Dopo
aver esaminato nel dettaglio il caso dell’ampliamento della Casa della Salute
di Sarzana, al fine di far comprendere l’importanza e l’articolazione della
problematica occorre fare “un passo
indietro” ed esaminare brevemente l’operazione denominata “prima cartolarizzazione
beni Asl”, cioè la dismissione del patrimonio non più strumentale ai fini sanitari delle Asl,
finalizzato alla copertura del debito sanitario del 2005.
L’esigenza
era quella di “tappare” il “buco” della
Sanità che nel 2004 ammontava a € 310,5 milioni e nel 2005 a € 252,7
milioni; per coprire questo “buco” erano state adottate misure specifiche che prevedevano:
70 milioni da aumenti addizionale Irpef;
9,7 milioni da aumenti tariffari; 53
milioni da risparmi sul bilancio
regionale; 120 milioni di euro dalle dismissioni
patrimoniali.

Il
patrimonio immobiliare destinato alla cartolarizzazione, proveniente dalle ASL
Imperiese, Savonese, Genovese, Chiavarese, Spezzina, IST, ospedali Villa
Scassi, Galliera e Santa Corona, è diversificato per tipologia e localizzazione:
si tratta di 390
cespiti, di cui 137 unità immobiliari suscettibili di utilizzo senza
radicali trasformazioni, 17 immobili dimessi ubicati per lo più in zone urbane
centrali suscettibili di utilizzo attraverso radicali trasformazioni, 5
complessi immobiliari dismessi di ampie dimensioni anch’essi suscettibili di
utilizzo solo attraverso radicali trasformazioni, e 231 appezzamenti di terreno
di varia natura e dimensione. La superficie coperta complessiva dei fabbricati
è di circa 134.000 mq, mentre i terreni si estendono complessivamente per circa
2,6 milioni di metri quadrati. La localizzazione copre l’intero arco regionale,
con una maggiore concentrazione nell’area genovese.
Alcuni
esempi: ci sono aree potenzialmente
pregiatissime come quelle di Pratozanino (Cogoleto), di Quarto (ex
manicomio), di Costarainera (Imperia) e di Sarzana.

Il
primo passo era rappresentato dalla necessità di coprire “fisicamente il buco”,
per cui veniva contratto un finanziamento
ponte con Mediobanca di € 120 milioni.
Dopo, iniziava la ricerca di un’altra
banca che potesse finanziare l’operazione e restituire il prestito a Mediobanca;
veniva indetta una gara con ben 12 istituti finanziari invitati, ridotti poi a
due (Bnl e Nomura); Bnl accettava di
coprire il prestito, con la garanzia degli immobili e la richiesta di
essere l’advisor dell’operazione.
La
finanziaria regionale Filse creava nel 2007 una “società veicolo”: la S.C. Liguria Srl con lo scopo specifico di comprare e rivendere i beni dalle Asl,
avvalendosi della collaborazione di Arte Genova per la gestione del
patrimonio e di Bnl Fondi Immobiliari Sgr Spa per la gestione finanziaria
dell’operazione.
Il
23/11/2007 tra Sc Liguria e Bnl (Gruppo Paribas) veniva sottoscritto il
contratto di finanziamento dell’operazione per un valore di 123 milioni,
avviando così la procedura di cartolarizzazione; ARTE (ex Iacp ora Aziende Regionali Territoriali per l'Edilizia) in
data 21/11/2007 acquistava in blocco gli Immobili dalle Asl per € 120.000.000
(le quali così potevano sanare una parte del “buco”) e subito dopo Arte Srl
(per poter restituire il prestito ricevuto da Mediobanca) trasferiva gli
immobili alla società S.C. Liguria.

Ma
due fatti condizionavano il percorso della procedura di vendita. Il primo atteneva
alle critiche che questa articolata procedura aveva suscitato. Per esempio, il
consigliere regionale Gino Morgillo evidenziava l’ingente esborso di molti milioni per commissioni e interessi,
oltre “5-6 milioni di euro. Il conto è il risultato della somma delle
commissioni bancarie, degli interessi sul debito coperto con un doppio prestito
(acceso con Mediobanca e Banca Nazionale del Lavoro, totale di 120 milioni al
tasso annuo del 5,03%), dei compensi dei professionisti chiamati in causa e
delle spese legali (…) Senza contare i 3
milioni trasferiti a Filse, per la sua opera di mediazione, e i 9 milioni di euro già destinati al Galliera,
in virtù di una specifica intesa, in cambio della cessione del suo patrimonio”.
Il
secondo fatto, invece, riguardava il ritrovamento il 22/12/2007 alla Filse di due microspie che facevano temere che “qualcuno”
fosse a conoscenza delle varie “trattative” riguardanti la vendita degli
immobili.
Questa
breve ricostruzione della prima cartolarizzazione dei beni Asl della Liguria evidenzia non solo
la complessità e l’articolazione delle procedure adottate, ma il prevalere
dell’aspetto finanziario e immobiliare rispetto alle esigenze proprie dell’organizzazione
dei servizi sanitari (per esempio vedere il caso dell'ex Ospedale vecchio di Sarzana: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/09/spesa-sanitaria-lintervento-dei-fondi.html#more).
Le
Asl hanno tratto da questa operazione “una boccata d’ossigeno”, incamerando
120 milioni a parziale copertura dei 252,7 milioni del “buco” del bilancio
2005, ma negli anni successivi i conti della sanità ligure in assenza di interventi strutturali incisivi
hanno continuato a presentare nuovi “buchi”: il deficit della spesa sanitaria
regionale negli anni dal 2006 al 2014 viaggiava ad una media superiore a 90
milioni di euro annui.
Molta
perplessità ha destato il fatto che ad aggiudicarsi l’asta non sia stato un
“privato” (come sarebbe logico aspettarsi da una “normale” operazione di
vendita di beni pubblici effettuata per reperire nuove “risorse”), ma una società pubblica che ha utilizzato
risorse pubbliche statali per sanare esigenze pubbliche regionali e, quindi,
alla fine l’operazione di cartolarizzazione è avvenuta tra due entità pubbliche
(senza alcun beneficio al complessivo bilancio statale). Conseguentemente sorge
spontanea una domanda: ma allora era
proprio necessario mettere in piedi una operazione così complessa durata
tre anni e costata diversi milioni per interessi, commissioni e retribuzioni
varie e non poteva essere fatta una trattativa diretta?

Ma un altro aspetto desta
preoccupazione: dopo circa otto anni dall’acquisto (3/6/2008) pochi immobili
sono stati ri-venduti a privati; molti si trovano nella stessa situazione come
quella attuale dell’ex Ospedale vecchio
di Sarzana, oggetto di proposta di riacquisto da parte di Asl per una parte
(vedere post …), interessato da una proposta di social housing per un’altra e destinata a una trasformazione in
area commerciale e residenziale per la gran parte dell’area (vedere post …),
mediante l’intervento di finanziarie specializzate (vedere post http://appunticorsari.blogspot.it/2016/09/spesa-sanitaria-il-caso-dellampliamento.html#more).

Insomma,
si ha la sensazione di un “intreccio
armonioso” tra gli interessati, diversi tra loro per ruolo
(amministratori di Enti territoriali o di società commerciali e finanziarie), ma
accumunati a volte dalla stessa militanza, a volte invece solo dalla necessità
di giungere alla conclusione di un contratto o di una procedura.
Questo “intreccio
armonioso”, spesso attraversa in modo trasversale gli schieramenti e la stessa collocazione tra maggioranza e opposizione, determinando a volte sia
una carenza di governo che una mancanza di controllo, nonché il lungo procedere inspiegabile di scelte
e di procedure verso l’inevitabile e
sostanziale esito "quasi" fallimentare … specie per quanto riguarda il risanamento della finanza pubblica.
Aspetti
che affronteremo meglio nella prossima puntata …
Euro
Mazzi
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