di 314 unità (composta 3 quadri, 252 operai e 59 impiegati); il valore della produzione per dipendente è nel 2017 pari a 153,2 in calo rispetto agli anni precedenti (179,6 per il 2016; 169,1 per il 2015; 156,1 per il 2014; 156,4 per il 2013), segnalando così una minore efficienza. Del resto, ACAM Ambiente Spa è l’unica azienda del Gruppo senza esuberi, anzi che ha acquisito la mobilità in entrata di dipendenti di altre aziende del Gruppo con demansionamenti degli stessi lavoratori da lavori impiegatizi a mansioni operative, mantenendo però la qualifica originaria come stipendio. Inoltre, alla spesa del personale bisogna, poi, affiancare la consistente spesa per gli appalti per i servizi di raccolta, di spazzamento e di altri servizi generalmente affidate a terzi, rendendo così poco efficiente e costoso il servizio complessivamente offerto.
Nell’attivo patrimoniale le voci più rappresentative sono costituite dalle immobilizzazioni e dai crediti. Nell’anno 2017 le immobilizzazioni ammontano a € 22.254.945 (al netto del fondo di ammortamento), di cui €/mil. 15,6 sono immobilizzazioni materiali (terreni, immobili, macchinari, impianti, ecc.) e €/mil 6,7 sono immobilizzazioni immateriali (avviamento, concessioni, diritti, ecc.). A seguito della scissione che ha originato la società ReCos Spa, a quest’ultima ACAM Ambiente Spa  ha ceduto l’usufrutto di immobili del valore di €/mil. 8,0.
I crediti ammontano nel 2017 a € 32.155.454, ma nel periodo 2009-2014 questa voce è cresciuta notevolmente, passando da €/mil. 36,0 del 2009 a €/mil. 58,4 del 2014; poi è diminuita a €/mil. 50,2 nel 2015 e €/mil. 31,9 nel 2016. I Comuni sono i maggiori debitori (nel 2017 per € 25.007.039), mentre i crediti verso la controllante ammontano a € 10.226.240.
La voce più significativa del passivo patrimoniale è rappresentata dai debiti; nel 2017 ammontano a € 39.468.823, di cui €/mil. 13,7 verso banche e finanziatori, €/mil. 16,2 verso fornitori, €/mil. 2,9 sono debiti tributari e previdenziali, €/mil. 4,9 sono debiti verso controllanti.  Nel periodo 2009-2014 questa voce è passata da €/mil. 47,3 del 2009 a €/mil. 82,0 del 2014, successivamente è calata a €/mil. 72,7 nel 2015 e a €/mil. 41,9 nel 2016.
Il capitale netto nel 2017 è pari a € 4.512.563 (inferiore allo stesso capitale sociale di €/mil. 6,6) ed è il frutto delle perdite accumulate nel periodo 2009-2017 pari a €/mil. 21,8.
Da queste sintetiche considerazioni sui bilanci di ACAM Ambiente Spa emerge una "pesante" situazione finanziaria che giustifica pienamente l’avvenuto ricorso nel 2013 alla procedura concorsuale di ristrutturazione del debito, procedura che comunque ha portato alcuni evidenti benefici nei bilanci del periodo 2014-2017, ma la perdita registrata in quest’ultimo bilancio segnala la necessità di risolvere alcuni nodi strutturali per poter ritornare in futuro a significativi e duraturi risultati positivi, tenendo conto del nuovo contesto aperto nel 2018 con l’avvenuta aggregazione con IREN.
Infatti, in data 29/12/2017 è stato sottoscritto l’Accordo di investimento tra i soci di ACAM (i 31 soci, tra cui i Comuni spezzini), IREN Spa e ACAM Spa, avviando così la procedura di aggregazione del Gruppo ACAM in IREN. Contestualmente il Consiglio di Amministrazione di IREN ha deliberato l’aumento di capitale riservato ai soli soci ACAM (ai 27 soci aderenti).  In data 10/4/2018 è stato stipulato tra il Gruppo ACAM e le banche creditrici un atto integrativo all’Accordo del 2013 al fine di disciplinare l’estinzione della residua esposizione debitoria del Gruppo (circa €/mil. 130,3) e la liberazione dalle varie garanzie rilasciate, cessando così di fatto la procedura. In data 11/4/2018 è stata così perfezionata l’operazione di aggregazione.
Indipendentemente dal giudizio che si può esprimere su questa aggregazione (in proposito si rimanda a precedenti post: QUI), lo scenario in cui viene ora ad operare ACAM Ambiente Spa è mutato integralmente e ora possono trovare una definizione alcune delle problematiche legate alla gestione dei rifiuti che fino ad oggi (al contrario) hanno condizionato negativamente anche il bilancio di ACAM Ambiente Spa.
Nel periodo 2009-2017 ACAM Ambiente Spa ha raccolto mediamente 111.832.756 kg. di rifiuti, con una punta più elevata nel 2010 (pari a 127.920.943 kg.) e quella più bassa nel 2017 (pari a 94.690.216 kg.), con una riduzione di 33.230.7827 kg. (pari al -35,09%); la percentuale di raccolta differenziata è passata dal 26,06% (pari a 32.802.966 kg.) del 2009 al 65,22% (pari a 61.761.586 kg.) del 2017, con un incremento di 39,27 punti percentuali; conseguentemente la quantità di rifiuti raccolti in modo indifferenziato è stata notevolmente ridotta, passando da 88.891.388 kg. del 2009 a 31.928.630 kg. del 2017.
Nonostante questo positivo andamento dei principali flussi nella gestione dei rifiuti, il bilancio di ACAM Ambiente Spa non ha registrato dei positivi riflessi e i costi della gestione dei rifiuti sono rimasti alti. Certamente il costo per il servizio di raccolta “porta a porta” è più elevato rispetto a quello “stradale”, ma questo non spiega il mantenimento ad un alto livello di tutti gli altri costi legati alla gestione dei rifiuti.
Il nodo strutturale, infatti, resta la mancanza di idonei impianti di trattamento, di smaltimento e di recupero dei rifiuti che fino ad oggi non avevano permesso la “chiusura del ciclo dei rifiuti”; questa mancanza non è ascrivibile direttamente né alla società che gestisce il servizio, né ai suoi dirigenti, ma semmai è derivante dalla colpevole negligenza di coloro che negli anni passati hanno governato la Regione, la Provincia Spezzina e la gran parte dei Comuni Spezzini, i quali non hanno predisposto un adeguato e completo “Piano di gestione dei rifiuti” che avesse previsto appunto la effettiva “chiusura del ciclo dei rifiuti”.
La conseguenza di questa grave “negligenza” è che ACAM ha avuto a disposizione in questi ultimi anni solo l’impianto di Saliceti e quello di Boscalino, entrambi destinati solo al trattamento dei rifiuti e bisognosi di consistenti  investimenti per poter funzionare al meglio, ma data la grave crisi finanziaria del Gruppo ACAM (in procedura concorsuale fin dal 2013) questi impianti sono stati conferiti nella società ReCos Spa e, pertanto, ora ACAM Ambiente Spa deve pagare per conferire i rifiuti a questi impianti che sono ancora di sua proprietà.
Nell’anno 2017, per esempio, i rifiuti indifferenziati prodotti nella Provincia sono stati pari a 35.547 ton. conferite interamente all’impianto CDR di ReCos Spa di Saliceti. ACAM Ambiente Spa ha trattato 66.354 ton. di raccolta differenziata, di cui 15.714 ton. transitate nei vari centri di raccolta prima di essere avviati ad impianti di recupero esterni, 31.942 ton. all’impianto ReCos di Boscalino e 18.698 ton. ad impianti di recupero esterni. E’ evidente che questo particolare “tipo” di gestione dei rifiuti sia stato e rimanga ancora assai costoso, riversandosi per via della TARI direttamente nelle “tasche dei cittadini” (come è stato ampiamente dimostrato nei post precedenti che ritrovate in appendice).
Nel nuovo scenario successivo all’aggregazione, IREN dispone di tutti gli impianti necessari e deve solo ottenere l’autorizzazione amministrativa a “spostare i rifiuti” nei suoi vari impianti dislocati in diverse Province e Regioni, raggiungendo così lo scopo di aumentarne lo sfruttamento e facendosi pagare per ogni singolo servizio reso (cioè quello di raccolta, di trattamento, di smaltimento e di recupero), aumentando così i propri margini di guadagno.
Insomma, occorre che una parte di questo “guadagno” si trasformi in effettiva riduzione della TARI a favore dei cittadini; ecco perché bisogna avere una maggiore attenzione alla gestione complessiva dei rifiuti, poiché questa gestione si riverbera direttamente sui costi posti alla base della TARI e, quindi, su quanto i cittadini direttamente devono pagare per le scelte fatte in precedenza, tenendo presente che a volte queste vengono rinviate o sbagliate … e allora sono “dolori” finanziariamente parlando …

Euro Mazzi

Questo post fa parte di un più ampio studio sui problemi della gestione dei rifiuti e sulle sue ricadute economiche e finanziarie.
Riferimenti alla TARI:
1)      CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA: QUI
2)      CARA TARI … COSA SUCCEDE A CASTELNUOVO MAGRA: QUI
3)      CARA TARI … COSA SUCCEDE A LUNI: QUI
4)      CARA TARI … COSA SUCCEDE A VEZZANO LIGURE: QUI
5)      CARA TARI … COSA SUCCEDE AD AMEGLIA: QUI
6)      CARA TARI … COSA SUCCEDE NEL COMUNE DI ARCOLA: QUI
7)      CARA TARI … COSA SUCCEDE A SANTO STEFANO M.: QUI
8)      CARA TARI … alcune considerazioni riassuntive: QUI

Si riportano qui sotto i riferimenti ad alcuni dei precedenti post che trattano problematiche simili:
- LA STANGATA TARI: le polemiche tra cattiva gestione, incapacità gestionale e ignoranza: QUI
- GESTIONE DEI RIFIUTI IN VAL DI MAGRA: INEFFICIENTE E ASSAI COSTOSA: QUI
- CAPANNORI: LA FINE DI UN MITO?: QUI
- LA GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI RIFLETTERE: QUI
- PERCHÉ NON COPIARE CIÒ CHE FUNZIONA BENE IN ALTRI PAESI EUROPEI? PRENDIAMO PER ESEMPIO LO PFAND TEDESCO … ABBIAMO TANTO DA GUADAGNARCI!!!:  QUI
- IL FALLIMENTO DEI PIANI REGIONALE E PROVINCIALE SUI RIFIUTI E L’AUMENTO DEL GETTITO DELLA TARI: QUI
- ASPETTI E PROBLEMI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A SAN GIULIANO TERME (PI): QUI
- ASPETTI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN GERMANIA: UN ESEMPIO PER COMPRENDERE I LIMITI DEL SISTEMA ITALIANO: QUI

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