Il
primo caso in Italia di AIDS conclamato veniva registrato nel 1982, a cui
seguiva un veloce incremento negli anni successivi fino a arrivare a 5.307 casi nel 1989, di cui 313 in Liguria; di fronte a questo
forte sviluppo venivano avviati studi e analisi, poi poste a base di un
articolato programma di contrasto alla diffusione dell’AIDS (Programma n. 6 del Piano Sanitario Nazionale “Lotta all’AIDS” del 1990)
che ipotizzava la necessità di dover nel 1992 assistere circa 250.000 soggetti, di cui circa 15.000 casi di AIDS, i quali avrebbero
avuto bisogno di 80 giorni/anno di
durata media di degenza.
Questo
programma prevedeva, oltre all’assistenza ospedaliera anche quella in day hospital, negli ambulatori, nella
spedalizzazione domiciliare, nell’accoglimento in residenze assistenziali
extraospedaliere sanitariamente protette; conseguentemente veniva previsto un dimensionamento totale dei posti letto
necessari a livello nazionale da realizzare nel più breve tempo possibile: il
fabbisogno al 1992 era di 13.120 posti letto per day hospital e 12.500
per degenze ospedaliere (di cui 3.750
da ristrutturare e 8.750 da
costruire ex novo).
Questo programma veniva ripreso in data 16/5/1990 da una Risoluzione approvata dal Senato a cui faceva seguito l’approvazione di una apposita legge, la quale prevedeva un “Piano di interventi contro l’AIDS” allo scopo di “contrastare la diffusione delle infezioni da HIV mediante le attività di prevenzione e di assicurare idonea assistenza alle persone affette da tali patologie, in particolare quando necessitano di ricovero ospedaliero” (art. 1 della legge n. 135 del 5/6/1990).
Con tale legge era varato un programma nazionale di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta all’AIDS, stanziando 2.100 £/miliardi, prevedendo una complessa serie di iniziative di informazione e di prevenzione, attività di formazione e la predisposizione di posti letto per malattie infettive approntati per l’accoglimento di ammalati affetti da infezione da HIV.
La
Regione Liguria nel 1993 predisponeva un primo programma di interventi nell’ambito
del programma nazionale di lotta all’AIDS; successivamente, con delibera del
8/8/1995 questi interventi erano oggetto di rideterminazione; queste indicazioni erano poi riprese e approvate dalla delibera CIPE
del 21/12/1995 con la quale si finanziavano
4 progetti per un importo complessivo di lire 59.533.269.779, di cui lire
8.689.765.592 destinati alla creazione di un nuovo padiglione AIDS mediante nuova
edificazione e sopraelevazione dell’ospedale Felettino.
Il
progetto esecutivo del nuovo reparto AIDS e infettivi dell’ospedale del
Felettino della Spezia veniva approvato nel marzo del 1998; il progetto
prevedeva: la sopraelevazione di tutta la superficie utile (circa 2.500 mq.) del
monoblocco ospedaliero in struttura mista (C.A. e acciaio); la realizzazione di nuovi
vani scala e ascensori; la messa a norma; la spesa complessiva di queste opere
era di 8,6 £/miliardi (coperti
integralmente dal finanziamento del CIPE),
di cui: 4,1 £/miliardi per opere
strutturali e opere edili, 3,7 £/miliardi
per tutti gli impianti e gli arredi, oltre a 776 £/milioni per Iva.
Questa
vicenda dimostra la totale mancanza di reale
programmazione, sostituita da una visione
disorganica, superficiale e assai approssimativa che si preoccupa
sostanzialmente di reperire i
finanziamenti (possibilmente europei, statali e regionali), ma poco si
angustia su come spenderli e soprattutto
su come controllare efficacemente sia gli appalti che la reale esecuzione
delle opere.
2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:
Altri post su questi argomenti:
1) SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
UNA CONVENZIONE SUPERFICIALE, IL RISCHIO DI UN FLOP SUI SERVIZI SOCIALI: QUI
Altri post sui problemi dei servizi sociali:
- APPROSSIMAZIONE AMMINISTRATIVA NELLA GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI: QUI
- SERVIZI SOCIALI A CASTELNUOVO MAGRA … INIZIAMO A METTERE ORDINE E POI VERIFICHIAMO: QUI
- BILANCIO 2017: servizi sociali tra opacità e poche risorse: QUI
- UN COMUNE CHE NON SA COME SPENDERE LE MOLTE RISORSE A DISPOSIZIONE: QUI
Questo programma veniva ripreso in data 16/5/1990 da una Risoluzione approvata dal Senato a cui faceva seguito l’approvazione di una apposita legge, la quale prevedeva un “Piano di interventi contro l’AIDS” allo scopo di “contrastare la diffusione delle infezioni da HIV mediante le attività di prevenzione e di assicurare idonea assistenza alle persone affette da tali patologie, in particolare quando necessitano di ricovero ospedaliero” (art. 1 della legge n. 135 del 5/6/1990).
Con tale legge era varato un programma nazionale di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta all’AIDS, stanziando 2.100 £/miliardi, prevedendo una complessa serie di iniziative di informazione e di prevenzione, attività di formazione e la predisposizione di posti letto per malattie infettive approntati per l’accoglimento di ammalati affetti da infezione da HIV.
Il
CIPE procedeva subito ad un riparto
dei fondi alle Regioni: un primo riparto per 35 £/miliardi (alla Liguria
spettavano 1.728 £/milioni); un secondo riparto di 8 £/miliardi (alla Liguria
spettavano 297 £/milioni) e poi altri ne seguivano.
Per la Liguria veniva previsto un totale di 729 posti letto ospedalieri, con l’onere di allestire 269 nuovi posti letto (di cui 236 ospedalieri e 47 in day hospital utilizzabili in modo indifferenziato per ogni malattia a carattere infettivo); 432 dovevano essere gli operatori sanitari a cui dovevano essere somministrate 24.192 ore didattiche divisi in 11 corsi di formazione (assumendo 56 ore/anno e 40 partecipanti per corso). Per Spezia veniva individuata la “Struttura Complessa Malattie Infettive” avente sede nell’ospedale del Felettino e, quindi, si decideva un ampliamento di quell’edificio per ospitare i nuovi posti letto.
Per la Liguria veniva previsto un totale di 729 posti letto ospedalieri, con l’onere di allestire 269 nuovi posti letto (di cui 236 ospedalieri e 47 in day hospital utilizzabili in modo indifferenziato per ogni malattia a carattere infettivo); 432 dovevano essere gli operatori sanitari a cui dovevano essere somministrate 24.192 ore didattiche divisi in 11 corsi di formazione (assumendo 56 ore/anno e 40 partecipanti per corso). Per Spezia veniva individuata la “Struttura Complessa Malattie Infettive” avente sede nell’ospedale del Felettino e, quindi, si decideva un ampliamento di quell’edificio per ospitare i nuovi posti letto.
L'ospedale durante i lavori |
Con
successiva delibera del CIPE del 21/3/1997
il progetto “nuovo padiglione AIDS” veniva “ammesso
a finanziamento, con mutuo a carico dello stato di 689.966.952 lire, al netto dell'anticipazione concessa dal
ministero della salute, a fronte di un importo complessivo di 8.689.765.592 lire”.
L’ASL5 richiedeva la concessione edilizia
nell’ottobre 1997; dopo aver indetto una Conferenza dei servizi, il Comune dava il via libera alla
sopraelevazione con la concessione edilizia del 4/11/1997.
L'ospedale dopo la sopraelevazione |
In
data 9/6/1998 veniva aggiudicato l’appalto dei lavori di soprelevazione alla
società Tangram Spa di Genova per l’importo di 6,6 £/miliardi, a
seguito del ribasso del 14,06% sull’importo
a base d’asta di 7,7 £/miliardi (delibera DG n. 638/1998).
I
lavori iniziavano, ma poi fermati e ripresi più volte anche a causa
di varie controversie che portavano nel 2002 ad un accordo transattivo tra la società Tangram Spa e l’ASL5 con un ridimensionamento di circa
il 50% dell’incarico originale, con il completamento della parte strutturale (tamponamento della parte esterna e del tetto) e
successivo pagamento da parte dell’ASL5
di quanto concordato; tra il 2002 e il 2004 i lavori concordati, però, non
procedevano e così si apriva un arbitrato per risolvere le reciproche
accuse e rivendicazioni; infine, la società Tangram Spa nel 2004
falliva, mentre i lavori di tamponamento del nuovo piano sopraelevato erano affidati ed eseguiti
da altra società scelta dall’ASL5.
Nel
frattempo, il cantiere aperto fin dal 1998 aveva prodotto notevoli disagi sia ai pazienti e alle loro famiglie che agli
operatori ospedalieri: la presenza di macchinari e di impalcature, la diffusione
di polveri e di rumori, i molti casi di infiltrazioni che si erano propagati nei
piani sottostanti, determinavano ripetuti blocchi delle attività sanitarie e
spostamento di reparti e malati.
La sopraelevazione |
Nel
2008 il cantiere era ancora presente e dopo 10 anni i lavori erano stati
realizzati neanche per il 50%, utilizzando una parte del finanziamento concesso
nel 1993, ma per poter recuperare l’altra metà da riutilizzare per il nuovo
ospedale bisognava chiudere l’appalto
con un collaudo e un rendiconto da inviare al Ministero.
Nel
frattempo, la Regione, l’ASL5, il Comune e la Provincia di
La Spezia stavano progettando la costruzione del nuovo ospedale spezzino; dal
1993 fino al 2007 l’ipotesi consisteva nella costruzione di nuovi edifici
accanto al vecchio ospedale del Felettino da restaurare completamente; negli
anni 2007-2008 gli stessi Enti cambiavano progetto, prendendo in considerazione
di costruire integralmente un nuovo
ospedale, demolendo il vecchio
ospedale del Felettino, poiché uno studio del Politecnico di Torino aveva individuato
gravi problemi di stabilità.
Infatti,
nel 2005 e nel 2008 le opere di sopraelevazione del nuovo padiglione per i malati di AIDS erano
state sottoposte a collaudo; le nuove opere non presentavano difetti di
costruzione, ma era la struttura dell’ospedale che non reggeva la
sopraelevazione del quarto piano dell’ospedale e, quindi, veniva rilasciato un
“diniego
al collaudo statico, sulla base
sia delle visite in situ, sia delle prove sperimentali fatte eseguire al
laboratorio materiali e strutture del dipartimento di ingegneria strutturale e
geotecnica del Politecnico di Torino, sia in base ai risultati delle analisi
statiche su un modello numerico ad elementi finiti dell'intera struttura”(S.
Coggio, “Storia di un reparto mai nato”, 2016).
Con
questo "diniego al collaudo" si poteva almeno chiudere la procedura aperta nel 1993 con la riconferma dei finanziamenti; tenuto
conto che € 2.588.614,45 (pari al 57,68% dello stanziamento iniziale) venivano
successivamente riutilizzati nel programma finanziario di complessive 175,0 €/milioni relativo alla
costruzione del nuovo ospedale del Felettino, per differenza con l’importo
complessivo originariamente stanziato di 8,6
£/miliardi (pari a € 4.487.889,39)
era dunque possibile calcolare l’effettivo costo sostenuto per la costruzione
del nuovo reparto AIDS “demolito
prima ancora di essere inaugurato”: erano stati spesi ben £ 3.677.509.091 (pari a € 1.899.274,94 corrispondenti al 42,32% del totale finanziato).
In
data 6/2/2011 un articolo apparso su “La Repubblica” di Marco Preve aveva questo
titolo: “Felettino, l’ospedale della vergogna. Scandalo da quattro milioni.
Hanno provato a nasconderlo murando ogni possibile accesso. Ma quel piano
sopraelevato sta lì da cinque lunghi anni a urlare lo scandalo. Si scoprì che era troppo
pesante e l'intera struttura rischiava di collassare se il nuovo reparto avesse accolto macchinari e persone”.
Il
giornalista ricostruiva anche l’andamento del collaudo: “Repubblica ha parlato con chi alla fine del 2005 assistette ad un
collaudo statico, che si risolse in una farsa i cui responsabili sono ancora
senza nome. Il piano sopraelevato pensato nei primi anni '90, doveva servire ad
accogliere i malati di Aids, in quel periodo vero allarme sociale. I lavori
partirono nel 1998 e tra un fallimento ed un contenzioso furono conclusi solo
nel 2005, quando ormai l'Aids non rappresentava più un problema. Il collaudo
venne realizzato con grandi vasconi che furono riempiti d'acqua. Quando ancora
i recipienti non erano del tutto pieni le spie e i sistemi di rilevamento
segnalarono che la struttura era a rischio crollo. L’acqua venne rapidamente
riversata all’esterno, anche dalle finestre. Il reparto sottostante, che
nessuno aveva pensato di evacuare, nei giorni successivi venne sgomberato a
causa del pericolo di cedimenti e
ancora oggi è desolatamente vuoto. I locali che avrebbero potuto ospitare decine
di ricoverati, vennero rapidamente chiusi, le porte a piano terra per l'accesso
alle scale furono murate. Così come al terzo piano sono stati murati i vani
scala che avrebbero dovuto collegare i due reparti. Le prove di carico
stabilirono che la sopraelevazione non sarebbe stata in grado di sopportare
arredi, attrezzature, pazienti, medici, infermieri. Un aborto architettonico. A Spezia come a Genova, però, mai nessuno ha cercato di scoprire chi ne
fossero i responsabili a livello progettuale. Eppure la sopraelevazione è
ancora lì, in apparenza parte integrante dell'ospedale - intonaci e
tapparelle sono serviti per amalgamarla al resto del Felettino - in realtà un arto senza vita. Inutile dal suo primo al suo ultimo giorno,
quando arriverà la data dell’abbattimento. Nel frattempo però, ai piani
inferiori la routine quotidiana dell’ospedale procede, anche se a primavera
dovrebbero iniziare i trasferimenti dei
primi reparti al Sant’Andrea”.
La
demolizione del vecchio ospedale del Felettino iniziava nel settembre 2016 e
terminava nel gennaio 2017 nell’ambito dell’appalto affidato all’ATI-Pessina
nel 2015 per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino (… ma
questa è un’altra “triste storia”).
In conclusione.
Con
la demolizione del vecchio ospedale del Felettino andava naturalmente distrutto
anche il nuovo padiglione destinato ai malati di AIDS totalmente finanziato
dallo Stato fin dal 1993, di cui nel periodo 1998-2008 erano già stati spesi
circa il 42,32% dei fondi originariamente
stanziati.
Nei
fatti era stato costruito qualcosa di incompleto
e di inutile, sopra una struttura
che non poteva reggere alcun altro peso, perché già era stata rimaneggiata e
alterata negli anni successivi alla sua iniziale costruzione terminata nel 1930.
Nell’articolo
di “La Repubblica” del 2011 si parlava di “un grave delitto. Quello di aver buttato al vento oltre quattro milioni di euro in
un’opera totalmente inutilizzata perché
maldestramente realizzata”.
Un’altra
giornalista, Sondra Coggio, nel 2016 riportava queste vicende in un libro-denuncia
intitolato: “Storia di un reparto mai nato”, concludendo amaramente che: “Fra l’inizio di un progetto, e la sua
realizzazione, si consumano decenni. Si passa il testimone, da uno all’altro.
Si danno incarichi. E altri incarichi. E altri ancora. E intanto, diventa tutto
vecchio. Si cestina, e si ricomincia. E quando si vanno a cercare le
documentazioni, le prove, le responsabilità, emerge che “qualsiasi iniziativa
esperibile” non ha “alcuna possibilità di successo”. Fosse solo per i soldi,
almeno. Il lato dolente degli sprechi, è che le conseguenze le sconta la gente”.
Pochi
sono stati i “politici” che si sono occupati di questa vicenda (ne ricordiamo
alcuni): fra il 2011 ed il 2012 ne parlavano Arturo Fortunati, ex consigliere di
Rifondazione Comunista, e Fabio Cenerini, consigliere comunale; nel 2015 il
consigliere Lombardi annunciava l’intenzione di presentare un esposto alla
magistratura contro “l’opera che
rappresenta un enorme spreco di denaro pubblico”; nel 2018 era la volta del
consigliere De Paoli.
L'inizio della demolizione |
Nel 2017, l’allora sindaco di Spezia, G. Pagano
commentando il libro di Sondra Coggio si chiedeva “chi ha ragione? (…) La
risposta è complessa, rimanda a leggi da
cambiare, ma anche a comportamenti
da cambiare. Non ci sono solo le imprese che falliscono, ci sono anche le
imprese che vivono solo di contenziosi; così come ci sono enti pubblici che commettono troppi errori nella fase decisiva, che
è quella della progettazione. Occorre riformare
norme e prassi per ridare centralità e dignità alla progettazione, intesa
non come fase di secondaria importanza, come oggi spesso avviene, rispetto alla
realizzazione, ma come strumento decisivo per realizzare opere di qualità ed
evitare, o quanto meno limitare, i contenziosi (Giorgio Pagano, intervento
del 12/2/2017).
Dopo la demolizione del vecchio ospedale |
Il
risultato sono questi sprechi
incomprensibili, questo fare e
disfare, questo disordine
organizzativo e questa confusione
burocratica che aumenta i disagi
della popolazione e non risolve i
problemi dei malati.
In
compenso il rito della celebrazione della “Giornata Mondiale contro l’Aids” si
ripete periodicamente, mentre a Spezia il nuovo reparto previsto fin dal 1993
non c’è ancora dopo ben 26 anni dal suo totale finanziamento, ma € 1.899.274,94 sono stati spesi inutilmente,
mentre gli altri € 2.588.614,45 sono finiti in un altro “calderone” relativo alla costruzione del nuovo ospedale che dopo molti anni ha prodotto al momento una "spianata"!
Euro
Mazzi
PS:
questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e
Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del
dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la
soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
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2) LE TORMENTATE VICISSITUDINI DEL NUOVO OSPEDALE SPEZZINO: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI
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1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
9) L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO: QUI
10) GLI AMBITI TERRITORIALI SOCIALI: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
11) DISTRETTO SOCIOSANITARIO: IL POLIAMBULATORIO “A. SEPPILLI”: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:
Altri post su questi argomenti:
1) SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
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