
La netta sconfitta referendaria del 4/12/2016 è stata una sorta di nemesi per Renzi, che ha posto fine ai suoi mille giorni di “vittorie” (… ma poi “fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza”) alla guida del Governo (in merito vedere precedente post: QUI); da quel momento sono emersi e sono diventati di pubblico dominio i limiti e gli errori che lo avevano contraddistinto come personaggio centrale e unico nel panorama politico italiano.

Di
fronte al disastro
sociale e politico che ora emerge in tutta la sua drammaticità, gli
italiani con la loro mobilitazione massiccia e con il loro chiaro voto NO hanno
rifiutato gli slogan propagandistici renziani
e hanno riaffermato la validità della Costituzione attuale, non
considerandola come la responsabile delle attuali difficoltà nazionali.
Il
referendum sulla riforma costituzionale è stato, quindi, un nodo cruciale, non solo per l’importanza della questione di
merito (le pasticciate modifiche alla Costituzione), ma perché
di fatto era diventato un plebiscito su Renzi, sulla sua politica intesa
come avventura personale (abilità
tattica, accortezza, temerarietà, capacità di sfruttare errori e debolezze
altrui), tendente alla conservazione del
potere, caratterizzata dall’uso di una disinvolta
retorica (emotiva, polemica, demagogica, accattivante).
Il
disegno di blindare con due leggi (riforma costituzionale e legge elettorale,
fra loro combinate) una democrazia centrata sull’esecutivo/governo è
decaduto non solo con il voto referendario, ma anche con la sentenza della
Corte Costituzionale n. 35 del 25/2/2017 che ha sancito l’incostituzionalità
parziale dell’Italicum.
Dopo
il 4/12/2016, nei successivi 90 giorni sono emersi i limiti del renzismo, ne
accenniamo solo alcuni:

- il Pd è uscito molto indebolito dal referendum: è lacerato al suo interno, farà un congresso e intanto ha subito una scissione alla sua “sinistra”, ma contestualmente deve garantire la tenuta del governo Gentiloni e trattare con l’Europa sui disastrati conti pubblici italiani;
- le elezioni nel febbraio 2018 saranno, comunque, obbligatorie e l’evoluzione del quadro politico appare assai complessa: da una parte, Lega, Fratelli d’Italia e M5S chiedono a gran voce elezioni anticipate ma manca una legge elettorale omogenea per Camera e Senato; dall’altra, Forza Italia e la Sinistra del PD hanno bisogno di riorganizzarsi e di una legge sostanzialmente proporzionale; Renzi, a sua volta, deve salvare il renzismo e le sue “presunte riforme” e deve evitare sia il referendum sui due quesiti sul lavoro, sia evitare una legge elettorale proporzionale e senza premio di maggioranza che imporrebbe accordi con altre forze politiche per formare un futuro Governo, che soprattutto una “stangata” fiscale che l’Europa vuole per rimettere a posto i conti nazionali; inoltre, il PD è diviso tra chi spera di mantenere la gestione del potere il più a lungo possibile e la voglia di Renzi di prendersi la rivincita contro l’Italia intera. Insomma, il “cammino” della politica, già difficile, è reso ancor più arduo dalla confusione e dall’assenza di idee e di progetti veri idonei alla situazione economica e sociale italiana;

-
i conti pubblici non sono a posto per cui occorrerà una nuova pesante
finanziaria (30-40 miliardi), ma soprattutto alcune banche necessitano di un
piano di interventi finanziari consistenti (15-20 miliardi), poiché la crisi bancaria italiana si sta
manifestando in tutta la sua pericolosità;
-
il debito pubblico ha raggiunto i suoi
livelli più elevati (2.218 miliardi al dicembre 2016) e secondo stime
nel 2017 la raccolta complessiva sarà di 413 miliardi di euro con un costo in
aumento che dovrebbero far aumentare di circa 50 miliardi di euro il debito
pubblico;
-
due dei tre referendum richiesti dalla CGIL sono stati ammessi e sarà
necessario rettificare quelle leggi renziane per evitare un referendum che
potrebbe essere un ulteriore giudizio popolare
contro Renzi e le sue “presunte riforme”;
-
gli interventi in favore delle popolazioni colpite dal terremoto evidenziano
già gravi ritardi, nonostante la roboante propaganda del “non vi lasceremo soli” …
-
infine l’inchiesta CONSIP, al di là del suo risultato finale, fa già emergere tre
aspetti politici preoccupanti: a) l'idea di un accentramento del potere in un unico motore capace di gestire lo
Stato (e il suo rinnovamento); b) il groviglio
di potere che è cresciuto intorno a questo “motore unico”, cercando di
diventare sistema nonostante piccoli interessi, rivalità, localismi, familismi e
“giglio magico”; c) la mancanza di una
classe dirigente (con il “senso dello Stato”)
che favorisce la creazione di gruppi chiusi
e asfittici che agiscono nella distinzione tra fedelissimi e avversari e
danno vita a reti informali, non legittimate da nessuno, in cui poi diventano possibili
gli arbitri e gli abusi di potere.
Insomma,
“il re (del Pd) è nudo”, ma Renzi non è uscito
dalla scena politica e può vincere sia la corsa alla segreteria del PD che
quella alla rielezione a capo del Governo proprio perché al momento non esiste una
alternativa vera, credibile e capace di affrontare i difficili
problemi dell’Italia. Ma se ci sarà un “Renzi 2.0” sarà diverso dalla prima versione
… a parte la “vendetta”!

In conclusione, dopo i primi 1.000 giorni di governo Renzi in cui si è espressa la sua “tracotanza” (la “hybris”) ora è arrivata la “nemesi” e si apre una crisi politica assai incerta e confusa, mentre i conti pubblici sono sempre più disastrati e cresce, conseguentemente, il rischio che per la loro sistemazione vengano prese decisioni assai pesanti: una nuova tassa sugli immobili e/o aumento IVA, ma anche il ricorso ad un prestito europeo che ci porterà i pesanti condizionamenti della troika europea … Nel 2017 gli italiani pagheranno assai caro la “hybris” (la tracotanza) di chi ci ha portato in questa situazione … ma attenzione alle ricorrenze: è il centenario della battaglia di Caporetto, della resistenza sul Piave e della Rivoluzione russa!!!
Euro Mazzi
Nessun commento:
Posta un commento