La
modifica costituzionale denominata “taglio dei
parlamentari”, oggetto del referendum popolare che doveva
inizialmente svolgersi in data 29/3/2020, poi rinviato per l’emergenza Covid-19,
si svolgerà il 20 e 21 settembre 2020.
Il referendum è stato richiesto da 71 senatori (pari a un quinto dei senatori) e ammesso dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione; va ricordato come la proposta di legge costituzionale sia stata definitivamente approvata dalla Camera dei Deputati, nella seduta dell’8/10/2019, con una votazione quasi unanime: presenti 569, votanti 567, favorevoli 553, contrari 14, astenuti 2.
Il referendum è stato richiesto da 71 senatori (pari a un quinto dei senatori) e ammesso dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione; va ricordato come la proposta di legge costituzionale sia stata definitivamente approvata dalla Camera dei Deputati, nella seduta dell’8/10/2019, con una votazione quasi unanime: presenti 569, votanti 567, favorevoli 553, contrari 14, astenuti 2.
In
sintesi, la proposta di legge costituzionale prevede una drastica riduzione
(del 36,5%) del numero dei
parlamentari, passando dagli attuali 630
a 400 deputati e dagli attuali 315 a 200 senatori; questa proposta è stata così motivata:
“nella consapevolezza che un tale
intervento potrebbe contribuire a rendere il nostro bicameralismo meno rissoso e
conflittuale e il procedimento
legislativo più agile e spedito, nonché consentire di ridurre opportunamente i costi della politica senza forzare le
disposizioni costituzionali e la certezza del diritto” (Relazione al
Disegno di legge n. 214).
Appare
evidente come le prime due motivazioni siano puramente propagandistiche e prive di
fondamento, poiché: a) la rissosità
e la conflittualità non dipendono
certamente dal numero dei parlamentari, semmai dalla “buona educazione” e dal
livello di “sensibilità e capacità politica” di ciascun rappresentante del
popolo; b) l’agilità e la speditezza del procedimento legislativo
dipendono casomai dai regolamenti parlamentari e dal livello di contrasto
politico tra i gruppi parlamentari, piuttosto che da qualche deputato in meno.
Certamente
il terzo motivo è veritiero, in quanto avere 230 deputati e 115 senatori
in meno comporta sicuramente un minor
costo del Parlamento; in proposito, i fautori della proposta avevano
stimato un risparmio di circa 500 €/milioni
in una Legislatura di 5 anni; altre analisi hanno però ridimensionato questi risparmi:
secondo alcuni calcoli sarebbero soltanto 300
€/milioni, mentre per altri ammonterebbero a 400 €/milioni in cinque anni. Dunque, i risparmi ci saranno, ma
occorre chiedersi se era indispensabile procedere con una legge di modifica
costituzionale che comporta un iter
assai lungo (con ben quattro passaggi parlamentari) e con un referendum
confermativo, con conseguenti costi che vanificano i risparmi attesi almeno per
i primi 5 anni.
Se
il problema fondamentale era ridurre i costi sarebbe bastato intervenire su compensi, indennità,
rimborsi e sistema pensionistico di deputati e senatori, intervento che avrebbe comportato sicuri risparmi
in tempi brevi e con provvedimenti “ordinari” e definitivi; aver scelto invece il
“taglio dei parlamentari” ha implicato
l’adozione di una legge costituzionale (soggetta a una lunga procedura), che a sua volta ha aperto
problematiche nuove e assai delicate riguardanti la funzionalità e la rappresentatività
del Parlamento, cioè questioni importanti e centrali per la vita democratica di
una nazione.
Esiste
un equivoco di fondo: la riduzione del numero dei parlamentari è stata connessa
al “costo
della politica”, mentre invece dovrebbe essere considerata nei “costi
della democrazia” e, in tal senso, è sconcertante la “generale
superficialità”
con cui quasi tutti i gruppi parlamentari hanno proceduto ad approvare questo
provvedimento.
Questa
proposta di “taglio dei parlamentari” è stata
voluta dal M5S che ne ha fatto una “bandiera
identitaria” ed elemento portante dell’accordo sia per la formazione
del governo giallo-verde che in quello successivo giallo-rosso; gli altri
partiti hanno accettato con “convinzione”
variabile a seconda della loro collocazione e convenienza.
Per
esempio, il PD ha dovuto emettere un
comunicato per giustificare il proprio cambio di giudizio sul provvedimento
dopo essere entrato nell’attuale Governo: “Il
Partito Democratico, nell’ultimo passaggio alla Camera, ha deciso di votare a
favore della riduzione del numero dei parlamentari discostandosi così dalla posizione che aveva assunto nelle precedenti
votazioni, durante le quali aveva criticato con toni molto aspri il
provvedimento. La contestazione principale verteva intorno alla totale assenza di un
progetto di riforma complessiva dell’istituto parlamentare, riducendo tutto al
solo aspetto economico, alla riduzione
delle spese, senza porsi la questione di come rendere invece il sistema più efficiente e rappresentativo
e approvare finalmente le riforme costituzionali, necessarie per ammodernare le
nostre istituzioni, di cui si discute ormai da troppo tempo” (Comunicato
deputati PD del 8/10/2019).
Del
resto, la critica più “feroce” alla proposta di legge
costituzionale sul “taglio dei Parlamentari” è venuta
proprio da coloro che l’hanno poi votata; infatti è stato finalmente ammesso
che: “La riduzione del numero dei
parlamentari incide sul funzionamento delle leggi elettorali di Camera e
Senato, aggravandone alcuni aspetti
problematici, con riguardo alla rappresentanza
sia delle forze politiche sia delle diverse comunità territoriali” e
quindi i gruppi di maggioranza giallo-rossa si sono impegnati a presentare: a)
“un progetto di nuova legge elettorale
per Camera e Senato al fine di garantire più efficacemente il pluralismo politico e territoriale”;
b) un “progetto relativo all’abbassamento dell’età per il voto per
il Senato della Repubblica in corso di esame in quel ramo del Parlamento per
equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato”;
c) “un testo volto a modificare il principio della base regionale per l’elezione del
Senato e per riequilibrare il peso dei
delegati regionali che integrano il Parlamento in seduta comune per
l'elezione del Presidente della Repubblica”; d) “La riduzione del numero dei parlamentari implica alcuni interventi sui Regolamenti parlamentari
(...) così da adeguarli in modo efficiente al nuovo numero dei parlamentari,
garantendo in entrambi i rami del Parlamento alle minoranze linguistiche di potere costituire gruppi o componenti
autonome”; e) “In particolare si
tratta di intervenire anche sulla disciplina del procedimento legislativo allo
scopo di dare certezza di tempi alle
iniziative del Governo e più in generale ai procedimenti parlamentari, coniugando la celerità dell’esame
parlamentare con i diritti delle minoranze”; f) “volto anche a definire possibili interventi costituzionali, tra cui
quelli relativi alla struttura del rapporto
fiduciario tra le Camere e il Governo e alla valorizzazione delle Camere e delle Regioni per un'attuazione ordinata
e tempestiva dell'autonomia differenziata” (da “L’impegno dei Capigruppo di maggioranza” del 7/10/19).
Insomma,
gli stessi che hanno presentato la proposta e l’hanno poi votata si sono resi
conto che questo “taglio dei parlamentari” portava
delle gravi conseguenze sul piano della rappresentatività
del Parlamento e, quindi, era necessario procedere urgentemente ad approvare
dei “correttivi”,
i quali a loro volta per la loro “superficialità” daranno vita inevitabilmente
a ulteriori problemi.
Per
esempio, è un “correttivo demagogico il disegno di legge presentato per “equiparare i requisiti di elettorato attivo
e passivo di Camera e Senato”, poiché la loro differenziazione aveva un
senso in un sistema bicamerale, mentre “equipararli”
evidenzierebbe un’inutile duplicazione di due entità (Camera e Senato) che già svolgono
le medesime funzioni; questo “correttivo” implicherà a sua volta l’adozione
di ulteriori “correttivi”: o l’eliminazione di una delle due entità (ad
esempio il Senato) o la differenziazione delle loro funzioni. La necessità di
questi ulteriori “correttivi” si scontra poi con l’eventualità di un esito
negativo del voto referendario, rendendoli in caso di “bocciatura referendaria” inutili e controproducenti.
Ciò
che appare evidente è la “superficialità” con cui si è proceduto;
manca una visione complessiva e manca una “cultura costituzionale” adeguata; non
è un caso che questo “taglio dei
parlamentari” è giustificato solo da una banale questione di
costi, mentre sono assenti dal dibattito le problematiche sulle “conseguenze
strutturarli” che questo provvedimento comporta sul funzionamento della
nostra democrazia.
Rimettere
costantemente in discussione la Costituzione (con delle riforme incomplete,
superficiali e scritte male) non aiuta né il Parlamento, né i partiti, né gli
italiani; queste proposte “superficiali” non portano più
qualità nelle leggi emanate o più controlli efficaci da parte dei parlamentari,
ma al contrario evidenziano un Parlamento sempre meno rappresentativo e ancora
più “obbediente”
ai capi di ciascun partito.
Per
questo bisogna invitare i cittadini ad informarsi, a capire e a riflettere; per
quanto possibile svilupperemo specifiche analisi su questa proposta
referendaria, come già accaduto in occasione della riforma Renzi-Boschi, avendo
ben chiaro come sia necessario respingere
questa “superficiale” riforma costituzionale chiamata demagogicamente “taglio dei parlamentari”, rinnovando così
l’impegno nella difesa del sistema
democratico rappresentativo, nonché del ruolo e della funzione del Parlamento.
Euro
Mazzi
Questo post fa parte di una articolata analisi sulle proposte di riforma della Costituzione e sulle problematiche del sistema democratico e politico italiano.
I post sulla precedente proposta di riforma Renzi-Boschi sono i seguenti:
- VERSO IL REFERENDUM: LIBERTÀ E GIUSTIZIA SOCIALE (una premessa …): QUI
1) IL NUOVO SENATO: UNA (CONTRO)RIFORMA CONFUSA E POCO INCISIVA: QUI
2) CONTRO-RIFORMA COSTITUZIONALE: UN SENATO DI “DESIGNATI” … UN GOVERNO “PIGLIATTUTTO”: QUI
3) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE AUTONOMIE LOCALI E UNA DERIVA NEOCENTRALISTA: QUI
4) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: RAFFORZAMENTO DELL’ESECUTIVO E PREMIERATO FORTE: QUI
5) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PRESIDENTE ARBITRO O UNO DEI GIOCATORI?: QUI
6) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UNA CORTE SOPRA LE PARTI O DI PARTE?: QUI
7) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: LA FAVOLA DELLE PROVINCE, ELIMINATE COME NOME e RINATE COME ENTI DI AREA VASTA …: QUI
8) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: SUI RISPARMI I CONTI NON TORNANO … TRA APPROSSIMAZIONI E DEMAGOGIA: QUI
9) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: DECISIONISMO SUPERFICIALE E CONFUSO: QUI
10) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL PREMIERATO STRISCIANTE: QUI
11) NO … è meglio!: QUI
Altri post sull’argomento:
- IL POPULISMO DEL PDRenziano: QUI
- NEMESI RENZIANA …: QUI
- “HYBRIS” E IL RENZISMO …: QUI
- LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI: QUI
- UN QUESITO REFERENDARIO NON NEUTRALE MA SIMILE AD UNO SPOT: QUI
- SE RENZI “CAVALCA” L’ANTIPOLITICA …: QUI
- CONTRO)RIFORMA RENZI/BOSCHI: ALLA DISPERATA RICERCA DI PADRI NOBILI … e le tecniche di propaganda: QUI
- PANICO DA REFERENDUM: LA GOVERNABILITÀ RICHIESTA DAI POTERI ESTERNI …: QUI
- PANICO DA REFERENDUM: TRA “PAURE” E OTTIMISMO: QUI
(aggiornamento
del post pubblicato in data 8/2/2020)
Questo post fa parte di una articolata analisi sulle proposte di riforma della Costituzione e sulle problematiche del sistema democratico e politico italiano.
I post relativi al “taglio
dei parlamentari” sono i seguenti:
1) REFERENDUM: LA BOIATA DEL “TAGLIO DEI PARLAMENTARI”: QUI
2) REFERENDUM: UN “TAGLIO” ALLA RAPPRESENTANZA: QUI
3) REFERENDUM: UN ABBINAMENTO CHE NON STA IN PIEDI: QUI
4) REFERENDUM: “taglio dei
parlamentari” e legge elettorale: QUI 1) REFERENDUM: LA BOIATA DEL “TAGLIO DEI PARLAMENTARI”: QUI
2) REFERENDUM: UN “TAGLIO” ALLA RAPPRESENTANZA: QUI
3) REFERENDUM: UN ABBINAMENTO CHE NON STA IN PIEDI: QUI
I post sulla precedente proposta di riforma Renzi-Boschi sono i seguenti:
- VERSO IL REFERENDUM: LIBERTÀ E GIUSTIZIA SOCIALE (una premessa …): QUI
1) IL NUOVO SENATO: UNA (CONTRO)RIFORMA CONFUSA E POCO INCISIVA: QUI
2) CONTRO-RIFORMA COSTITUZIONALE: UN SENATO DI “DESIGNATI” … UN GOVERNO “PIGLIATTUTTO”: QUI
3) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE AUTONOMIE LOCALI E UNA DERIVA NEOCENTRALISTA: QUI
4) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: RAFFORZAMENTO DELL’ESECUTIVO E PREMIERATO FORTE: QUI
5) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PRESIDENTE ARBITRO O UNO DEI GIOCATORI?: QUI
6) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: UNA CORTE SOPRA LE PARTI O DI PARTE?: QUI
7) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: LA FAVOLA DELLE PROVINCE, ELIMINATE COME NOME e RINATE COME ENTI DI AREA VASTA …: QUI
8) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: SUI RISPARMI I CONTI NON TORNANO … TRA APPROSSIMAZIONI E DEMAGOGIA: QUI
9) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: DECISIONISMO SUPERFICIALE E CONFUSO: QUI
10) (CONTRO)RIFORMA COSTITUZIONALE: IL PREMIERATO STRISCIANTE: QUI
11) NO … è meglio!: QUI
Altri post sull’argomento:
- IL POPULISMO DEL PDRenziano: QUI
- NEMESI RENZIANA …: QUI
- “HYBRIS” E IL RENZISMO …: QUI
- LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI: QUI
- UN QUESITO REFERENDARIO NON NEUTRALE MA SIMILE AD UNO SPOT: QUI
- SE RENZI “CAVALCA” L’ANTIPOLITICA …: QUI
- CONTRO)RIFORMA RENZI/BOSCHI: ALLA DISPERATA RICERCA DI PADRI NOBILI … e le tecniche di propaganda: QUI
- PANICO DA REFERENDUM: LA GOVERNABILITÀ RICHIESTA DAI POTERI ESTERNI …: QUI
- PANICO DA REFERENDUM: TRA “PAURE” E OTTIMISMO: QUI
Mi congratulo per la chiarezza dell'esposizione. Purtroppo l'abbinamento con le regionali e le amministrative non giova alla causa del NO. Ma le sorprese sono sempre possibili...
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