sabato 16 dicembre 2017

RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19 (prima parte)

Il “Piano Sociosanitario Integrato Regionale 2017-19” (Piano) è stato approvato dalla Giunta regionale ad agosto 2017; è stato poi esaminato dalle commissioni; discusso in Consiglio Regionale e approvato nella seduta del 5/12/2017 con 16 voti favorevoli della maggioranza di centro destra e 14 voti contrari delle minoranze. Questo Piano è stato  preceduto dalla presentazione del Libro Bianco nel febbraio del 2016 e dall’approvazione di tre leggi di riforma: la prima sull’istituzione di una governance di sistema (Legge 29 luglio 2016 N. 17 che mantiene le cinque Asl e istituisce Alisa), la seconda sull’integrazione ospedale-territorio (Legge 18 novembre 2016 N. 27 che istituisce il direttore sociosanitario e i Dipartimenti Interaziendali Regionali), la terza sul sistema di accreditamento e autorizzazione (Legge 11 maggio 2017 N. 9).
Se con la presentazione nel febbraio 2017 del “Libro Bianco della sanità” veniva fatta una “fotografia del presente” con le prime indicazioni “per il futuro della riforma socio-sanitaria ligure”, è con l’approvazione delle suindicate tre leggi di riforma che ha preso consistenza la riforma del modello organizzativo della sanità ligure. In particolare, con la nascita dal settembre 2016 di Alisa (Azienda LIgure SAnitaria) si costituisce una governance unica per le cinque Asl liguri, per armonizzarne la gestione complessiva, centralizzare gli acquisti, ridurre gli sprechi e programmare le strutture sanitarie.
Il Piano, dunque, è ben inserito in un percorso che parte dalle analisi contenute nel “Libro Bianco” e dall’assunzione di concatenate iniziative legislative che tendono a riformare complessivamente la sanità ligure, in particolare sotto il profilo organizzativo e dell’efficientamento (ad esempio con l’individuazione dei direttori sociosanitari e la creazione dei dipartimenti interaziendali per valorizzare le professionalità esistenti, condividere le “best practice”, superare la frammentazione a favore della presa in carico globale del paziente e della garanzia di uniformità ed equità della risposta sanitaria su tutto il territorio regionale).
Il Piano contiene inizialmente una analisi della situazione attuale, delle criticità legate alla sostenibilità dei sistemi sanitari di tipo universalistico e dell’andamento demografico e delle esigenze della popolazione (invecchiamento della popolazione, incremento della fragilità sociosanitaria e della cronicità, riduzione della natalità, impoverimento delle famiglie numerose); pone linee di indirizzo fondamentali, alcune anche innovative, incentrate: a) sulla libertà di scelta nell'accesso al servizio sanitario; b) sul passaggio da una visione “ospedalocentrica” a una reale e capillare integrazione ospedale-territorio; c) sulla presa in carico globale del cittadino e sulla continuità dei percorsi assistenziali: dall’accoglienza all’integrazione tra assistenza primaria, ospedaliera, domiciliare e residenziale, secondo criteri di uniformità ed equità su tutto il territorio regionale; d) sull’introduzione di figure e modelli organizzativi volti al rafforzamento dei percorsi di cura della persona in tutta la sua complessità, in grado di superare la frammentazione del processo di presa in carico; e) sul potenziamento della governance al fine di garantire l’unitarietà del progetto assistenziale.
Il Piano, dunque, è ben strutturato e si presenta con “buoni propositi” ... esaminiamone alcuni.
 
EFFICIENTAMENTO.
Il Piano si muove su due direttrici: da un lato, ricerca nuovi strumenti per il governo della domanda e dei servizi (per conciliare la libera scelta individuale e l’appropriatezza erogativa, dovendo spesso adottare scelte di priorità); dall’altro, ricerca una via per la razionalizzazione dell’offerta e l’ efficientamento del sistema (per sostenere una omogenea presa in carico globale dell’individuo) attraverso un’organizzazione accentrata costituita da:
a) Alisa, quale struttura intermedia per l’attività di programmazione, indirizzo e governance, erogazione e controllo;
b) il Direttore Sociosanitario, quale regista del rafforzamento dell’attività assistenziale territoriale e delle risposte, necessariamente univoche e unitarie, ai bisogni sociosanitari e di protezione sociale;
c) i DIAR (Dipartimenti Interaziendali Regionali), quali strutture orizzontali di governo clinico finalizzate a supportare la programmazione strategica;
d) il POA (Processo Organizzativo Aziendale), quale rideterminazione degli assetti organizzativi delle Aziende
L’elemento di fondo del Piano è costituito dalle politiche di efficientamento quale: “punto d’incontro tra la tensione al miglioramento qualitativo dell’offerta e la sostenibilità, è indissolubilmente correlato alla necessità di implementazione di governance di un sistema complesso che garantisca omogeneità e standardizzazione di risposte assistenziali a tutti i cittadini liguri secondo il criterio di equità di accesso alle cure, di una presa in carico della persona in tutta la rete dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali”.
Quindi, la necessità di una riduzione dei costi è in positivo collegata alla ricerca del mantenimento della qualità dei servizi erogati ai cittadini; per esempio attraverso:
- una serie di azioni di razionalizzazione e di contenimento (un tetto economico al costo del personale, l’accentramento dei piani di assunzione/cessazione di personale,  l’analisi e il monitoraggio delle diverse voci di costo, la rivisitazione dei criteri di distribuzione delle risorse, l’individuazione delle funzioni non tariffabili);
- la revisione contrattuale con i soggetti erogatori privati e le aziende pubbliche di servizi alla persona (schemi tipo di contratto, inclusivi di schede di budget ed indicatori di qualità assistenziale di natura sanitaria e socio sanitaria);
- la promozione dell’appropriatezza professionale e organizzativa (per rendere più efficaci i processi di diagnosi e cura a cui è sottoposto il paziente, riducendo al contempo i tempi di attesa e l’utilizzo inefficiente delle risorse umane, economiche e tecnologiche);
- il controllo e il monitoraggio della spesa farmaceutica (prescrizioni dei farmaci specie quelle ad alto costo, promozione dei farmaci a brevetto scaduto);
- la riorganizzazione della rete di offerta (il costo standard regionale, la riduzione dei gap di efficienza esistenti tra le diverse aziende territoriali, la redazione del bilancio consolidato del SSR; una maggiore efficienza erogativa anche in relazioni alle dimensioni dei singoli erogatori);
- i progetti specifici (ad esempio, il mantenimento a casa delle persone non autosufficienti con un fondo di circa 13 milioni di euro all’anno).
 
PRESA IN CARICO.
Un altro elemento di fondo del Piano è costituito dalla presa in carico globale ed integrata”, un concetto indicante un cambiamento di approccio (focalizzato ai bisogni del paziente e sulla sua partecipazione alle decisioni assistenziali), ma anche organizzativo (le relazioni fra strutture e i vari soggetti coinvolti).
La presa in carico mira alla tutela della continuità del percorso di cura, in un contesto di condivisione di informazioni e di responsabilità orientato al malato, attraverso il potenziamento dei processi orizzontali tra diverse strutture e livelli di erogazione atti a garantire alla persona la necessaria integrazione e continuità di cura.
La presa in carico si articola “in un percorso che ha il suo inizio nel momento dell’accoglienza che si declina, in ambito sanitario, non solo nell’individuazione della struttura ma anche del soggetto relazionale (medico tutor, infermiere di processo) che è garante del percorso e della sua continuità”, attraverso:
a) la riorganizzazione della modalità di prenotazione delle prestazioni ambulatoriali di primo e secondo livello volto a garantire la massima trasparenza e la presa in carico diagnostico-terapeutica (l’implementazione del nuovo sistema unico di prenotazione CUP);
b) il potenziamento delle “Casa della Salute”, quale punto di incontro della risposta sanitaria e sociosanitaria ai bisogni dei cittadini. In tale contesto avviene l’integrazione delle attività distrettuali (specialistica ambulatoriale, punti prelievo, prenotazione CUP, diagnostica di base, riabilitazione, servizio di continuità assistenziale, ecc.), delle cure primarie e di prevenzione;
c) l’attivazione dei PUA (Punti Unici di Accesso) a livello distrettuale, la valutazione multidimensionale delle condizioni di bisogno e conseguentemente l’articolazione di pacchetti assistenziali;
d) la predisposizione del passaggio in carico del paziente (ad esempio mediante la pianificazione della dimissione ospedaliera e l’interazione con i servizi territoriali per garantire la continuità assistenziale, favorendo partnership tra famiglia e chi presta assistenza a un malato
e) l'attivazione dei percorsi diagnostico-terapeutico assistenziali (PDTA) e dei Programmi Assistenziali Individualizzati (PAI), cioè l’attività di monitoraggio della qualità e degli esiti conseguiti (sistemi informativi e controllo delle fasi del processo erogativo);
f) l’integrazione in tempo reale dei dati ottenuti attraverso i flussi informativi (i.e. specialistica ambulatoriale, farmaceutica, etc.), nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e nelle cartelle cliniche informatizzate nelle varie fasi in cui si sviluppa il percorso;
g) l’appropriatezza professionale e organizzativa, ovvero l’aderenza dei processi clinici e organizzativi a standard di riferimento, rappresentano una dimensione fondamentale della qualità dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria (interventi sanitari di efficacia provata, forniti nel momento corretto del percorso assistenziale e per una durata adeguata, utilizzando un’appropriata quantità di risorse, con particolare riferimento al setting assistenziale ed ai professionisti coinvolti).
Alcune riflessioni. Il Piano è fornito di una adeguata analisi ed è inserito in un quadro di consequenziali iniziative legislative che danno l’impressione” di una razionale volontà riformatrice, in un contesto regionale dove è evidente la necessità di riduzione della spesa sanitaria per favorire una progressiva riduzione del deficit (“di 30 milioni di euro per il 2017, 45 milioni di euro per il 2018 e 60 milioni di euro per il 2019”). Le azioni proposte di efficientamento “tentano” di attuare una riduzione dei costi mantenendo o implementando la qualità dei servizi erogati ai cittadini, mentre la presa in carico è sicuramente un aspetto positivo e innovativo …
Insomma, i propositi sono positivi, ma un conto è enunciarli, altra cosa è la loro effettiva realizzazione, la quale dipenderà da tanti fattori e dal coinvolgimento di tutti gli operatori … sarà difficile pervenire a risultati positivi in termini di contenimento dei costi, sarà difficilissimo mantenere un elevato grado di soddisfazione dei bisogni crescenti dei cittadini, ma è comunque positivo che il Piano abbia in modo corretto e razionale posto queste problematiche al centro della riforma del sistema sanitario regionale … e “chi ben comincia è a metà dell’opera!” ... vedremo

Euro Mazzi


PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.

Per vedere gli altri post:

1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO:  QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI

Altri post su questo argomento:
1)  SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2)  SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA:
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3)  SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA:
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4)  LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI:
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5)  LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI:
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6)  CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA:
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