martedì 7 marzo 2017

NEMESI RENZIANA … (seconda parte)

Nella mitologia greca “nemesis” era la dea distributrice della giustizia per delitti rimasti senza soluzione o senza pena da scontare, distribuendo gioia o dolore a seconda di quanto era giusto (giustizia compensativa), perseguitando soprattutto i malvagi e gli ingrati alla sorte; la nemesi è, quindi, una sorta di “fatale punizione”. Per esempio, l’esito disastroso della campagna di Russia fu la nemesi storica di Napoleone che riequilibrò una situazione antecedente contrassegnata da continue vittorie, che lo fece uscire sconfitto svelando così tutti i suoi limiti umani e i suoi errori che non erano emersi in precedenza.

La netta sconfitta referendaria del 4/12/2016 è stata una sorta di nemesi per Renzi, che ha posto fine ai suoi mille giorni di “vittorie” (… ma poi fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza”) alla guida del Governo (in merito vedere precedente post: QUI); da quel momento sono emersi e sono diventati di pubblico dominio i limiti e gli errori che lo avevano contraddistinto come personaggio centrale e unico nel panorama politico italiano.
Per esempio, la sua occupazione sistematica e scientifica di ogni spazio comunicativo pubblico e privato, giornalistico e televisivo è improvvisamente caduta dopo le sue dimissioni; gli endorsement delle élites nazionali e internazionali, politiche, economiche e istituzionali non sono bastati per vincere il referendum e quindi ora sono decaduti; così pure non sono stati sufficienti la mobilitazione di tutti i corpi dello Stato, la consulenza di spin doctors, la propaganda dei vip poiché Renzi, e con lui il Pd, hanno perso e ora molti di questi “scendono dal carro”
Di fronte al disastro sociale e politico che ora emerge in tutta la sua drammaticità, gli italiani con la loro mobilitazione massiccia e con il loro chiaro voto NO hanno rifiutato gli slogan propagandistici renziani e hanno riaffermato la validità della Costituzione attuale, non considerandola come la responsabile delle attuali difficoltà nazionali.
Il referendum sulla riforma costituzionale è stato, quindi, un nodo cruciale, non solo per l’importanza della questione di merito (le pasticciate modifiche alla Costituzione), ma perché di fatto era diventato un plebiscito su Renzi, sulla sua politica intesa come avventura personale (abilità tattica, accortezza, temerarietà, capacità di sfruttare errori e debolezze altrui), tendente alla conservazione del potere, caratterizzata dall’uso di una disinvolta retorica (emotiva, polemica, demagogica,  accattivante).
Il disegno di blindare con due leggi (riforma costituzionale e legge elettorale, fra loro combinate) una democrazia centrata sull’esecutivo/governo è decaduto non solo con il voto referendario, ma anche con la sentenza della Corte Costituzionale n. 35 del 25/2/2017 che ha sancito l’incostituzionalità parziale dell’Italicum.

Dopo il 4/12/2016, nei successivi 90 giorni sono emersi i limiti del renzismo, ne accenniamo solo alcuni:
- subito dopo le sue dimissioni, Renzi era propenso alla sfida/rivincita immediata, cioè alle elezioni anticipate a brevissimo termine, ma è stato di fatto sconfitto: si è formato il governo Gentiloni e si andrà alle elezioni a ottobre 2017 o (probabilmente) a febbraio 2018;
- il Pd è uscito molto indebolito dal referendum: è lacerato al suo interno, farà un congresso e intanto ha subito una scissione alla sua “sinistra”, ma contestualmente deve garantire la tenuta del governo Gentiloni e trattare con l’Europa sui disastrati conti pubblici italiani;
- le elezioni nel febbraio 2018 saranno, comunque, obbligatorie e l’evoluzione del quadro politico appare assai complessa: da una parte, Lega, Fratelli d’Italia e M5S chiedono a gran voce elezioni anticipate ma manca una legge elettorale omogenea per Camera e Senato; dall’altra, Forza Italia e la Sinistra del PD hanno bisogno di riorganizzarsi e di una legge sostanzialmente proporzionale; Renzi, a sua volta, deve salvare il renzismo e le sue “presunte riforme” e deve evitare sia il referendum sui due quesiti sul lavoro, sia evitare una legge elettorale proporzionale e senza premio di maggioranza che imporrebbe accordi con altre forze politiche per formare un futuro Governo, che soprattutto una “stangata” fiscale che l’Europa vuole per rimettere a posto i conti nazionali; inoltre, il PD è diviso tra chi spera di mantenere la gestione del potere il più a lungo possibile e la voglia di Renzi di prendersi la rivincita contro l’Italia intera. Insomma, il “cammino” della politica, già difficile, è reso ancor più arduo dalla confusione e dall’assenza di idee e di progetti veri idonei alla situazione economica e sociale italiana;
- la Commissione Europea, dopo aver assecondato Renzi in questi ultimi tre anni, ora pretende “rigore” nei conti e, di fatto, smentisce il superficiale ottimismo di Renzi che in questi anni ha illuso gli italiani; Bruxelles prevede per l’Italia nel 2017 uno sviluppo al +0,9% (la metà di quello dell’Ue nel suo complesso +1,8%, inferiore anche a quello della zona euro +1,6%), una disoccupazione che non scende sotto l’11,6%, un deficit al 2,4% del Pil con possibile rialzo al 2,6% per il 2018, un debito pubblico in aumento al 133,3%, ma soprattutto teme due insidie: L’incertezza politica e il lento aggiustamento del settore bancario pongono rischi al ribasso alle prospettive di crescita”, conseguentemente la Commissione è diventata intransigente nel pretendere il rispetto dei parametri di bilancio e, dunque, richiede una manovra finanziaria sostanziosa, anche con nuove tasse;
- i conti pubblici non sono a posto per cui occorrerà una nuova pesante finanziaria (30-40 miliardi), ma soprattutto alcune banche necessitano di un piano di interventi finanziari consistenti (15-20 miliardi), poiché la crisi bancaria italiana si sta manifestando in tutta la sua pericolosità;
- il debito pubblico ha raggiunto i suoi livelli più elevati (2.218 miliardi al dicembre 2016) e secondo stime nel 2017 la raccolta complessiva sarà di 413 miliardi di euro con un costo in aumento che dovrebbero far aumentare di circa 50 miliardi di euro il debito pubblico;
- due dei tre referendum richiesti dalla CGIL sono stati ammessi e sarà necessario rettificare quelle leggi renziane per evitare un referendum che potrebbe essere un ulteriore giudizio popolare contro Renzi e le sue “presunte riforme”;
- gli interventi in favore delle popolazioni colpite dal terremoto evidenziano già gravi ritardi, nonostante la roboante propaganda del “non vi lasceremo soli”
- infine l’inchiesta CONSIP, al di là del suo risultato finale, fa già emergere tre aspetti politici preoccupanti: a) l'idea di un accentramento del potere in un unico motore capace di gestire lo Stato (e il suo rinnovamento); b) il groviglio di potere che è cresciuto intorno a questo “motore unico”, cercando di diventare sistema nonostante piccoli interessi, rivalità, localismi, familismi e “giglio magico”; c) la mancanza di una classe dirigente (con il “senso dello Stato”) che favorisce la creazione di gruppi chiusi e asfittici che agiscono nella distinzione tra fedelissimi e avversari e danno vita a reti informali, non legittimate da nessuno, in cui poi diventano possibili gli arbitri e gli abusi di potere.
Insomma, “il re (del Pd) è nudo”, ma Renzi non è uscito dalla scena politica e può vincere sia la corsa alla segreteria del PD che quella alla rielezione a capo del Governo proprio perché al momento non esiste una alternativa vera, credibile e capace di affrontare i difficili problemi dell’Italia. Ma se ci sarà un “Renzi 2.0” sarà diverso dalla prima versione … a parte la “vendetta”!
 

In conclusione, dopo i primi 1.000 giorni di governo Renzi in cui si è espressa la sua “tracotanza” (la “hybris”) ora è arrivata la “nemesi” e si apre una crisi politica assai incerta e confusa, mentre i conti pubblici sono sempre più disastrati e cresce, conseguentemente, il rischio che per la loro sistemazione vengano prese decisioni assai pesanti: una nuova tassa sugli immobili e/o aumento IVA, ma anche il ricorso ad un prestito europeo che ci porterà i pesanti condizionamenti della troika europea … Nel 2017 gli italiani pagheranno assai caro la “hybris” (la tracotanza) di chi ci ha portato in questa situazione … ma attenzione alle ricorrenze: è il centenario della battaglia di Caporetto, della resistenza sul Piave e della Rivoluzione russa!!!
Euro Mazzi
 

 
 

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