sabato 16 giugno 2018

ACAM-IREN: E/S-QUILIBRI TRA PATTI E VENDITE (dodicesima parte)

Oggi ci viene proposto di approvare lo schema di Contratto di Sindacato di Voto, denominato Sub – Patto” tra le Parti Spezzine socie di IREN Spa; parti composte dai 26 comuni più la società regionale Liguria Patrimonio Spa (corrispondenti all’89,19% del capitale sociale ACAM) che avevano sottoscritto in data 29/12/2017 l’Accordo di Investimento per l’aggregazione societaria e industriale tra IREN-ACAM.
Inoltre, questi Comuni-soci di ACAM già in data 10/4/2018, avevano sottoscritto l’aumento di capitale di IREN a loro riservato (per un ammontare complessivo di € 24.705.700,00), entrando in questo modo nella compagine azionaria di IREN con una quota pari al 1,90%; a seguito di questo aumento, il capitale sociale di IREN è passato da € 1.276.225.677,00 ad € 1.300.931.377,00.
Conseguentemente, in data 11/4/2018 questi Comuni (ex soci di ACAM, denominati ora “Parti Spezzine”), sempre in esecuzione dell’Accordo di Investimento, hanno aderito al Patto Parasociale IREN (cioè a un sindacato di voto e di blocco), sottoscrivendo la relativa lettera di adesione.
La finalità ufficiale del "Sub – Patto Spezzino" è quella di rafforzare e coordinare la presenza del territorio spezzino all’interno del Gruppo IREN; in particolare, con questo Patto si ricerca “unità di comportamento e disciplina delle decisioni che dovranno essere assunte dalle Parti Spezzine: - nell’ambito della gestione delle società Acam Acque S.p.A. ed Acam Ambiente S.p.A.; - nell’ambito delle decisioni da assumere in seno all’Assemblea di IREN; - nell’ambito delle indicazioni da fornire al consigliere di amministrazione di loro designazione nel c.d.a. di IREN”, oltre ad attribuire un diritto di prelazione a favore degli aderenti nell'ipotesi di cessione di azioni.
Questo "Sub – Patto Spezzino" si affianca, dunque, ai due “Patti parasociali” già esistenti all’interno di IREN:
-                     il “Patto Parasociale Iren”, costituito in data 9/5/2016 con durata di tre anni (prorogabile), tra il socio Finanziaria Sviluppo Utilities Srl (FSU formata per il 50% ciascuno dal Comune di Torino e di Genova) e altri 64 Soci Pubblici Emiliani (64 Comuni). Pertanto, con l’ingresso dei comuni spezzini il numero degli aderenti al “Patto Parasociale IREN” è aumentato da 65 a 91. Gli strumenti finanziari oggetto del Patto apportati a) al Sindacato di Voto (in esso previsto) sono costituiti da azioni ordinarie della Società detenute dagli aderenti al Patto durante il suo periodo di validità è attualmente pari a n.  645.953.219 azioni ordinarie, rappresentanti il 49,65% (percentuale calcolata sul nuovo capitale sociale), b) mentre gli strumenti finanziari apportati al Sindacato di Blocco previsto dal Patto sono costituiti da n. 531.213.248 azioni ordinarie della Società, pari complessivamente al 40,83% del capitale sociale della medesima, azioni che non potranno essere oggetto di atti di disposizione per l’intera durata del Patto.
- il "Sub Patto Emiliano” costituito in data 9/5/2016 con durata di tre anni (prorogabile) tra i 64 Comuni-soci Emiliani guidati dal Comune di Reggio Emilia.
Quindi i Comuni spezzini che hanno sottoscritto l’aumento di capitale IREN fanno, dunque, parte di due Patti di sindacato: a quello generale (il “Patto Parasociale IREN”) e a quello locale  (il Sub – Patto Spezzino); con questi due Patti di fatto si mettono “le briglie” ai Comuni-soci, impedendo che anche in caso di cambiamenti di governo a seguito di elezioni, essi possano modificare opinione e posizione in merito alle problematiche gestionali e strategiche inerenti al Gruppo IREN.
In pratica, i Comuni-soci sono “costretti” a conservare una stabilità di indirizzo, una unità di comportamento e una disciplina nelle decisioni da prendere.
Del resto, IREN ha una dimensione e una articolazione territoriale molto più ampia rispetto a quella prettamente provinciale di ACAM; i problemi di “governance” sono molto più complicati e anche molto più “lontani” rispetto ai bisogni immediati e concreti espressi dai singoli utenti e da ciascun territorio; soprattutto assumono una dimensione più articolata e complessa le problematiche prettamente economiche e finanziarie, anzi queste ultime prendono decisamente il sopravvento rispetto alle “spicciole” e quotidiane necessità presenti nei vari territori.
L’adesione a questo “Sub – Patto spezzino”, in aggiunta a quello generale, non costituisce quindi una difesa degli interessi territoriali, al contrario “lega le mani” ai Comuni-soci  che dovranno accettare le decisioni della maggioranza dei soci del Patto di Sindacato, rinunciando di fatto alla propria autonomia sia nella decisione di disporre liberamente delle proprie azioni che delle proprie decisioni e opinioni rispetto alla gestione del Gruppo IREN. In pratica, i piccoli e medi  Comuni dovranno sottostare alle decisioni dei grandi Comuni.
I “Patti di sindacato” permettono, altresì, un controllo “partitico” sull’assemblea dei soci attraverso la presenza dei Sindaci in rappresentanza dei Comuni-soci; i Sindaci trasferiscono all’Assemblea dei Soci e agli Amministratori le logiche e le esigenze di partito e/o delle correnti di partito a cui i Sindaci aderiscono e rappresentano.
Come avevamo già sostenuto in occasione del dibattito sull’ipotesi dell’incorporazione in un soggetto più grande, cioè in una multiutility, questa scelta era stata allora preferita dalle varie maggioranze PD che governavano la gran parte dei Comuni spezzini perché permetteva di possedere le nuove azioni del soggetto che avrebbe aggregato e poter, così, entrare nella “governance” dell’incorporante, cioè nei delicati e dinamici equilibri tra soci pubblici (cioè i Comuni e quindi i sindaci riferibili ai partiti) e i privati (i quali mirano a massimizzare i profitti), e attraverso i Patti di Sindacato, operare un "controllo" sull’assemblea dei soci e, conseguentemente, determinare le linee strategiche e la “politica” dell’incorporante.
Le sconfitte elettorali subite dal PD a Torino, Genova, Parma e La Spezia e il altri Comuni minori hanno via via modificato il controllo politico a maggioranza PD, articolandosi ora con esponenti M5S e di Centrodestra, anche se al momento gli amministratori e i dirigenti di IREN sono ancora quelli nominati dai vecchi equilibri “partitici”.
Dunque, sotto questo profilo gli squilibri “partitici” produrranno ben presto la necessità di ritrovare i necessari equilibri o attraverso una “spartizione” o attraverso un "compromesso" su come gestire le scelte strategiche del Gruppo IREN.
In più occasioni, abbiamo espresso seri dubbi sulla effettiva capacità dei Comuni (singolarmente o in Patto di Sindacato) di esercitare un “controllo pubblico” su una società così “grande” come è il Gruppo IREN; di fatto il controllo sarà solo formale e superficiale, limitato alla nomina dei manager e alle linee strategiche di fondo. Non va dimenticato che accanto ad una risicata maggioranza pubblica vi è già oggi una fetta consistente di azioni che è nelle mani di soci/investitori privati che hanno come loro “giusto” scopo essenziale la massimizzazione del profitto.
Soprattutto, occorre tener presente che il "controllo pubblico" è il frutto della somma di tante quote possedute da una miriade di Comuni grandi e piccoli, i quali sono soggetti a elezioni (normalmente ogni 5 anni) con il “rischio” di una modifica dei propri assetti (cambio di sindaci e di maggioranze).
In sostanza, i vari sindaci di fatto non hanno il “controllo effettivo” di IREN; oramai le decisioni “operative e gestionali” sono in mano ai manager aziendali che pongono “doverosamente” attenzione alle esigenze del mercato, degli operatori e degli analisti di Borsa.
L’adesione ai due Patti di Sindacato permette, inoltre, di regolamentare le necessità di vendita di quote di azioni IREN per far fronte alle carenze finanziarie dei vari Comuni (per esempio Parma e Reggio Emilia e altri Comuni hanno già “limato” le loro partecipazioni, cioè hanno venduto una parte delle loro azioni) e altri si apprestano a farlo (per esempio Torino attraverso il riassetto di FSU); del resto, poter vendere le azioni IREN serve ai Comuni fortemente esposti sul piano finanziario per recuperare liquidità e poter così pagare parte dei propri debiti.
Ma se i Comuni cedono parte delle loro azioni il controllo pubblico su IREN rischia di essere messo in discussione.
Si tratta di una questione assai delicata, poiché molti dei servizi gestiti da IREN sono “in house” (cioè assegnati senza gara pubblica, in quanto sono equiparati ai servizi svolti direttamente dal Comune) che presuppongono l’esistenza di una società a maggioranza di soci pubblici, nonché un “controllo analogo” anche se i Comuni interessati di fatto non esercitano, né sono in grado di poter svolgere.
La soluzione temporanea a questo dilemma (vendita di parte delle azioni per far fronte alle necessità finanziarie dei Comuni o mantenimento della maggioranza di controllo pubblico su IREN) è stata individuata nel “voto maggiorato”. Infatti, in data 9/5/2016 è stata approvata la modifica allo statuto sociale di IREN con l'introduzione nella governance societaria del cosiddetto “voto maggiorato” (cioè alcuni voti varranno il doppio) limitatamente ad alcune questioni. Scopo ufficiale di questo “voto maggiorato” è favorire la fidelizzazione e la stabilizzazione dell'azionariato, ma in realtà permette di abbassare la quota pubblica sotto al 51%, scendendo fino al 40%, cioè di fatto si da il via ad una privatizzazione strisciante di IREN, con la conseguenza della perdita del legame con il territorio e con gli interessi per le città e i cittadini, essendo vincolato solo a logiche economiche e finanziarie.
Attualmente, il capitale sociale di IREN è composto da: a) n. 628.192.444 azioni ordinarie senza Voto Maggiorato; b) n. 672.738.933 azioni ordinarie con Voto Maggiorato, che conferiscono complessivamente n. 1.345.477.866 diritti di voto esclusivamente sulle delibere Assembleari previste con Voto Maggiorato.
In conclusione, come avevamo da tempo previsto con l’incorporamento del Gruppo ACAM in IREN, non solo finiva la storia di ACAM, ma sarebbe iniziata una vicenda assai complessa e articolata caratterizzata:
a) dal prevalere delle problematiche finanziarie;
b) dall’indebolimento dell’attenzione ai problemi specifici del territorio spezzino;
c) dall’indebolimento del “controllo pubblico” sul Gruppo IREN;
d) dal prevalere delle necessità finanziarie interne ai comuni che li porteranno a cedere parte delle proprie quote azionarie di IREN;
e) dall’emergere della strategicità del controllo pubblico/privato sulle reti di raccolta e distribuzione dei servizi essenziali: acqua, rifiuti, gas ed energia elettrica.
Per tutti questi motivi esprimiamo il nostro dissenso e, quindi, voteremo contro a questo delibera, confermando il nostro dissenso più volte espresso su come è stata gestita tutta questa questione riguardante l’aggregazione del Gruppo ACAM in IREN.
I Consiglieri Comunali:
Euro Mazzi     -  Maria Luisa Isoppo     -  Giorgio Salvetti     -  Francesco Baracchini
(Discorso letto nel Consiglio Comunale del 14/6/2018)

Sull’aggregazione di Acam nel Gruppo Iren vedere anche i seguenti post:
1) CON LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE FINIRÀ ACAM …: QUI
2)  FAR INCORPORARE ACAM PER “ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI”: QUI
3)  ACAM/IREN … PERDERE TEMPO NELLA FRETTA DI DECIDERE: QUI
4)  AGGREGAZIONE ACAM/IREN: GARANZIE REALI O ASTRATTE?: QUI
5)  ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE …: QUI
6) ACAM/IREN: NOTIZIE E PAURE FASULLE SULLA MANCANZA DI ALTERNATIVE: QUI
7) IL PERCORSO DELLA PROPOSTA DI AGGREGAZIONE ACAM IN IREN: QUI
8) L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA AGGREGATIVA DI IREN: QUI
9) ACAM/IREN: “OSCURANTISMO E MIOPIA …”: QUI
10) TRA LACUNE, SUPERFICIALITÀ E FORZATURE SCOMPARE ACAM E CI GUADAGNA SOLO IREN …: QUI
11) ACAM/IREN: È RISPETTATA LA NORMATIVA SUL “REGIME DEMANIALE” DELLE RETI IDRICHE?: QUI

 

 

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