Dopo
aver esaminato la documentazione e l’impostazione della delibera, con cui nei
prossimi giorni i vari organi consiliari dei Comuni soci di Acam decideranno
sulla “prospettiva
di aggregazione” (cioè della “fusione per incorporazione” delle società del
Gruppo con un soggetto “industriale” più grande), occorre ora entrare nel
merito della proposta stessa e iniziare a ragionare
sul significato e sulle conseguenze di questa “incorporazione”, poiché non
si tratta solo di mettere la parola “fine” alla storia di Acam, ma di
comprendere se e come il nuovo soggetto incorporante sarà in grado di svolgere
(possibilmente in meglio) le attuali funzioni svolte da Acam.
Incorporazione
e non cessione.
La delibera in oggetto è impostata sulla base di un presupposto (assunto a
prescindere) inerente la volontà di non
procedere con ulteriori dismissioni di assets
e/o di quote societarie: “Rimane
quindi ferma l’intenzione di non procedere
a semplici cessioni e dismissioni di partecipazioni, bensì di garantire l’evoluzione del Gruppo ACAM in
un soggetto di dimensioni e caratteristiche sia economiche che industriali
superiori ed in grado di supportare la realizzazione di quanto previsto nel
“Piano ottimizzato”.
Dunque, è presa in considerazione la sola ipotesi della “fusione per incorporazione” in grado di permettere e garantire: “il permanere della partecipazione del Comune della Spezia, nonché degli altri enti locali soci di ACAM, nel soggetto risultante dalla stessa”.
Quindi
l’ipotesi dell’incorporazione è preferita anche (e soprattutto) perché permette
di possedere le nuove azioni e poter
così entrare nella “governance” dell’incorporante, cioè nei
delicati e dinamici equilibri tra soci pubblici (i comuni e quindi i sindaci
riferibili ai partiti) e privati (i quali mirano a massimizzare i profitti) che
controllano l’assemblea dei soci e,
conseguentemente, le linee strategiche e la “politica” dell’incorporante.
Tenuto
conto della già avvenuta presentazione di una manifestazioni di interesse depositata
nel giugno 2016 da parte di Iren Spa, cerchiamo di comprendere alcune
problematiche connesse con la “governance”
di questa società.
IREN è nata il
1/7/2010 dalla fusione tra IRIDE (Società che nel 2006 aveva riunito AEM Torino
ed AMGA Genova), ed ENÌA (Azienda nata nel 2005 dall’unione tra AGAC Reggio
Emilia, AMPS Parma e TESA Piacenza).
Iren
è una multiutility quotata alla Borsa
Italiana, opera nei settori dell’energia elettrica (produzione, distribuzione e
vendita), dell’energia termica per teleriscaldamento (produzione e vendita),
del gas (distribuzione e vendita), della gestione dei servizi idrici integrati,
dei servizi ambientali (raccolta e smaltimento dei rifiuti) e dei servizi per
le Pubbliche Amministrazioni.
Iren è strutturata
sul modello di una holding
industriale, con sede direzionale a Reggio Emilia, sedi operative a Genova,
Parma, Piacenza e Torino, oltre a Società responsabili delle singole linee di business. Alla holding Iren Spa fanno capo le attività strategiche, di
sviluppo, coordinamento e controllo, mentre le Società operative garantiscono
il coordinamento e lo sviluppo delle linee di business: Iren Energia
nel settore della produzione di energia elettrica e termica e dei servizi
tecnologici; Iren Mercato nella
vendita di energia elettrica, gas e teleriscaldamento; IRETI nella distribuzione di gas ed energia elettrica e nel
servizio idrico integrato; Iren Ambiente
nella raccolta dei rifiuti, nella progettazione e gestione degli impianti di
trattamento e smaltimento rifiuti e nel settore rinnovabili.
La “governance” di Iren si fonda su
regole estese alle società controllate, che ispirano e indirizzano le strategie
e l’attività del Gruppo, con ripartizione delle responsabilità e una divisione tra
organi di gestione e quelli di controllo. La ripartizione delle cariche sociali
è di tipo “tradizionale”: - l'Assemblea
dei Soci decide sugli atti fondamentali di indirizzo e di controllo ed è
composta dai soci; - il Consiglio di
Amministrazione, eletto dall’assemblea dei soci, amministra con i più ampi
poteri di gestione ordinaria e straordinaria la Società, con possibilità di
delegare le proprie competenze ad uno o più dei suoi componenti; è composto da
13 amministratori che vengono nominati sulla base di liste presentate dai soci
depositate presso la sede sociale, a pena di decadenza, almeno 25 giorni
prima; le sue deliberazioni sono adottate con il voto favorevole della
maggioranza assoluta o di almeno 10 consiglieri a seconda delle materie; - al Presidente, al Vice Presidente e all'Amministratore
Delegato sono attribuiti poteri, deleghe e responsabilità a seconda delle
materie; - il controllo e la revisione delle società è affidato al Collegio Sindacale e ad una Società di Revisione.
E qui arriva la prima sorpresa, poiché si scopre che, a seguito
di gara pubblica indetta da Iren Spa nel novembre 2011 tra le sei partecipanti
è stata scelta (per l’offerta economicamente più vantaggiosa e quale migliore
offerta tecnica) proprio la società PricewaterhouseCoopers, cioè la
stessa società che pare abbia redatto il “Piano industriale del Gruppo ACAM”,
studio che dice ai soci di Acam che è
conveniente per loro essere incorporati
... magari dalla società Iren (di cui sono i revisori legali!!! EMM … GASP … GRRR … SPLUT ???), società già dichiaratasi disponibile. Ma è meglio andare avanti nelle analisi ...
I soci
di Iren.
La seguente tabella sintetizza la composizione dell’azionariato di Iren con
riguardo alle partecipazioni indicative dei soci che detengono: azioni
ordinarie con diritto di voto in misura superiore al 3% (calcolate anche sul
capitale sociale complessivo) e le azioni di risparmio.
Come
si vede il socio più importante è la società Finanziaria
Sviluppo Utilities Srl (FSU), con sede a Genova, società
controllata al 50% dal Comune di Genova e al 50% da Finanziaria Città di Torino
Holding Srl (100% Comune di Torino) e che detiene e gestisce
una partecipazione del 35,96% in Iren Spa (già IRIDE Spa) e (anche in questo caso)
la società di revisione e sempre la PricewaterhouseCoopers Spa.
E qui
arriva la seconda sorpresa, in questi ultimi anni le scadenze elettorali dei Comuni
producono incertezza e imprevedibilità negli equilibri interni di Iren;
per esempio:
a)
nel maggio 2012 il Comune di Parma veniva “conquistato” dal M5S guidati dal
Sindaco Pizzarotti (attualmente con rapporti “non idilliaci” con il M5S stesso
causati pare anche dalle diverse opinioni sulle decisioni da assumere proprio
verso Iren
e verso il forno inceneritore di Parma). Lo stesso Pizzarotti ha ricordato come
nel maggio 2013 Beppe Grillo gli avesse inviato questo sms: “O sconfessi le tue decisioni sulla
governance di Iren o veniamo a sfiduciarti sotto il palazzo del Comune” …;
b)
nel giugno 2016 il Comune di Torino (uno dei più importanti soci di Iren) è
stato “conquistato” dal M5S guidati dal Sindaco Appendino, mettendo in serio
“pericolo” l’omogeneità “politica” della guida strategica dentro a Iren; ma
la Appendino non ha “le mani libere”,
dato che il suo Comune ha un elevato debito verso Iren (pare circa 190 milioni ereditati
dal suo predecessore Fassino del PD) e, quindi, per poter “amministrare” la
città … deve tenere in giusta considerazione e le decisioni sul rientro di
questo debito, ma anche dai dividenti erogati da Iren …
c)
i Comuni di Parma, Genova e La Spezia vanno al voto proprio nel maggio 2017 … l’esito
di queste elezioni potrebbero riflettersi anche sulla “governance”
di Iren e con quali conseguenze?
Queste
brevi considerazioni fanno capire l’importanza degli equilibri “politici” all’interno dell’assemblea dei soci e
conseguentemente sulla “governance” di Iren … e alla luce di queste brevi considerazioni
si comprende perché nella delibera in oggetto si assuma la decisione del “permanere della partecipazione del Comune”
… ma proseguiamo nelle analisi.
Il
sindacato di blocco e di voto in Iren. All’interno di Iren esistono dei “Patti
parasociali” (cioè degli accordi tra soggetti appartenenti ad una stessa società
al fine di allearsi e di regolare l'agire comune all'interno della società
stessa).
In
data 9/5/2016, tra il socio Finanziaria
Sviluppo Utilities Srl (FSU) e altri 64
Soci Pubblici Emiliani (rappresentanti di n. 637.419.609 azioni ordinarie
il 53,94% del capitale sociale della
Società rappresentato da azioni ordinarie, ma al 40% del capitale
sociale relativamente agli strumenti finanziari apportati) si è perfezionata la
sottoscrizione di un accordo di natura parasociale della durata di tre anni
(prorogabile) finalizzato a garantire a Iren Spa, tra l’altro, una unità e una stabilità di indirizzo,
anche attraverso l’utilizzo dello strumento della maggiorazione del voto, ed in particolare di determinare modalità
di consultazione ed assunzione congiunta di talune deliberazioni dell'assemblea
dei soci della Società, e di disciplinare taluni limiti alla circolazione di un
determinato numero di azioni ordinarie della Società. Le azioni conferite al Sindacato
di Blocco non potranno essere oggetto di atti di disposizione per l’intera
durata del Patto.
Sempre
in data 9/5/2016 si è altresì perfezionata tra i 64 Soci Pubblici Emiliani la sottoscrizione di un accordo di natura
parasociale (il “Sub Patto”), avente ad oggetto tutte le azioni ordinarie della
Società di titolarità degli aderenti, mediante il quale questi ultimi hanno
inteso tra l'altro: assicurare un'unità di comportamento e una disciplina delle
decisioni che dovranno essere assunte dagli aderenti al Sub Patto
nell’ambito di quanto previsto dal Patto principale; attribuire un Diritto di
Prelazione a favore degli aderenti nell'ipotesi di cessione delle azioni della
Società diverse dalle azioni oggetto del Sindacato di Blocco ai sensi del
Patto; nonché conferire al Comune di Reggio
Emilia mandato irrevocabile ad esercitare per conto dei pattisti i diritti
attribuiti a questi ultimi ai sensi del Patto.
E qui
arriva la terza sorpresa Con questi Patti (del tutto leciti e usuali) “si chiude il cerchio”: l’omogeneità e la continuità decisionale
nel breve e medio termine è “quasi” garantita, nonostante gli eventuali
cambiamenti elettorali, mentre l’eventuale aggregazione spezzina (con Acam) sembra avere lo scopo di rafforzare
l’omogeneità “politica” all’interno di questi Patti.
Insomma,
Iren
ha una dimensione e una articolazione territoriale molto più ampia rispetto a
quella prettamente provinciale di Acam, i problemi di “governance”
sono molto più complicati e anche molto più “lontani” rispetto ai bisogni
espressi dai singoli territori, soprattutto prendono il sopravvento le necessità e le prospettive finanziarie
rispetto alle “spicciole” e quotidiane necessità, ma soprattutto si corre il rischio di rimanere “abbagliati” se si
dimentica che “non tutto quel che luccica
è oro” …
Euro
Mazzi
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