Premessa. Le leggi
italiane sono tante e spesso complicate,
scritte male e da “interpretare”, a
volte iper-puntigliose e in altre circostanze anche stucchevoli; le leggi,
comunque, dovrebbero essere applicate, ma spesso ci sono molti modi per eluderle e/o per aggirarle e/o per non rispettarle
anche perché sono assai scarsi i
controlli e, quindi, chi non le applica spesso non incorre in alcuna
sanzione.
Uno
dei maggiori antidoti a questa situazione è costituito dall’obbligo (assai
ampio) impartito alle Amministrazioni Pubbliche di rendere pubblici dati ed informazioni, cui corrisponde un vero e
proprio diritto in capo a qualunque cittadino di pretenderne la pubblicazione.
Invero, il corretto flusso informativo e la loro pubblicazione in favore dei
cittadini è lo strumento principe per indurre chi Amministra ad una maggiore responsabilità e per
garantire un corretto funzionamento
dei vari apparati pubblici e, quindi, è assai utile per assicurare l’esercizio
effettivo della democrazia. Una maggiore
trasparenza dovrebbe consentire un controllo diffuso da parte della
cittadinanza e permettere il contrasto dell’opacità (legislativa, amministrativa
e informativa) e dell’elevato livello di burocratizzazione,
quali presupposti della “mala-amministrazione”, nonché della
corruzione e dell’illegalità. Ma anche la trasparenza è spesso annunciata a parole,
ma inapplicata nei fatti; la trasparenza
è un concetto poliedrico, adattabile per ogni uso, sempre di moda, fa parte dei
“nobili
principi” richiamati da tutti, una sorta di “parola magica” che può persino
illudere e imbrogliare le persone con facili
slogan ripetuti a tamburo battente (“vogliamo
trasparenza, democrazia diretta, coerenza, onestà, ecc.”).
1) La centralità ignorata del bilancio consolidato.
Entro il 30 settembre i Comuni devono approvare il Bilancio Consolidato del 2017 e si corre il rischio che anche questo secondo bilancio (dopo quello dell’anno scorso riguardante il 2016) si trasformi in un stanco e noioso rituale, poiché per gli uffici è un ulteriore aggravio di lavoro, per molti Amministratori è un rischio, per quasi tutti i consiglieri è una vera e propria incognita difficile da districare, mentre per i cittadini è una questione incomprensibile.
Eppure, un Bilancio Consolidato fatto bene dovrebbe rappresentare “in modo veritiero e corretto la situazione finanziaria e patrimoniale e il risultato economico della complessiva attività svolta dall’Ente attraverso le proprie articolazioni organizzative, i suoi enti strumentali e le sue società controllate e partecipate”.
1) La centralità ignorata del bilancio consolidato.
Entro il 30 settembre i Comuni devono approvare il Bilancio Consolidato del 2017 e si corre il rischio che anche questo secondo bilancio (dopo quello dell’anno scorso riguardante il 2016) si trasformi in un stanco e noioso rituale, poiché per gli uffici è un ulteriore aggravio di lavoro, per molti Amministratori è un rischio, per quasi tutti i consiglieri è una vera e propria incognita difficile da districare, mentre per i cittadini è una questione incomprensibile.
Eppure, un Bilancio Consolidato fatto bene dovrebbe rappresentare “in modo veritiero e corretto la situazione finanziaria e patrimoniale e il risultato economico della complessiva attività svolta dall’Ente attraverso le proprie articolazioni organizzative, i suoi enti strumentali e le sue società controllate e partecipate”.
Dunque,
questo dovrebbe diventare il vero
bilancio di ogni Comune, ma questa centralità
è sconosciuta a molti e, quindi, non viene approfondito e generalmente è scarsamente
dibattuto anche da chi ricopre cariche politiche di opposizione, che al contrario, avrebbero parecchie occasioni e motivi
per mettere “sotto pressione” le rispettive “maggioranze”.
A
partire dagli anni novanta, gli Enti Locali italiani hanno avviato un processo di esternalizzazione dei
servizi che ha dato vita al fenomeno assai esteso e variegato delle “partecipate”,
determinando conseguentemente una più o meno elevata perdita di significatività dei loro bilanci annuali in diretta
proporzione all’estensione di questo fenomeno; ora invece il Bilancio Consolidato tende a ricomporre
in un unico atto questo articolato universo di organismi, anzi è uno strumento
attraverso cui si può esercitare un effettivo controllo sulla “giungla delle partecipate”.
L’importanza
del Bilancio Consolidato consiste,
quindi, non tanto nella “aggregazione contabile” dei bilanci,
quanto nell’iniziale processo di individuazione del GAP (Gruppo Amministrazione Pubblica) articolato in due elenchi
destinati a:
a)
fornire
una chiara ed esaustiva rappresentazione del GAP: il soggetto al vertice è rappresentato dal Comune (capogruppo), mentre gli altri soggetti
corrispondono agli organismi, enti e società controllati o partecipati
o su cui il Capogruppo esercita un potere
di influenza o di controllo significativo.
b)
Individuare
i soggetti del GAP che devono essere
ricompresi anche nel perimetro del consolidamento (poiché non tutte le entità
comprese nel GAP possono confluire
nel consolidamento per la loro irrilevanza o per la mancanza di informazioni
significative).
Il
Bilancio Consolidato è, dunque, un
documento consuntivo di esercizio
che permette di rappresentare la complessiva
situazione patrimoniale ed economica del Comune “capogruppo”, aggregata
ai risultati delle società da questo partecipate e facenti parte del GAP.
2) Il rischio di una occasione persa.
La
gran parte dei consiglieri e degli assessori comunali e una parte dei Sindaci
hanno una obiettiva difficoltà ad
accostarsi al bilancio comunale (sia esso preventivo che rendiconto), ma nutrono
aperta avversione nei confronti del Bilancio
Consolidato, poiché dovrebbero: a) conoscere e capire il bilancio del
proprio Comune; b) aver chiaro quali sono gli Enti da far rientrare nel GAP; c) conoscere e comprendere i
bilanci di questi Enti; d) comprendere le operazioni di consolidamento; e)
valutare gli esiti del consolidamento; f) trarre dall’insieme una serie di
indicazioni politiche e amministrative. Per la gran parte dei “politici”
sono questioni troppo complicate,
troppo tecniche e assai complicate … meglio rimanere “coperti” dietro la
redazione effettuata dagli Uffici comunali.
Il
problema è che anche gli Uffici comunali, sicuramente competenti, non avendo adeguati stimoli e quasi nessun
controllo, sono generalmente portati ad una interpretazione “restrittiva”,
mettere nel GAP solo gli Enti più
noti e nel perimetro di consolidamento solo quelli che rientrano chiaramente
nei parametri stabiliti, escludendo al minimo dubbio tutti gli altri. Gli
organi deputati al controllo non ricevendo né stimoli né contrasti
interpretativi sono portati ad avallare
ogni proposta.
Insomma,
l’approvazione del Bilancio Consolidato
rischia di essere una ennesima occasione persa, una riforma giusta e corretta viene vanificata nella sua concreta
applicazione da una visione meramente “burocratica” e “tecnicistica”.
3) La “giungla delle
partecipate” continua a prosperare.
L’immediata
conseguenza di questa occasione perduta è che la “giungla delle partecipate”
continuerà a prosperare con notevoli conseguenze: sul piano dello “spreco”
e della “dispersione” delle risorse pubbliche; sul piano della “opacità”;
sul piano della “mala-amministrazione”; sul piano della “legalità”.
Eppure,
anche a livello locale alcune vicende hanno già “colpito” l’opinione
pubblica (e forse hanno contribuito non poco ai cambiamenti avvenuti alla guida
di alcuni Comuni); basta ricordare solo quelle più recenti: la grave crisi
finanziaria del Gruppo ACAM; il
fallimento di AST (Ameglia Servizi Turistici); la grave crisi
finanziaria della SPS (Sarzana Patrimonio e Servizi).
Insomma,
il Bilancio Consolidato e la “ricognizione di tutte le partecipazioni”
sarebbero ottime occasioni per infondere una maggiore responsabilizzazione degli Enti, portandoli a ragionare sulla
necessità di razionalizzare le varie
entità partecipate, operando una valutazione complessiva sulla convenienza
o meno a mantenerle in essere sulla base di puntuali ed effettive motivazioni.
Al
contrario, quasi tutti i Comuni non hanno ancora fatto una vera ricognizione di tutte le loro partecipazioni nelle varie
entità, nelle varie forme giuridiche via via costituite negli anni.
Non
ci sono solo ACAM Spa e ATC Spa, ci sono tante altre entità che
spesso vengono ignorate, come per esempio: Consorzio
Energia Liguria, l’Associazione
Enoteca Regionale, il consorzio CIR,
l’ente Cidaf, l’Associazione Val di Magra Formazione, la Fondazione Genova/Liguria Film Commission
e molte altre ancora.
In conclusione. Sul fronte del
grande impegno per cambiare la
Pubblica Amministrazione quella della trasparenza
(open
government) è davvero una sfida
centrale, al cui interno un posto di rilievo spetta alla necessità di conoscere prima per poi razionalizzare (cioè disboscare/tagliare/ridurre) la “giungla
delle partecipate”. Ma questo obiettivo può essere raggiunto solo se si
diffonde la conoscenza del fenomeno articolato
e complesso delle partecipate e la consapevolezza della necessità di imporvi le
regole della buona amministrazione, poiché senza influenzare il
funzionamento interno degli organi di potere saranno improbabili dei positivi cambiamenti
politici e amministrativi di lungo periodo.
Euro
Mazzi
PS: altri post sul Bilancio
Consolidato:
- UNA OCCASIONE PERSA PER UNA BUONA AMMINISTRAZIONE …: QUI
- UNA BATTAGLIA PER LA TRASPARENZA E LA GIUSTIZIA REDISTRIBUTIVA DELLE RISORSE PUBBLICHE: QUI
- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- RENDICONTO 2016: una lacunosa e cattiva gestione delle partecipate: QUI
- ENOTECA REGIONALE LIGURE: OCCORRE FARE CHIAREZZA E TRASPARENZA: QUI
- ENOTECA: DA UNA NOMINA INOPPORTUNA L’OCCASIONE PER UN RILANCIO: QUI
- PRIVATIZZARE L’ENOTECA PER PORRE FINE AD UNA CATTIVA GESTIONE PUBBLICA: QUI
1 – SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 – AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 – SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 – SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
11 - IL CASO ESEMPLARE DELLA PARTECIPATA SARZANESE SPS: QUI
12 - PARTECIPATE: LA VENDITA DI ASP: QUI
- UNA OCCASIONE PERSA PER UNA BUONA AMMINISTRAZIONE …: QUI
- UNA BATTAGLIA PER LA TRASPARENZA E LA GIUSTIZIA REDISTRIBUTIVA DELLE RISORSE PUBBLICHE: QUI
PPS:
da tempo abbiamo posto attenzione alla “giungla
delle partecipate”, ecco pertanto alcuni post su questo argomento:
-
TRASPARENZA E SOCIETA’ PARTECIPATE: un sistema quasi al collasso …: QUI- BILANCIO 2016 (2): FARE CHIAREZZA NELLE PARTECIPATE DEL COMUNE: QUI
- LE SOCIETÀ PARTECIPATE REGIONE LIGURIA: QUI
- IL "BUCO NERO" DELLE PARTECIPATE: cosa succede a Castelnuovo Magra: QUI
- SARZANA E AMEGLIA: IL NODO PARTECIPATE ARRIVA AL PETTINE … E SON DOLORI: QUI
- RENDICONTO 2016: una lacunosa e cattiva gestione delle partecipate: QUI
- ENOTECA REGIONALE LIGURE: OCCORRE FARE CHIAREZZA E TRASPARENZA: QUI
- ENOTECA: DA UNA NOMINA INOPPORTUNA L’OCCASIONE PER UN RILANCIO: QUI
- PRIVATIZZARE L’ENOTECA PER PORRE FINE AD UNA CATTIVA GESTIONE PUBBLICA: QUI
1 – SOCIETÀ PARTECIPATE: UNA MALATTIA IN PEGGIORAMENTO E UN «BISTURI» CHE NON ARRIVA: QUI
2 – AMEGLIA SERVIZI TURISTICI SRL (AST): QUI
3 – SARZANA PATRIMONIO E SERVIZI SRL (SPS): QUI
4 – SISTEMA TURISTICO LOCALE – GOLFO DEI POETI, VAL DI MAGRA E VAL DI VARA (STL): QUI
5 - FONDAZIONE GENOVA/LIGURIA FILM COMMISSION: QUI
6 - PARTECIPATE: IL CASO C.A.L.L.L. SRL DI SARZANA: QUI
7 - PARTECIPATE: IL CASO A.SP. SRL DI VEZZANO LIGURE: QUI
8 - PARTECIPATE: IL CASO “CITTÀ DI SARZANA ITINERARI CULTURALI”: QUI
9 - PARTECIPATE: IL CASO “AZIENDA AGRICOLA DIMOSTRATIVA”: QUI
10 - PARTECIPATE: IL CASO “ENOTECA REGIONALE DELLA LIGURIA”: QUI
11 - IL CASO ESEMPLARE DELLA PARTECIPATA SARZANESE SPS: QUI
12 - PARTECIPATE: LA VENDITA DI ASP: QUI
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