sabato 7 luglio 2018

CARA TARI … COSA SUCCEDE A LUNI (terza parte)

TARI è l'acronimo di TAssa RIfiuti, è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti. La TARI, quindi, è una tassa patrimoniale corrisposta in base alla tariffa annua commisurata alla copertura integrale dei costi (di gestione, di investimento e di amministrazione) relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Queste tariffe sono determinate con delibera del Consiglio comunale sulla base dei costi individuati e classificati nel Piano Finanziario, redatto dal soggetto che svolge il servizio, nel caso specifico da ACAM.
Il Piano Finanziario per la TARI 2018 del Comune di Luni presenta un costo complessivo di € 1.377.880,03; tale costo deriva dalla somma dei costi sostenuti da ACAM (€ 1.215.653,31 pari all’88,23% del costo complessivo) e di quelli sostenuti dal Comune (€ 162.226,72 pari all’11,77%); questo costo previsto per il 2018 è il più basso del periodo 2014-2018: si tratta di  € 116.246,49 in meno rispetto al 2014 (con una riduzione del 8,44%).
In proposito, occorre far presente che il Piano Finanziario TARI del 2014 e quello del 2015 hanno registrato consistenti aumenti (ammontavano rispettivamente a €/milioni 1,494 e 1,610), mentre i successivi hanno registrato dei cali (€/milioni 1,526 nel 2016 e 1,378 nel 2017); la diminuzione dei costi avvenuta tra il 2017 e il 2018 è pari a solo € 516,19.
In questo peculiare andamento hanno inciso diversi fattori: certamente la particolare gestione del servizio dei rifiuti, ma anche alcune circostanze “esterne”; tra queste ultime vanno ricordate sia la grave situazione finanziaria del Gruppo ACAM (accesso nel 2013 alla procedura concorsuale di ristrutturazione del debito), che la precaria situazione debitoria emersa proprio nel 2012-2013 nell’allora Comune di Ortonovo.
Certamente gli abitanti del Comune di Luni hanno accolto con piacere la riduzione dei costi posti a base del Piano Finanziario per la TARI del 2018, ma se gli stessi analizzassero con più attenzione queste specifiche problematiche gestionali non troverebbero molti elementi di soddisfazione; ciò che immediatamente colpisce è la limitata diminuzione dei costi nonostante sia avvenuto in questo stesso periodo sia un aumento sostanzioso registrato nella raccolta differenziata, che una significativa riduzione complessiva dei rifiuti trattati.
Infatti, nel periodo 2013-2017 la raccolta differenziata è passata dal 26% del 2013 al 79,2% del 2017 (con un incremento di 53,2 punti in percentuale), mentre la produzione complessiva dei rifiuti (cioè la somma dei rifiuti raccolti in modo indifferenziato con quelli raccolti in modo differenziato) è passata da 4.209,6 ton/anno del 2013 a 2.803,2 ton/anno del 2016 (-1.406,5 ton/anno) e a 2.730,2 ton/anno del 2017 (-1.479,4 ton/anno).
Una così accentuata riduzione delle quantità di rifiuti prodotti nel 2018 (pari al -54,19%) rispetto a quelli prodotti nel 2013 avrebbe dovuto comportare una altrettanto significativa riduzione dei costi del servizio, mentre invece la riduzione registrata nel Piano Finanziario 2018 rispetto a quello del 2014 è soltanto del -8,44%.
Questa evidente anomalia deve essere adeguatamente analizzata.
L’analisi dell’andamento del costo unitario per quantità di rifiuti prodotti evidenzia incrementi costanti, passando da € 354,93 del 2014 a € 504,68 del 2018, con una crescita del costo unitario di ben € 149,75 (pari ad un aumento del 29,67%).
Dunque, è proprio il caso di dire che “l’apparenza inganna” … A fronte di una riduzione nominale del Piano Finanziario del 2018 rispetto ai costi riportati in quelli degli anni precedenti (-8,44% rispetto al 2014), il costo unitario del servizio rapportato alle quantità di rifiuti prodotti evidenzia un consistente incremento, rendendo evidente un effettivo fallimento nella gestione dei rifiuti, poiché con minori quantità di rifiuti prodotti si paga di più per costo unitario; si tratta di un vero e proprio “salasso” che contribuisce ad un generale impoverimento dei cittadini nel contesto della grave situazione economico e finanziaria che l’Italia ha attraversato.
L’effetto combinato dell’aumento della raccolta differenziata e della diminuzione della quantità di rifiuti non ha prodotto a livello generale significative diminuzioni del costo della gestione dei rifiuti, smentendo le superficiali e  favorevoli previsioni dei vari Sindaci e Assessori competenti. Queste anomalie costringono a porre sotto osservazione l’organizzazione del servizio di nettezza urbana anche se i pochi dati a disposizione non permettono analisi approfondite, ma solo indicazioni “grossolane” (seppur significative).
Infatti, mentre i costi di gestione del servizio raccolta rifiuti (differenziati e indifferenziati) sono diminuiti rispetto al 2014 di € 222.203.42 (pari al -16,13%); i costi generali e amministrativi sono aumentati di € 106.322,21 dimezzando così gli effetti riduttivi derivanti dai benefici della riduzione delle quantità di rifiuti prodotti.
Una causa delle anomalie evidenziate deriva, quindi, dall’aumento dell’incidenza dei costi amministrativi e gestionali scaricati sia da ACAM che dal Comune sulla gestione del servizio dei rifiuti.
Una seconda causa deriva dal tipo di organizzazione della raccolta: questo servizio sembrerebbe costare troppo in rapporto alle quantità in costante riduzione di rifiuti differenziati e indifferenziati; una conferma in tal senso è data dalla limitata riduzione dei costi del servizio nel periodo 2014-2018 pari a -16,13%.
Una terza causa deriva dalla scarsa incidenza degli introiti conseguiti dalla raccolta differenziata, raccolta che aumenta il proprio costo senza produrre storni significativi derivanti dalla “vendita” dei materiali riciclati.
Una ulteriore conferma ci perviene dall’analisi dell’incidenza delle varie voci costituenti il Piano Finanziario: a) i costi del servizio raccolta rifiuti incidevano nel 2014 per il 51,24%, mentre nel 2018 pesano per il 39,43%; b) i costi generali e amministrativi gravavano nel 2014 per il 48,76% e ora colpiscono per il 60,59%.
Dunque, sul calo dei costi del servizio di raccolta dei rifiuti ha inciso la riduzione delle quantità di rifiuti prodotti; sul calo dei costi gestionali del servizio di raccolta dei rifiuti indifferenziati ha inciso la riduzione delle quantità di rifiuti raccolti in modo indifferenziato; sull’aumento dei costi del servizio di raccolta differenziata ha inciso l’aumento della raccolta differenziata; ma il notevole incremento dei costi generali e amministrativi ha parzialmente vanificato i benefici derivanti dalla riduzione dei rifiuti prodotti.
La causa delle contenute riduzioni registrate nel periodo 2014-2018 è, quindi, da ricercare sia nella diversa incidenza che nell’andamento inversamente proporzionale tra costi diretti di gestione del servizio con quelli generali e amministrativi. Queste diversificate caratteristiche gestionali spiegano perché il costo complessivo posto alla base della TARI ha risentito solo parzialmente dell’aumento della raccolta differenziata e della contemporanea riduzione della quantità dei rifiuti prodotta.
Questa analisi (oggettiva e non ideologica) evidenzia come sia necessario un maggiore approfondimento relativo alle scelte organizzative e gestionali compiute da ACAM, ma le carenze di dati e di appropriate valutazioni presenti nei Piani Finanziari (previsti per legge, ma effettivamente non forniti) non permette ulteriori valutazioni.
In proposito, occorre ricordare come ACAM sia una partecipata dei Comuni, la quale ha attraversato una grave situazione economico e finanziaria ed ora è stata incorporata in IREN; sotto questo profilo sarà importante verificare come verranno redatti i prossimi Piani Finanziari  e quali novità saranno effettivamente introdotte.
Si teme, però, una sostanziale continuità dato lo scarso dibattito in merito e la diffusa non conoscenza delle dinamiche finanziarie, economiche e organizzative implicate nel servizio di raccolta dei rifiuti.
Con la TARI vengono “scaricati” sui cittadini le scelte organizzative compiute da ACAM (ora IREN), con l’avallo “politico” dei Sindaci a livello provinciale; ai costi sostenuti da ACAM poi si aggiungono quelli sopportati dai singoli Comuni.
La carenza di informazione e di dibattito sull’efficienza, efficacia ed economicità del servizio di gestione dei rifiuti non fanno presagire sviluppi positivi: ai cittadini si “venderanno” come grandi “vittorie” sia le piccole riduzioni della TARI, che gli introiti conseguiti dal Comune derivanti dagli utili di IREN“vittorie” però pagate dagli stessi cittadini con tariffe dei vari servizi forniti da IREN (acqua, depurazione, luce, gas e rifiuti) molto care … mentre gli azionisti privati di IREN saranno gli unici veri "beneficiari" perché il proprio investimento risulterà "conveniente" proprio per gli utili conseguiti.
Euro Mazzi


Questo post fa parte di un più ampio studio sui problemi della gestione dei rifiuti e sulle sue ricadute economiche e finanziarie.
Riferimenti alla TARI:
1)      CARA TARI TI SCRIVO … COSA SUCCEDE A SARZANA: QUI
2)      CARA TARI … COSA SUCCEDE A CASTELNUOVO MAGRA: QUI

Si riportano qui sotto i riferimenti ad alcuni dei precedenti post che trattano problematiche simili:
- LA STANGATA TARI: le polemiche tra cattiva gestione, incapacità gestionale e ignoranza: QUI
- GESTIONE DEI RIFIUTI IN VAL DI MAGRA: INEFFICIENTE E ASSAI COSTOSA: QUI
- CAPANNORI: LA FINE DI UN MITO?: QUI
- LA GESTIONE DEI RIFIUTI A EMPOLI: UNA ESPERIENZA DI SUCCESSO E I LIMITI SU CUI RIFLETTERE: QUI
- PERCHÉ NON COPIARE CIÒ CHE FUNZIONA BENE IN ALTRI PAESI EUROPEI? PRENDIAMO PER ESEMPIO LO PFAND TEDESCO … ABBIAMO TANTO DA GUADAGNARCI!!!:  QUI
- IL FALLIMENTO DEI PIANI REGIONALE E PROVINCIALE SUI RIFIUTI E L’AUMENTO DEL GETTITO DELLA TARI: QUI
- ASPETTI E PROBLEMI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A SAN GIULIANO TERME (PI): QUI
- ASPETTI DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN GERMANIA: UN ESEMPIO PER COMPRENDERE I LIMITI DEL SISTEMA ITALIANO: QUI






 

Nessun commento:

Posta un commento