domenica 26 febbraio 2017

ACAM/IREN … PER FAVORE, NON DALLA PADELLA ALLA BRACE … (parte quinta)

La delibera con cui nei prossimi giorni i vari organi consiliari dei Comuni soci di Acam decideranno sulla incorporazione delle società del Gruppo con un soggetto “industriale” più grande stabilisce alcuni elementi di carattere industriale che saranno contenuti nell’avviso pubblico per individuare il soggetto incorporante.
Preliminarmente viene stabilito il principio che si dovrà valutare, in via prevalente rispetto alla offerta economica sul valore base di 58 milioni, la capacità dell’operatore di raggiungere gli obiettivi  indicati nella parte “ottimizzata” del Piano Industriale del Gruppo Acam (allegato alla delibera), oltre a “garantire capacità di diversificazione e sviluppo delle attività e servizi strumentali, valorizzando le competenze oggi presenti nel Gruppo ACAM”.
Questo aspetto è assai importante, poiché non si tratta solo di mettere la parola “fine” alla storia di Acam, ma di comprendere come il nuovo soggetto incorporante sarà in grado di svolgere (possibilmente in meglio) le attuali funzioni di Acam.

Il Piano Industriale ottimizzato di Acam. Questo Piano prevede per il servizio idrico integrato maggiori investimenti al fine di: “Ridurre il grado di obsolescenza ed il gap impiantistico; Valorizzare il livello di investimenti da parte della società; Ridurre le percentuali di perdite acqua, in funzione degli investimenti realizzati, sia al fine di tutela della risorsa che ai fini di una contrazione dei costi di produzione ed in particolare energetici”. In particolare viene previsto: “Copertura del servizio fognatura e depurazione attraverso estendimenti di reti fognarie oggi non servite e potenziamento sistema depurativo; Sostituzione massiva di sistemi di misurazione dei volumi idrici”. Tali obiettivi implicano fra l’altro maggiori investimenti nel periodo 2018/2027 per euro 24.5 mln, dei quali l’85% realizzati nel periodo 2018/2025 e la restante parte nei due anni successivi.
Per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti il Piano prevede: “Consolidare il presidio territoriale servito (Provincia della Spezia) e attuare sinergie operative ed industriali in un’ottica di “filiera integrata; Attuare piani di investimento nel settore dell’igiene urbana volti ad ottimizzare e migliorare la qualità del servizio”. In particolare viene previsto: “Potenziamento ulteriore della raccolta differenziata con focus sulla raccolta del vetro e ottimizzazione del decoro urbano; Costruzione e gestione di isole ecologiche fisse in almeno 9 comuni della Provincia; Revisione del modello di pulizia stradale con valutazioni organizzative sulle varie fasi afferenti lo spazzamento, lavaggio e manutenzione aree verdi; Acquisto entro la fine del 2017 con gara ad evidenza pubblica di 55 automezzi che nello scenario base sono previsti a noleggio e possibili ulteriori acquisti in sostituzione di 20 mezzi in proprietà. Tali obiettivi implicano fra l’altro circa euro 12 mln di maggiori investimenti nel periodo 2017/2021;
Per quanto riguarda il Gruppo nel suo complesso il Piano prevede: “Traguardare il miglioramento e la diversificazione di attività in grado di garantire al meglio la sostenibilità del Gruppo e gli attuali livelli occupazionali”.
In sostanza il Piano Industriale di Acam è incentrato sugli investimenti; infatti si afferma che elemento preponderante nella scelta “saranno maggiori investimenti” sia nel settore idrico che in quello ambientale, in quanto sono obiettivi oggi non raggiungibili per una ACAM da sola.
In realtà se si confrontano i dati del Piano “base” con quello “ottimizzato” si scopre che nel periodo 2017-2021 la differenza consiste in maggiori investimenti per 38.6 milioni e nella loro anticipazione (23.9 milioni realizzati negli anni 2018-2019). L’entità e la tempistica degli investimenti sono aspetti importanti, ma non tali da giustificare la fine di Acam e del suo presidio territoriale.
Se è vero che “È necessario pensare a come reperire maggiori risorse finanziarie e competenze industriali, stanti le necessità di incremento dei livelli dei servizi come sopra prospettati”, altrettanto è vero che con la incorporazione si mette definitivamente fine all’esperienza di Acam e soprattutto al radicamento nel territorio provinciale.
Nonostante una vita travagliata negli anni 2000-2013, sfociata nel 2013 nella procedura concorsuale di ristrutturazione del debito, Acam ha ottenuto negli anni 2014-2016 un miglioramento economico e finanziario conseguito non solo con la vendita di partecipazioni (Acam Gas e Acam Clienti) e di beni, ma anche con riduzione di costi e miglioramenti gestionali e, soprattutto, mettendo in secondo piano le ingerenze “partitiche”, evidenziando così che la strada giusta era stata iniziata e poteva/doveva proseguire con più intensità … ma le necessità “partitiche” ora spingono verso l’incorporazione.
Alcune affermazioni contenute nella delibera appaiono eccessivamente ottimistiche, come per esempio quella riguardante la riduzione o eliminazione delle “problematiche riguardanti i livelli occupazionali e la presenza di liste di esuberi” poiché non tiene conto delle problematiche presenti nell’incorporante e nella sua necessità di procedere a riorganizzazioni e riduzione dei costi.
Inoltre, incentrare l’attenzione sugli investimenti significa richiedere ai risparmiatori e/o alle banche l’erogazione di finanziamenti e, conseguentemente, occorre porre attenzione al livello di indebitamento del richiedente.
Sotto questo profilo per Acam tali investimenti sono connessi al Piano di rientro dal suo eccessivo indebitamento che lo aveva costretto a ricorrere nel 2013 alla procedura concorsuale di ristrutturazione dei debiti (ex art. 182 della legge fallimentare); in tale contesto gli investimenti sono inversamente proporzionali al pagamento del vecchio debito e, quindi, sono più lenti e protratti nel tempo.
Ma anche l’incorporante potrebbe avere problemi di indebitamento; per esempio Iren ha un indebitamento elevato ed è alle prese con un piano di riorganizzazione volto a ridurre i costi per liberare risorse da destinare proprio ai suoi progetti di nuovi investimenti quantificati in circa 1,8 miliardi.
Sia Acam che Iren hanno non solo la necessità di ridurre i costi (specie quelli operativi e quindi anche il costo del lavoro), ma puntano su costanti aumenti tariffari proprio per permettere una redditività nonostante il pagamento di elevati oneri finanziari derivanti dall’indebitamente conseguente ai vecchi investimenti.
Quindi, sia il Piano industriale di Acam che quello di Iren prevedono (di fatto) ricadute pesanti sui cittadini (col mantenimento o l’aumento delle tariffe) e sui lavoratori (esuberi, riduzione costo), ma soprattutto mirano a mantenere il controllo territoriale dei servizi urbani (acqua, gas, elettricità, rifiuti, ecc.) attraverso gli affidamenti “in house” che permettono di non sottoporsi a gare con concorrenti esterni, mantenendo di fatto un “monopolio” e, conseguentemente, tariffe più elevate rispetto a quelle possibili in un mercato pienamente concorrenziale.      
Post Gara. La delibera, infine, assume positivamente l’impegno a sottoporre ai vari Consigli dei Comuni soci, a valle della selezione del soggetto incorporante, il documento di accordo quadro che conterrà in via indicativa i seguenti elementi: “Regole statutarie; Accordi e patti parasociali; Disciplina degli elementi ed obblighi industriali e di servizio che hanno implicato la individuazione dell’operatore economico; Quantificazione di valori e rapporti di concambio; Caratteristiche e regolazione della operazione straordinaria da attuare”.
Occorre sottolineare, però, che a quel punto sarà assai difficile poter eventualmente tornare indietro, poiché si esporrebbero i soci (i Comuni) al rischio di eventuali richieste di danni e rimborso spese.
Troppa fretta, tanta superficialità. Ecco perché l’approfondimento e il dibattito sarebbero stati utili ora, cioè prima della delibera, i cui aspetti problematici sono stati evidenziati in queste cinque puntate; invece è stato avviato un percorso “accelerato” nei tempi, oscuro nella scarsezza del dibattito, povero di analisi e di confronti per la pochezza della documentazione fornita.
La fine di Acam e il fallimento di una classe dirigente. Con l’incorporazione di Acam si chiuderà una vicenda nata all’inizio del 2000 con la vuota prosopopea della “Grande Acam”, naufragata poi in un mare di debiti. Ma non dovrebbe finire solo Acam … sarebbe giusto “fare i conti” con una classe dirigente inadeguata (politici, manager, sindacalisti, imprenditori, ecc.) che hanno in questi anni “pontificato” e “prosperato” sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori di Acam … gli unici fino a oggi a pagare il conto.

Euro Mazzi

La questione dell'incorporazione di Acam è stata trattata in cinque parti, leggi le precedenti puntate:
prima parte: qui
seconda parte: qui
terza parte: qui
quarta parte: qui
 
 

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