La
campagna referendaria a favore del SI ci sta regalando slogan tipici della
cosiddetta “antipolitica”, termine normalmente usato in senso
negativo-dispregiativo (e spesso accostato al termine “populismo”): a) per
indicare l’uso di argomenti o espressioni che «parlano alla pancia del popolo»; b) a quel sentimento assai
diffuso di astio verso l’intero ceto politico; c) è l’ideologia del «siete tutti ladri/disonesti/privilegiati/ecc.»
o «andate a lavorare/costate troppo/non
fate nulla/ecc.»; d) è un sentimento generalizzato di disprezzo che
accomuna i politici «siete tutti
uguali/avete gli stessi vizi/ecc.».
La
campagna di propaganda del SI utilizza
molte espressioni tipiche di questa “antipolitica”;
alcuni esempi: «per cancellare poltrone e
stipendi …»; «Per togliere poteri alle regioni inefficienti …»; «mai più ping
pong infinito delle leggi …»; ecc..
Vi
è un largo uso di cartelloni, messaggi sugli autobus, post sui social network che pongono domande scontate (“populiste”) a cui è difficile rispondere NO: «Vuoi ridurre i costi delle regioni? »; «Vuoi
diminuire le poltrone delle politica? »; «Vuoi aumentare la partecipazione dei
cittadini? »; «Vuoi maggiore autonomia per le regioni virtuose e un rilancio
del sud? »; ecc.
Si
tratta di frasi semplici, accattivanti, facilmente condivisibili … ma è pura
tecnica di propaganda!
Peccato
che queste appetibili promesse non
siano in alcun modo legate alla riforma costituzionale su cui saremo chiamati a
votare il 4 dicembre. Se si analizza il contenuto della riforma, ci si accorge
agevolmente di come siano tutte informazioni parziali o ingannevoli (per una
analisi approfondita si rimanda ai precedenti post, come ad esempio: http://appunticorsari.blogspot.it/2016/06/controriforma-costituzionale-sui.html#more).
Uno
slogan come questo: «Cara Italia, vuoi
diminuire il numero dei politici? Basta un Sì» non solo è dichiaratamente “populista”,
ma è un controsenso se a divulgarlo è il PD, in quanto non solo ha il
maggior numero di parlamentari e di consiglieri regionali, provinciali e
comunali, ma occupa molti posti di direzione nelle varie partecipate pubbliche,
enti statali, ecc. Come può essere credibile una polemica “anticasta” fatta dal PD
e dai suoi esponenti? È paradossale che sia proprio il PD a condurre una polemica
“antipolitica”
fino alle sue estreme conseguenze, fino cioè a investire i politici in blocco, considerati
alla stregua di una categoria inutile o dannosa; perché è questa la
conclusione che si ricava dalla proposta di ridurre non i parlamentari ma «i politici».
In
questa maniera si gioca allo “sdoppiamento”: c’è un PD buono e uno cattivo; uno giovane uno vecchio, uno
vicino alla gente e uno burocrate, uno al governo e uno all’opposizione, uno
per il SI e uno per il NO, ecc. Comunque
vada vince sempre e solo il PD … perché al suo interno ci sono esponenti “per tutte le stagioni” … tenuti insieme dal collante della
gestione del “potere”.
Queste
espressioni della retorica “antipolitica” sono usate anche
negli interventi dei vari sostenitori del SI, in particolare da Renzi; per
esempio: parlando della riforma del Senato ha usato espressioni come: “due senatori su tre torneranno a lavorare”
che risponde direttamente alla diffusa “rabbia contro la Casta” che non
lavora e ha troppi privilegi.
Un
altro slogan di Renzi è questo: «Senza
riforma l’Italia è il paradiso degli inciuci». Si tratta di una frase tra
le più chiare e compiute della cosiddetta “antipolitica”: nell’attuale
Parlamento si fanno “inciuci”, cioè si rallenta e si ostacola lo sviluppo della
Nazione!!! Si tratta di frasi di pura
propaganda, ma sono assurde poiché nell’attuale Parlamento è il PD che ha
la maggioranza, nell’attuale legislatura sono state approvate 272 leggi, di cui
ben 134 (49,26%) di iniziativa governativa, 64 (23.53%) conversione di decreti
legge, solo 72 leggi di iniziativa
parlamentare (26,47%).
Quindi,
di fatto Renzi sta giudicando come “inciuci”
anche tutto ciò che il suo Governo e la sua maggioranza parlamentare hanno
fatto … semplicemente assurdo! Dietro
a questo assurdo e semplice slogan viene trasmesso, però, un chiaro messaggio
ai cittadini: dateci
più potere poiché così tutto andrà a posto.
Del
resto, nei discorsi di Renzi la retorica “antipolitica” si è sviluppata fin
dall’inizio attorno al concetto della “rottamazione” (nuova versione della
classica dicotomia innovazione/conservazione o nuovo/vecchio, giovane/anziano,
ecc.) con la quale si è contrapposto all’allora dirigenza del PD, poi del
Governo e poi alla “casta” (politici, burocrati, vertici organismi nazionali ed
europei).
Renzi
si è sempre manifestato come un outsider (diversità, novità, fare
cose concrete, semplicità), ma pur essendo giovane di età (nato nel 1975) è dal
1999 che calca la scena politica italiana rivestendo vari incarichi di alto
livello.
In
proposito, l’ex PD Stefano Fassina (1/1/2016) ha dichiarato che: “è fantastico che Renzi cavalchi
l'antipolitica. è uno che è vissuto
di politica, ha avuto un reddito dalla politica. Non ha mai lavorato
(…)”.
Questo
modo di fare politica suscita
perplessità anche in autorevoli sostenitori di Renzi. La Presidente della
Camera (Boldrini), ha dichiarato (23/3/2016) che: “È importante che ci siano luoghi e strumenti di analisi e di
riflessione sull’evoluzione della società. È importante perché, sebbene la
globalizzazione, l’influenza dei media vecchi e nuovi e la rivoluzione digitale
impongano alle istituzioni rapidità nelle decisioni, la politica non può improvvisare,
né può ridursi ad una dimensione di eterno presente in cui contano soltanto gli slogan, le frasi a
effetto, il colpo d’immagine. La decisone politica deve essere
preceduta e sostenuta dalla conoscenza, dall’analisi delle tendenze reali e
degli interessi in gioco nella società”.
Lo
stesso Napolitano (10/11/2014) ha pronunciato parole di disincanto e delusione
verso Renzi: “Mi auguro siano risultate
tali quelle ricavabili dalle mie considerazioni sulla politica, tenendoci ben
lontani sia dai senza speranze, sia
dai banditori di
smisurate speranze”. Successivamente ha apertamente criticato la
personalizzazione renziana del
referendum costituzionale (10/9/2016) “D.:
Chi è responsabile di quella che lei definisce una guerra? R.: È noto che io
non ho condiviso la iniziale politicizzazione e personalizzazione del referendum da
parte del Presidente del Consiglio, ma specie all'indomani del sia pur
lento sforzo di correzione di questo approccio da parte di Renzi, nulla può
giustificare la virulenza di una personalizzazione alla rovescia operata dalle
più diverse opposizioni facendo del referendum il terreno di un attacco
radicale a chi guida il Pd e il governo del Paese”.
Dunque,
accanto ad una propaganda fatta con in messaggi semplici e facili da diffondere
in televisione, sui social o
distribuiti nelle case, c’è la propaganda fatta di personalizzazione che si concretizza anche nell’occupazione di ogni spazio (… anche televisivo …) e nel
messaggio che è ancora “se perdo, me ne vado” (… una
promessa o un ricatto?).
Il
Referendum potrebbe, comunque, dare a Renzi una legittimazione di tipo plebiscitario, mostrando a tutti la sua
capacità di attrarre consenso superiore anche rispetto ai partiti e/o ai gruppi
parlamentari. In tal senso, Rodotà (12/1/2016) ha ricordato che: “Questo non è un voto contro o a favore di
qualcuno, ma è sulle regole del gioco. La Carta
Costituzionale non può essere soggetta a nessun tipo di ricatto, soltanto i
sovrani assoluti dicevano “dopo di me il diluvio”. In democrazia non c’è nessun
diluvio”.
Insomma,
Renzi utilizza con disinvoltura le
tematiche dell’antipolitica per trovare consenso, si rivolge direttamente al
popolo perché non ha paura della sfida
(conta sulle divisioni, sulla lentezza e sulla disomogeneità del fronte del NO),
radicalizza lo scontro
personalizzandolo, facilita le simpatie verso l’idea di un “solo uomo al comando” …
e intanto cambia le regole del gioco (la Costituzione).
Anche per questi motivi al referendum
del 4/12/2016 votare NO … è meglio!
Euro Mazzi
Nessun commento:
Posta un commento