sabato 30 novembre 2019

NUOVO OSPEDALE: ALLA RICERCA DI UN DEA PERDUTO … (quarta parte)

La decisione di costruire un nuovo ospedale a Spezia ha sollevato nel tempo varie problematiche, tra queste ha assunto un particolare rilievo la questione dell’attribuzione della qualifica di DEA, cioè quali standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi potevano essere applicabili per l’assistenza ospedaliera nello spezzino (in proposito vedere scheda a margine).
Questa attribuzione prendeva rilievo già nel maggio 2007 al momento della sottoscrizione del “Protocollo d’Intesa” tra Regione Liguria, ASL 5 e Comune della Spezia finalizzato alla costruzione di un “nuovo ospedale civile con DEA di 2° livello presso l’attuale sede dell’ospedale S. Andrea nella collina di S. Cipriano”.
Questa “Intesa” veniva recepita dal nuovo “Piano di modernizzazione del parco ospedaliero regionale” che prevedeva la costruzione di 5 nuovi ospedali, tra cui quello di La Spezia con la “Costruzione di nuovo presidio, sede di DEA, nell’area del Levante ligure (ASL 5) in sostituzione dell’attuale ospedale di La Spezia” (DCR n. 34 del 1/8/2007).
Con questi atti si abbandonava l’ipotesi (coltivata dal 1993 fino al 2006) di costruire il nuovo ospedale nella località del Felettino, per scegliere di realizzarlo dentro al vecchio ospedale spezzino, ma rivelavano soprattutto l’intenzione di prevedere nell’ospedale S. Andrea un “DEA di 2° livello”.
Anche dopo la “bocciatura” dell’ipotesi di edificazione all’interno dell’ospedale del S. Andrea, con la conseguente ripresa della soluzione di costruire il nuovo ospedale nella località del Felettino, rimaneva la presenza del “DEA di 2° livello”. Infatti, la Regione nel 2008 procedeva ad una revisione delle indicazioni contenute nel DCR n. 34/2007 in tema di superamento dell’obsolescenza di molte strutture ospedaliere e, pertanto, prevedeva per la Provincia spezzina: a) di costituire un unico “Presidio Ospedaliero del Levante Ligure”, raggruppando i tre ospedali presenti (Sant’Andrea e Felettino a Spezia e San Bartolomeo a Sarzana) con decorrenza 1/6/2008; b) “la costruzione di un nuovo Ospedale, sede di DEA di 2° livello a La Spezia (ASL n. 5) in sostituzione del Presidio attuale, per una capienza di circa 500 letti. Le caratteristiche del Presidio saranno dettagliate in una fase successiva” (DGR n. 8 del 28/2/2008).
Fin dal momento dell’avvio della progettazione si sosteneva che il nuovo ospedale del Felettino dovesse essere sede di “DEA di 2° livello”; alla presentazione del “Bando per progetto preliminare e definitivo” alla presenza di Burlando, Montaldo, Federici e Belloni si affermava che: “La nuova struttura sarà localizzata nell’area dell’attuale Felettino, avrà circa 560 posti letto, un numero adeguato di parcheggi e sarà sede di DEA di II livello (Pronto soccorso, rianimazione, terapie intensive, blocchi operatori e medicina d'urgenza)”. Nell’intervento del Sindaco Federici oltre a sottolineare che “si sta compiendo un altro passo concreto molto importante e molto atteso” si riprendeva il tema della “supremazia spezzina”: “Si riconosce alla comunità spezzina tutto il diritto e la dignità di avere un ospedale moderno e funzionale, rafforzando così il nostro ruolo di capoluogo”, senza dimenticarsi di polemizzare con la precedente gestione regionale a guida Biasotti: “Sarà un ospedale a totale finanziamento pubblico senza altri interventi che potrebbero complicare il buon andamento del percorso” (ASCA, 11/9/2009)
Del resto, prevedere un “DEA di 2° livellonel nuovo ospedale significava non solo attribuire una maggiore importanza all’ospedale spezzino rispetto a quello sarzanese, ma in sede di progettazione prevedere e assicurare gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi a questo tipo di struttura.
Nel febbraio 2011, al momento della presentazione del progetto preliminare (elaborato dallo studio M. Hopkins e Politecnica) veniva dato risalto a due aspetti: da una parte, “l’intensità di cura”; dall’altra, la presenza del “DEA di 2° livello”; su questi due aspetti era stato costruita la progettazione: “Il concetto fondamentale sarà quello dell’intensità di cura che ha guidato i progettisti in base ai seguenti principi. La possibilità di fornire cure graduate per intensità dell’assistenza nei diversi settings: terapie intensive e sub intensive, degenza a ciclo continuo di cure, degenza diurna, servizi ambulatoriali. La flessibilità ed efficienza di utilizzo delle risorse (degenze, ambulatori, sale operatorie, apparecchiature. Quindi la definizione chiara e senza interferenza dei processi di cura erogati in urgenza o con modalità programmata, e infine le degenze multidisciplinari. (…) L’edificio, che si sviluppa su otto piani, oltre al livello delle coperture dove sono stati collocati parte degli impianti, ricorda nella forma una mano con quattro dita con il fronte principale orientato verso sud. L’ingresso avviene attraverso il grande atrio centrale, caratterizzato dalla presenza di alberature, che rappresenta un continuum tra il parco e l’edificio. Il piano terra è il piano dell’accoglienza e dell’orientamento dove prevalgono le funzioni aperte all’esterno (informazioni, bar/mensa, prelievi, etc.). Ai piani primo, secondo e terzo si sviluppa la piastra tecnologica con i servizi di diagnosi e cura, il Dea di secondo livello e l’area del blocco operatorio. I piani quarto, quinto e sesto sono invece riservati alle degenze suddivise per aree funzionali e per intensità di cura. Particolare attenzione è stata dedicata allo studio dei percorsi interni diversificati per pazienti/personale di servizio e visitatori e a quelli relativi ai materiali (sporco/pulito)” (CdS del 28/2/2011).
Del resto, il nuovo “Piano socio sanitario regionale 2009-2011” prevedeva “un nuovo presidio, sede di DEA di II livello, nell’area del Levante ligure (ASL 5) in sostituzione dell’attuale ospedale di La Spezia” (pag. 22); insomma, il nuovo ospedale del Felettino (di 520 posti letto) oltre alle specialità del “Dea di primo livello” doveva avere anche quelle tipiche del “Dea di secondo livello” (compresa la cardiologia interventistica, la neurochirurgia e la chirurgia toracica).
Alla fine del 2011 il ministro della Salute R. Balduzzi (Governo Monti) elaborava un provvedimento di riforma (decreto-legge n. 158  del 13/9/2012 poi convertito nella Legge n. 189 del 8/11/2012) che irrigidiva gli standard ospedalieri al fine di contenere la spesa sanitaria: un ospedale poteva avere un “Dea di primo livello” solo con un bacino di utenza almeno di 150-300 mila abitanti, mentre per avere un “Dea di secondo livello” gli utenti dovevano essere tra i 600-1.200 mila abitanti, stabilendo altresì i bacini di utenza per tutte le varie specialità (in proposito vedere scheda a margine).
Nel Luglio 2011, l’assessore regionale alla Sanità, Montaldo presentava una proposta di riassetto del sistema di emergenza/urgenza già sostanzialmente in linea con i parametri riportati poi nel decreto Balduzzi; infatti, per Spezia si prefigurava un “Dea di primo livello” presso l’ospedale  Sant’Andrea-Felettino, un “pronto soccorso” per quello di Sarzana e un “punto di primo intervento” per quello di Levanto.
Nulla veniva specificato per il nuovo ospedale del Felettino; ma poiché la Provincia spezzina oscillava tra i 223-218 mila abitanti, il nuovo ospedale non poteva che essere un “Dea di primo livello”, anche perché era costruito in sostituzione del vecchio ospedale Sant’Andrea che era già qualificato come tale; invece si continuava nell’equivoco sostenendo che sarebbe stato un “Dea di secondo livello”.
In data 23/1/2012 veniva sottoscritto tra Regione, Comune, Provincia, ASL 5 e Infrastrutture Liguria, l’Accordo di Programma per la realizzazione del nuovo Ospedale della Spezia in Loc. Felettino (prevedendo un costo di € 175.050.000), questo atto era così commentato sulla stampa locale: “Nuovo ospedale, siglato l'accordo: pronto nel 2017 (…) Gli spezzini, insieme a tutti gli abitanti della provincia, possono iniziare a stropicciarsi gli occhi: il sogno del nuovo ospedale al Felettino inizia a prendere corpo e si fa strada l'ipotesi di vedere realizzata l’opera entro la fine del 2017”; l’assessore regionale Montaldo evidenziava che: “è fondamentale per la provincia spezzina, sia perché sarà il primo nuovo ospedale che dopo molto tempo viene realizzato in Liguria dagli anni ’60, sia per le sue caratteristiche innovative che consentiranno di rendere autosufficiente l’area molto legata ai flussi di mobilità soprattutto verso la Toscana. E potrà pertanto contribuire ad incentivare i residenti alla Spezia a rimanere” (CdS del 23/1/2012).
In data 24/7/2012 veniva presentato il progetto definitivo e il sindaco della Spezia M. Federici così commentava: “Siamo a un passaggio importantissimo (…) E’ un vero punto di svolta. (…) Entriamo in una fase nuova. (…) Il nuovo ospedale sarà un DEA di secondo livello, sede di eccellenza. Si dovrà pertanto continuare con la stessa determinazione e con lo stesso impegno, pur nella complessità del contesto generale, lavorando per prefigurare il Dea di secondo livello puntando sulla qualità” (CdS del 24/7/2012).
Insomma si continuava nell’equivoco, ma affioravano i primi dubbi e così si spostava l’accento sulla necessità di lavorare “per prefigurare il Dea di secondo livello”; i successivi passaggi nel percorso per la costruzione del nuovo ospedale si caratterizzavano non solo per tempi sempre più dilatati, ma anche per la costante riproposizione della tematica della presenza del “Dea di secondo livello”.
In data 7/2/2013 con la sottoscrizione dell’Accordo di programma Stato-Regione, arrivavano i “sospirati finanziamenti” di circa 119 €/milioni per il nuovo ospedale; il sindaco Federici oltre ad affermare: “Progetto difeso con i denti” non si nascondeva il rilievo propagandistico che oramai stava assumendo la questione: “La campagna elettorale in corso porterà qualcuno a classificare la cosa come propaganda. Inevitabile, ma la notizia è davvero bella per la città. La disillusione e la sfiducia possono stemperarsi. Questo diritto dei cittadini ad avere un ospedale moderno e di cui non doversi vergognare è più vicino. Ora serve altrettanto impegno per fare presto e bene nella realizzazione dell'opera” (CDS 7/2/2013).
Le esigenze di “propaganda” facevano passare in secondo piano molti altri aspetti di questo “Accordo” che delineava al contrario una serie di interventi definiti di “razionalizzazione della rete ospedaliera” che in realtà comportavano accorpamenti, trasferimenti e riduzioni di reparti e di posti letto: “a) Accorpamento dei due Reparti di degenza di Chirurgia 1 e Chirurgia 2 all’interno dello stabilimento Sant’Andrea; b) Accorpamento dei due Reparti di degenza di Medicina Generale 1 e Medicina Generale 2 all’interno dello stabilimento Sant’Andrea con dotazione di 60 p.l. comprensivi anche di n. 6 p. l. per le degenze oncologiche; c) Accorpamento delle U.O. di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali S. Bartolomeo di Sarzana e Sant’Andrea della Spezia presso l’Ospedale Sant’Andrea della Spezia. Presso l’Ospedale di Sarzana verrà mantenuto un ambulatorio ostetrico-ginecologico altamente qualificato, al fine di assicurare la continuità dell’assistenza per tutto il percorso della gravidanza. L’accorpamento delle Divisioni di Ostetricia e Ginecologia permetterà di prendere in considerazione l’istituzione dell’attività del parto indolore svolta in attività istituzionale; d) Accorpamento presso l’Ospedale di Sarzana delle U.O. di Ortopedia di La Spezia e Sarzana. e) Attivazione presso il D.E.A. dello stabilimento Sant’Andrea di un pronto soccorso ortopedico-traumatologico e sala gessi, con guardia attiva diurna e pronta disponibilità notturna. Attivazione di funzione ambulatoriale mattutina; f) Trasferimento dell’U.O. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale La Spezia presso l’Ospedale di Sarzana; g) Trasferimento U.O. Urologia dall’Ospedale Felettino, presso lo stabilimento Sant’Andrea; h) Trasferimento U.O. Geriatria dall’Ospedale Felettino, presso lo stabilimento Sant’Andrea; i) Trasferimento U.O. Malattie Infettive dall’Ospedale Felettino, presso lo stabilimento Sant’Andrea; l) Trasferimento S.P.D.C. dall’Ospedale Felettino, presso lo stabilimento Sant’Andrea. A complessiva realizzazione degli obiettivi soprariportati, i posti letto complessivi del Presidio Ospedaliero del Levante Ligure saranno complessivamente 562 di cui 475 di degenza ordinaria, 49 di day hospital, 38 di day surgery. Il totale dei posti letto di riabilitazione saranno pari a 98 di cui 85 ordinari e 13 di day hospital, oltre 42 posti di dialisi. Parallelamente a detta manovra è risultato necessario eliminare l’obsolescenza di molte strutture ospedaliere, nel medio-lungo periodo, attraverso, come sopra detto, una strategia di modernizzazione del parco ospedaliero regionale che dovrebbe prevedere: 1) Costruzione di nuovo presidio, sede di DEA, nell’area del Levante ligure (ASL5) in sostituzione dell’attuale ospedale di La Spezia” (Accordo di programma Stato-Regione 7/2/2013).
In sostanza la previsione del DEA nel nuovo ospedale in questo “Accordo” era alquanto “sfumata”, ma era evidente che si parlava di “DEA di primo livello”, ma in sede pubblica invece si continuava a sostenere l’equivoco del “secondo livello”, anche se i dubbi oramai erano emersi.
Infatti, già nell’aprile 2013 il DG dell’ASL5 G. Conzi aveva introdotto la necessità di procedere ad accorpamenti di ASL: “Il Felettino si farà, è necessario un DEA di secondo livello nel levante ligure, ma bisogna fare accorpamenti delle Asl liguri, oppure un Dea integrato tra noi e Massa, per arrivare a un bacino di 450 mila persone”, mentre era possibilista sui tempi di realizzazione del nuovo ospedale: “Se tutto andrà bene e se non ci saranno intoppi burocratici potrebbe essere abbattuto nel 2015 e tra il 2018 e il 2019 potrebbe essere pronto” (Spezia Oggi del 10/4/2013).
In realtà i tempi continuavano a dilatarsi: a fine 2013 veniva approvato il progetto definitivo; a inizio 2014 avviati i procedimenti espropriativi, rilasciato il titolo edilizio, avviato l’iter realizzativo della radioterapia; pubblicato il bando di appalto dei lavori con scadenza delle offerte fissata per il 20/1/2015.
In questo contesto, il Capogruppo di Rifondazione Bucchioni così commentava questa costante lentezza e incertezza procedurale: “Dea di II° livello all’ospedale Felettino? Un sogno (…) Nella precedente consiliatura partecipai come Presidente della III Commissione Sanità ad un workshop, dove venne distribuito un elaborato tecnico inerente la riorganizzazione della Sanità spezzina, firmato dal Direttore Generale Dottor Gianfranco Conzi. In questo documento, in mio possesso, si indicavano date ben precise, riguardanti i tempi di demolizione del vecchio Felettino, entro il 2012, e di nuova edificazione del DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) di II° Livello, con inizio lavori nel 2012, e fine lavori entro il 2017. Nell’Anno del Signore 2014, la situazione è la seguente: il Dottor Conzi è ancora Direttore Generale, il vecchio Felettino è ancora lì, ed il presunto DEA è tuttora una possibilità in gestazione. In questo arco di tempo, non solo non è stato fatto niente a proposito della nuova struttura ospedaliera, ma vengono a mancare reparti “vitali” come quello oncologico. La Regione, l’ASL n°5, l’Amministrazione Comunale, il Sindaco, quali strade intendono intraprendere per garantire la Sanità alla Spezia? Aspettiamo fiduciosi una risposta” (dichiarazione 16/6/2014).
Con la firma in data 21/5/2015 del contratto di appalto per la costruzione del nuovo ospedale dal costo di 148 €/milioni, i commenti apparsi sulla stampa utilizzavano entusiasticamente espressioni come “la svolta” o “un nuovo inizio”; soprattutto si continuava a sostenere la “costruzione del nuovo Dea di secondo livello cittadino (…) un’opera tanto attesa, il nuovo ospedale della Spezia, che si svilupperà su 8 piani, contando 500 posti letto, e 750 posti per le auto. Il tutto occupando 85 mila metri quadrati di superficie, dei quali 55.800 verranno occupati dai muri del nosocomio” (CDS del 21/5/2015).
Dopo il cambio di maggioranza in Regione, le prime dichiarazioni del nuovo assessore S. Viale in audizione alla Commissione comunale spezzina riconfermavano gli impegni precedenti: “Felettino, opera imponente, ma necessaria” e assicurava sia sul finanziamento che sul “DEA di II livello di cui si parla da anni e sul quale ci sono molti dubbi, in primis per il bacino di utenza (600.000 persone, cifra non raggiungibile neppure con l’annessione del Tigullio)” (Spezia Oggi del 1/10/2015).
Qualche mese dopo, l’assessore Viale ribadiva gli impegni: “Il Dea di secondo livello alla Spezia è già realtà. Nasce con il nuovo ospedale del Felettino che si fa. Sonia Viale, assessore alla Sanità della Regione Liguria, mette nero su bianco quello che sarà il nuovo Sant’Andrea con il dipartimento di emergenza dotato della più alta specialità” (Secolo xix del 22/3/2016).
Proprio mentre era in corso sia la demolizione del vecchio fabbricato del Felettino (fase durata da ottobre 2016 a gennaio 2017), che la campagna elettorale per il Comune di Spezia (maggio-giugno 2017) la polemica sul Dea prendeva vigore, coinvolgendo tutti gli schieramenti e molte personalità.
Il consigliere regionale F. Battistini esprimeva “molte perplessità (…) Un ospedale non può e non deve essere soltanto un mero scatolone di cemento, pensato solo dal punto di vista edilizio, ma una struttura organica e funzionale sulla quale deve essere pianificata, in base alle esigenze del territorio, l’offerta di cura che essa dovrà erogare al pubblico. Oggi (…) non sappiamo, con precisione, quali dipartimenti, reparti e specialità si insedieranno nel nuovo Felettino. (…) Aver proceduto con la progettazione e la cantierizzazione del Nuovo Felettino senza aver fatto i conti col Decreto Balduzzi, è dunque, una negligenza che deriva dalla passata dirigenza ASL e dalla Giunta Burlando e a cui ora bisogna però porre rimedio immediato” (dichiarazione del 17/10/2016).
Qualche mese dopo, Battistini alzava il livello delle accuse: “L’ennesima cattedrale nel deserto, con l’aggravante di saperlo oggi, che si deve ancora iniziare a edificarla e averlo saputo ieri, quando se ne pianificò la progettazione con queste dimensioni e caratteristiche, nonostante il D.L 158/2012, meglio conosciuto come decreto Balduzzi, definisse con inoppugnabile certezza l’impossibilità di fare, del nuovo ospedale del Felettino, una struttura DEA di secondo livello. (… sollevando) dubbi sulla reale opportunità di allestirla secondo un progetto che preveda strutture capaci di ospitare specialità che certamente non saranno mai, in alcun caso, allestite, proprio per quanto previsto dal Decreto Balduzzi. Imbarazzante, da questo punto di vista, il comportamento delle istituzioni che, a tutti i livelli (…) di questo faraonico progetto sono stati, nel tempo, promotori, sostenitori e finalizzatori, incapaci però, ad oggi, di dire chiaramente che quanto promesso non sarà realizzato” (dichiarazione del 15/12/2016)
A Battistini rispondeva l’assessore comunale M. Bornia che introduceva la necessità di richiedere una “deroga” alle disposizioni del decreto Balduzzi: “E’ chiaro che oggi si debba puntare non certo al ridimensionamento del progetto, quanto piuttosto ad ottenere la deroga, che sarebbe giustificata anche dall’orografia complicata del nostro territorio. Si tratta dunque di predisporre forme di collaborazione territoriale per interventi operatori e diagnostici, innanzitutto verso la ASL4 Chiavarese e la limitrofa Toscana, creando una rete, un “percorso della salute” integrato, che è poi il futuro della sanità nel nostro paese. D’altra parte anche il Ministro Lorenzin, nella sua recente visita alla Spezia, non ha per nulla escluso la possibilità di una specializzazione avanzata nel prossimo Felettino” (dichiarazione del 20/12/2016).
A Battistini e Bornia replicava la consigliera regionale Pucciarelli, sposando la tesi della “deroga”: “Parlare di “ridimensionamento” è infatti improprio. Inoltre, far passare il messaggio che la maggioranza in Regione abbia  rinunciato a rendere il Felettino un DEA di II livello è una menzogna. Al contrario, la nostra  posizione è sempre stata chiara, determinata e coerente perché si tratta di un nostro obiettivo a cui non intendiamo affatto rinunciare. Derogare ai criteri del decreto Balduzzi non è senz’altro una prerogativa della Regione di centrodestra, ma è del Governo a trazione Pd, al quale ci siamo più volte appellati senza successo. Noi continueremo a fare legittime pressioni in tal senso nell’interesse della cittadinanza, ma se non avremo risposte positive da Roma, non potremo fare altro che piegarci alle direttive nazionali perché dura lex sed lex” (dichiarazioni del 14/4/2017).
Terminata la demolizione del vecchio ospedale, iniziavano i lavori per la realizzazione delle opere di sostegno (opera propedeutica allo scavo delle fondazioni) a ridosso della collina del Felettino, che procedevano lentamente in attesa della decisione sulla proposta di variante strutturale presentata in più occasioni dalla Pessina Costruzioni Spa.
In questo contesto, la Regione approvava in data 5/12/2017 il nuovo “Piano sociosanitario per gli anni 2017-2019”, il quale prevedeva anche la riorganizzazione della rete ospedaliera; per l’ospedale della Spezia–Felettino era previsto un “Dea di primo livello”, mentre per l’ospedale di Sarzana un “pronto soccorso” e per quello di Levanto un “punto di primo intervento”. Se questo Piano chiudeva con gli equivoci sul Dea, questa decisione sollevava però feroci polemiche, così sintetizzabili: da una parte i consiglieri regionali Paita e Michelucci (PD) che accusavano la nuova maggioranza di centro-destra di declassare il nuovo ospedale del Felettino a un “Dea di primo livello”: “Niente da fare, non ne vogliono sapere di realizzare l’unica operazione che permetterebbe alla nostra sanità di alzare la testa, di riqualificarsi nell’immagine e nei contenuti. (…) c’era da fare pressione per una deroga giustificata dal fatto che i Dea di secondo livello più vicini sono a Genova o a Pisa, dunque troppo distanti per trattare un’emergenza. Occorreva muoversi nei ministeri per far capire che abbiamo una collocazione geografica e viabilistica molto penalizzante e che abbiamo milioni di turisti. Bisognava trovare delle alternative, magari lavorando a degli accordi con la Toscana o con il Tigullio come voleva fare Conzi. Oppure si poteva avviare un percorso di collaborazione fra le Asl liguri, invece di aggiungerne una sesta, quell’Alisa che non si sa a cosa serva, a parte le poltrone. Di tutto questo non si è fatto nulla” (CDS del 5/10/2017); dall’altra, l’assessore S. Viale (Lega) che respingeva le accuse: “La verità è una sola: la Paita e la sua precedente amministrazione di centrosinistra hanno preso in giro i cittadini (… solo loro) potevano pensare che potesse essere realizzato un Dea di secondo livello al Felettino della Spezia. Abbiamo svolto tutte le valutazioni e gli approfondimenti tecnici sulla percorribilità di questa strada, che non è realizzabile” (CDS del 5/10/2017).
Si trattava di dichiarazioni che ben evidenziavano il “rimbalzo di responsabilità” e la contrapposizione propagandistica e di schieramento che esulava dal problema in sé, contrastando totalmente con la realtà dei fatti; una realtà che pochi mesi più tardi si manifestava in maniera assai problematica: l’apertura della procedura di concordato per la società Pessina Costruzioni Spa per grave carenza di liquidità (in data 25/7/2019); la mancata approvazione della variante strutturale proposta da Pessina (in data 27/9/2019); la revoca del contratto alla ATI-Pessina per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino (in data 6/11/2019); nel contesto di un appalto in notevole ritardo, poiché giunto al 4,90% sul totale degli impegni di spesa.
In conclusione.
Per quanto sintetica, questa ricostruzione delle vicende inerenti all’attribuzione del “Dea” del nuovo ospedale del Felettino potrebbe assomigliare ad un “balletto” ondeggiante tra il “primo e il secondo livello”; in realtà dietro ci stava una questione assai seria riguardante le caratteristiche organizzative dell’offerta dei servizi ospedalieri in rapporto alla realtà della provincia spezzina.
I vari attori in campo (Regione Liguria, ASL5, Comuni e Provincia) in tutti questi anni avevano privilegiato la risposta di immagine (un grande ospedale spezzino con un “Dea di secondo livello”), preoccupandosi di raccogliere i fondi necessari per progettarlo e costruirlo, ma si erano dimenticati di fare una seria programmazione territoriale, partendo da ciò che c’era già (i due ospedali spezzini e quello nuovo di Sarzana nel contesto socio-demografico spezzino) e facendo un approfondito studio di fattibilità nel tempo.
Il decreto Balduzzi nel 2012 costringeva gli stessi attori in campo ad adattarsi alla evidenza dei numeri (gli abitanti della provincia e il deficit nella spesa sanitaria regionale); così tutto quanto era stato fatto prima in termini di progettazione e di spesa per il nuovo ospedale veniva improvvisamente e inconsapevolmente ridimensionato, mentre il progetto in fase realizzativa finiva comunque nella “palude”.
Sarebbe auspicabile utilizzare l’attuale “pausa” nei lavori affinché sia avviato una seria programmazione e un adeguato studio di fattibilità pluriennale per evitare che queste carenze facciano esplodere le inevitabili contraddizioni una volta finito, poiché: “Non abbiamo bisogno di un ospedale galattico senza personale e quindi non funzionante, abbiamo bisogno di un ospedale con un giusto numero di medici ed infermieri, dove non sostare 8 ore al pronto soccorso, dove fare un esame diagnostico in tempi accettabili e non in tempi biblici perché mancano strumenti e medici che li facciano funzionare. Certo è che l’edilizia, compresa quella sanitaria, crea businessla salute, il benessere e la dignità delle persone invece no (Paola Settimini del 26/6/2014).

Euro Mazzi



PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:


Post sul sistema Ospedaliero Spezzino:
1) IL TORMENTATO APPALTO DEL NUOVO FELETTINO: QUI
2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
3) SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO: QUI


Post sull’ASL5 Spezzino:
1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI

Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO:  QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI

Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:

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1)  SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2)  SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3)  SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4)  LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
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