sabato 1 agosto 2020

REFERENDUM: “taglio dei parlamentari” e legge elettorale (quarta parte)

La modifica costituzionale denominata “taglio dei parlamentari”, oggetto del referendum popolare che doveva inizialmente svolgersi in data 29/3/2020, poi rinviato per l’emergenza Covid-19, e che ora si svolgerà il 20 e 21 settembre 2020, è stata adottata  con lo scopo di ottenere un “risparmio di costi” ed è stata votata da quasi tutti i gruppi parlamentari.
In caso di esito referendario favorevole, questo taglio dei parlamentari” realizzerà un modesto risparmio, ma si aprirebbero una serie di problemi di non facile soluzione.
In questo post esaminiamo alcune problematiche collegate alla legge elettorale, poiché: “In linea generale, è noto che il numero dei seggi da assegnare e la dimensione delle circoscrizioni incidono sul rendimento istituzionale dei sistemi elettorali, potendo determinare effetti di maggiore o minore selettività e quindi effetti sistemici rilevanti, quali soglie di sbarramento implicite, determinate proprio da una contrazione del numero di eletti” (audizione a1 Senato del prof. Giovanni Tarli Barbieri). 
Infatti, la riduzione del numero dei seggi inevitabilmente cambia il rapporto eletti/elettori (quoziente di rappresentanza) e comporta, indipendentemente dal sistema elettorale utilizzato, una maggiore estensione dei collegi e delle circoscrizioni elettorali; il sistema elettorale adottato può, a sua volta, introdurre degli ulteriori effetti distorsivi.
L’attuale legge elettorale (il Rosatellum-bis, legge n. 165 del 2017 e decreto legislativo n. 189 del 2017) è un sistema elettorale misto, con due terzi eletti in modo proporzionale e un terzo eletti con sistema maggioritario nei collegi uninominali. Nel corso del procedimento della modifica costituzionale chiamata “taglio dei parlamentari” è stata approvata la legge n. 51 del 27/5/2019 con lo scopo di sostituire l’attuale impostazione basata su un numero fisso dei seggi da attribuire nei collegi uninominali/plurinominali con una determinazione rapportata al numero dei parlamentari da eleggere, introducendo un rapporto frazionario (pari a 3/8 per i collegi uninominali e 5/8 per quelli plurinominali del totale dei seggi da eleggere nelle circoscrizioni) la cui applicazione restituisce sostanzialmente gli stessi numeri attualmente fissati. Inoltre, è stata conferita una delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali/plurinominali da esercitare entro 60 giorni qualora intervenga la promulgazione della legge costituzionale modificativa del numero dei parlamentari.
In proposito, nella documentazione allegata alla proposta di “taglio dei parlamentari” compaiono due tabelle che rendono evidenti questi effetti distorsivi prodotti dall’attuale legge elettorale, poiché si verificherebbe sia un notevole aumento delle dimensioni dei collegi (in particolare al Senato) che evidenti differenze tra le varie Regioni (Vedere tabelle a lato).
Per esempio: - nel Friuli V. G. e in Abruzzo vi sarebbe un unico collegio uninominale rispettivamente di circa 1,2 e 1,3 milioni di abitanti; in Calabria, in Toscana e nel Lazio vi sarebbero collegi di circa 900.000 abitanti, mentre in altre nove regioni i collegi avrebbero oltre 800.000 abitanti.
L’attuale sistema elettorale, per quanto modificato dalla legge 51/2019, darebbe luogo ad uno sbarramento implicito ben superiore al 3,0% (espressamente previsto dal Rosatellum-bis), rendendolo di fatto meno proporzionale e più maggioritario e distorcendo ancora di più la rappresentanza politica.
Inoltre, aumenterebbero le disuguaglianze nella rappresentatività di alcune Regioni rispetto ad altre, cioè vi sarebbe una disparità nella rappresentatività territoriale. Per la Basilicata e per l’Umbria, per esempio, ci sarebbe una diminuzione degli eletti del 60%; il Trentino-Alto Adige avrebbe invece un certo vantaggio, perché avendo comunque la garanzia di tre senatori per ciascuna provincia autonoma, si troverebbe ad averne comunque almeno sei, e naturalmente in relazione alla popolazione questo crea indubbi squilibri rispetto ad altre Regioni.
Alla Camera gli effetti distorsivi sarebbero di minore entità: a fronte di una media di 1 eletto/404.311 elettori; su 28 circoscrizioni ci sarebbero: - 9 circoscrizioni sotto media (tra 3-400.000 elettori); - la Valle d’Aosta e il Trentino (con un rapporto ben sotto i 300.000 elettori); - al contrario 16 circoscrizioni avrebbero rapporti superiori alla media con il massimo per la Basilicata pari a 1/578.036 elettori; - mentre Lazio1 avrebbe un rapporto quasi nella media.
Questo rapido confronto evidenzia anche un aumento nella disparità della rappresentanza dentro a ciascuna Camera, ma anche tra la Camera e il Senato, aspetto quest’ultimo rilevante nella misura in cui rimangono identiche le funzioni tra le due Camere, ponendo così qualche dubbio: “Vi è da chiedersi se scostamenti tanto significativi non siano apprezzabili anche sul piano della legittimità costituzionale, venendo in gioco il paradigma dell’eguaglianza del voto di cui all'art. 48 Cost., alla luce del divario eccessivo nella capacità rappresentativa degli elettori nei diversi collegi(audizione a1 Senato del prof. Giovanni Tarli Barbieri).
Per ridurre queste distorsioni bisognerebbe adottare l’ennesima nuova legge elettorale, ma quale sarebbe la più idonea?
L’attuale maggioranza giallo-rossa ha recentemente presentato una nuova proposta, basata sul sistema proporzionale (denominata “Brescianellum”), prevedendo l’assenza del voto di preferenza, la conversione dei voti in seggi verrà fatta a livello nazionale e con uno sbarramento del 5,0%, ma con un meccanismo che permette “il diritto di tribuna” (possibilità di entrare in Parlamento ad alcune condizioni, anche se un partito resta sotto la soglia del 5,0%), la soppressione dei collegi uninominali dell’attuale legge.
Per questa nuova proposta non è ancora possibile valutare le conseguenze derivanti dal “taglio dei parlamentari”, poiché ci sono ancora troppe variabili in gioco; del resto, i veri obiettivi di questa nuova legge elettorale sono sostanzialmente due: 1) impedire la trasformazione di una maggioranza relativa di voti in maggioranza assoluta di seggi; 2) condizionare il partito che riceve più voti obbligandolo a coalizioni di governo più ampie (grazie al sistema proporzionale e alla mancanza del premio in seggi); questo nuovo sistema produrrà probabilmente governi “deboli” e “a tempo”, basati su accordi di coazione post voto, condizionati dal potere di ricatto dei piccoli partiti e/o dei gruppi parlamentari e/o dalle lobbies.
Per completezza, ma senza entrare nel merito, va ricordato come gli eletti all’estero (specie per i senatori), che già oggi sono espressione di collegi molto ampi, vedrebbero  aumentare notevolmente sia la dimensione territoriale del proprio collegio che il rapporto eletti/elettori.
Insomma, il “taglio dei parlamentari” determina rilevanti conseguenze nel suo combinarsi con l’adozione di un sistema elettorale rispetto ad un altro, riducendo la capacità del Parlamento a rappresentare degnamente il pluralismo territoriale e politico del Paese, ampliando, altresì, alcune problematiche tipiche della fase elettorale, quali per esempio: a) i meccanismi di comunicazione nelle  campagne elettorali; b) le risorse economiche sufficienti a far fronte alla necessità di impiegare strumenti di comunicazione per un numero più elevato di elettori (aumento costi delle campagne elettorali); c) il problema del finanziamento pubblico e/o dei privati per i candidati, con il rischio della “irruzione nella fase elettorale, con forme ancora più pervasive, penetranti e condizionanti di quelle già note, di gruppi, corporazioni e centri di interesse economico capaci in qualche modo di selezionare il candidato e di favorire un candidato piuttosto che un altro” (audizione alla Camera del prof. Daniele Porena); d) lo svilupparsi di candidature di “personaggi/volti noti” non radicati sul territorio e in favore di un voto sempre più di opinione e di immagine; e) aumentata influenza dei “vertici/leader” di ciascuna formazione politica (fenomeno di ulteriore verticalizzazione del sistema politico e/o delle leadership politiche); f) eccessiva semplificazione del messaggio e della proposta politica, collegata sia alla superficialità nel valutare la capacità di gestire le problematiche di governo, che alla debolezza nell’operare efficaci confronti e adeguate proposte alternative; f) la polarizzazione delle campagne elettorali solo sui leader dei grandi partiti a scapito delle formazioni politiche minori; g) l’ampliarsi del concetto di “voto utile” che unito all’aumentata soglia di sbarramento implicita porterebbe alla perdita della stessa rappresentanza parlamentare per le formazioni politiche minori.
In conclusione.
Un giudizio corretto sul “taglio dei parlamentari” deve tener conto anche del tipo di legge elettorale che verrà conseguentemente adottata, poiché potrebbe essere variata e/o distorta la rappresentanza: “Quantitativamente aumenta la distanza fra rappresentato e rappresentante. Il riverbero sulla qualità della rappresentanza è evidente, con una diminuzione della possibilità per il cittadino di veder eleggere un “proprio” rappresentante, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante”(intervento del prof. Alessandra Algostino).
Anche per queste ragioni bisogna respingere questa proposta di modifica costituzionale, salvaguardando la dignità e il ruolo del Parlamento, in quanto organismo istituzionale eletto direttamente da tutti i cittadini italiani.

Euro Mazzi

Questo post fa parte di una articolata analisi sulle proposte di riforma della Costituzione e sulle problematiche del sistema democratico e politico italiano.
I post relativi al “taglio dei parlamentari” sono i seguenti:
1)            REFERENDUM: LA BOIATA DEL “TAGLIO DEI PARLAMENTARI”: QUI
2)            REFERENDUM: UN “TAGLIO” ALLA RAPPRESENTANZA: QUI
3)       REFERENDUM: UN ABBINAMENTO CHE NON STA IN PIEDI: QUI

I post sulla precedente proposta di riforma Renzi-Boschi sono i seguenti:
-  VERSO IL REFERENDUM: LIBERTÀ E GIUSTIZIA SOCIALE (una premessa …): QUI
1)   IL NUOVO SENATO: UNA (CONTRO)RIFORMA CONFUSA E POCO INCISIVA: QUI
2)  CONTRO-RIFORMA COSTITUZIONALE: UN SENATO DI “DESIGNATI” … UN GOVERNO “PIGLIATTUTTO”: QUI
3)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE AUTONOMIE LOCALI E UNA DERIVA NEOCENTRALISTA: QUI
4)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: RAFFORZAMENTO DELL’ESECUTIVO E PREMIERATO FORTE: QUI
5)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PRESIDENTE ARBITRO O UNO DEI GIOCATORI?: QUI
6)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UNA CORTE SOPRA LE PARTI O DI PARTE?: QUI
7)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: LA FAVOLA DELLE PROVINCE, ELIMINATE COME NOME e RINATE COME ENTI DI AREA VASTA …: QUI
8)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: SUI RISPARMI I CONTI NON TORNANO … TRA APPROSSIMAZIONI E DEMAGOGIA: QUI
9)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: DECISIONISMO SUPERFICIALE E CONFUSO: QUI
10) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL PREMIERATO STRISCIANTE: QUI
11) NO … è meglio!: QUI

Altri post sull’argomento:
-  IL POPULISMO DEL PDRenziano: QUI
-  NEMESI RENZIANA …: QUI
-  “HYBRIS” E IL RENZISMO …: QUI
-  LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI: QUI
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