sabato 12 settembre 2020

REGIONALI 2020: RISORSE E SPESA REGIONALE … (terza parte)

Siamo in piena campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio e del Presidente della Regione Liguria, ma circolano solo le foto dei candidati, i loro slogan e l’immancabile promessa a “fare bene” e a “cambiare in meglio”; poco spazio viene lasciato ai programmi, all’analisi dei problemi della Regione e alle possibili soluzioni; spiegare agli elettori le proprie intenzioni su come risolvere i problemi presenti non solo non è più una priorità, ma oramai (senza alcuna distinzione di schieramento) la campagna elettorale si concretizza nel c.d. “santino/depliant” elettorale e gli impegni si riducono allo slogan da mettere su questo materiale propagandistico da distribuire.
La gestione delle risorse regionali disponibili e come si spendono è il punto basilare da cui dovrebbe partire uno schieramento per affermare la propria identità e la bontà dei propri progetti, sarebbe questo un modo per rendere evidente la diversità e la migliore qualità propositiva rispetto alle altre proposte; invece su questo argomento si riscontra un “quasi vuoto” di analisi, di proposte e di dibattito. Pertanto, proviamo ad offrire alcuni spunti di riflessione in merito.
In sintesi, il bilancio preventivo del 2020 della Regione Liguria ha presentato questi dati:
- le entrate finali sono pari a 4.926,7 €/milioni, livello leggermente inferiore alle entrate del 2019 (4.939,2 €/milioni), ma superiore ai 4.790,2 €/milioni del 2018 e ai 4.478,9 €/milioni del 2017 e rispetto alle previsioni degli anni 2012-2016 (vedere i grafici a lato);
- le entrate tributarie risultano in leggero aumento, mentre quelle extra-tributarie subiscono nel periodo 2012-2020 un andamento più altalenante; con questo diverso andamento la pressione fiscale di origine regionale assomma nel 2020 a € 2.471,98 per abitante e a € 4.968,65 per famiglia, mentre era nel 2012 rispettivamente di € 2.296,00 e di € 4.545,41 
- le spese finali ammontano a 4.822,4 €/milioni, in aumento rispetto ai 4.662,2 €/milioni del 2019 e ai 4.563,3 €/milioni del 2018, ma ad un livello inferiore nei confronti dei 5.026,4 €/milioni del 2013 e dei 4.845,4 €/milioni del 2012;
-  la spesa sanitaria totalizza nel 2020 per 3.556,4  €/milioni in aumento rispetto agli anni precedenti (con eccezione del solo anno 2013 con una spesa di 3.604,4 €/milioni); la spesa sanitaria incide per il 73,75% sulle spese finali in calo rispetto agli anni precedenti con il suo massimo registrato nel 2017 con il 78,07%, ma superiore rispetto agli anni 2012-13-14;
- la spesa del personale risulta essere di 65,2 €/milioni in costante crescita rispetto ai 60,4 €/milioni del 2012.
Il rendiconto del 2019 ha presentato in sintesi questi dati:
- le entrate finali sono pari a 4.544,2 €/milioni, livello superiore alle entrate degli anni precedenti (con l’eccezione del 2014 con 4.551,5 €/milioni) e con una differenza di -395.0 €/milioni rispetto a quanto riportato nel preventivo 2019 (-8,69%);
- le spese finali ammontano a 4.341,5  €/milioni, in leggero aumento rispetto agli anni precedenti, con una differenza di -320,7 €/milioni rispetto a quanto preventivato (-7.39%);
-  la spesa sanitaria totalizza nel 2020 per 3.417,7 €/milioni in aumento rispetto agli anni precedenti (con eccezione dell’anno 2013 con una spesa di 3.712.2 €/milioni); con una differenza di -72,8 €/milioni rispetto a quanto riportato nel preventivo 2019 (-2,13%); la spesa sanitaria a consuntivo incide per il 75,21% sulle spese finali in calo rispetto agli anni precedenti con il suo massimo registrato nel 2013 (85,89%).
A questi sintetici dati sulla gestione della competenza annuale occorre aggiungere i dati sulla gestione dei residui attivi/passivi; per esigenze di sintesi basta riportare il giudizio conclusivo della Corte dei Conti: “La gestione dei residui mostra un apprezzabile miglioramento. La mole complessiva degli attivi scende, a fine 2019, a 1,7 miliardi (a fronte dei 2,4 del 2017 e degli 1,9 del 2018); quella dei passivi a 1,66 miliardi (contro i 2,37 del 2017 e gli 1,79 del 2018). Il risultato appare anche frutto di un’adeguata opera di riaccertamento che, a fine 2019, ha permesso di cancellare 17 milioni di euro di residui attivi e 23,6 di passivi (oltre a re-imputarne a successivi esercizi, rispettivamente, 131,7 e 233 milioni)” (Corte dei Conti, relazione 2019, pag. 7)
Il risultato di amministrazione (quale valutazione sintetica della gestione regionale) ha evidenziato al 31/12/2019 un saldo finanziario positivo pari a € 232.974.082,52, ma a seguito dell’applicazione dei vari accantonamenti (pari a € 319.047.142,11) e delle somme vincolate (pari a € 98.854.664,15) è emerso un disavanzo (o parte negativa del disponibile/avanzo libero) di € -184.927.723,74, in miglioramento rispetto agli anni precedenti.
Sulle cause di questo disavanzo va considerato quanto segue: Si tratta di un disavanzo avente fonte, per 57,31 milioni di euro, dalla pregressa copertura di spese di investimento mediante mera autorizzazione alla contrazione di debito (di cui 5 autorizzati nel 2019), passibile di ripiano anche mediante la successiva accensione di mutui, e, per i restanti 127,61 milioni, nel fondo per la sterilizzazione delle anticipazioni di liquidità ricevute dallo Stato, a suo tempo, per il pagamento di debiti commerciali (ripianabile ex lege in 30 anni) (Corte dei Conti, relazione 2019, pag. 54).
In conclusione.
Questa sintetica illustrazione della gestione finanziaria della Regione (a preventivo e a consuntivo) evidenzia come le risorse a disposizioni siano sempre state costanti nel periodo preso in esame (2012-2020) e come queste siano state ripartite principalmente per sostenere la spesa sanitaria (il 75,21% delle entrate finali), destinando il residuo (pari a 1.057,6 €/milioni) alla gestione degli altri settori (vedere tabella e grafico a lato).
Sotto questo profilo il bilancio della Regione Liguria appare assai “rigido”; infatti, si sommano le spese per la sanità (€ 3.417.772.290,87) con la spesa del personale (€ 68.781.791,00) e con la spesa per la gestione dell’indebitamento (€ 138.175.420) è possibile calcolare un grado di rigidità strutturale pari al 86,79% e una somma disponibile per tutti gli altri settori pari a 919,4 €/milioni 
Bastano questi pochi dati per dimostrare quanto sia “fallace” la gran parte della propaganda e “vuota” la retorica elettorale a favore/contro allo schieramento di governo della Regione perché:
- da una parte, non c’è né alcuno “sfascio”, ma dall’altra c’è una sostanziale “continuità gestionale”;
- la gran parte degli impegni spesi in campagna elettorale è destinata a rimanere “una vuota promessa”, poiché non ci sono adeguate risorse per fare diversamente da quanto già fatto nel periodo 2012-2020 (peraltro fatto da due diversi schieramenti).
Queste “vuote promesse”, del resto, sono il frutto dell’improvvisazione e dell’impreparazione di molti candidati che non conoscono neanche le basilari nozioni relative alla gestione finanziaria della Regione, ma deriva anche dalla “semplificazione propagandistica” che si limita a slogan per compattare i propri “sostenitori” pro/contro i governanti di turno.
In queste condizioni, non c’è spazio per analisi articolate, per elaborazioni e riflessioni, per dibattito e confronto sul merito dei problemi; non è un caso che ogni partito o schieramento eviti confronti in pubblico con avversari e/o con esperti; del resto, ogni candidato fa la propria campagna elettorale unicamente rivolta agli elettori per raccogliere consenso per sé (utilizzando il proprio depliant).  
In queste condizioni: - come si può governare bene? - come si può cambiare ciò che non si conosce?
Da questo “vuoto” di conoscenze e di proposte derivano solo conseguenze negative, tra cui:
a) il “trasformismo”, cioè il passaggio da una critica assoluta e aprioristica nel momento dell’opposizione, all’accettazione acritica e remissiva di ogni proposta una volta arrivati al governo dell’Ente;
b) il “continuismo”, cioè la sostanziale assenza di cambiamenti significativi e reali nelle modalità di gestione del governo, nonostante il succedersi di diversi schieramenti alla guida dell’Ente;
c) il “verbosismo”, cioè la contrapposizione relegata unicamente al “comizio” e/o alla diversità degli slogan per coprire l’assenza di idee, di analisi e di programmi concreti;
d) l’“individualismo”, cioè il prevalere del candidato sul partito (quasi scomparsi nella loro funzione di luogo di elaborazione, formazione e sintesi delle proposte) che ha comportato la proliferazione dei candidati (e delle liste che li raccolgono), ma anche all’emergere di un primato delle emozioni e del narcisismo (per cui un eletto può cambiare “casacca” e passare da uno schieramento all’altro senza alcuna reticenza), alimentando però tanta confusione giustificata con la propria “buona volontà e impegno”.
Gli elettori hanno, però, le loro colpe, poiché non premiano i candidati “capaci” e “impegnati”, preferendo quelli più “affascinanti” o il personaggio più noto/conosciuto o quello che si presenta meglio o quello che ha costruito una migliore “propaganda” … e pertanto: “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.
Euro Mazzi

 
Precedenti post:
1 - REGIONALI 2020: il fumo e l’arrosto sulle partecipate: QUI
2 - REGIONALI 2020: l’ARTE della cartolarizzazione …: QUI

Post sul sistema sanitario Nazionale e Regionale:

1)   CORONAVIRUS E I “TAGLI” ALLA SANITÀ PUBBLICA: QUI
2)   CORONAVIRUS E LA SANITÀ LIGURE: QUI

Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) PIANO SOCIOSANITARIO: ACCENTRAMENTO ORGANIZZATIVO E DIREZIONALE:
Post sull’ASL5 Spezzino:
1) ASL5 SPEZZINO: UNA “FATICOSA” SPESA SANITARIA: QUI
2) ASL5 SPEZZINO: UNA “FUGA” PROBLEMATICA …: QUI

 

 

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