sabato 15 agosto 2020

REFERENDUM: LA BOIATA DEL “TAGLIO DEI PARLAMENTARI” (prima parte)

La modifica costituzionale denominata “taglio dei parlamentari”, oggetto del referendum popolare che doveva inizialmente svolgersi in data 29/3/2020, poi rinviato per l’emergenza Covid-19, si svolgerà il 20 e 21 settembre 2020.
Il referendum è stato richiesto da 71 senatori (pari a un quinto dei senatori) e ammesso dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione; va ricordato come la proposta di legge costituzionale sia stata definitivamente approvata dalla Camera dei Deputati, nella seduta dell’8/10/2019, con una votazione quasi unanime: presenti 569, votanti 567, favorevoli 553, contrari 14, astenuti 2.
In sintesi, la proposta di legge costituzionale prevede una drastica riduzione (del 36,5%) del numero dei parlamentari, passando dagli attuali 630 a 400 deputati e dagli attuali 315 a 200 senatori; questa proposta è stata così motivata: “nella consapevolezza che un tale intervento potrebbe contribuire a rendere il nostro bicameralismo meno rissoso e conflittuale e il procedimento legislativo più agile e spedito, nonché consentire di ridurre opportunamente i costi della politica senza forzare le disposizioni costituzionali e la certezza del diritto” (Relazione al Disegno di legge n. 214).
Appare evidente come le prime due motivazioni siano puramente propagandistiche e prive di fondamento, poiché: a) la rissosità e la conflittualità non dipendono certamente dal numero dei parlamentari, semmai dalla “buona educazione” e dal livello di “sensibilità e capacità politica” di ciascun rappresentante del popolo; b) l’agilità e la speditezza del procedimento legislativo dipendono casomai dai regolamenti parlamentari e dal livello di contrasto politico tra i gruppi parlamentari, piuttosto che da qualche deputato in meno.
Certamente il terzo motivo è veritiero, in quanto avere 230 deputati e 115 senatori in meno comporta sicuramente un minor costo del Parlamento; in proposito, i fautori della proposta avevano stimato un risparmio di circa 500 €/milioni in una Legislatura di 5 anni; altre analisi hanno però ridimensionato questi risparmi: secondo alcuni calcoli sarebbero soltanto 300 €/milioni, mentre per altri ammonterebbero a 400 €/milioni in cinque anni. Dunque, i risparmi ci saranno, ma occorre chiedersi se era indispensabile procedere con una legge di modifica costituzionale che comporta un iter assai lungo (con ben quattro passaggi parlamentari) e con un referendum confermativo, con conseguenti costi che vanificano i risparmi attesi almeno per i primi 5 anni.
Se il problema fondamentale era ridurre i costi sarebbe bastato intervenire su compensi, indennità, rimborsi e sistema pensionistico di deputati e senatori, intervento che avrebbe comportato sicuri risparmi in tempi brevi e con provvedimenti “ordinari” e definitivi; aver scelto invece il “taglio dei parlamentari” ha implicato l’adozione di una legge costituzionale (soggetta a  una lunga procedura), che a sua volta ha aperto problematiche nuove e assai delicate riguardanti la funzionalità e la rappresentatività del Parlamento, cioè questioni importanti e centrali per la vita democratica di una nazione.
Esiste un equivoco di fondo: la riduzione del numero dei parlamentari è stata connessa al “costo della politica”, mentre invece dovrebbe essere considerata nei “costi della democrazia” e, in tal senso, è sconcertante la “generale superficialità” con cui quasi tutti i gruppi parlamentari hanno proceduto ad approvare questo provvedimento.
Questa proposta di “taglio dei parlamentari” è stata voluta dal M5S che ne ha fatto una “bandiera identitaria” ed elemento portante dell’accordo sia per la formazione del governo giallo-verde che in quello successivo giallo-rosso; gli altri partiti hanno accettato con “convinzione” variabile a seconda della loro collocazione e convenienza.
Per esempio, il PD ha dovuto emettere un comunicato per giustificare il proprio cambio di giudizio sul provvedimento dopo essere entrato nell’attuale Governo: “Il Partito Democratico, nell’ultimo passaggio alla Camera, ha deciso di votare a favore della riduzione del numero dei parlamentari discostandosi così dalla posizione che aveva assunto nelle precedenti votazioni, durante le quali aveva criticato con toni molto aspri il provvedimento.  La contestazione principale verteva intorno alla totale assenza di un progetto di riforma complessiva dell’istituto parlamentare, riducendo tutto al solo aspetto economico, alla riduzione delle spese, senza porsi la questione di come rendere invece il sistema più efficiente e rappresentativo e approvare finalmente le riforme costituzionali, necessarie per ammodernare le nostre istituzioni, di cui si discute ormai da troppo tempo” (Comunicato deputati PD del 8/10/2019).
Del resto, la critica più “feroce” alla proposta di legge costituzionale sul “taglio dei Parlamentari” è venuta proprio da coloro che l’hanno poi votata; infatti è stato finalmente ammesso che: “La riduzione del numero dei parlamentari incide sul funzionamento delle leggi elettorali di Camera e Senato, aggravandone alcuni aspetti problematici, con riguardo alla rappresentanza sia delle forze politiche sia delle diverse comunità territoriali” e quindi i gruppi di maggioranza giallo-rossa si sono impegnati a presentare: a) “un progetto di nuova legge elettorale per Camera e Senato al fine di garantire più efficacemente il pluralismo politico e territoriale”; b) un “progetto relativo all’abbassamento dell’età per il voto per il Senato della Repubblica in corso di esame in quel ramo del Parlamento per equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato”; c) “un testo volto a modificare il principio della base regionale per l’elezione del Senato e per riequilibrare il peso dei delegati regionali che integrano il Parlamento in seduta comune per l'elezione del Presidente della Repubblica”; d) “La riduzione del numero dei parlamentari implica alcuni interventi sui Regolamenti parlamentari (...) così da adeguarli in modo efficiente al nuovo numero dei parlamentari, garantendo in entrambi i rami del Parlamento alle minoranze linguistiche di potere costituire gruppi o componenti autonome”; e) “In particolare si tratta di intervenire anche sulla disciplina del procedimento legislativo allo scopo di dare certezza di tempi alle iniziative del Governo e più in generale ai procedimenti parlamentari, coniugando la celerità dell’esame parlamentare con i diritti delle minoranze”; f) “volto anche a definire possibili interventi costituzionali, tra cui quelli relativi alla struttura del rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo e alla valorizzazione delle Camere e delle Regioni per un'attuazione ordinata e tempestiva dell'autonomia differenziata” (da “L’impegno dei Capigruppo di maggioranza” del 7/10/19).
Insomma, gli stessi che hanno presentato la proposta e l’hanno poi votata si sono resi conto che questo “taglio dei parlamentari” portava delle gravi conseguenze sul piano della rappresentatività del Parlamento e, quindi, era necessario procedere urgentemente ad approvare dei “correttivi”, i quali a loro volta per la loro “superficialità” daranno vita inevitabilmente a ulteriori problemi.
Per esempio, è un “correttivo demagogico il disegno di legge presentato per “equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato”, poiché la loro differenziazione aveva un senso in un sistema bicamerale, mentre “equipararli” evidenzierebbe un’inutile duplicazione di due entità (Camera e Senato) che già svolgono le medesime funzioni; questo “correttivo” implicherà a sua volta l’adozione di ulteriori “correttivi”: o l’eliminazione di una delle due entità (ad esempio il Senato) o la differenziazione delle loro funzioni. La necessità di questi ulteriori “correttivi” si scontra poi con l’eventualità di un esito negativo del voto referendario, rendendoli in caso di “bocciatura referendaria” inutili e controproducenti.
In sostanza, questo “taglio dei parlamentari” è una boiata!
Ciò che appare evidente è la “superficialità” con cui si è proceduto; manca una visione complessiva e manca una “cultura costituzionale” adeguata; non è un caso che questo “taglio dei parlamentari” è giustificato solo da una banale questione di costi, mentre sono assenti dal dibattito le problematiche sulle “conseguenze strutturarli” che questo provvedimento comporta sul funzionamento della nostra democrazia.
Rimettere costantemente in discussione la Costituzione (con delle riforme incomplete, superficiali e scritte male) non aiuta né il Parlamento, né i partiti, né gli italiani; queste proposte “superficiali” non portano più qualità nelle leggi emanate o più controlli efficaci da parte dei parlamentari, ma al contrario evidenziano un Parlamento sempre meno rappresentativo e ancora più “obbediente” ai capi di ciascun partito.
Per questo bisogna invitare i cittadini ad informarsi, a capire e a riflettere; per quanto possibile svilupperemo specifiche analisi su questa proposta referendaria, come già accaduto in occasione della riforma Renzi-Boschi, avendo ben chiaro come sia necessario respingere questa “superficiale” riforma costituzionale chiamata demagogicamente “taglio dei parlamentari”, rinnovando così l’impegno nella difesa del sistema democratico rappresentativo, nonché del ruolo e della funzione del Parlamento.

Euro Mazzi

(aggiornamento del post pubblicato in data 8/2/2020)

Questo post fa parte di una articolata analisi sulle proposte di riforma della Costituzione e sulle problematiche del sistema democratico e politico italiano.


I post relativi al “taglio dei parlamentari” sono i seguenti:
1) REFERENDUM: LA BOIATA DEL “TAGLIO DEI PARLAMENTARI”: QUI
2) REFERENDUM: UN “TAGLIO” ALLA RAPPRESENTANZA: QUI
3) REFERENDUM: UN ABBINAMENTO CHE NON STA IN PIEDI: QUI
4) REFERENDUM: “taglio dei parlamentari” e legge elettorale: QUI 
 
I post sulla precedente proposta di riforma Renzi-Boschi sono i seguenti:
-  VERSO IL REFERENDUM: LIBERTÀ E GIUSTIZIA SOCIALE (una premessa …): QUI
1)   IL NUOVO SENATO: UNA (CONTRO)RIFORMA CONFUSA E POCO INCISIVA: QUI
2)  CONTRO-RIFORMA COSTITUZIONALE: UN SENATO DI “DESIGNATI” … UN GOVERNO “PIGLIATTUTTO”: QUI
3)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE AUTONOMIE LOCALI E UNA DERIVA NEOCENTRALISTA: QUI
4)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: RAFFORZAMENTO DELL’ESECUTIVO E PREMIERATO FORTE: QUI
5)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PRESIDENTE ARBITRO O UNO DEI GIOCATORI?: QUI
6)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UNA CORTE SOPRA LE PARTI O DI PARTE?: QUI
7)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: LA FAVOLA DELLE PROVINCE, ELIMINATE COME NOME e RINATE COME ENTI DI AREA VASTA …: QUI
8)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: SUI RISPARMI I CONTI NON TORNANO … TRA APPROSSIMAZIONI E DEMAGOGIA: QUI
9)  (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: DECISIONISMO SUPERFICIALE E CONFUSO: QUI
10) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL PREMIERATO STRISCIANTE: QUI
11) NO … è meglio!: QUI

Altri post sull’argomento:

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1 commento:

  1. Mi congratulo per la chiarezza dell'esposizione. Purtroppo l'abbinamento con le regionali e le amministrative non giova alla causa del NO. Ma le sorprese sono sempre possibili...

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