Per
far fronte parzialmente al deficit della sanità ligure del 2011 (ammontante a 144,2 €/milioni) era stata impostata
dalla Giunta Burlando una vendita diretta ad ARTE Genova (Aziende Regionali Territoriali
per l'Edilizia) di alcuni beni (non strumentali) di proprietà delle ASL e della
stessa Regione per un importo complessivo di € 76.183.558,72 (transazione datata 30/12/2011); poiché non
disponeva della liquidità necessaria, ARTE era stata costretta a fare ricorso ad una
linea di credito con Banca CARIGE per 79,0
€/milioni, affidamento successivamente aumentato fino all’importo di 111,0 €/milioni, anche al fine di
riconoscere alla Regione ulteriori €
27.194.663,12 quale corrispettivo del maggior valore attribuito agli
immobili in precedenza acquisiti.
A seguito di queste operazioni, l’indebitamento di ARTE Genova era salito dai 21,7 €/milioni del 2009 ai 102,9 €/milioni del 2011 e poi ai 134,3 €/milioni del 2014; questo indebitamento comportava crescenti oneri finanziari, con la conseguenza di ridurre la liquidità dell’Ente, limitandone la sua capacità di far fronte ai propri scopi istituzionali (cioè curare la gestione degli immobili di edilizia popolare).
Per far fronte a queste difficoltà finanziarie di ARTE Genova, la Regione (con l.r. n. 18/2015) istituiva un fondo destinato alle quattro ARTE liguri con una dotazione annua massima di 7 €/milioni per la copertura degli oneri di operazioni di valorizzazione e dismissione del proprio patrimonio immobiliare; soprattutto veniva autorizzata la trasformazione dell’affidamento aperto con Banca Carige in mutuo ipotecario dell’importo di 107,2 €/milioni avente un preammortamento di tre anni (fino al 31/12/2020) con il pagamento dei soli interessi (peraltro coperti grazie al contributo regionale annuale).
Nel frattempo, una nuova perizia, asseverata dall’Agenzia del Demanio, quantificava il valore degli immobili acquisiti da ARTE Genova in 61 €/milioni, con una differenza negativa del 40,2% (-41,0 €/milioni) rispetto a quella corrisposta, a suo tempo, alla Regione e posta alla base dell’iniziale operazione di compravendita.
ARTE Genova ha dovuto farsi carico anche dell’attività di promozione degli immobili acquistati ai fini della loro dismissione, riuscendo comunque a definire alcune operazioni di vendita/permuta: una nel 2016, tre nel 2017, sette nel 2018, tre nel 2019, due nei primi mesi del 2020; con gli incassi conseguiti da queste dismissioni l’esposizione “da cartolarizzazione” è scesa a 87,0 €/milioni, ma il debito verso Banca Carige è rimasto a 107,2 €/milioni (poiché sono stati pagati solo gli interessi).
ARTE Genova dal 2012 al maggio 2020 ha sostenuto (relativamente ai soli costi per interessi, consulenze e spese legali) oneri per 27,1 €/milioni, a cui devono essere aggiunti ulteriori 1,4 €/milioni per costi di gestione e per l’IMU, per un totale di 28,6 €/milioni.
Tenuto conto di questi costi sostenuti da ARTE Genova, il giudizio del Procuratore della Corte dei Conti è stato alquanto negativo, arrivando a definire questa operazione come “disastro economico” che scaricherà i suoi oneri sulla collettività: “L’operazione per la collettività, dal punto di vista economico, è stata onerosissima (… con costi che) ammontano complessivamente ad euro 28.657.573,86. Queste somme – di cui buona parte sono state finanziate dalla Regione (…) – non hanno arrecato alcuna utilità alla collettività e sono state definitivamente perdute” (Requisitoria del Procuratore del 23/7/2020, pag. 33).
Tra gli immobili attualmente gestiti da ARTE Genova figura la ex Colonia di Marinella (immobile costituito da circa 3.000 mq. di superficie e con un parco annesso di circa 30.000 mq.) già posta in vendita nel 2010 per circa 9,0 €/milioni, poi ceduta nell’operazione di “cartolarizzazione” all’Ente genovese per circa 4,5 €/milioni e ora nuovamente messa all’asta al prezzo base di 2,4 €/milioni, (con una svalutazione del 375%!!!), ma la gara del 5/6/2020 è andata deserta.
Eppure nel tempo sono state operate sia modifiche alla destinazione d’uso dell’immobile (turistico-ricettiva, commerciale e servizi), che la mitigazione della pericolosità idraulica dell’area (che passa da area inondabile con tempo di ritorno trentennale ad area inondabile con tempo di ritorno cinque centennale) a seguito degli interventi di messa in sicurezza sia alla foce che lungo gli argini del torrente Parmignola (Regione comunicato del 9/7/2019).
Occorre ricordare, come l’ex Colonia di Marinella sia stata oggetto di svariati interventi di manutenzione e di bonifica sia degli interni (spesso divenuti “bivacco abusivo” dei senzatetto) che degli esterni (taglio erba, infestanti e piante per cura del parco); nell’agosto 2016 vennero abbattuti (con una spesa di 30,0 €/mila) circa 982 mq. di “baracche” costruite in oltre 30 anni di abbandono.
L’ex Colonia di Marinella è ancora, nonostante i vari interventi, un simbolo dell’abbandono a pochi metri dal mare e in piena area turistica.
In conclusione.
L’operazione di vendita diretta ad ARTE Genova organizzata nel 2011/12 dalla Regione è stata sostanzialmente una operazione di “cartolarizzazione”, tesa a consentire la dismissione nel tempo di immobili, ottenendo immediata liquidità dalla Banca necessaria per coprire parzialmente il disavanzo sanitario del 2011.
Questa “cartolarizzazione” veniva rilevata (sia nel 2013 dagli ispettori del MEF che nel 2014 dalla Corte dei Conti) come “una partita di giro”, cioè come spostamento del deficit sanitario dal bilancio regionale in quello di ARTE, giro che aveva aggravato però la sostenibilità economica di quest’ultima; la Corte dei Conti (dal 2014 fino ad oggi) ha sempre contestato questa cartolarizzazione, ma la Regione (nel frattempo governata dalla Giunta Toti) ha mantenuto la posizione originaria della Giunta Burlando, rifiutandosi di riconoscere nei documenti di bilancio questa natura debitoria con l’intento di “prendere tempo” al fine di concludere le necessarie operazioni di vendita degli immobili, risolvendo così nel tempo i vari problemi.
Sia la Giunta Burlando che quella successiva di Toti non hanno, però, fatto i conti sia con la crisi del settore immobiliare (con conseguente caduta del valore degli edifici e dei loro prezzi di vendita), che dell’aumento degli oneri finanziari e di gestione posti a carico di ARTE Genova, determinandone così la sua attuale crisi finanziaria.
Occorre evidenziare come molti esponenti di centro-destra dall’opposizione avessero in più occasioni criticato le decisioni in merito della Giunta Burlando; stesse critiche oggi rivolgono alcuni esponenti del centro-sinistra alla Giunta Toti; pare evidente invece una sostanziale “continuità-omogeneità” di entrambi gli schieramenti, i quali sembrano scontrarsi solo con gli slogan, evitando però di affrontare con decisione e competenza “i nodi problematici” della sanità che generano annuali disavanzi (in proposito vedere il grafico a lato), preferendo ricorrere a soluzioni “tampone/strumentali” che riducono gli impatti negativi sull’opinione pubblica che poi “vota”.
Non è un caso che questa problematica sia estranea all’attuale campagna elettorale, non solo perché la gran parte dei candidati è “ignorante” (nel senso che né conosce né si sforza di studiare), ma i pochi “avveduti” preferiscono non prendere posizione data la complessità e l’articolazione della questione, preferendo lasciare al tempo e al caso di determinare “chi” prenderà le decisioni e “come” queste verranno articolate.
La Corte dei Conti, del resto, ha esplicitamente considerato come “strumentale” l’intera operazione di vendita degli immobili ex ASL ad ARTE Genova: “l’operazione di cartolarizzazione, fondata su perizie fatte da una società partecipata al 100 per cento della Regione Liguria, non perseguiva un auspicabile obiettivo di razionalizzazione del patrimonio immobiliare valorizzato sul mercato, ma integrava uno strumento idoneo solamente ad evitare inasprimenti fiscali in epoca prossima a scadenze elettorali, che si sarebbero resi necessari per la copertura del disavanzo sanitario registratosi” (Relazione della Corte dei Conti del 23/7/2020, pag. 384).
Questa operazione non solo non ha sistemato definitivamente i disavanzi sanitari, ma ha sostanzialmente “girato” ad ARTE Genova una esposizione debitoria con oneri finanziari crescenti, nonché immobili da gestire e da vendere che successivamente sono stati svalutati nel loro valore di carico; le conseguenze di questa operazione sono destinate ad aggravarsi nei prossimi anni con possibili pesanti ricadute sui bilanci della Regione .. che i liguri dovranno comunque pagare.
A seguito di queste operazioni, l’indebitamento di ARTE Genova era salito dai 21,7 €/milioni del 2009 ai 102,9 €/milioni del 2011 e poi ai 134,3 €/milioni del 2014; questo indebitamento comportava crescenti oneri finanziari, con la conseguenza di ridurre la liquidità dell’Ente, limitandone la sua capacità di far fronte ai propri scopi istituzionali (cioè curare la gestione degli immobili di edilizia popolare).
Per far fronte a queste difficoltà finanziarie di ARTE Genova, la Regione (con l.r. n. 18/2015) istituiva un fondo destinato alle quattro ARTE liguri con una dotazione annua massima di 7 €/milioni per la copertura degli oneri di operazioni di valorizzazione e dismissione del proprio patrimonio immobiliare; soprattutto veniva autorizzata la trasformazione dell’affidamento aperto con Banca Carige in mutuo ipotecario dell’importo di 107,2 €/milioni avente un preammortamento di tre anni (fino al 31/12/2020) con il pagamento dei soli interessi (peraltro coperti grazie al contributo regionale annuale).
Nel frattempo, una nuova perizia, asseverata dall’Agenzia del Demanio, quantificava il valore degli immobili acquisiti da ARTE Genova in 61 €/milioni, con una differenza negativa del 40,2% (-41,0 €/milioni) rispetto a quella corrisposta, a suo tempo, alla Regione e posta alla base dell’iniziale operazione di compravendita.
ARTE Genova ha dovuto farsi carico anche dell’attività di promozione degli immobili acquistati ai fini della loro dismissione, riuscendo comunque a definire alcune operazioni di vendita/permuta: una nel 2016, tre nel 2017, sette nel 2018, tre nel 2019, due nei primi mesi del 2020; con gli incassi conseguiti da queste dismissioni l’esposizione “da cartolarizzazione” è scesa a 87,0 €/milioni, ma il debito verso Banca Carige è rimasto a 107,2 €/milioni (poiché sono stati pagati solo gli interessi).
ARTE Genova dal 2012 al maggio 2020 ha sostenuto (relativamente ai soli costi per interessi, consulenze e spese legali) oneri per 27,1 €/milioni, a cui devono essere aggiunti ulteriori 1,4 €/milioni per costi di gestione e per l’IMU, per un totale di 28,6 €/milioni.
Tenuto conto di questi costi sostenuti da ARTE Genova, il giudizio del Procuratore della Corte dei Conti è stato alquanto negativo, arrivando a definire questa operazione come “disastro economico” che scaricherà i suoi oneri sulla collettività: “L’operazione per la collettività, dal punto di vista economico, è stata onerosissima (… con costi che) ammontano complessivamente ad euro 28.657.573,86. Queste somme – di cui buona parte sono state finanziate dalla Regione (…) – non hanno arrecato alcuna utilità alla collettività e sono state definitivamente perdute” (Requisitoria del Procuratore del 23/7/2020, pag. 33).
Tra gli immobili attualmente gestiti da ARTE Genova figura la ex Colonia di Marinella (immobile costituito da circa 3.000 mq. di superficie e con un parco annesso di circa 30.000 mq.) già posta in vendita nel 2010 per circa 9,0 €/milioni, poi ceduta nell’operazione di “cartolarizzazione” all’Ente genovese per circa 4,5 €/milioni e ora nuovamente messa all’asta al prezzo base di 2,4 €/milioni, (con una svalutazione del 375%!!!), ma la gara del 5/6/2020 è andata deserta.
Eppure nel tempo sono state operate sia modifiche alla destinazione d’uso dell’immobile (turistico-ricettiva, commerciale e servizi), che la mitigazione della pericolosità idraulica dell’area (che passa da area inondabile con tempo di ritorno trentennale ad area inondabile con tempo di ritorno cinque centennale) a seguito degli interventi di messa in sicurezza sia alla foce che lungo gli argini del torrente Parmignola (Regione comunicato del 9/7/2019).
Occorre ricordare, come l’ex Colonia di Marinella sia stata oggetto di svariati interventi di manutenzione e di bonifica sia degli interni (spesso divenuti “bivacco abusivo” dei senzatetto) che degli esterni (taglio erba, infestanti e piante per cura del parco); nell’agosto 2016 vennero abbattuti (con una spesa di 30,0 €/mila) circa 982 mq. di “baracche” costruite in oltre 30 anni di abbandono.
L’ex Colonia di Marinella è ancora, nonostante i vari interventi, un simbolo dell’abbandono a pochi metri dal mare e in piena area turistica.
In conclusione.
L’operazione di vendita diretta ad ARTE Genova organizzata nel 2011/12 dalla Regione è stata sostanzialmente una operazione di “cartolarizzazione”, tesa a consentire la dismissione nel tempo di immobili, ottenendo immediata liquidità dalla Banca necessaria per coprire parzialmente il disavanzo sanitario del 2011.
Questa “cartolarizzazione” veniva rilevata (sia nel 2013 dagli ispettori del MEF che nel 2014 dalla Corte dei Conti) come “una partita di giro”, cioè come spostamento del deficit sanitario dal bilancio regionale in quello di ARTE, giro che aveva aggravato però la sostenibilità economica di quest’ultima; la Corte dei Conti (dal 2014 fino ad oggi) ha sempre contestato questa cartolarizzazione, ma la Regione (nel frattempo governata dalla Giunta Toti) ha mantenuto la posizione originaria della Giunta Burlando, rifiutandosi di riconoscere nei documenti di bilancio questa natura debitoria con l’intento di “prendere tempo” al fine di concludere le necessarie operazioni di vendita degli immobili, risolvendo così nel tempo i vari problemi.
Sia la Giunta Burlando che quella successiva di Toti non hanno, però, fatto i conti sia con la crisi del settore immobiliare (con conseguente caduta del valore degli edifici e dei loro prezzi di vendita), che dell’aumento degli oneri finanziari e di gestione posti a carico di ARTE Genova, determinandone così la sua attuale crisi finanziaria.
Occorre evidenziare come molti esponenti di centro-destra dall’opposizione avessero in più occasioni criticato le decisioni in merito della Giunta Burlando; stesse critiche oggi rivolgono alcuni esponenti del centro-sinistra alla Giunta Toti; pare evidente invece una sostanziale “continuità-omogeneità” di entrambi gli schieramenti, i quali sembrano scontrarsi solo con gli slogan, evitando però di affrontare con decisione e competenza “i nodi problematici” della sanità che generano annuali disavanzi (in proposito vedere il grafico a lato), preferendo ricorrere a soluzioni “tampone/strumentali” che riducono gli impatti negativi sull’opinione pubblica che poi “vota”.
Non è un caso che questa problematica sia estranea all’attuale campagna elettorale, non solo perché la gran parte dei candidati è “ignorante” (nel senso che né conosce né si sforza di studiare), ma i pochi “avveduti” preferiscono non prendere posizione data la complessità e l’articolazione della questione, preferendo lasciare al tempo e al caso di determinare “chi” prenderà le decisioni e “come” queste verranno articolate.
La Corte dei Conti, del resto, ha esplicitamente considerato come “strumentale” l’intera operazione di vendita degli immobili ex ASL ad ARTE Genova: “l’operazione di cartolarizzazione, fondata su perizie fatte da una società partecipata al 100 per cento della Regione Liguria, non perseguiva un auspicabile obiettivo di razionalizzazione del patrimonio immobiliare valorizzato sul mercato, ma integrava uno strumento idoneo solamente ad evitare inasprimenti fiscali in epoca prossima a scadenze elettorali, che si sarebbero resi necessari per la copertura del disavanzo sanitario registratosi” (Relazione della Corte dei Conti del 23/7/2020, pag. 384).
Questa operazione non solo non ha sistemato definitivamente i disavanzi sanitari, ma ha sostanzialmente “girato” ad ARTE Genova una esposizione debitoria con oneri finanziari crescenti, nonché immobili da gestire e da vendere che successivamente sono stati svalutati nel loro valore di carico; le conseguenze di questa operazione sono destinate ad aggravarsi nei prossimi anni con possibili pesanti ricadute sui bilanci della Regione .. che i liguri dovranno comunque pagare.
Euro
Mazzi
Precedenti
post:
1
- REGIONALI 2020: il fumo e l’arrosto sulle partecipate: QUI
Post sulla vendita dei beni delle ASL:
2 - LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
3 - CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
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