In data 20-21/9/2020
ci saranno le elezioni per il rinnovo del Presidente e del Consiglio della
Regione Liguria, ma la campagna elettorale sembra essere fatta solo di vuoti slogans con una scarsa attenzione ai problemi reali (cioè quelli che poi gli “eletti” dovranno affrontare e risolvere).
Questa predominanza degli slogans deriva spesso dall’impreparazione e dell’improvvisazione di molti candidati; allora
bisognerebbe che i vari candidati si ricordassero che fare politica significa:
studio, impegno, confronto, capacità di aggregazione per ricercare le soluzioni
e sacrificio per risolvere i problemi collettivi; fare politica non deve essere
un modo per sistemare se stessi e la propria cerchia di amici e “cortigiani”. La politica è arte nobile e difficile.Tra i problemi più
importanti che la Regione Liguria deve risolvere sono quelli relativi alla
gestione delle società partecipate; eppure quasi nessun
candidato o partito o gruppo politico vi dedica una significativa attenzione.
La struttura
delle partecipazioni
societarie detenute dalla Regione è molto complessa, ma ha un
baricentro nella società Finanziaria
Ligure per lo Sviluppo Economico Spa (FILSE, istituita nel 1975), la quale
assume un ruolo di holding che
controlla o ha partecipazioni in molte altre società che costituiscono il “Gruppo
FILSE” (in proposito vedere il diagramma a lato).
FILSE svolge un’opera
di intermediazione tra la Regione e le varie società partecipate, aumentando però sia le difficoltà di monitoraggio dell’Ente sulle
proprie partecipate,
che il ruolo strategico di FILSE
nella gestione di rilevanti flussi finanziari.
La
gran parte di queste società sono state costituite nel corso dell’ultimo trentennio
e, dunque, derivano da decisioni assunte sia da Giunte guidate dal
centro-destra che da quelle del centro-sinistra; le varie problematiche
gestionali e societarie sono passate da una maggioranza all’altra spesso senza “elementi
di rottura” rispetto alle passate gestioni, anzi l’aspetto della “continuità” è forse il tratto che meglio
rappresenta la gestione di tutte queste partecipate.
In
questi ultimi anni, la Corte dei Conti ha meritoriamente sollevato “forti
perplessità” sulla gestione di queste partecipate regionali che (in
sintesi) hanno riguardato:
a)
La
scarsa economicità nella erogazione
di alcuni servizi. Per esempio:
-
la
società Liguria Ricerche Spa (istituita
nel 2000) svolge attività di ricerca in
house (beneficiando dunque dell’affidamento diretto dei servizi senza
appalto), ma presenta un’elevata spesa per consulenze esterne: “anziché svolgere direttamente l’attività, si
rivolge al mercato. Così facendo, ci si chiede per quale ragione la
collettività ligure debba sostenere costi aggiuntivi, pari al costo del
personale della società medesima - incrementatosi notevolmente tra il 2015 ed
il 2016, essendo passato da circa 500 mila euro ad 1 milione e mezzo di euro -
per l’ottenimento di un servizio che potrebbe essere ottenuto direttamente
dalla Regione, senza la costosa e poco utile attività di intermediazione di una
struttura societaria che, ogni anno, genera costi per circa 2 milioni di euro”
(Memoria
Procuratore Corte Conti del 25/7/2019, pag. 52). Anche la società Liguria international Scpa (istituita
nel 2002) riceve incarichi dalla Regione, ricorrendo successivamente ad affidamenti
esterni, duplicando la medesima attività della società Liguria Ricerche Spa con evidente antieconomicità dell’azione amministrativa, eludendo inoltre allo specifico obbligo di accorpamento o di dismissione.
-
La
società Liguria Digitale Spa (istituita
nel 1988), svolge in house servizi che
sarebbero disponibili anche sul mercato in regime di concorrenza, senza che la
Regione valuti: “la congruità economica dell’offerta, avuto riguardo al valore
all’oggetto ed al valore della prestazione, dando conto dei benefici per la
collettività della forma di gestione prescelta, anche con riferimento agli
obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di
qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche” (Memoria
Procuratore Corte Conti del 23/7/2020, pag. 10).
b)
La
lentezza nella procedura di dismissione
delle partecipazioni non conformi. Per
esempio:
-
la società Parco tecnologico della
Valbormida Srl (istituita nel 2009) ha accumulato una perdita complessiva
nel periodo 2014-2017 di € 5.834.383,82,
chiudendo il risultato di esercizio 2018 con una ulteriore perdita di € 233.535,00, pertanto sono “stati consumati circa 6 milioni di euro di
risorse pubbliche senza alcun vantaggio, in assenza di ritorni economici per la
collettività” (Memoria Procuratore Corte Conti del 23/7/2020, pag. 8).
-
la Società per Cornigliano Spa (istituita nel 2003) presenta un numero di
amministratori superiore a quello dei dipendenti e, quindi, andrebbe dismessa,
ma suscita perplessità anche la presenza, tra il personale, di un’unità
dirigenziale su solo quattro dipendenti e con ben cinque amministratori.
-
la società Liguria patrimonio Srl (istituita
nel 2010 nell’ambito dell’operazione di ristrutturazione di ACAM Spa di cui ne
ha acquistato in blocco gli immobili di proprietà per riconcederli contestualmente
in locazione al gruppo ACAM medesimo e si era finanziata per € 22.000.000) è priva
di dipendenti e deputata alla mera gestione di specifici immobili e, pertanto, andrebbe
dismessa/accorpata.
-
la società Ligurcapital Spa (costituita
nel 1989 al fine di: assumere partecipazioni temporanee e di minoranza, erogare
finanziamenti, gestire operazioni di finanza evoluta) ha registrato nel 2018 un
misero utile di € 25.272,00.
c)
Una insufficiente riconciliazione dei crediti/debiti
tra Regione e le singole società partecipate, derivante da un’analisi superficiale
delle eventuali divergenze emergenti, analisi comunque indispensabile per una
corretta predisposizione del bilancio consolidato regionale.
d)
Il mancato rispetto degli obblighi legislativi di trasparenza per l’omessa pubblicazione, sui siti internet delle varie società di molti
dati e documenti, come ad esempio: modalità e criteri di reclutamento del
personale, dei tempi di pagamento, ecc. (Relazione della Corte Conti del 23/7/2020, pag. 19).
e) Da varie problematiche gestionali, tra le altre quelle relative: al contenimento dei costi, al progressivo incremento del numero del personale, alla presenza in alcune società di un numero di amministratori superiore a quello
dei dipendenti, all’opacità dei
rapporti che legano la holding
alle controllate, all’assenza di un
reale “controllo analogo”.
In conclusione.
I
vari rilievi emessi dalla Corte dei Conti sulla gestione delle partecipate
non dovrebbero essere declinati in senso meramente propagandistico ed
elettoralistico, poiché non riguardano solo l’attuale maggioranza di
centro-destra, poiché molte problematiche hanno preso consistenza durante le precedenti
gestioni di centro-sinistra; anzi il vero cambiamento nella gestione della Regione
Liguria si dovrebbe misurare proprio dalla capacità di intervenire su questa complessa ed articolata realtà delle partecipazioni.
Il cambiamento vero e reale non consiste nella semplice sostituzione di una maggioranza con un’altra, ma nella diversa (e si spera migliore) capacità gestionale sui medesimi problemi; al contrario, si continuerà nella gestione “clientelare”, sostituendo un gruppo di “fedeli cortigiani” con un altro, ma rimanendo nelle stesse logiche di occupazione del potere per destinare le c.d. “poltrone” ai propri “sostenitori”.
Il cambiamento vero e reale non consiste nella semplice sostituzione di una maggioranza con un’altra, ma nella diversa (e si spera migliore) capacità gestionale sui medesimi problemi; al contrario, si continuerà nella gestione “clientelare”, sostituendo un gruppo di “fedeli cortigiani” con un altro, ma rimanendo nelle stesse logiche di occupazione del potere per destinare le c.d. “poltrone” ai propri “sostenitori”.
L’invito
rivolto dal Procuratore della Corte dei Conti, per esempio, a non gestire “le proprie partecipazioni, senza alcuna valutazione del costo-opportunità delle
risorse investite e senza una attenta disamina
- in caso di beni e servizi disponibili sul mercato - della convenienza economica degli affidamenti in house” (Memoria
Procuratore Corte Conti del 23/7/2020, pag. 11); oppure la richiesta di maggiore trasparenza; altrimenti, la
sollecitazione ad evitare i fenomeni palesemente
elusivi posti in essere attraverso le partecipate; o invece il sollecito a non
perseguire affidamenti in deroga alle
regole della concorrenza; ovvero la necessità di predisporre coerenti e precisi contratti di servizio (strumenti
indispensabili per esercitare efficacemente la vigilanza, il controllo, la programmazione
delle risorse e delle esigenze di funzionamento); nonché l’analisi puntuale dei risultati economici e della gestione finanziaria … non sono rivolti solo all'attuale Giunta Toti, ma
anche a tutti gli altri candidati nel caso della loro elezione, affinché vi
pongano la necessaria attenzione e attenta considerazione. Ma i cittadini
devono sapere che queste partecipate comunque costano molti soldi ai
bilanci della Regione e sarebbe utile che i vari candidati si
confrontassero e prendessero pubblici impegni su come affrontare/risolvere
queste problematiche.
Insomma, sarebbe meglio avere “più arrosto e meno fumo”, poiché è
nell’interesse di tutti avere una classe
politica decentemente all’altezza dei problemi che si devono risolvere.
Euro Mazzi
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