mercoledì 7 settembre 2016

SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA (prima parte)

La polemica sulla ri-acquisizione di un fabbricato adiacente all’attuale Casa della Salute ha reso ulteriormente evidente la miopia di un certo modo di governare la finanza regionale e di amministrare la sanità pubblica.
Nel periodo 2006-2008 è stato deciso dalla Giunta Burlando di ripianare 120 milioni (dei  252,7 milioni) di deficit della sanità regionale del 2005 con la vendita di beni pubblici di proprietà di Asl e di Ospedali (cartolarizzazione) che erano inutilizzati e ritenuti non più utili alle necessità organizzative del servizio sanitario regionale.


Tra i 390 cespiti venduti nel giugno 2008 per 203 milioni a Fintecna Immobiliare c’era, appunto, una parte del vecchio Ospedale di Sarzana. Si doveva presumere che la vendita di questi cespiti fosse la conseguenza di una analisi sulla loro non utilità organizzativa per i servizi sanitari; invece, qualche mese dopo la loro vendita si sono sviluppati in tutta la regione le istanze di riacquisto o di riutilizzo di questi immobili (in precedenza venduti), con conseguente richiesta di nuovi finanziamenti a sostegno di queste “improvvise” nuove necessità. Questi nuovi finanziamenti andavano ad appesantire un elevato indebitamento e il deficit della spesa sanitaria regionale che negli anni dal 2006 al 2014 viaggiava ad una media superiore a 90 milioni di euro annui.
Anche alcuni degli immobili del vecchio Ospedale di Sarzana sono stati oggetto di richiesta di “ri-acquisto” con la motivazione  di recuperare locali (ma allora perché sono stati venduti???) per uffici del Distretto, del servizio di Neuropsichiatria Infantile (attualmente sito in locali in affitto a circa € 59 mila all’anno) e le attività del Centro Diurno per Disabili.  
L'operazione veniva proposta dalla precedente Direzione Asl 5 e si doveva articolare con l’intervento di una delle più importanti società di gestione del risparmio nel settore immobiliare (Idea Fimit Sgr) che avrebbe comprato l’immobile da Fintecna Immobiliare e dopo averlo ristrutturato lo avrebbe rivenduto all’Asl 5 al prezzo presunto di € 2,5 milioni.
L’Asl 5, intanto, inseriva questa proposta nel piano investimenti 2015-2017 da finanziarsi con un mutuo decennale, la cui richiesta di autorizzazione a contrarre il mutuo veniva presentata in data 6/3/2015, che la Giunta Regionale Burlando autorizzava in data 27/3/2015. Stranamente, l’autorizzazione si basava solo sulla “capacità di indebitamento” dell’Asl 5, ma non esprimeva un  giudizio positivo sull’investimento in sé “per l’importo complessivo presunto per acquisto immobile ed opere di ristrutturazione di € 2.500.000”, in quanto l’ASL n. 5 doveva “fornire, ad integrazione di quanto già inviato, specifica relazione tecnica e sanitaria sui singoli interventi individuati, elementi necessari al Settore competente in materia di investimenti in sanità per l’effettuazione di una puntuale valutazione degli interventi progettati”.
Così il mutuo veniva stipulato, ma l’intervento in sé non era ancora stato autorizzato e il nuovo assessore Viale prima di decidere richiedeva alla Asl 5 uno specifico studio di fattibilità.
Gli interventi dei due consiglieri PD Michelucci e Paita, conseguentemente, si intensificavano nel sollecitare una decisione favorevole all’ampliamento del Palasalute di Sarzana; il 29/2/16, per esempio, attaccavano la Regione in questo modo: “non perda altro tempo per il Palasalute di Sarzana. Chi si nasconde dietro lo studio di fattibilità non conosce i bisogni del territorio”. Gli attacchi di Michelucci e Paita (a cui si aggiungeva l’assessore sarzanese Castagna) alla Regione si sono via via intensificati raggiungendo il loro culmine nel mese di agosto, quando scendevano in campo anche i consiglieri M5S Battistini e Chiappini i quali evidenziavano al contrario forti perplessità sull’operazione di ri-acquisto per la notevole differenza tra il prezzo di vendita (€ 900 mila) e quello di riacquisto (€ 2,5 milioni) non compensato dai benefici organizzativi e dai risparmio dell’affitto.
Infatti, una più attenta analisi dell’operazione di ri-acquisto avrebbe evidenziato i notevoli limiti di questa proposta: a) la somma richiesta di € 2,5 milioni era eccessiva rispetto all’effettivo valore di produzione a nuovo dell’immobile pari a 1.860.000  (oltre a €150.000 per spese varie); b) la superficie lorda utilizzabile (circa 650 mq) era appena sufficiente ad accogliere solo la neuropsichiatria (ora in uno spazio di 562 mq), ma non il centro diurno per disabili; c) i tempi di attesa per la consegna dell’immobile sarebbero superiori ai 18 mesi di lavori (fine 2018); d) l’investimento si ammortizzerebbe in oltre 30 anni rispetto al pagamento di un mutuo decennale; e) la stipula anticipata del mutuo ha comunque tenuto immobilizzati 2,5 milioni in attesa di successiva verifica, con conseguente pagamento di interessi senza alcun tipo di utilità.
In questi ultimi giorni l’assessore regionale alla Sanità Viale ha giustamente bloccato il ri-acquisto, in quanto non ritenuto conveniente ed opportuno, ma il consigliere Michelucci attacca ancora “a testa bassa” gridando che: "Lega e M5S giocano sulla pelle dei cittadini".
In realtà, bisognerebbe che Michelucci spiegasse ai cittadini: a) perché sono stati venduti degli immobili nel 2008 se potevano essere ancora utili; b) perché è stato fatto di tutto per arrivare ad un ri-acquisto di una struttura che organizzativamente non sarebbe stata idonea e non era oggettivamente opportuna da un punto di vista economico; c) perché è stato stipulato un mutuo prima ancora di valutare attentamente la fattibilità del riacquisto, dato che poi si è verificato che tale operazione non sarebbe stata in grado di fornire benefici tali da giustificare l’entità dell’investimento di 2,5 milioni.
Tutto questo è potuto accadere perché manca sia una analisi della situazione dei servizi sanitari, sia una capacità di progettazione di come deve essere gestita la sanità locale, che di “buona” programmazione finalizzata all’economicità, all’efficienza e alla efficacia di un servizio sanitario che ci costa circa 3,1 miliardi annui ed assorbe ¾ delle risorse regionali.
E’ tempo che i cittadini e i loro rappresentanti nei Consigli Comunali si riapproprino della discussione e delle decisioni su questo strategico servizio, togliendo il monopolio decisionale ai “gruppi ristretti” ... prima che sia troppo tardi ... e dopo aver pagato tasse e ticket sanitari!!!

 Euro Mazzi

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