sabato 11 luglio 2020

IREN: UNA CRESCITA TRA ACQUISIZIONI E DEBITI (seconda parte)

L’assemblea degli azionisti di IREN Spa del 29/4/2020 ha approvato il bilancio 2019 e la proposta di destinazione dell’utile di esercizio di € 241.413.435,42 stabilendo di distribuire un dividendo di € 120.336.152,37 (pari a € 0,0925 per azione); quindi anche i Comuni spezzini (ex soci di ACAM) hanno ricevuto a fine giugno 2020 questo dividendo.
L’assemblea ha, inoltre, autorizzato l’acquisto di azioni proprie (per un massimo di 65.000.000 azioni) e la loro utilizzazione “nell’ambito di operazioni di crescita esterna, coerenti con le linee strategiche che la Società intende perseguire per progetti industriali o altre operazioni straordinarie che implichino l’assegnazione o disposizione di azioni proprie”, per una durata di 18 mesi ed in continuità con analoga decisione assunta nell’assemblea del 5/4/2019 (già acquisite 3.950.587 azioni, pari allo 0,30% del capitale sociale).
Con questa autorizzazione IREN può così continuare ad espandersi nei prossimi mesi anche attraverso le acquisizioni di nuove società da “pagare” proprio con queste azioni; peraltro, nei primi mesi del 2020 sono state definite già due acquisizioni (- SI.DI.GAS Spa; - l’80% del capitale sociale di I.Blu), ma altre sono in via di definizione.
Del resto, dopo aver incorporato il gruppo ACAM nel 2018 (aggregazione perfezionata in data 11/4/2018), nel corso del 2019 IREN ha acquisito altre società: - Busseto Servizi Srl (distributrice del gas metano nello stesso Comune); - San Germano Srl (raccolta e trasporto rifiuti) e della sua controllata CMT Spa (trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata e riciclaggio di carta, cartone e plastica); - ramo ambiente di FG Riciclaggi Srl (valorizzazione dei rifiuti da raccolta differenziata) e di Ferrania Ecologia Srl (per valorizzazione dei rifiuti in plastica, ingombranti e organico) con quattro impianti, tra cui il biodigestore di Cairo Montenotte da 45.000 ton/anno, già autorizzato al raddoppio di tale capacità); - Territorio e Risorse Srl (con impianto di compostaggio nel Comune di Santhià avente una capacità di trattamento di 36.000 ton/anno); - acquisizione di 23 mila clienti del mercato elettrico nel ponente ligure messo in vendita da AMAIE Spa, società del comune di Sanremo. Senza dimenticare di cedere società ritenute non più strategiche: accordo con SNAM in merito alla cessione della quota detenuta in OLT Offshore LNG Toscana del 49,07%.
Del resto, IREN è una multiutility quotata in Borsa nata in data 1/7/2010 dall’unione tra le società IRIDE ed ENÌA e si è caratterizzata per un crescita costante dovuta proprio alle progressive acquisizioni di  società o di rami aziendali fino all’attuale configurazione di Gruppo strutturato con una holding industriale, con sede legale a Reggio Emilia, e quattro società responsabili delle singole linee di business nelle principali sedi operative di Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, Vercelli e La Spezia.
Alla holding fanno capo le attività strategiche, di sviluppo, coordinamento e controllo, mentre alle quattro Business Unit (BU), è stato affidato il coordinamento e l’indirizzo delle società operanti nei rispettivi settori: • Reti, che opera nell’ambito del ciclo idrico integrato e nei settori della distribuzione gas e della distribuzione di energia elettrica; • Ambiente, che svolge le attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; • Energia, operante nei settori della produzione di energia elettrica, del teleriscaldamento e dell’efficienza energetica; • Mercato, attiva nella vendita di energia elettrica, gas, calore e servizi alla clientela.
Al 31/12/2019 le imprese consolidate integralmente nel bilancio di IREN sono ben 30, quelle a controllo congiunto sono 2, quelle collegate sono 30, mentre quelle soltanto partecipate con quote di minoranza sono 24; queste partecipazioni generano proventi per € 266.517 (nel 2018 erano € 200.560).
Le acquisizioni concorrono anche all’incremento dei ricavi, attestati nel 2019 a 4.275 €/milioni (+5,8% rispetto ai 4.041 €/milioni del 2018); i costi operativi sono aumentati del 9,2% passando da 3.074 €/milioni del 2018 ai 3.357 €/milioni del 2019, incremento determinato prevalentemente dall’aumentato ricorso a beni e servizi di terzi (+14,7%), mentre il costo del personale è cresciuto del 12,5%. Il margine operativo lordo (ebitda) è calato a 917 €/milioni (-5,1% rispetto ai 967 €/milioni del 2018), diminuzione in parte dovuta al venir meno di proventi straordinari sull’esercizio 2018, ma anche dalla minor vendita di gas.
Il risultato operativo è pari a 452 €/milioni in calo del -14,8% (rispetto ai 530 €/milioni del 2018) per maggiori ammortamenti (per circa 48 €/milioni relativi a nuovi investimenti, ma anche per l’ampliamento del perimetro di consolidamento e per minori accantonamenti).
La gestione finanziaria esprime un saldo di oneri finanziari netti per 79,9 €/milioni (-24,7% rispetto ai 106 €/milioni del 2018) con un significativo decremento riconducibile ai minori oneri derivante da operazioni di gestione delle passività e dalla diminuzione del costo medio dell’indebitamento finanziario.
Il risultato prima delle imposte si attesta a 377,3 €/milioni (-2,7% rispetto ai 389,5 €/milioni del 2018); da questo risultato devono essere dedotte le imposte sul reddito del periodo pari a 111,6 €/milioni (-4% rispetto ai 116 €/milioni del 2018, con un carico fiscale effettivo del 29,6%); conseguentemente l’utile netto del 2019 è stato di 265,7 €/milioni in calo del -2,8% rispetto ai 273,2 €/milioni del 2018).
Le principali dinamiche patrimoniali evidenziano:
-          Un attivo immobilizzato ammontante a 6.096 €/milioni (+5,4% rispetto ai 5.786 €/milioni del 2018); l’aumento (+310 €/milioni) è dovuto: a maggiori investimenti tecnici in immobilizzazioni materiali ed immateriali (+524 €/milioni), alle dismissioni (-6 €/milioni) e agli ammortamenti (-403 €/milioni), alle acquisizioni di nuove società (+63 €/milioni);
-          Il Capitale Circolante Netto (CCN) si attesta a 166 €/milioni (+25,2% rispetto ai 132 €/milioni del 2018); l’aumento di 34 €/milioni è riferibile alle componenti tributarie, parzialmente controbilanciate dall’andamento dei crediti di natura commerciale;
-          I Fondi Rischi e Benefici ai Dipendenti ammontano a 625 €/milioni (+0,7% rispetto ai 621 €/milioni del 2018);
-          Il Patrimonio Netto ammonta a 2.651 €/milioni (+6,8% rispetto ai 2.562 €/milioni del 2018); l’aumento di +89 €/milioni è riferito all’utile 2019 (+266 €/milioni), ai dividendi erogati (-150 €/milioni), alla variazione della riserva cash flow hedge legata agli strumenti derivati (-15 €/milioni) ed agli acquisti di azioni proprie (-9 €/milioni);
Questa sintetica analisi del bilancio 2019 del Gruppo IREN evidenzia come sia in crescita il fatturato e l’utile, ma anche l’indebitamento; infatti, l’indebitamento finanziario netto è pari a 2.706 €/milioni (+10,3% rispetto ai 2.453 €/milioni del 2018); l’aumento di 253 €/milioni risente fra l’altro degli effetti delle varie operazioni di aggregazione aziendale avvenute nel periodo.
L’incremento dell’indebitamento registrato nel 2019 è  percentualmente il terzo valore più elevato (superato dal +13,26% del 2016 e dal +17,37% del 2011), ma l’indice su base 2009 evidenzia una sua crescita costante nel periodo di ben 31,61 punti, incremento superiore ai 29,04 punti del 2011, ai 24,30 punti del 2012 e ai 22,83 punti del 2013.
Questa tendenza si riscontra anche nella prima trimestrale del 2020: gli investimenti sono cresciuti del 52% attestandosi a 130 €/milioni, ma l’indebitamento finanziario netto sale a 2.807 €/milioni (+102 €/milioni pari al +3,8% rispetto al 2019): “a seguito al peggioramento del capitale circolante netto e la forte crescita degli investimenti, in linea con quanto previsto nel piano industriale”(Relazione trimestrale 31/3/2020); un sintetico giudizio borsistico tratteggia questa problematica: “Con prospettive di crescita relativamente basse, il gruppo non è tra quelli con il più alto potenziale di crescita dei ricavi. La società si trova in una situazione finanziaria difficile, con un debito significativo e livelli di EBITDA piuttosto bassi” (Proiezioni di borsa del 22/6/2020).
Da tempo IREN continua a fare investimenti utilizzando la leva del debito, ma questa situazione potrebbe diventare un aspetto critico nel momento in cui l’attuale crisi economica post-pandemia dovesse portare a una crescita lenta delle vendite e a un abbassamento della redditività degli investimenti.
Del resto, gli effetti della pandemia si sono già fatti sentire nella prima trimestrale del 2020 del Gruppo IREN: - i ricavi consolidati al 31/3/2020 si attestano a 1.077 €/milioni, in diminuzione del -15,7% rispetto ai 1.278 €/milioni del primo trimestre 2019: “La flessione dei ricavi è da ricondursi principalmente al calo dei prezzi delle commodities energetiche, alla riduzione delle vendite di calore per il teleriscaldamento dovuta all’inverno particolarmente mite nonché alla minore energia elettrica prodotta dagli impianti del Gruppo. Lo scenario energetico che era già sfavorevole nei primi mesi dell’anno ha successivamente subito un ulteriore peggioramento a partire dalla fine di febbraio, che si è via via aggravato di pari passo all’inasprirsi delle misure di sicurezza sanitaria messe in atto per far fronte all’estendersi degli effetti del virus Covid-19” (Relazione trimestrale 31/3/2020).
Anche il Risultato Operativo (Ebit) è calato a 146 €/milioni (-15,3% rispetto ai 172 €/milioni del 1° trimestre 2019): “Si registrano maggiori ammortamenti per circa 8 milioni di euro relativi principalmente all’entrata in esercizio di nuovi investimenti, maggiori accantonamenti per 18 milioni di euro prevalentemente destinati al fondo svalutazione crediti, per effetto del Covid-19” (Relazione trimestrale 31/3/2020.
Conseguentemente anche l’utile di Gruppo IREN è in calo a 84 €/milioni (-16,2% rispetto ai 100 €/milioni del 2019), ma più della decrescita dell’utile l’AD di IREN sembra essere più preoccupato “dei leggeri ritardi occorsi sulle opere in costruzione. Le future azioni volte al rilancio economico del Paese potrebbero potenzialmente coinvolgere le utilities in operazioni di consolidamento sui territori e favorire l’accelerazione degli investimenti” (Ducatonline del 12/5/2020). Il riferimento è ai ritardi accumulati da alcuni progetti (come quello del multidigestore dei rifiuti organici di Gavassa, impianto da 54 €/milioni o come il biodigestore di Saliceti), nella convinzione che questi ritardi potrebbero venire superati anche grazie alle iniziative governative di contrasto alla recessione.
In conclusione.
IREN è una impresa che fino ad oggi ha distribuito dividendi e, poiché molti Comuni sono soci, queste somme che entrano nei loro bilanci costituiscono un significativo introito. IREN, poi, distribuisce altre somme ai Comuni tramite le “sponsorizzazioni” che ammontano a circa 9,5 €/milioni. Inoltre, alcuni Comuni hanno richiesto e ottenuto di poter vendere parte delle azioni da loro possedute per sistemare i propri bilanci: nel 2019 ben 8 Comuni aderenti al Patto di Sindacato hanno venduto complessivamente n. 3.916.218 azioni, tra cui per esempio il Comune di Follo ha venduto n. 112.485 azioni.
In questo contesto la gran parte dei Comuni non dispone di una struttura tecnica-finanziaria in grado di fare analisi di bilancio e svolgere un doveroso “controllo analogo”; forse solo i Comuni più grandi esercitano una specie di “vigilanza partecipata” sulle scelte strategiche. In proposito, basta ricordare il “compromesso(verbale del 22/10/2018) sulla modifica della disciplina pattizia della governance di IREN sottoscritto dai tre Sindaci: Marco Bucci (di area centro-destra alla guida del Comune di Genova), Luca Vecchi (di area PD a capo del Comune di Reggio Emilia) e Chiara Appendino (di area M5S, Sindaca del Comune di Torino).
Di fatto sono i dirigenti aziendali che “gestiscono” l’impresa e “decidono le strategie”, a cui i Sindaci sono ben “contenti” di approvare degli adeguati compensi; nel 2019 i compensi fissi erogati ai Dirigenti con Responsabilità Strategiche sono ammontati per la parte fissa corrisposta in denaro a 1,3 €/milioni, a cui vanno aggiunti la parte variabile dei premi, i piani di incentivazione monetaria, la buonuscita e i benefit 
Insomma, le nomine in IREN le fanno ancora i Sindaci (o meglio i tre Comuni di Torino/Genova/Reggio Emilia), ma poi rimangono “appesi alla benevolenza” dei manager da loro nominati; ma chi tutela i cittadini?

Euro Mazzi

 
PS: questo post fa parte di un ampio studio sulle partecipate pubbliche locali, un mondo “sommerso” e poco conosciuto. Per vedere gli altri post riguardanti IREN:
1)   IREN: UN GIGANTE CON UN PIEDE PUBBLICO E UNO PRIVATO:  QUI

Sull’aggregazione di Acam nel Gruppo Iren vedere i seguenti post:
1) CON LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE FINIRÀ ACAM …: QUI
2)  FAR INCORPORARE ACAM PER “ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI”: QUI
3)  ACAM/IREN … PERDERE TEMPO NELLA FRETTA DI DECIDERE: QUI
4)  AGGREGAZIONE ACAM/IREN: GARANZIE REALI O ASTRATTE?: QUI
5)  ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE …: QUI
6) ACAM/IREN: NOTIZIE E PAURE FASULLE SULLA MANCANZA DI ALTERNATIVE: QUI
7) IL PERCORSO DELLA PROPOSTA DI AGGREGAZIONE ACAM IN IREN: QUI
8) L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA AGGREGATIVA DI IREN: QUI
9) ACAM/IREN: “OSCURANTISMO E MIOPIA …”: QUI
10) TRA LACUNE, SUPERFICIALITÀ E FORZATURE SCOMPARE ACAM E CI GUADAGNA SOLO IREN …: QUI
11) ACAM/IREN: È RISPETTATA LA NORMATIVA SUL “REGIME DEMANIALE” DELLE RETI IDRICHE?: QUI
12) ACAM-IREN: E/S-QUILIBRI TRA PATTI E VENDITE: QUI

 



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