sabato 9 novembre 2019

IL TORMENTATO APPALTO DEL NUOVO FELETTINO (prima parte)

In questi ultimi mesi le vicissitudini relative alla costruzione dell’ospedale nuovo del Felettino hanno calamitato l’attenzione sia della politica locale e regionale, sia delle varie organizzazioni sociali che degli stessi cittadini, i quali da molto tempo aspettano di vedere finalmente in funzione la nuova struttura sanitaria provinciale.
Questa attenzione si è spesso manifestata con accese polemiche tra i vari “fronti opposti” con facili accuse e superficiali recriminazioni reciproche che hanno fatto emergere soltanto le “convenienze” dei vari schieramenti; in questo “turbinio polemico” è difficile cogliere le reali problematiche attualmente presenti nella gestione dell’appalto; pertanto, è urgente tentare di rimuovere la “polvere delle polemiche” per andare al “nocciolo” delle questioni (ci proviamo).

a)      L’aggiudicazione dell’appalto alla società Pessina Costruzioni Spa.

Il bando di gara veniva pubblicato in data 21/06/2014 (CIG 5794263915) con termine per il ricevimento delle offerte fissato al 29/7/2014. L’appalto aveva ad oggetto: “la progettazione esecutiva nonché i lavori per la costruzione del nuovo ospedale della Spezia in località Felettino, con trasferimento della proprietà di beni immobili (…). L’appalto comprende, inoltre, i seguenti servizi: gestione dell’edificio, delle aree esterne e degli impianti meccanici, elettrici e speciali del manufatto costituente l’ospedale, per anni quattro dal collaudo”.
I lavori avevano un termine di esecuzione di 3.060 giorni, così ripartiti: - 120 giorni non consecutivi per la progettazione esecutiva di tutte le opere oggetto di appalto; - 1.480 giorni solari consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna lavori per la realizzazione dei lavori relativi all’ospedale; - 1.460 giorni naturali consecutivi dalla data del collaudo provvisorio dell’immobile per i servizi di gestione dell’edificio, delle aree esterne e degli impianti meccanici, elettrici e speciali dell’ospedale, comprensiva anche della fase di addestramento del personale ASL5.
La base dell’appalto aveva un valore stimato di € 133.406.211,23 (IVA esclusa), di cui:
- € 125.513.010,11 così ripartiti: per la progettazione esecutiva € 1.878.834,46 e per la realizzazione dei lavori € 120.793.175,65, oltre a oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso (€ 2.841.000,00);
-  € 6.314.560,89 per i servizi di gestione per 4 anni con la possibilità di eventuale rinnovo per un ulteriore anno;
- € 25.704.723,00 importo soggetto solo a rialzo quale valore del vecchio ospedale S. Andrea previsto obbligatoriamente da trasferire all’esecutore, in sostituzione di parte del prezzo dei lavori.
L’importo a base di asta era finanziato dallo Stato (quota del 68%) e dalla Regione (quota del 32% comprensiva della parte posta a carico dell’ASL5 di 25,0 €/milioni derivante dal trasferimento della proprietà del complesso immobiliare del vecchio ospedale S. Andrea.
Il criterio di aggiudicazione era l’offerta economicamente più vantaggiosa; inoltre nel bando si faceva riferimento esplicito alla non  Ammissibilità di varianti”.
Al bando iniziale rispondevano otto gruppi di aziende, di cui solo sette (in possesso dei requisiti richiesti) venivano poi invitati alla bando definitivo; alla gara, però, arrivava solo una offerta con un ribasso intorno allo 0,01% (offerto il valore complessivo di € 131.814.690,74 IVA esclusa) e quindi l’appalto veniva aggiudicato al Costituendo raggruppamento di imprese composto da: Pessina Costruzioni Spa; Gruppo PSC Spa; Coopservice s.coop.p.a.; costituendo raggruppamento di progettisti composto da: E.T.S. Spa Engineering and Technical Services; 3 TI Progetti Italia Ingegneria Integrata Spa; Studio Ottaviani Associati, Federici Vittorio.
L’aggiudicazione dell’appalto veniva, però, contestato da uno dei concorrenti non partecipanti (il Consorzio Cooperative Costruzioni - CCC) che in data 15/12/2014 presentava un’istanza all’Anac, ritenendo incongrua e non aggiornata la valutazione del S. Andrea (per stima risalente al 2009 effettuata dal Politecnico di Torino, ma confermata da IRE nel maggio del 2014); con parere n. 49 del 22/4/2015 l’Anac riteneva congrua la stima del bene immobile dell’ex S. Andrea, in quanto resa da un organo tecnico competente ed aggiornata a distanza di tempo tenendo conto dei mutamenti intervenuti.
Conseguentemente, in data 4/5/2015 IRE emetteva la delibera di aggiudicazione definitiva sull’appalto in favore dell’unico offerente.

b)     La progettazione definitiva e l’inizio dei lavori.

In data 21/5/2015 (10 giorni prima delle elezioni regionali) veniva stipulato il contratto d’appalto misto per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori del Nuovo Ospedale della Spezia, con contestuale affidamento di servizi e la sottoscrizione dell’atto preliminare di trasferimento dell’ospedale S. Andrea (registrato poi in data 10/06/2015).
In piena campagna elettorale per la Regione questo appalto diventava oggetto di vivaci polemiche; in particolare veniva criticato: - il tempismo elettoralistico dell’appalto; - la stranezza di un solo concorrente inevitabilmente vincitore; - la “coincidenza” della presenza di una impresa (la Pessina Costruzioni Spa vincitrice dell’appalto) facente parte del Gruppo Pessina, il quale con sua altra società (la Piesse srl di cui erano soci Giudo Stefanelli al 60% e Massimo Pessina al 40% rispettivamente AD e Presidente del Gruppo Pessina) aumentava all’80% la propria quota sociale nella società Unità Srl con lo scopo di riportare nel giugno 2015 il giornale “L’Unità” nelle edicole.
Alle varie critiche la società Pessina Costruzioni Spa rispondeva negando ogni problematica, poi diffidava e minacciava querele ed infine rassicurava tutti con promesse (di fatto poi non pienamente mantenute). Infatti, passate le elezioni con il cambio della maggioranza alla guida della Regione, l’impresa costruttrice durante una riunione in Comune (con il sindaco Federici, l’Ance e i sindacati) si dichiarava disponibile a subappaltare lavori a ditte locali, ad aprire il cantiere in pochi mesi, a realizzare l’ospedale con 10 mesi in anticipo (cioè entro il 2019), impiegando fino ad un massimo di 500 lavoratori, in gran parte spezzini (dichiarazione del 19/6/2015).
La progettazione esecutiva, ordinata dal Responsabile Unico del Procedimento (RUP) in data 10/6/2015 (con 120 giorni per presentare il progetto definitivo e altri 60 giorni per la sua approvazione), veniva consegnata con alcuni mesi di ritardo (in data 14/3/2016), ma questa doveva essere “adeguata alle prescrizioni” indicate dalla società Conteco Check srl (incaricata delle verifiche da IRE), osservazioni poi recepite in data 22/3/2016 dal RUP; finalmente in data 27/7/2016 il progetto esecutivo redatto a cura dell’aggiudicatario ATI-Pessina veniva approvato da parte di ASL5.
In data 5/5/2016 con provvedimento di IRE veniva istituito l’Ufficio di Direzione dei Lavori; contestualmente ASL5 nominava la Commissione di Collaudo Tecnico-Amministrativo e quella Tecnico Funzionale in corso d’opera; successivamente, in data 5/8/2016 veniva effettuata la consegna dei lavori (in ritardo rispetto a novembre 2015) e così potevano effettivamente iniziare i lavori della durata complessiva di 4 anni, il primo dei quali utilizzabile per la demolizione del vecchio ospedale Felettino per poi predisporre le opere di adeguamento dell’area.
Contestualmente perveniva dal Comune della Spezia il nulla osta relativo al vincolo idrogeologico e quello per gli aspetti strutturali, nonché l’autorizzazione sismica della Provincia, quest’ultima conteneva, però, delle “raccomandazioni”: “si ritiene alquanto deformabile, rispetto ai movimenti verticali differenziali, la soluzione di fondazioni superficiali con travi di altezza 180 cm. Su lunghezze di fabbricato di circa 200 metri. Non è irragionevole aspettarsi, vista la disomogeneità altimetrica del terreno, che si manifestino cedimenti differenziali anche maggiori di quelli valutati dai progettisti. Tuttavia tenuto conto della natura sostanzialmente non coesiva del terreno, tale per cui gli eventuali cedimenti si manifesterebbero in tempi brevi, si ritiene che gli stessi tempi esecutivi del fabbricato (dell’ordine di numerosi mesi) permettono al terreno di compiere moti di assestamento conseguenti alla progressiva edificazione. Si ritiene, comunque, che la soluzione adottata sia coerente con la normativa vigente come rappresentato dai progettisti. Peraltro si raccomanda alla Direzione Lavori e Collaudatore in corso d’opera, di tenere sotto controllo le quote altimetriche delle parti inferiori della struttura del fabbricato, in particolare del piano degli isolatori, affinché il rilevante aspetto dei cedimenti differenziali verticali, si possa monitorare durante l’esecuzione” (Determina settore Tecnico Provincia n. 1341 del 14/7/2016).
Nonostante che in questa prima fase di gestione dell’appalto si fossero già accumulati diversi mesi di ritardo, in data 10/10/2016 si svolgeva una “entusiastica” cerimonia per la “Posa della prima pietra” alla presenza di tutte le autorità e veniva ufficializzata la data finale dei lavori: il nuovo ospedale avrebbe dovuto essere realizzato dalla Pessina Costruzioni Spa in 48 mesi: “i lavori termineranno il 23 agosto 2020 (…) Una giornata di svolta. Questo grande investimento sulla sanità deve essere valorizzato al massimo per aumentare la quantità dei pazienti, che oggi fuggono, e la qualità che il settore pubblico deve sapere offrire” (dichiarazione Presidente Regione Toti).

c)      La demolizione e la “grana” di villa Cerrè.

Intanto il MEF metteva a disposizione 10,7 €/milioni (quale prima parte del finanziamento statale complessivo di 119,0 €/milioni), permettendo così l’avvio nel settembre 2016 dei lavori di demolizione del vecchio ospedale del Felettino; ma questi venivano fermati per l’intervento della Soprintendenza ai beni culturali a seguito di un esposto dell’associazione Italia Nostra per la “scoperta” di Villa Cerrè (antica dimora settecentesca attribuita inizialmente agli Ollandini, poi alla famiglia Cerretti), tornata alla luce dopo le operazioni di pulizia dell’area, e all’interno della quale veniva ritrovato un altare di pregio. Su questa vicenda si sviluppavano nuove polemiche in merito al ritardato intervento della Soprintendenza; ma anche sul disinteresse e sull’abbandono della villa negli anni precedenti; Toti si rivolgeva al ministro Franceschini per sollecitare un intervento risolutivo, mentre in una riunione dei Sindaci veniva espresso “sconcerto” per l’intenzione di rivedere il progetto; dopo alcuni mesi di “blocco” del cantiere la Soprintendenza rilasciava l’autorizzazione e così veniva approvata una opportuna variante (con costo aggiuntivo di € 250.579,00) per salvare l’altare policromo della villa Cerrè e permettere, tra nuove polemiche, l’abbattimento della villa nella primavera 2017.
Questi ulteriori mesi di ritardo facevano, però, slittare l’ultimazione dei lavori alla fine del 2020.
Incaricata della demolizione del fabbricato (fase durata da ottobre 2016 a gennaio 2017) era la società DAF Costruzioni Stradali srl; la quale nei mesi successivi si occupava anche della selezione, frantumazione, deferrizzazione, asportazione di materiali leggeri ed omogeneizzazione del materiale demolito (21.000 mc. corrispondenti a circa 35.000 t.) per recuperarlo e riutilizzarlo all’interno del cantiere, seguendo le prescrizioni della procedura di valutazione di impatto ambientale (procedura di screening attivata in data 12/2/2016 e terminata in data 21/6/2016).
Altra fonte di veementi polemiche derivava dalla questione legata allo smaltimento delle terre da scavo prodotte nei lavori del Felettino.
In data 1/2/2016 l’Autorità Portuale spezzina aveva confermato la propria disponibilità a “ricevere gratuitamente e nelle quantità strettamente necessarie al cantiere di destino, il materiale proveniente dagli scavi dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale”, dandone formale comunicazione alle due imprese (la Carlo Agnese spa e Mentucci Aldo) incaricate della realizzazione della banchina del Canaletto e dell’ampliamento del molo Mariperman (Comunicato APS del 1/2/2016).
I ritardi nell’attivazione degli scavi nel sito del Felettino portavano, però, ASL5 a indire uno specifico bando (11/4/2016 - CIG: 6643547C68) per smaltire circa 180.000,00 mc di terre e rocce derivanti dagli scavi nel cantiere del Felettino, privilegiando siti idonei entro una distanza di 7 km per l’importo complessivo di € 1.470.000,00 (di cui € 30.000,00 oneri di sicurezza, IVA esclusa) con lo scopo di risparmiare sull’offerta avanzata dalla stessa società Pessina Costruzioni Spa corrispondente all’importo messo a base del bando.
Alla scadenza del bando (27/6/2016) perveniva solo l’offerta della società New Ambiente srl (si trattava di una delle società riconducibili ad Orazio Duvia, Franco Bertolla e Iacopo Tinti a suo tempo coinvolti nell’inchiesta sulle discariche di Pitelli) la quale proponeva un ribasso dell’1% e tre siti: la discarica di Ruffino Pitelli, la ex Ipodec e un riempimento sulla collina di Sarbia. Per i primi due siti proposti, l’aggiudicatario doveva richiedere e aspettare le opportune varianti dalla Regione (procedura non ancora arrivata a conclusione); il sito di Sarbia era invece nella disponibilità immediata della società Dott. Carlo Agnese Spa, autorizzata al subappalto, che si attivava subito per portare via i primi carichi; ma poi nell’ottobre 2018 rivendicava un pagamento aggiuntivo di quasi 400 €/mila e apriva una causa contro l’ASL5 che era pertanto costretta a costituirsi in giudizio.
Va ricordato che in data 5/4/2018 veniva arrestato (per fatti non riguardanti direttamente l’appalto del Felettino) proprio il direttore responsabile dell’appalto terre e rocce di scavo (il dirigente M.B. della ASL5), complicando così indirettamente anche la gestione dell’appalto relativo al Felettino.
In data 10/4/2017 la trasmissione “Report” (di Rai3) mandava in onda un’inchiesta (“L'Unità immobiliare” firmata da Emanuele Bellano) inerente, da una parte, il salvataggio del giornale “L'Unità” avvenuto nel 2015 e, dall’altra, una serie di appalti tra cui quello del Felettino.
L’inchiesta di “Report” suscitava nuove polemiche, mentre gli interessati smentivano e minacciavano querele; la questione veniva però ripresa da alcuni quotidiani (ad esempio “Il Giornale” del 10/4/2017 che parlava apertamente di “scambio). Anche il “Fatto Quotidiano” dava molto risalto all’appalto del Felettino; per esempio, in data 12/4/2017 riportava la notizia dell’acquisizione da parte della Guarda di Finanza di documenti negli uffici genovesi di IRE per una indagine sul bando per la costruzione dell’ospedale del Felettino.

d)     Le opere di contenimento.

Terminata la demolizione del vecchio ospedale, iniziavano i lavori per la realizzazione delle opere di sostegno (opera propedeutica allo scavo delle fondazioni) a ridosso della collina del Felettino, consistenti nella realizzazione di una paratia di pali di grande diametro e di tiranti nella zona a monte del futuro ospedale per sostenere il terreno sovrastante; nonostante la previsione di terminare le opere sulla paratia di contenimento entro luglio 2017 il costruttore richiedeva una variante al progetto originario e nell’attesa delle autorizzazioni i lavori del cantiere si erano nuovamente fermati.
Il progetto originario delle opere di sostegno (valutato “ad impatto zero”) veniva modificato dalla variante che prevedeva la realizzazione di una muraglia imponente, con molto tempo in più per realizzarla e costi maggiori.
Solo a luglio 2018 il Comune rilasciava i nulla osta necessari (relativo al vincolo idrogeologico e per gli aspetti strutturali in accordo con la Provincia) e così i lavori di realizzazione alla paratia riprendevano con la prosecuzione dello scavo per raggiungere le quote di posizionamento dei tiranti e l’ancoraggio degli stessi.
La situazione al luglio 2018 veniva, comunque, valutata positivamente dall’assessore regionale Giampedrone: “Si è finalmente sbloccato il cantiere di quest’opera, fondamentale e propedeutica alla realizzazione del nuovo ospedale. Questo è stato possibile grazie alla grande collaborazione fra IRE, Comune della Spezia e ASL5. Sapevamo che le valutazioni avevano avuto un riscontro positivo, ma ora possiamo ufficialmente ricominciare con lo scavo” (dichiarazione del 12/7/2018).
Ma nel giro di pochi mesi i lavori si ri-bloccavano; i lavori non venivano completati e, soprattutto, al collaudo in corso d’opera ben 2 tiranti cedevano, rendendo così non conforme il lavoro già eseguito, mentre occorreva trovare un rimedio risolutivo ai problemi riscontrati sulla paratia per poter procedere con gli scavi delle fondazioni dell’edificio.
ASL5 così interpretava questo nuovo blocco: “Dall’ultimazione della fase di demolizione del vecchio Felettino, praticamente coincidente con l’emissione del 1° SAL, la produttività del cantiere si è alquanto ridotta, per motivi sostanzialmente riconducibili ad una proposta di variante strutturale avanzata dall’Impresa al progetto esecutivo. Variante, necessaria, a dire della Pessina Costruzioni, al superamento delle raccomandazioni rese in sede di autorizzazione dalla Provincia” (Relazione al Bilancio ASL5 del 2018, p. 77).

e)      La presentazione della variante strutturale.

La prima proposta di variante strutturale veniva presentata dalla Pessina Costruzioni Spa in data 22/12/2016; si trattava di una revisione del progetto relativo alle fondazioni, ai pilastri e ai solai dell’edificio ospedaliero; variante “resasi necessaria dopo una specifica raccomandazione dell’Ufficio Tecnico della Provincia” (comunicato Pessina del 6/4/2018). IRE, nell’aprile 2017, respingeva la richiesta di variante, in quanto non era certa “la possibilità di rispettare i tempi previsti dal Programma Lavori per le attività in oggetto”(comunicato IRE del 23/4/2018).
Il costruttore rinnovava la richiesta di variante in data 15/5/2017; IRE allora apriva un procedimento amministrativo specifico con richiesta di integrazioni che la società mandava “con lentezza” e, pertanto, IRE terminava la fase di istruttoria preliminare solo nell’aprile 2018, per poi inviarla alla Provincia, poi al Collegio di Vigilanza, all’ANAC.
In data 6/4/2018 la società Pessina emetteva un comunicato assai duro contro IREFateci lavorare”, denunciando che era “in atto un’operazione per rallentare fino a bloccare l’avanzamento del cantiere del Felettino (…) e una preoccupante inerzia totale da parte della stazione appaltante” (comunicato Pessina del 6/4/2018).
IRE rispondeva precisando inizialmente il significato delle “raccomandazioni” della Provincia: “Contrariamente a quanto affermato dalla Pessina, la Provincia della Spezia non ha richiesto alcuna modifica del progetto originario. Come la stessa Provincia ha precisato in questi giorni, essa ha solo esplicitato raccomandazioni che attengono alla fase di realizzazione dell’opera, finalizzate a verificare quanto ipotizzato dai progettisti riguardo il rapporto terreno-struttura in una costruzione che ha uno sviluppo planimetrico importante. Il piano di monitoraggio richiesto dalla Provincia nella sua raccomandazione non è mai stato consegnato da Pessina. Come ha sottolineato la Provincia della Spezia, la Pessina, in questo momento (aprile 2018) può procedere a eseguire le opere secondo il progetto originario (e i relativi costi)”; soprattutto veniva evidenziato che: “l’approvazione della variante è subordinata alla sussistenza di specifici requisiti imposti dalla legge, volti a tutelare l’interesse pubblico e non sussiste al riguardo un diritto della Pessina ad ottenere l’approvazione della variante”, respingendo dunque tutte le accuse (comunicato IRE del 23/4/2018).
Mentre i lavori continuavano a rimanere fermi anche quelli che non avevano diretta attinenza con la variante alle fondazioni, nell’estate 2018 la Provincia richiedeva alla Pessina ulteriori integrazioni alla richiesta di variante del maggio 2017.
In data 25/10/2018 la Pessina inviava una nuova ipotesi di variante delle fondazioni; si trattava di una variante assai corposa (oltre un migliaio tra documenti, tavole e calcoli); la Pessina aveva nel frattempo cambiato i progettisti, conseguentemente aveva proposto una soluzione tecnica differente, sostituendo per esempio gli “isolatori a sfera” con “32 mega molle” per garantire la stabilità dell’edificio in caso di terremoti.
Si riapriva, così, l’istruttoria da parte di IRE, del Comune e della Provincia con la conseguente richiesta di precisazioni e integrazioni, tanto che ancora ad aprile e giugno 2019 venivano dalla Pessina depositate altre centinaia di documenti.

f)       Il concordato della Pessina

In data 25/7/2019 veniva aperta la procedura di concordato della società Pessina Costruzioni Spa per grave carenza di liquidità (si parlava di un indebitamento di circa 100 milioni solo verso le banche), a cui seguiva la messa in cassa integrazione straordinaria per un anno a partire dal 5/8/19 dei suoi 119 dipendenti (di cui 17 lavoravano al cantiere del Felettino).
Per molti questa notizia era inaspettata, ma in realtà vi erano già stati in precedenza vari segnali; non era un caso che il cantiere era di fatto fermo dopo il pagamento (circa 10 €/milioni) del primo stato di avanzamento dei lavori; soprattutto avrebbe dovuto allarmare le notizie dell’apertura di vari contenziosi giudiziali tra la Pessina e i propri progettisti, nonché con la società che avrebbe dovuto curare gli impianti (partner nell’ATI di cui è mandataria), a testimonianza di una crisi finanziaria che di fatto da molti mesi avrebbe dovuto far comprendere la reale difficoltà per il costruttore a riprendere i lavori senza poter disporre di adeguata liquidità.

g)      La bocciatura della variante strutturale.

In data 16/7/2019 nella Conferenza dei Servizi sul nuovo Ospedale svoltasi a Genova, il Comune e la Provincia, dal punto di vista idrogeologico e sismico, rilasciavano parere favorevole alla variante strutturale alle fondazioni presentata da Pessina.
In data 27/9/2019 IRE comunicava la mancata approvazione della variante strutturale proposta da Pessina in data 18/5/2018 (in continuità con altre varianti presentate a più riprese a partire dal 22/12/2016) con queste motivazioni: 1) “i rilievi tecnici afferenti al progetto e ai profili tecnico-esecutivi emersi in seno alla conferenza di servizi non consentono di ritenere superabili i dissensi espressi da Conteco Check e dalla Direzione Lavori”; 2) la variante proposta non era “finalizzata al miglioramento dell’opera e alla sua funzionalità”, né era provato fosse “nell’esclusivo interesse dell’amministrazione”; 3) ribadiva la validità del progetto esecutivo approvato il 27/7/2016, valutando la variante proposta come “atto non dovuto né necessitato”; 4) rilevava infine “l’insussistenza di tutti gli elementi necessari per l’approvazione del progetto di variante”.
In tal senso, il parere della Direzione dei Lavori rappresentava una sintesi chiara: “la documentazione presentata dalla Pessina continua ad essere equiparabile ad una completa revisione progettuale piuttosto che ad un progetto di variante”.
Infine, IRE inviava al Collegio di Vigilanza la propria decisione per l’adozione dei provvedimenti conseguenti, compreso l’invito a “ottenere l’esecuzione dell’opera a perfetta regola d’arte, ivi inclusa, ovviamente, l’ordine alla Pessina di procedere, ai sensi del contratto a suo tempo concluso, all’effettuazione dei lavori secondo il progetto originario, che a suo giudizio, appare la soluzione più opportuna e giuridicamente corretta”.

h)     Dall’ultimatum alla rescissione dell’appalto.

Il Collegio di Vigilanza confermava le conclusioni di IRE di bocciare la variante e di invitare la Pessina a riprendere i lavori per realizzare quanto previsto dal progetto originario, prendendo altresì atto di una serie di inadempienze già contestate dalla direzione dei lavori; veniva quindi ordinata  la ripresa dei lavori con l’avvertimento che “se ciò non dovesse accadere nei tempi ritenuti congrui si procederà alla rescissione contrattuale” (dichiarazione del 2/10/19).
La Pessina prendeva atto della bocciatura della variante e dichiarava: a) di “non aver mai abbandonato il cantiere”; di essere disponibile a riprendere i lavori “implementando tutte le risorse per la riattivazione dei cicli lavorativi della commessa”; c) richiedendo però “la convocazione di un tavolo con tutti i soggetti coinvolti” (dichiarazione del 24 ottobre 2019).
Nonostante questa disponibilità, la ripresa dei lavori era alquanto lenta e minimale.
Occorre evidenziare l’importanza di alcune delle inadempienze contestate alla Pessina:
- la garanzia fideiussoria presentata per l’esecuzione del contratto d’appalto di fatto aveva perso di efficacia, poiché la società emittente era stata cancellata dalla Banca d’Italia dall’elenco speciale degli intermediari finanziari per difficoltà strutturali, reddituali e creditizie (procedura aperta fin dal 2011 e, dunque, sarebbe stato opportuno non accettare tale fideiussione fin dall’inizio dell’appalto); conseguentemente, la Pessina doveva produrre una nuova garanzia.
 - l’appalto era in notevole ritardo, poiché era giunto al 4,90% degli impegni di spesa, pari a circa 6,0 €/milioni, rispetto a un cronoprogramma redatto dalla stessa Pessina che prevedeva al 31/5/2019 uno stato di avanzamento dei lavori per circa 78,0 €/milioni, pari al 63,0%.
- l’azione di recupero dell’anticipazione contrattuale attivata dall’ASL5 per il recupero della parte non utilizzata da Pessina; ASL5 aveva infatti già anticipato 10,0 €/milioni e secondo i suoi calcoli ne erano stati spesi circa 3,4 €/milioni e, quindi, occorreva recuperare 6,5 €/milioni; ASL5 avviava le procedure per la escussione della fideiussione per non aver realizzato nei tempi previsti i lavori, ma Pessina diffidava l'assicurazione dal pagare, ritenendo necessaria una preventiva rescissione del contratto prima di poter attivare l’escussione della garanzia; Pessina pertanto ricorreva al TAR, il quale rigettava il ricorso dichiarandosi incompetente per competenza della giustizia civile.
Occorre ricordare che a sua volta Pessina aveva già presentato riserve di appalto rivendicando un pagamento aggiuntivo di circa 10,0 €/milioni.
Insomma si tratta di un vero “pantano” da cui è difficile uscire e fonte di varie probabili cause dall’esito incerto; mentre di certo c’è solo che i soldi stanziati stanno diminuendo velocemente e l’ospedale non c’è ancora.
In questo contesto, in data 6/11/2019 IRE procedeva, dopo aver sentito il Presidente Toti, l’assessore Viale e il sindaco della Spezia Peracchini, alla revoca del contratto alla ATI-Pessina per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino; nel comunicato si faceva riferimento “Alla luce di gravi inadempienze … dei report univoci e convergenti effettuati sul cantiere”, con eventuale richiesta di rimborso dei danni subiti dall'ASL5.
La società Pessina Costruzioni Spa replicava di aver “dato mandato ai legali di presentare al tribunale competente un ricorso per impugnare tale provvedimento al fine di ottenerne la sospensione e/o la revoca”.
Si profila, dunque, un lungo contenzioso dove conterrà non solo di avere la “ragione morale”, ma la capacità di far valere la regolarità formale del proprio operato … vedremo!
In conclusione. Questa ricostruzione, per quanto sintetica, ha evidenziato la complessità e l’articolazione delle varie problematiche attinenti all’appalto per la costruzione del nuovo ospedale Felettino, dimostrando come la gran parte delle polemiche sorte su ogni aspetto di questa lunga e tormentata vicenda siano superficialmente legate a immediate convenienze propagandistiche ed elettoralistiche.
A partire dal 1993 fino ad oggi si sono susseguiti gli annunci sulla realizzazione del nuovo ospedale spezzino, in una tormentata sequenza di ritardi procedurali, inadempienze vere e presunte, rimpalli di responsabilità, errori e sottovalutazioni, mentre la cruda realtà attuale presenta un cantiere che appare come solo una grande spianata; dove solo il 4,92% dei lavori sono stati realizzati dal 2016 fino ad oggi, ma sono stati già spesi molti soldi.
Soprattutto, rimangono “oscure” le procedure e i vari passaggi anche per una sostanziale scarsa trasparenza, dato che sia il progetto definitivo che le varie proposte di variante, nonché i pareri espressi dai vari uffici competenti non sono facilmente consultabili, in quanto non pubblicati sui siti dei vari enti interessati come imporrebbe non solo la normativa, ma soprattutto il “buon senso”, poiché la trasparenza è uno dei modi per impedire lo sviluppo di “false notizie” che alimentano il “fuoco polemico” attorno alla costruzione del nuovo ospedale, ma al contempo è fattore indispensabile per individuare le “responsabilità” e per “stimolare” una positiva capacità di superamento delle difficoltà per trovare le idonee soluzioni.

Euro Mazzi
 
PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.
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1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
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1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
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6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
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