sabato 30 giugno 2018

CARA TARI … COSA SUCCEDE A CASTELNUOVO MAGRA (seconda parte)

Il Piano Finanziario per la TARI 2018 del Comune di Castelnuovo presenta un costo complessivo di € 1.352.326,45; tale costo deriva dalla somma dei costi sostenuti da ACAM (€ 1.201.626,45 pari all’88,86% del costo complessivo) e di quelli sostenuti dal Comune (€ 150.700,00 pari all’11,14%); questo costo previsto per il 2018 è il più basso del periodo 2014-2018: si tratta di  € 159.535,33 in meno rispetto al 2014 (con riduzione del 11,80%).
In proposito, occorre far presente che il Piano Finanziario TARI 2014 ammontava a 1.511.861,73 è il più alto registrato nel decennio (2008-2018); è il primo anno di applicazione della TARI, ma è anche il secondo anno dell’accesso di ACAM alla procedura concorsuale di ristrutturazione del debito. Rispetto al 2017 la riduzione è di sole € 17.862,86 (-1,32%).
Questa riduzione dei costi posti a base del Piano Finanziario per la TARI del 2018 fa certamente piacere, ma non è particolarmente significativa e, conseguentemente, colpisce la limitata diminuzione dei costi nonostante sia avvenuto in questo stesso periodo sia un aumento sostanzioso registrato nella raccolta differenziata, che una significativa riduzione complessiva dei rifiuti trattati. 
Infatti, nel periodo 2013-2017 la raccolta differenziata è passata dal 26% del 2013 al 78% del 2017 (con un incremento di 52 punti in percentuale), mentre la produzione complessiva dei rifiuti (cioè la somma dei rifiuti raccolti in modo indifferenziato con quelli raccolti in modo differenziato) è passata da 4.535 ton/anno del 2013 a 3.527,3 ton/anno del 2016 (-1.007,8 ton/anno) e a 3.283.5 ton/anno del 2017 (-1.251,5 ton/anno pari ad una riduzione del 35,48%).
In particolare, occorre comprendere come mai ad una così accentuata riduzione delle quantità di rifiuti prodotti del 35,48% rispetto al 2013, si riscontri una riduzione soltanto del 11,80% rispetto ai costi del 2014.
Una prima significativa risposta si può trovare nell’analisi del costo unitario per quantità di rifiuti prodotti: questo costo unitario passa da 333,4 del 2014 a 413,3 del 2018, con un incremento del costo unitario di € 78,5 (pari ad un aumento del 19,06%), rendendo evidente un effettivo fallimento nella gestione dei rifiuti, poiché con minori quantità di rifiuti prodotti si paga di più per costo unitario; si tratta di un vero e proprio “salasso” che contribuisce ad un generale impoverimento dei cittadini nel contesto della grave situazione economico e finanziaria che l’Italia ha attraversato.
Dunque, contrariamente a quanto avevano in più occasioni “sbandierato” il Sindaco Montebello e i suoi Assessori in merito alle positive ricadute sulla TARI, l’effetto combinato dell’aumento della raccolta differenziata e della diminuzione della quantità di rifiuti non ha prodotto a livello generale significative diminuzioni del costo della gestione dei rifiuti, mentre se si analizza il costo unitario per quantità di rifiuti prodotti si scopre un consistente incremento di tali costi.
Contrariamente alle superficiali previsioni dei componenti della Giunta Montebello di significativi cali, Noi avevamo previsto questo limitato effetto riduttivo sul piano della gestione complessiva e, altresì, avevamo indicato nella sostanziale continuità gestionale la causa del mantenimento di alti livelli di costi. Queste nostre giuste previsioni derivano dalla correttezza della nostra analisi sulla struttura del Piano finanziario, il quale rendeva ben evidente come con il mantenimento dell’attuale organizzazione del servizio di nettezza urbana non ci sarebbe mai stata una sostanziale, diretta e proporzionale correlazione tra i costi della raccolta dei rifiuti e il combinato disposto di aumento della raccolta differenziata e di riduzione della quantità dei rifiuti prodotti.
Infatti, mentre i costi di gestione del servizio raccolta rifiuti (differenziati e indifferenziati) sono diminuiti rispetto al 2014 di € 342.849,61; i costi generali e amministrativi sono aumentati di € 173.476,10, confermando dunque quanto da tempo sosteniamo: i costi amministrativi e gestionali scaricati sia da ACAM che dal Comune stanno condizionando l’alto livello della TARI.
Una ulteriore conferma ci perviene dall’analisi dell’incidenza di queste due spese sul totale dei costi posti alla base della TARI: i costi del servizio raccolta rifiuti incidevano nel 2014 per il 56,40% mentre nel 2018 pesano per il 37,70%; al contrario i costi generali e amministrativi gravavano nel 2014 per il 43,60% e ora colpiscono per il 61,57%.
Se si entra nel dettaglio si possono evidenziare ulteriori problematiche: a) sul calo dei costi gestionali del servizio di raccolta dei rifiuti ha inciso la riduzione delle quantità di rifiuti prodotti; b) sul calo dei costi gestionali del servizio di raccolta dei rifiuti indifferenziati ha inciso la riduzione delle quantità di rifiuti raccolti in modo indifferenziato; c) sull’aumento dei costi gestionali del servizio di raccolta differenziata ha inciso l’aumento della raccolta differenziata; d) sulla riduzione dell’incidenza dei costi del servizio di raccolta ha inciso il notevole incremento dei costi generali e amministrativi, incremento che ha parzialmente vanificato i benefici derivanti dalla riduzione dei rifiuti prodotti.
La causa delle contenute riduzioni registrate nel periodo 2014-2018 è, quindi, da ricercare sia nella diversa incidenza che nell’andamento inversamente proporzionale tra costi diretti di gestione del servizio con quelli generali e amministrativi. Queste diversificate caratteristiche gestionali spiegano perché il costo complessivo posto alla base della TARI ha risentito parzialmente dell’aumento della raccolta differenziata e della contemporanea riduzione della quantità dei rifiuti prodotta.
La TARI (come la Tares) è una tariffa (e non più una tassa come era la Tarsu) e, pertanto, copre l’intero costo della gestione raccolta e smaltimento dei rifiuti; fare una analisi oggettiva (non ideologica, né derivante da comodità di posizione preconcetta) permette di aprire una serie di considerazioni di notevole importanza, uscendo da una disputa puramente terminologica sull’entità della riduzione dei costi posti alla base della TARI, poiché il problema è assai serio, investendo direttamente le scelte organizzative e gestionali e, quindi, la gestione di ACAM, cioè di una partecipata dei Comuni, la quale ha attraversato una grave situazione economico e finanziaria ed ora è stata incorporata in IREN.
In pratica con la TARI vengono “scaricati” sui cittadini le scelte organizzative compiute da ACAM, con l’avallo “politico” dei Sindaci a livello provinciale; ai costi sostenuti da ACAM si aggiungono quelli sopportati dai singoli Comuni. L’andamento della TARI, di fatto, segnala il livello di efficienza, di efficacia e di economicità del servizio di gestione dei rifiuti; sotto questo profilo l’analisi sopra esposta evidenzia quanto il servizio sia effettivamente assai lontano da una buona gestione.

Euro Mazzi

Questo post fa parte di un più ampio studio sui problemi della gestione dei rifiuti e sulle sue ricadute economiche e finanziarie.
Riferimenti alla TARI:
1)      CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA: QUI

Si riportano qui sotto i riferimenti ad alcuni dei precedenti post che trattano problematiche simili:
- LA STANGATA TARI: le polemiche tra cattiva gestione, incapacità gestionale e ignoranza: QUI
- GESTIONE DEI RIFIUTI IN VAL DI MAGRA: INEFFICIENTE E ASSAI COSTOSA: QUI
- CAPANNORI: LA FINE DI UN MITO?: QUI
- LA GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI RIFLETTERE: QUI
- PERCHÉ NON COPIARE CIÒ CHE FUNZIONA BENE IN ALTRI PAESI EUROPEI? PRENDIAMO PER ESEMPIO LO PFAND TEDESCO … ABBIAMO TANTO DA GUADAGNARCI!!!:  QUI
- IL FALLIMENTO DEI PIANI REGIONALE E PROVINCIALE SUI RIFIUTI E L’AUMENTO DEL GETTITO DELLA TARI: QUI
- ASPETTI E PROBLEMI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A SAN GIULIANO TERME (PI): QUI
- ASPETTI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN GERMANIA: UN ESEMPIO PER COMPRENDERE I LIMITI DEL SISTEMA ITALIANO: QUI
 

Nessun commento:

Posta un commento