Oggi
ci viene proposto di approvare lo schema di Contratto di Sindacato di Voto,
denominato “Sub – Patto” tra le Parti Spezzine socie di IREN Spa; parti composte
dai 26 comuni più la società regionale Liguria Patrimonio Spa (corrispondenti
all’89,19% del capitale sociale ACAM) che avevano sottoscritto in data
29/12/2017 l’Accordo di Investimento per l’aggregazione societaria e
industriale tra IREN-ACAM.
Inoltre,
questi Comuni-soci di ACAM già in data 10/4/2018, avevano sottoscritto l’aumento di capitale di
IREN a loro riservato (per un ammontare complessivo di € 24.705.700,00),
entrando in questo modo nella compagine azionaria di IREN con una quota pari al
1,90%; a seguito di questo aumento, il capitale sociale di IREN è passato da € 1.276.225.677,00
ad € 1.300.931.377,00.
Conseguentemente, in data 11/4/2018 questi Comuni (ex soci di ACAM, denominati ora “Parti Spezzine”), sempre in esecuzione dell’Accordo di Investimento, hanno aderito al Patto Parasociale IREN (cioè a un sindacato di voto e di blocco), sottoscrivendo la relativa lettera di adesione.
Conseguentemente, in data 11/4/2018 questi Comuni (ex soci di ACAM, denominati ora “Parti Spezzine”), sempre in esecuzione dell’Accordo di Investimento, hanno aderito al Patto Parasociale IREN (cioè a un sindacato di voto e di blocco), sottoscrivendo la relativa lettera di adesione.
La
finalità ufficiale del "Sub – Patto Spezzino" è quella di rafforzare e coordinare
la presenza del territorio spezzino all’interno del Gruppo IREN; in particolare,
con questo Patto si ricerca “unità di
comportamento e disciplina delle decisioni che dovranno essere assunte dalle
Parti Spezzine: - nell’ambito della gestione delle società Acam Acque S.p.A. ed
Acam Ambiente S.p.A.; - nell’ambito delle decisioni da assumere in seno
all’Assemblea di IREN; - nell’ambito delle indicazioni da fornire al
consigliere di amministrazione di loro designazione nel c.d.a. di IREN”, oltre
ad attribuire un diritto di
prelazione a favore degli aderenti nell'ipotesi di cessione di azioni.
Questo
"Sub – Patto Spezzino" si affianca, dunque, ai due “Patti parasociali” già
esistenti all’interno di IREN:
-
il
“Patto Parasociale Iren”, costituito in data 9/5/2016 con durata di tre anni
(prorogabile), tra il socio Finanziaria Sviluppo Utilities Srl (FSU formata per
il 50% ciascuno dal Comune di Torino e di Genova) e altri 64 Soci Pubblici
Emiliani (64 Comuni). Pertanto, con l’ingresso dei comuni spezzini il numero
degli aderenti al “Patto Parasociale IREN” è aumentato da 65 a 91. Gli
strumenti finanziari oggetto del Patto apportati a) al Sindacato di Voto (in esso
previsto) sono costituiti da azioni ordinarie della Società detenute
dagli aderenti al Patto durante il suo periodo di validità è attualmente
pari a n. 645.953.219 azioni ordinarie, rappresentanti il 49,65% (percentuale calcolata sul nuovo capitale sociale), b) mentre gli strumenti
finanziari apportati al Sindacato di Blocco previsto dal Patto sono costituiti
da n. 531.213.248 azioni ordinarie della Società, pari complessivamente al
40,83% del capitale sociale della medesima, azioni che non potranno essere oggetto di atti di disposizione per l’intera durata
del Patto.
- il "Sub Patto Emiliano” costituito in data 9/5/2016 con durata di tre anni (prorogabile) tra i 64 Comuni-soci Emiliani guidati dal Comune di Reggio Emilia.
- il "Sub Patto Emiliano” costituito in data 9/5/2016 con durata di tre anni (prorogabile) tra i 64 Comuni-soci Emiliani guidati dal Comune di Reggio Emilia.
Quindi
i Comuni spezzini che hanno sottoscritto l’aumento di capitale IREN fanno, dunque,
parte di due Patti di sindacato: a quello generale (il “Patto Parasociale IREN”) e a quello locale (il Sub – Patto
Spezzino); con questi due Patti di fatto si mettono “le briglie” ai
Comuni-soci, impedendo che anche in caso di cambiamenti di governo a seguito di
elezioni, essi possano modificare opinione e posizione in merito alle
problematiche gestionali e strategiche inerenti al Gruppo IREN.
In
pratica, i Comuni-soci sono “costretti” a conservare una stabilità di
indirizzo, una unità di comportamento e una disciplina nelle decisioni da
prendere.
Del
resto, IREN ha una dimensione e una articolazione territoriale molto più ampia
rispetto a quella prettamente provinciale di ACAM; i problemi di “governance” sono molto più complicati e
anche molto più “lontani” rispetto ai bisogni immediati e concreti espressi dai
singoli utenti e da ciascun territorio; soprattutto assumono una dimensione più
articolata e complessa le problematiche prettamente economiche e finanziarie,
anzi queste ultime prendono decisamente il sopravvento rispetto alle
“spicciole” e quotidiane necessità presenti nei vari territori.
L’adesione
a questo “Sub – Patto spezzino”, in aggiunta a quello generale, non costituisce
quindi una difesa degli interessi territoriali, al contrario “lega le mani” ai
Comuni-soci che dovranno accettare le
decisioni della maggioranza dei soci del Patto di Sindacato, rinunciando di
fatto alla propria autonomia sia nella decisione di disporre liberamente delle
proprie azioni che delle proprie decisioni e opinioni rispetto alla gestione
del Gruppo IREN. In pratica, i piccoli e medi
Comuni dovranno sottostare alle decisioni dei grandi Comuni.
I
“Patti di sindacato” permettono, altresì, un controllo “partitico”
sull’assemblea dei soci attraverso la presenza dei Sindaci in rappresentanza
dei Comuni-soci; i Sindaci trasferiscono all’Assemblea dei Soci e agli
Amministratori le logiche e le esigenze di partito e/o delle correnti di partito
a cui i Sindaci aderiscono e rappresentano.
Come
avevamo già sostenuto in occasione del dibattito sull’ipotesi
dell’incorporazione in un soggetto più grande, cioè in una multiutility, questa scelta era stata allora preferita dalle varie
maggioranze PD che governavano la gran parte dei Comuni spezzini perché
permetteva di possedere le nuove azioni del soggetto che avrebbe aggregato e
poter, così, entrare nella “governance”
dell’incorporante, cioè nei delicati e dinamici equilibri tra soci pubblici (cioè i
Comuni e quindi i sindaci riferibili ai partiti) e i privati (i quali mirano a
massimizzare i profitti), e attraverso i Patti di Sindacato, operare un "controllo"
sull’assemblea dei soci e, conseguentemente, determinare le linee strategiche e
la “politica” dell’incorporante.
Le
sconfitte elettorali subite dal PD a Torino, Genova, Parma e La Spezia e il
altri Comuni minori hanno via via modificato il controllo politico a
maggioranza PD, articolandosi ora con esponenti M5S e di Centrodestra, anche se
al momento gli amministratori e i dirigenti di IREN sono ancora quelli nominati dai
vecchi equilibri “partitici”.
Dunque,
sotto questo profilo gli squilibri “partitici” produrranno ben presto la
necessità di ritrovare i necessari equilibri o attraverso una “spartizione” o
attraverso un "compromesso" su come gestire le scelte strategiche del Gruppo
IREN.
In
più occasioni, abbiamo espresso seri dubbi sulla effettiva capacità dei Comuni
(singolarmente o in Patto di Sindacato) di esercitare un “controllo pubblico”
su una società così “grande” come è il Gruppo IREN; di fatto il controllo sarà solo
formale e superficiale, limitato alla nomina dei manager e alle linee
strategiche di fondo. Non va dimenticato che accanto ad una risicata maggioranza
pubblica vi è già oggi una fetta consistente di azioni che è nelle mani di
soci/investitori privati che hanno come loro “giusto” scopo essenziale la
massimizzazione del profitto.
Soprattutto,
occorre tener presente che il "controllo pubblico" è il frutto della somma di
tante quote possedute da una miriade di Comuni grandi e piccoli, i quali sono
soggetti a elezioni (normalmente ogni 5 anni) con il “rischio” di una modifica
dei propri assetti (cambio di sindaci e di maggioranze).
In
sostanza, i vari sindaci di fatto non hanno il “controllo effettivo” di IREN;
oramai le decisioni “operative e gestionali” sono in mano ai manager aziendali
che pongono “doverosamente” attenzione alle esigenze del mercato, degli
operatori e degli analisti di Borsa.
L’adesione
ai due Patti di Sindacato permette, inoltre, di regolamentare le necessità di
vendita di quote di azioni IREN per far fronte alle carenze finanziarie dei
vari Comuni (per esempio Parma e Reggio Emilia e altri Comuni hanno già
“limato” le loro partecipazioni, cioè hanno venduto una parte delle loro
azioni) e altri si apprestano a farlo (per esempio Torino attraverso il
riassetto di FSU); del resto, poter vendere le azioni IREN serve ai Comuni
fortemente esposti sul piano finanziario per recuperare liquidità e poter così
pagare parte dei propri debiti.
Ma
se i Comuni cedono parte delle loro azioni il controllo pubblico su IREN
rischia di essere messo in discussione.
Si
tratta di una questione assai delicata, poiché molti dei servizi gestiti da
IREN sono “in house” (cioè assegnati
senza gara pubblica, in quanto sono equiparati ai servizi svolti direttamente
dal Comune) che presuppongono l’esistenza di una società a maggioranza di soci
pubblici, nonché un “controllo analogo” anche se i Comuni interessati di fatto
non esercitano, né sono in grado di poter svolgere.
La
soluzione temporanea a questo dilemma (vendita di parte delle azioni per far
fronte alle necessità finanziarie dei Comuni o mantenimento della maggioranza di
controllo pubblico su IREN) è stata individuata nel “voto maggiorato”. Infatti,
in data 9/5/2016 è stata approvata la modifica allo statuto sociale di IREN con
l'introduzione nella governance
societaria del cosiddetto “voto maggiorato” (cioè alcuni voti varranno il
doppio) limitatamente ad alcune questioni. Scopo ufficiale di questo “voto
maggiorato” è favorire la fidelizzazione e la stabilizzazione dell'azionariato,
ma in realtà permette di abbassare la quota pubblica sotto al 51%, scendendo
fino al 40%, cioè di fatto si da il via ad una privatizzazione strisciante di IREN,
con la conseguenza della perdita del legame con il territorio e con gli
interessi per le città e i cittadini, essendo vincolato solo a logiche
economiche e finanziarie.
Attualmente, il capitale sociale di IREN è composto
da: a) n. 628.192.444 azioni ordinarie senza Voto Maggiorato; b) n. 672.738.933
azioni ordinarie con Voto Maggiorato, che conferiscono complessivamente n.
1.345.477.866 diritti di voto esclusivamente sulle delibere Assembleari
previste con Voto Maggiorato.
In
conclusione, come avevamo da tempo previsto con l’incorporamento del Gruppo
ACAM in IREN, non solo finiva la storia di ACAM, ma sarebbe iniziata una
vicenda assai complessa e articolata caratterizzata:
a) dal prevalere delle
problematiche finanziarie;
b) dall’indebolimento dell’attenzione ai problemi
specifici del territorio spezzino;
c) dall’indebolimento del “controllo
pubblico” sul Gruppo IREN;
d) dal prevalere delle necessità finanziarie interne
ai comuni che li porteranno a cedere parte delle proprie quote azionarie di
IREN;
e) dall’emergere della strategicità del controllo pubblico/privato sulle
reti di raccolta e distribuzione dei servizi essenziali: acqua, rifiuti, gas ed
energia elettrica.
Per
tutti questi motivi esprimiamo il nostro dissenso e, quindi, voteremo contro a
questo delibera, confermando il nostro dissenso più volte espresso su come è
stata gestita tutta questa questione riguardante l’aggregazione del Gruppo ACAM
in IREN.
I
Consiglieri Comunali:
Euro Mazzi -
Maria Luisa Isoppo - Giorgio Salvetti -
Francesco Baracchini
(Discorso letto nel Consiglio Comunale del 14/6/2018)
Sull’aggregazione di Acam nel Gruppo Iren vedere anche i
seguenti post:
1) CON
LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE FINIRÀ ACAM …: QUI2) FAR INCORPORARE ACAM PER “ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI”: QUI
3) ACAM/IREN … PERDERE TEMPO NELLA FRETTA DI DECIDERE: QUI
4) AGGREGAZIONE ACAM/IREN: GARANZIE REALI O ASTRATTE?: QUI
5) ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE …: QUI
6) ACAM/IREN: NOTIZIE E PAURE FASULLE SULLA MANCANZA DI ALTERNATIVE: QUI
7) IL PERCORSO DELLA PROPOSTA DI AGGREGAZIONE ACAM IN IREN: QUI
8) L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA AGGREGATIVA DI IREN: QUI
9) ACAM/IREN: “OSCURANTISMO E MIOPIA …”: QUI
10) TRA LACUNE, SUPERFICIALITÀ E FORZATURE SCOMPARE ACAM E CI GUADAGNA SOLO IREN …:
11) ACAM/IREN: È RISPETTATA LA NORMATIVA SUL “REGIME DEMANIALE” DELLE RETI IDRICHE?: QUI
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