giovedì 13 ottobre 2016

SE RENZI “CAVALCA” L’ANTIPOLITICA … (prima parte)

La campagna referendaria a favore del SI ci sta regalando slogan tipici della cosiddetta antipolitica”, termine normalmente usato in senso negativo-dispregiativo (e spesso accostato al termine “populismo”): a) per indicare l’uso di argomenti o espressioni che «parlano alla pancia del popolo»; b) a quel sentimento assai diffuso di astio verso l’intero ceto politico; c) è l’ideologia del «siete tutti ladri/disonesti/privilegiati/ecc.» o «andate a lavorare/costate troppo/non fate nulla/ecc.»; d) è un sentimento generalizzato di disprezzo che accomuna i politici «siete tutti uguali/avete gli stessi vizi/ecc.».
La campagna di propaganda del SI utilizza molte espressioni tipiche di questa “antipolitica”; alcuni esempi: «per cancellare poltrone e stipendi …»; «Per togliere poteri alle regioni inefficienti …»; «mai più ping pong infinito delle leggi …»; ecc.. 


Vi è un largo uso di cartelloni, messaggi sugli autobus, post sui social network che pongono domande scontate (“populiste”) a cui è difficile rispondere NO: «Vuoi ridurre i costi delle regioni? »; «Vuoi diminuire le poltrone delle politica? »; «Vuoi aumentare la partecipazione dei cittadini? »; «Vuoi maggiore autonomia per le regioni virtuose e un rilancio del sud? »; ecc.
Si tratta di frasi semplici, accattivanti, facilmente condivisibili … ma è pura tecnica di propaganda!
Peccato che queste appetibili promesse non siano in alcun modo legate alla riforma costituzionale su cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre. Se si analizza il contenuto della riforma, ci si accorge agevolmente di come siano tutte informazioni parziali o ingannevoli (per una analisi approfondita si rimanda ai precedenti post, come ad esempio: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/06/controriforma-costituzionale-sui.html#more).
Uno slogan come questo: «Cara Italia, vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un Sì» non solo è dichiaratamente “populista”, ma è un controsenso se a divulgarlo è il PD, in quanto non solo ha il maggior numero di parlamentari e di consiglieri regionali, provinciali e comunali, ma occupa molti posti di direzione nelle varie partecipate pubbliche, enti statali, ecc. Come può essere credibile una polemica “anticasta” fatta dal PD e dai suoi esponenti? È paradossale che sia proprio il PD a condurre una polemica “antipolitica” fino alle sue estreme conseguenze, fino cioè a investire i politici in blocco, considerati alla stregua di una categoria inutile o dannosa; perché è questa la conclusione che si ricava dalla proposta di ridurre non i parlamentari ma «i politici».
In questa maniera si gioca allo “sdoppiamento”: c’è un PD buono e uno cattivo; uno giovane uno vecchio, uno vicino alla gente e uno burocrate, uno al governo e uno all’opposizione, uno per il SI e uno per il NO, ecc. Comunque vada vince sempre e solo il PD … perché al suo interno ci sono esponenti “per tutte le stagioni” … tenuti insieme dal collante della gestione del “potere”.
Queste espressioni della retorica “antipolitica” sono usate anche negli interventi dei vari sostenitori del SI, in particolare da Renzi; per esempio: parlando della riforma del Senato ha usato espressioni come: “due senatori su tre torneranno a lavorare” che risponde direttamente alla diffusa “rabbia contro la Casta” che non lavora e ha troppi privilegi.
Un altro slogan di Renzi è questo: «Senza riforma l’Italia è il paradiso degli inciuci». Si tratta di una frase tra le più chiare e compiute della cosiddetta “antipolitica”: nell’attuale Parlamento si fanno “inciuci”, cioè si rallenta e si ostacola lo sviluppo della Nazione!!! Si tratta di frasi di pura propaganda, ma sono assurde poiché nell’attuale Parlamento è il PD che ha la maggioranza, nell’attuale legislatura sono state approvate 272 leggi, di cui ben 134 (49,26%) di iniziativa governativa, 64 (23.53%) conversione di decreti legge,  solo 72 leggi di iniziativa parlamentare (26,47%).
Quindi, di fatto Renzi sta giudicando come “inciuci” anche tutto ciò che il suo Governo e la sua maggioranza parlamentare hanno fatto … semplicemente assurdo! Dietro a questo assurdo e semplice slogan viene trasmesso, però, un chiaro messaggio ai cittadini: dateci più potere poiché così tutto andrà a posto.
Del resto, nei discorsi di Renzi la retorica “antipolitica” si è sviluppata fin dall’inizio attorno al concetto della “rottamazione” (nuova versione della classica dicotomia innovazione/conservazione o nuovo/vecchio, giovane/anziano, ecc.) con la quale si è contrapposto all’allora dirigenza del PD, poi del Governo e poi alla “casta” (politici, burocrati, vertici organismi nazionali ed europei).
Renzi si è sempre manifestato come un outsider (diversità, novità, fare cose concrete, semplicità), ma pur essendo giovane di età (nato nel 1975) è dal 1999 che calca la scena politica italiana rivestendo vari incarichi di alto livello.
In proposito, l’ex PD Stefano Fassina (1/1/2016) ha dichiarato che: “è fantastico che Renzi cavalchi l'antipolitica. è uno che è vissuto di politica, ha avuto un reddito dalla politica. Non ha mai lavorato (…)”.
Questo modo di fare politica suscita perplessità anche in autorevoli sostenitori di Renzi. La Presidente della Camera (Boldrini), ha dichiarato (23/3/2016) che: “È importante che ci siano luoghi e strumenti di analisi e di riflessione sull’evoluzione della società. È importante perché, sebbene la globalizzazione, l’influenza dei media vecchi e nuovi e la rivoluzione digitale impongano alle istituzioni rapidità nelle decisioni, la politica non può improvvisare, né può ridursi ad una dimensione di eterno presente in cui contano soltanto gli slogan, le frasi a effetto, il colpo d’immagineLa decisone politica deve essere preceduta e sostenuta dalla conoscenza, dall’analisi delle tendenze reali e degli interessi in gioco nella società”.
Lo stesso Napolitano (10/11/2014) ha pronunciato parole di disincanto e delusione verso Renzi: “Mi auguro siano risultate tali quelle ricavabili dalle mie considerazioni sulla politica, tenendoci ben lontani sia dai senza speranze, sia dai banditori di smisurate speranze”. Successivamente ha apertamente criticato la personalizzazione renziana del referendum costituzionale (10/9/2016) “D.: Chi è responsabile di quella che lei definisce una guerra? R.: È noto che io non ho condiviso la iniziale politicizzazione e personalizzazione del referendum da parte del Presidente del Consiglio, ma specie all'indomani del sia pur lento sforzo di correzione di questo approccio da parte di Renzi, nulla può giustificare la virulenza di una personalizzazione alla rovescia operata dalle più diverse opposizioni facendo del referendum il terreno di un attacco radicale a chi guida il Pd e il governo del Paese”.
Dunque, accanto ad una propaganda fatta con in messaggi semplici e facili da diffondere in televisione, sui social o distribuiti nelle case, c’è la propaganda fatta di personalizzazione che si concretizza anche nell’occupazione di ogni spazio (… anche televisivo …) e nel messaggio che è ancora “se perdo, me ne vado” (… una promessa o un ricatto?).
Il Referendum potrebbe, comunque, dare a Renzi una legittimazione di tipo plebiscitario, mostrando a tutti la sua capacità di attrarre consenso superiore anche rispetto ai partiti e/o ai gruppi parlamentari. In tal senso, Rodotà (12/1/2016) ha ricordato che: “Questo non è un voto contro o a favore di qualcuno, ma è sulle regole del gioco. La Carta Costituzionale non può essere soggetta a nessun tipo di ricatto, soltanto i sovrani assoluti dicevano “dopo di me il diluvio”. In democrazia non c’è nessun diluvio”.
Insomma, Renzi utilizza con disinvoltura le tematiche dell’antipolitica per trovare consenso, si rivolge direttamente al popolo perché non ha paura della sfida (conta sulle divisioni, sulla lentezza e sulla disomogeneità del fronte del NO), radicalizza lo scontro personalizzandolo, facilita le simpatie verso l’idea di un solo uomo al comando” … e intanto cambia le regole del gioco (la Costituzione).
 
Anche per questi motivi al referendum del 4/12/2016 votare NO … è meglio!

Euro Mazzi

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