sabato 19 maggio 2018

CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA (parte prima)

La tassa sui rifiuti (TARI) deve assicurare la copertura integrale dei costi sia di gestione diretta che di investimento e di esercizio relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è a carico dell’utilizzatore domestico o aziendale.
Il Consiglio Comunale deve approvare ogni anno le tariffe della TARI in conformità al piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani redatto da Acam e integrato dai costi sostenuti dal Comune. Nonostante che la legge indichi cosa deve comprendere un piano finanziario, quello che Acam presenta ai vari Comuni consorziati non riporta tutti gli elementi previsti, mentre alcune tematiche seppur presenti sono formulate in modo generico, altre non sono ben spiegate e approfondite.
Nello specifico, per esempio, il piano finanziario non spiega come si formano i costi e la loro evoluzione e, quindi, il loro esame non può che limitarsi agli aspetti più evidenti, elaborando i pochi dati messi a disposizione.
I costi complessivi della gestione rifiuti ammontano per il 2018 in € 5.842.110,00 (compresa IVA ed escluso tributo provinciale), con un leggero incremento rispetto al 2017 quando era stata determinata in € 5.837.329,00, ma in riduzione rispetto al 2016 quando assommava a € 5.976.595,00. Occorre evidenziare come nel 2014 (primo anno di applicazione della TARI) il gettito a copertura dei costi del servizio rifiuti fosse stato determinato in € 5.553.755,75 e l’anno successivo (2015) nell'importo di € 5.836.880,00.
Dunque, l’andamento nel quinquennio 2014-2018 ha rivelato un sostanziale aumento nei primi tre anni (+ 282.960,30 per il 2015 e + € 139.879,36 nel 2016) e un ridimensionamento di questi incrementi nei due anni successivi (- € 182.122,61 per il 2017 e + € 4.780,78 per il 2018), ma nel periodo 2014-2018 si è registrato un incremento di ben € 288.354,30; questo incremento diventa ancora più pesante se si tiene conto della circostanza che nel 2013 la TARES (che non copriva la totalità dei costi) era stata quantificata nell'importo di € 4.863.610,00 e, conseguentemente, l’incremento registrato nel periodo 2013-2018 ammonta a €  978.510,00.
Questo consistente incremento di periodo è avvenuto nonostante un crescente aumento della raccolta differenziata e una riduzione quantitativa di quella indifferenziata; infatti, nel periodo 2012-2017 la percentuale di raccolta differenziata è passata dal 26,2% del 2012, al 23,8% nel 2013, al 26,2% nel 2014, al 39,2% nel 2015, al 56,9% nel 2016 e al 66,6% nel 2017.
Il confronto tra andamento dei costi complessivi della gestione dei rifiuti con la percentuale della raccolta differenziata evidenzia la non esistenza di un rapporto direttamente proporzionale tra questi due aspetti della gestione dei rifiuti: l’incremento della percentuale di raccolta differenziata non si è trasformata automaticamente in una riduzione dei costi; viene così sfatata la “leggenda metropolitana” del ribasso della TARI quale automatica conseguenza dell’aumento della raccolta differenziata; leggenda spesso diffusa proprio dalle promesse dei sindaci le quali sviluppano grandi aspettative nei cittadini destinate ad andare (almeno in buona parte) deluse. 
Più articolato è, invece, il confronto con i dati relativi alla produzione complessiva dei rifiuti trattati sia in modo differenziato che indifferenziato; Sarzana registra un incremento di produzione dei rifiuti nel periodo 2012-2016 (questi passano infatti da t/anno 15.329,5 del 2012 a 17.314,3 del 2015), mentre un calo avviene nel 2016 (t/anno 12.590,5) e nel 2017 (t/anno 12.177,1). Questo andamento della produzione dei rifiuti appare correlato con quello dei costi complessivi, ma evidenzia per il periodo 2016-2017 una divaricazione tra la percentuale di riduzione dei rifiuti complessivamente trattati (-37,52% nel 2016 e -3,39% nel 2017) rispetto a quella dei costi complessivi (-2,39% nel 2016 e + 0.08% del 2017).
Questa divaricazione segnala un sostanzioso aumento del costo complessivo unitario, cioè la riduzione delle quantità complessive di rifiuti prodotti non ha comportato una automatica e diretta riduzione dei costi complessivi, poiché questi ultimi sono rimasti ad un livello più elevato e, dunque, è aumentato il costo unitario dei rifiuti complessivamente trattati: infatti il costo di ogni t/anno prodotta di rifiuti è calato nei primi due anni, essendo passato da € 370,5 del 2014 a € 345,2 del 2015, ma poi è aumentato a € 463,6 nel 2016 e a € 479,8 nel 2017.  
Per comprendere questo “strano” fenomeno occorre approfondire la ricerca ed esaminare la composizione dei costi complessivi e il loro andamento in questi ultimi anni.
Se se esamina come è composto il costo complessivo della gestione dei rifiuti nel piano finanziario del 2018 (pari a € 5.842.110,00) si può rilevare che: i costi della raccolta dei rifiuti ammontano a 2.301.605,00 (pari al 39,40% del costo complessivo), mentre i costi generali e amministrativi ammontano a 3.440.505,00 (pari al 58,89% del costo complessivo), oltre agli oneri per le agevolazioni concesse dal regolamento ammontanti a € 100.000,00 (pari al 1,71% del costo complessivo). Nel 2014, invece, i costi della raccolta dei rifiuti ammontavano a 3,1 €/milioni (pari al 56,50% del costo complessivo), mentre i costi generali e amministrativi ammontavano a 2,3 €/milioni (pari al 41,87% del costo complessivo) e quelli per le agevolazioni a 0,1 €/milioni (pari al 1,62% del costo complessivo).
Dunque, dal 2014 al 2018 i costi veri e propri del servizio di raccolta dei rifiuti sono diminuiti di € 836.520,57 (pari a -36.35% in armonia con la riduzione delle quantità di rifiuti prodotti), mentre quelli generali e amministrativi sono aumentati di ben € 1.115.874,87; la differenza tra i due opposti andamenti (pari a € 278.354.30) spiega perché negli anni 2017 e 2018 si sia registrato un aumento del costo unitario del servizio, nonostante la riduzione della quantità dei rifiuti prodotti.
Se si va ancora di più nello specifico si scopre che la gestione del rifiuto indifferenziato nel 2018 incide per il 24,60% sui costi complessivi (con costi in calo rispetto al 2014) e quella per la raccolta differenziata per il 14,80% (i cui costi sono in continua crescita).
Questi dati confermano che non è il tipo di raccolta dei rifiuti a determinare il costo finale del servizio e, dunque, della TARI, poiché stanno diventando predominanti i costi generali e amministrativi che originano per gran parte dall’azienda Acam Ambiente, ma sono significativi anche quelli sostenuti direttamente dal Comune.
Naturalmente è cosa buona e giusta la raccolta differenziata porta a porta e il raggiungimento di una alta percentuale di raccolta differenziata, ma la maggiore influenza sui costi è determinata dai costi generali e non dal tipo di raccolta dei rifiuti; questo spiega perché a Sarzana non si sia ancora registrata una riduzione dei costi quale diretta conseguenza della riduzione della quantità dei rifiuti e dell’aumento della raccolta differenziata 
Per quanto riguarda invece la determinazione delle tariffe da applicare agli utenti occorre fare due considerazioni. La prima riguarda il riparto tra utenze domestiche e quelle non domestiche; questa distinzione viene determinata pare più per decisone “politica” e non quale conseguenza di una analisi sulla produzione dei rifiuti delle varie utenze. Nel 2014 alle utenze domestiche i costi erano attributi per il 59,03%, nel 2015 per il 56,93%, nel 2016 per il 54,64%, nel 2017 per il 52,64% e nel 2018 per il 51,10%; naturalmente alle utenze non domestiche è imputata la differenza.
Non ci sono dati per poter affermare la correttezza o meno di questo riparto, mentre emerge l’importanza “politica” ed “elettorale” del diverso impatto: nel 2018 erano censiti 12.130 utenze domestiche rispetto alle 1.657 utenze non domestiche; alle prime veniva attribuito un gettito presunto di TARI pari a € 2.985.173,91, mentre alle seconde € 2.856.934,31.
La seconda considerazione riguarda l’articolazione delle tariffe e delle agevolazioni; senza entrare nel merito ad una analisi molto tecnica e assai articolata, in sintesi si può evidenziare l’importanza “politica” di questi due strumenti poiché si privilegiano con interventi mirati alcune situazioni rispetto ad altre. Guarda caso, nella comunicazione amministrativa e politica si danno molto risalto a questi aspetti perché permettono di poter “dimostrare” una riduzione delle tasse, pur nella evidenza del contrario.
In conclusione, il servizio di raccolta rifiuti messo in opera dal Comune con l’ausilio di Acam è assai costoso e risulta essere la voce di costo (ma anche di entrata per via della TARI) più importante del Comune; nonostante la centralità di questo servizio emerge anche una scarsa trasparenza, poiché non vengono pubblicati molti dati utili a comprenderne l’effettiva articolazione organizzativa e i relativi costi, le sue dinamiche e le sue problematicità, la sua efficacia e la sua efficienza; insomma volendo … insomma, c’è molto lavoro da fare per chi propone un reale cambiamento nella conduzione del Comune di Sarzana, ricordandosi che prima bisogna conoscere e comprendere per evitare di ripetere gli errori precedenti e poter così tentare un reale miglioramento.

Euro Mazzi

Questo post fa parte di un più ampio studio sui problemi della gestione dei rifiuti e sulle sue ricadute economiche e finanziarie; si riportano qui sotto i riferimenti ad alcuni dei precedenti post che trattano problematiche simili:

- LA STANGATA TARI: le polemiche tra cattiva gestione, incapacità gestionale e ignoranza: QUI
- GESTIONE DEI RIFIUTI IN VAL DI MAGRA: INEFFICIENTE E ASSAI COSTOSA: QUI
- CAPANNORI: LA FINE DI UN MITO?: QUI
- LA GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI RIFLETTERE: QUI
- PERCHÉ NON COPIARE CIÒ CHE FUNZIONA BENE IN ALTRI PAESI EUROPEI? PRENDIAMO PER ESEMPIO LO PFAND TEDESCO … ABBIAMO TANTO DA GUADAGNARCI!!!:  QUI
- IL FALLIMENTO DEI PIANI REGIONALE E PROVINCIALE SUI RIFIUTI E L’AUMENTO DEL GETTITO DELLA TARI: QUI
- ASPETTI E PROBLEMI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A SAN GIULIANO TERME (PI): QUI
- ASPETTI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN GERMANIA: UN ESEMPIO PER COMPRENDERE I LIMITI DEL SISTEMA ITALIANO: QUI

Nessun commento:

Posta un commento