lunedì 18 dicembre 2017

ACAM/IREN: NOTIZIE E PAURE FASULLE SULLA MANCANZA DI ALTERNATIVE (parte sesta)

L’incorporazione del Gruppo Acam in Iren è una questione importante, assai articolata e particolarmente complessa, ma questo non giustifica la diffusione di notizie fasulle o di circostanze inesistenti.
I fautori dell’aggregazione di Acam con Iren dovrebbero illustrare maggiormente e adeguatamente i termini dell’accordo stesso e le eventuali prospettive di sviluppo dei servizi offerti dal nuovo operatore Iren, piuttosto che diffondere paure per un eventuale fallimento e conseguenti licenziamenti e oneri crescenti in capo ai Comuni; queste paure sono funzionali alla tesi dell’inesistenza di alternative, rendendo inevitabile l’incorporazione (un esempio tra i tanti si ritrova nel comunicato NoVa del 16/12/2017).

Allora occorre evidenziare che il Piano Industriale 2016-2021 di Acam (datato 29/12/2016) prevedeva due scenari: a) un “Piano Base” (destinato ad una crescita autonoma di Acam) teso al mantenimento “di un livello adeguato di investimenti per garantire livelli di servizio e di efficienza operativa crescenti”, con investimenti in conto capitale ammontanti a 162,3 milioni di euro; b) un “Piano Ottimizzato” (cioè volto all’aggregazione) con investimenti in conto capitale ammontanti a 186,8 milioni di euro.
La sostanziale differenza tra i due era che il Piano volto all’aggregazione presentava solo maggiori investimenti (€/mil. 24.5), tempistiche più ravvicinate e l’entrata in una struttura più grande rispetto a quella di Acam.
Dunque, è lo stesso Piano Industriale 2016/2021 redatto da Acam a dimostrare che esisteva una credibile e reale alternativa all’aggregazione prevista proprio dal “Piano Base”; una alternativa che la maggioranza dei sindaci e dei Consigli Comunali a febbraio 2017 hanno ritenuto di non prendere in considerazione in favore dell'aggregazione; ma questa valutazione non giustifica la diffusione attuale di false affermazioni sull’inesistenza di alternative, poiché queste ultime esistevano realmente.
I dati forniti dallo stesso Piano Industriale 2016/2021 (ma anche il bilancio consolidato di Acam 2015 e 2016) smentiscono, inoltre, anche le voci di un possibile fallimento in caso di mancata aggregazione, proprio perché Acam ha registrato positive performance: una riduzione del debito finanziario e il ritorno all’utile di bilancio. Nel Piano si legge che: “Il Gruppo Acam evidenzia nel periodo 2012-2016 una contrazione dell’esposizione finanziaria, resa possibile dall’implementazione delle azioni previste a piano 182 bis, quali efficientamenti operativi e cessioni di partecipazioni e assets, unitamente a maggiori ricavi derivanti da Acam Ambiente (conferimenti extra-provincia), Acam Acque (conguagli) e Acam Spa (commessa Eni)”.
Occorre, poi, ricordare che il Gruppo Acam, essendo in procedura di Accordo di ristrutturazione ex art. 182 bis della legge fallimentare, fino alla sua scadenza non sarebbe possibile attivare né procedure esecutive, né fallimentari se non in presenza di fatti gravi al momento non preventivabili. Si confondono, altresì, le difficoltà di liquidità che spiegano i ritardi nei pagamenti degli stipendi con inesistenti pericoli di fallimento. Dunque, anche la paura di un fallimento, con conseguenti licenziamenti e oneri in capo ai Comuni, non è oggettivamente rispondente al vero.
Infine, fanno meraviglia le dichiarazioni di alcuni esponenti del PD inerenti la soddisfazione per aver salvato Acam, poiché al contrario dovrebbero ricordare le responsabilità delle Amministrazioni Comunali da loro dirette nel contribuire al raggiungimento dei negativi risultati del Gruppo Acam ante 2013; una situazione deficitaria che ha imposto di dover ricorrere alla procedura di ristrutturazione del debito per rientrare dal pesante indebitamento di Acam, con (appunto) l’attuazione di un pesante programma di dismissioni e vendite di buona parte del patrimonio aziendale, nonché grossi sacrifici a lavoratori e cittadini … è a loro, semmai, che dovrebbe essere rivolto un pubblico ringraziamento per le loro tribolazioni.
Proprio l’esistenza di una reale e credibile alternativa ha permesso al sottoscritto di valutare adeguatamente la proposta di aggregazione di Acam con Iren, schierandomi contro tale prospettiva sia a febbraio 2017 che ora, poiché pur riconoscendo la presenza di alcuni aspetti positivi derivanti dall’incorporazione, ho illustrato (in proposito rimando ai post qui sotto) i consistenti e significativi risvolti negativi dell’incorporazione con Iren.

Euro Mazzi

Sull’aggregazione di Acam nel Gruppo Iren vedere anche i seguenti post:

 
1)      CON LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE FINIRÀ ACAM …: QUI
2)      FAR INCORPORARE ACAM PER “ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI”: QUI
3)      ACAM/IREN … PERDERE TEMPO NELLA FRETTA DI DECIDERE: QUI
4)      AGGREGAZIONE ACAM/IREN: GARANZIE REALI O ASTRATTE?: QUI
5)      ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE …: QUI
 


 

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