sabato 23 novembre 2019

SPRECHI SANITA': IL REPARTO AIDS MAI NATO DEL FELETTINO (terza parte)

Il primo caso in Italia di AIDS conclamato veniva registrato nel 1982, a cui seguiva un veloce incremento negli anni successivi fino a arrivare a 5.307 casi nel 1989, di cui 313 in Liguria; di fronte a questo forte sviluppo venivano avviati studi e analisi, poi poste a base di un articolato programma di contrasto alla diffusione dell’AIDS (Programma n. 6 del Piano Sanitario Nazionale “Lotta all’AIDS” del 1990) che ipotizzava la necessità di dover nel 1992 assistere circa 250.000 soggetti, di cui circa 15.000 casi di AIDS, i quali avrebbero avuto bisogno di 80 giorni/anno di durata media di degenza.
Questo programma prevedeva, oltre all’assistenza ospedaliera anche quella in day hospital, negli ambulatori, nella spedalizzazione domiciliare, nell’accoglimento in residenze assistenziali extraospedaliere sanitariamente protette; conseguentemente veniva previsto un dimensionamento totale dei posti letto necessari a livello nazionale da realizzare nel più breve tempo possibile: il fabbisogno al 1992  era di 13.120 posti letto per day hospital e  12.500 per degenze ospedaliere (di cui 3.750 da ristrutturare e 8.750 da costruire ex novo).
Questo programma veniva ripreso in data 16/5/1990 da una Risoluzione approvata dal Senato a cui faceva seguito l’approvazione di una apposita legge, la quale prevedeva un “Piano di interventi contro l’AIDS” allo scopo di “contrastare la diffusione delle infezioni da HIV mediante le attività di prevenzione e di assicurare idonea assistenza alle persone affette da tali patologie, in particolare quando necessitano di ricovero ospedaliero” (art. 1 della legge n. 135 del 5/6/1990).
Con tale legge era varato un programma nazionale di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta all’AIDS, stanziando 2.100 £/miliardi, prevedendo una complessa serie di iniziative di informazione e di prevenzione, attività di formazione e la predisposizione di posti letto per malattie infettive approntati per l’accoglimento di ammalati affetti da infezione da HIV.
Il CIPE procedeva subito ad un riparto dei fondi alle Regioni: un primo riparto per 35 £/miliardi (alla Liguria spettavano 1.728 £/milioni); un secondo riparto di 8 £/miliardi (alla Liguria spettavano 297 £/milioni) e poi altri ne seguivano.
Per la Liguria veniva previsto un totale di 729 posti letto ospedalieri, con l’onere di allestire 269 nuovi posti letto (di cui 236 ospedalieri e 47 in day hospital utilizzabili in modo indifferenziato per ogni malattia a carattere infettivo); 432 dovevano essere gli operatori sanitari a cui dovevano essere somministrate 24.192 ore didattiche divisi in 11 corsi di formazione (assumendo 56 ore/anno e 40 partecipanti per corso). Per Spezia veniva individuata la “Struttura Complessa Malattie Infettive” avente sede nell’ospedale del Felettino e, quindi, si decideva un ampliamento di quell’edificio per ospitare i nuovi posti letto.
L'ospedale durante i lavori
La Regione Liguria nel 1993 predisponeva un primo programma di interventi nell’ambito del programma nazionale di lotta all’AIDS; successivamente, con delibera del 8/8/1995 questi interventi erano oggetto di rideterminazione; queste indicazioni erano poi riprese e approvate dalla delibera CIPE del 21/12/1995 con la quale si finanziavano 4 progetti per un importo complessivo di lire 59.533.269.779, di cui lire 8.689.765.592 destinati alla creazione di un nuovo padiglione AIDS mediante nuova edificazione e sopraelevazione dell’ospedale Felettino.
Con successiva delibera del CIPE del 21/3/1997 il progetto “nuovo padiglione AIDS” veniva  ammesso a finanziamento, con mutuo a carico dello stato di 689.966.952 lire, al netto dell'anticipazione concessa dal ministero della salute, a fronte di un importo complessivo di 8.689.765.592 lire”.
L’ASL5 richiedeva la concessione edilizia nell’ottobre 1997; dopo aver indetto una Conferenza dei servizi, il Comune dava il via libera alla sopraelevazione con la concessione edilizia del  4/11/1997.
L'ospedale dopo la sopraelevazione
Il progetto esecutivo del nuovo reparto AIDS e infettivi dell’ospedale del Felettino della Spezia veniva approvato nel marzo del 1998; il progetto prevedeva: la sopraelevazione di tutta la superficie utile (circa 2.500 mq.) del monoblocco ospedaliero in struttura mista (C.A. e acciaio); la realizzazione di nuovi vani scala e ascensori; la messa a norma; la spesa complessiva di queste opere era di 8,6 £/miliardi (coperti integralmente dal finanziamento del CIPE), di cui: 4,1 £/miliardi per opere strutturali e opere edili, 3,7 £/miliardi per tutti gli impianti e gli arredi, oltre a 776 £/milioni per Iva.
In data 9/6/1998 veniva aggiudicato l’appalto dei lavori di soprelevazione alla società Tangram Spa di Genova per l’importo di 6,6 £/miliardi, a seguito del ribasso del 14,06% sull’importo a base d’asta di 7,7 £/miliardi (delibera DG n. 638/1998).
I lavori iniziavano, ma poi fermati e ripresi più volte anche a causa di varie controversie che portavano nel 2002 ad un accordo transattivo tra la società Tangram Spa e l’ASL5 con un ridimensionamento di circa il 50% dell’incarico originale, con il completamento della parte strutturale (tamponamento della parte esterna e del tetto) e successivo pagamento da parte dell’ASL5 di quanto concordato; tra il 2002 e il 2004 i lavori concordati, però, non procedevano e così si apriva un arbitrato per risolvere le reciproche accuse e rivendicazioni; infine, la società Tangram Spa nel 2004 falliva, mentre i lavori di tamponamento del nuovo piano sopraelevato erano affidati ed eseguiti da altra società scelta dall’ASL5.

La sopraelevazione
Nel frattempo, il cantiere aperto fin dal 1998 aveva prodotto notevoli disagi sia ai pazienti e alle loro famiglie che agli operatori ospedalieri: la presenza di macchinari e di impalcature, la diffusione di polveri e di rumori, i molti casi di infiltrazioni che si erano propagati nei piani sottostanti, determinavano ripetuti blocchi delle attività sanitarie e spostamento di reparti e malati.
Nel 2008 il cantiere era ancora presente e dopo 10 anni i lavori erano stati realizzati neanche per il 50%, utilizzando una parte del finanziamento concesso nel 1993, ma per poter recuperare l’altra metà da riutilizzare per il nuovo ospedale bisognava chiudere l’appalto con un collaudo e un rendiconto da inviare al Ministero.
Nel frattempo, la Regione, l’ASL5, il Comune e la Provincia di La Spezia stavano progettando la costruzione del nuovo ospedale spezzino; dal 1993 fino al 2007 l’ipotesi consisteva nella costruzione di nuovi edifici accanto al vecchio ospedale del Felettino da restaurare completamente; negli anni 2007-2008 gli stessi Enti cambiavano progetto, prendendo in considerazione di costruire integralmente un nuovo ospedale, demolendo il vecchio ospedale del Felettino, poiché uno studio del Politecnico di Torino aveva individuato gravi problemi di stabilità.
Infatti, nel 2005 e nel 2008 le opere di sopraelevazione del nuovo padiglione per i malati di AIDS erano state sottoposte a collaudo; le nuove opere non presentavano difetti di costruzione, ma era la struttura dell’ospedale che non reggeva la sopraelevazione del quarto piano dell’ospedale e, quindi, veniva rilasciato un “diniego al collaudo statico, sulla base sia delle visite in situ, sia delle prove sperimentali fatte eseguire al laboratorio materiali e strutture del dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica del Politecnico di Torino, sia in base ai risultati delle analisi statiche su un modello numerico ad elementi finiti dell'intera struttura”(S. Coggio, “Storia di un reparto mai nato”, 2016).
Con questo "diniego al collaudo" si poteva almeno chiudere la procedura aperta nel 1993 con la riconferma dei finanziamenti; tenuto conto che € 2.588.614,45 (pari al 57,68% dello stanziamento iniziale) venivano successivamente riutilizzati nel programma finanziario di complessive 175,0 €/milioni relativo alla costruzione del nuovo ospedale del Felettino, per differenza con l’importo complessivo originariamente stanziato di 8,6 £/miliardi (pari a € 4.487.889,39) era dunque possibile calcolare l’effettivo costo sostenuto per la costruzione del nuovo reparto AIDSdemolito prima ancora di essere inaugurato”: erano stati spesi ben £ 3.677.509.091 (pari a € 1.899.274,94 corrispondenti al 42,32% del totale finanziato).
In data 6/2/2011 un articolo apparso su “La Repubblica” di Marco Preve aveva questo titolo: “Felettino, l’ospedale della vergogna. Scandalo da quattro milioni. Hanno provato a nasconderlo murando ogni possibile accesso. Ma quel piano sopraelevato sta lì da cinque lunghi anni a urlare lo scandalo. Si scoprì che era troppo pesante e l'intera struttura rischiava di collassare se il nuovo reparto avesse accolto macchinari e persone”.
Il giornalista ricostruiva anche l’andamento del collaudo: “Repubblica ha parlato con chi alla fine del 2005 assistette ad un collaudo statico, che si risolse in una farsa i cui responsabili sono ancora senza nome. Il piano sopraelevato pensato nei primi anni '90, doveva servire ad accogliere i malati di Aids, in quel periodo vero allarme sociale. I lavori partirono nel 1998 e tra un fallimento ed un contenzioso furono conclusi solo nel 2005, quando ormai l'Aids non rappresentava più un problema. Il collaudo venne realizzato con grandi vasconi che furono riempiti d'acqua. Quando ancora i recipienti non erano del tutto pieni le spie e i sistemi di rilevamento segnalarono che la struttura era a rischio crollo. L’acqua venne rapidamente riversata all’esterno, anche dalle finestre. Il reparto sottostante, che nessuno aveva pensato di evacuare, nei giorni successivi venne sgomberato a causa del pericolo di cedimenti e ancora oggi è desolatamente vuoto. I locali che avrebbero potuto ospitare decine di ricoverati, vennero rapidamente chiusi, le porte a piano terra per l'accesso alle scale furono murate. Così come al terzo piano sono stati murati i vani scala che avrebbero dovuto collegare i due reparti. Le prove di carico stabilirono che la sopraelevazione non sarebbe stata in grado di sopportare arredi, attrezzature, pazienti, medici, infermieri. Un aborto architettonico. A Spezia come a Genova, però, mai nessuno ha cercato di scoprire chi ne fossero i responsabili a livello progettuale. Eppure la sopraelevazione è ancora lì, in apparenza parte integrante dell'ospedale  -  intonaci e tapparelle sono serviti per amalgamarla al resto del Felettino  -  in realtà un arto senza vita. Inutile dal suo primo al suo ultimo giorno, quando arriverà la data dell’abbattimento. Nel frattempo però, ai piani inferiori la routine quotidiana dell’ospedale procede, anche se a primavera dovrebbero iniziare i trasferimenti dei primi reparti al Sant’Andrea”.
La demolizione del vecchio ospedale del Felettino iniziava nel settembre 2016 e terminava nel gennaio 2017 nell’ambito dell’appalto affidato all’ATI-Pessina nel 2015 per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino (… ma questa è un’altra “triste storia”).
In conclusione.
Con la demolizione del vecchio ospedale del Felettino andava naturalmente distrutto anche il nuovo padiglione destinato ai malati di AIDS totalmente finanziato dallo Stato fin dal 1993, di cui nel periodo 1998-2008 erano già stati spesi circa il 42,32% dei fondi originariamente stanziati.
Nei fatti era stato costruito qualcosa di incompleto e di inutile, sopra una struttura che non poteva reggere alcun altro peso, perché già era stata rimaneggiata e alterata negli anni successivi alla sua iniziale costruzione terminata nel 1930.
Nell’articolo di “La Repubblica” del 2011 si parlava di “un grave delitto. Quello di aver buttato al vento oltre quattro milioni di euro in un’opera totalmente inutilizzata perché maldestramente realizzata”.
Un’altra giornalista, Sondra Coggio, nel 2016 riportava queste vicende in un libro-denuncia intitolato: “Storia di un reparto mai nato”, concludendo amaramente che: “Fra l’inizio di un progetto, e la sua realizzazione, si consumano decenni. Si passa il testimone, da uno all’altro. Si danno incarichi. E altri incarichi. E altri ancora. E intanto, diventa tutto vecchio. Si cestina, e si ricomincia. E quando si vanno a cercare le documentazioni, le prove, le responsabilità, emerge che “qualsiasi iniziativa esperibile” non ha “alcuna possibilità di successo”. Fosse solo per i soldi, almeno. Il lato dolente degli sprechi, è che le conseguenze le sconta la gente”.
L'inizio della demolizione
Pochi sono stati i “politici” che si sono occupati di questa vicenda (ne ricordiamo alcuni): fra il 2011 ed il 2012 ne parlavano Arturo Fortunati, ex consigliere di Rifondazione Comunista, e Fabio Cenerini, consigliere comunale; nel 2015 il consigliere Lombardi annunciava l’intenzione di presentare un esposto alla magistratura contro “l’opera che rappresenta un enorme spreco di denaro pubblico”; nel 2018 era la volta del consigliere De Paoli.
Nel 2017, l’allora sindaco di Spezia, G. Pagano commentando il libro di Sondra Coggio si chiedeva “chi ha ragione? (…) La risposta è complessa, rimanda a leggi da cambiare, ma anche a comportamenti da cambiare. Non ci sono solo le imprese che falliscono, ci sono anche le imprese che vivono solo di contenziosi; così come ci sono enti pubblici che commettono troppi errori nella fase decisiva, che è quella della progettazione. Occorre riformare norme e prassi per ridare centralità e dignità alla progettazione, intesa non come fase di secondaria importanza, come oggi spesso avviene, rispetto alla realizzazione, ma come strumento decisivo per realizzare opere di qualità ed evitare, o quanto meno limitare, i contenziosi (Giorgio Pagano, intervento del 12/2/2017).
Dopo la demolizione del vecchio ospedale
Questa vicenda dimostra la totale mancanza di reale programmazione, sostituita da una visione disorganica, superficiale e assai approssimativa che si preoccupa sostanzialmente di reperire i finanziamenti (possibilmente europei, statali e regionali), ma poco si angustia su come spenderli e soprattutto su come controllare efficacemente sia gli appalti che la reale esecuzione delle opere.
Il risultato sono questi sprechi incomprensibili, questo fare e disfare, questo disordine organizzativo e questa confusione burocratica che aumenta i disagi della popolazione e non risolve i problemi dei malati.
In compenso il rito della celebrazione della “Giornata Mondiale contro l’Aids” si ripete periodicamente, mentre a Spezia il nuovo reparto previsto fin dal 1993 non c’è ancora dopo ben 26 anni dal suo totale finanziamento, ma € 1.899.274,94 sono stati spesi inutilmente, mentre gli altri € 2.588.614,45 sono finiti in un altro “calderone” relativo alla costruzione del nuovo ospedale che dopo molti anni ha prodotto al momento una "spianata"!

Euro Mazzi  

PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.
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1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
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1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
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4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI

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