Dopo
aver analizzato la “prima cartolarizzazione
beni Asl” (iniziata negli anni 2006-2008), cioè la dismissione del
patrimonio non più strumentale ai fini sanitari delle Asl, finalizzata alla
copertura del debito sanitario del 2005 (di € 252,7 milioni),
passiamo ad esaminare la “seconda
cartolarizzazione beni Asl”, riguardante la vendita di altri beni pubblici destinata
sempre al ripianamento del “buco” nella spesa sanitaria ligure del 2011
ammontante a € 144,2 milioni (per la prima cartolarizzazione vedere questo post:http://appunticorsari.blogspot.it/2016/09/la-prima-cartolarizzazione-dei-beni.html#more).
La
legge finanziaria 2011 della Regione Liguria (LR n. 22 del 24/12/2010) all’art.
22 e 23 stabiliva la costituzione di un fondo alimentato dai proventi delle vendite immobiliari
dei beni di proprietà degli enti del settore regionale allargato non
direttamente impiegati per lo svolgimento di attività istituzionali ovvero per
i quali fosse prevista la destinazione ad altro utilizzo. Tali risorse, se
provenienti dalla vendita di beni delle aziende sanitarie, dovevano essere destinate
sia al ripiano di disavanzi che a programmi di investimento delle Asl; mentre,
se proveniente da altri enti, al finanziamento dei loro programmi di
intervento. Tali beni dovevano essere ceduti
ad ARTE Genova (ex IACP, Azienda Regionale Territoriale per l'Edilizia) il
quale corrispondeva alla Regione un prezzo pari al valore dei beni nello stato di fatto in cui si trovavano.
Questa
scelta provocava forti contestazioni.
Per esempio, il consigliere Pellerano denunciava “una politica di “svendita” del
patrimonio sanitario regionale che avrà ricadute nel medio e lungo periodo. La
Regione prima investe, poi vende gli stessi immobili su cui ha investito. (…) Vendere, malamente, il patrimonio pubblico
non serve a risolvere i problemi strutturali”.
In
data 15/11/2011 la Giunta Regionale Burlando conferiva l’incarico alla
finanziaria regionale FILSE Spa di effettuare le perizie estimative degli immobili da vendere; inoltre, decideva di inserire
nella “seconda cartolarizzazione” anche alcuni immobili (13) di proprietà regionale, tra cui il complesso
immobiliare ubicato in Marinella di Sarzana (ex Colonia Olivetti) e il complesso
immobiliare sito in La Spezia (in Viale Amendola ex liceo Pacinotti).
In
data 21/12/2011 FILSE Spa trasmetteva la relazione di stima dei beni da vendere
che veniva (con DGR n. 1713 del 29/12/2011) posta come corrispettivo della loro cessione ad ARTE
Genova, per un importo complessivo di € 76.183.558,72, di cui
€ 15.158.701,63 relativi ai beni di proprietà regionale e i restanti 61 milioni
ai beni delle Asl.
L’atto
di vendita veniva stipulato il 30/12/2011; ARTE Genova, per erogare il
corrispettivo a Regione Liguria, attivava una linea di credito con Banca CARIGE per € 79 milioni, con
scadenza 30/12/2013, con l’interesse variabile dell’Euribor + 5%; la Regione
poi concedeva ad ARTE una anticipazione
di cassa non superiore all’80% del valore complessivo degli immobili da
restituire a fine anno 2012 (anticipazione poi rinnovata negli anni successivi).
Per
favorire l’operazione di valorizzazione degli immobili passati ad ARTE ed
immetterli sul mercato immobiliare (versando
alla Regione l’eventuale plusvalenza derivante dall’alienazione dei beni), nella
legge finanziaria 2012 (LR n. 37 del 27/12/2012) all’art. 29 venivano stabilite
le procedure per l’approvazione dei programmi per l’alienazione e la valorizzazione degli
immobili non strumentali di proprietà della Regione, degli enti
appartenenti al settore regionale allargato e degli enti strumentali, delle
province e dei comuni, prevedendone altresì il mutamento della loro destinazione d’uso compatibili con le loro
caratteristiche strutturali e tipologiche, stabilendo varie facilitazioni
(modalità e tempi delle procedure, soddisfacimento degli standard e oneri
urbanistici).
In
data 29/5/2012 alcune proposte di cambio
di destinazione d’uso venivano approvate dalla Giunta Regionale e venivano
inviate ai Comuni per le conseguenti deliberazioni con la speranza di una
conclusione veloce della loro adozione. Questa procedura si rivelava, però, lunga e difficile, in quanto comportava
estenuanti trattative con i Comuni nel cui territorio si trovavano i singoli
cespiti (per esempio quella per l’ex ospedale psichiatrico di Quarto o quello
di Santa Margherita si perfezionavano nel 2013).
Nel
corso del 2012, ARTE doveva versare
alla Regione ulteriori 27 milioni quale corrispettivo del maggior valore
che gli immobili acquisiti dalla Regione a fine 2011 avevano assimilato nel
frattempo a seguito dei cambi di
destinazione d’uso e della previsione di aumenti di volumetrie autorizzate
(art. 13 LR 29/2012); somme che venivano recepite da ARTE con un ampliamento
dell’affidamento con CARIGE. Al 31/12/2014 erano ben 3 gli affidamenti concessi
dalla banca per un importo massimo di € 111 milioni ad ARTE per questa
cartolarizzazione.
A
questo punto, il Governo formulava i primi rilievi sull’anticipazione di cassa
garantita da Regione ad ARTE in relazione alla dismissione del patrimonio, ipotizzando
che l’operazione mascherasse un indebitamento
regionale. Nel 2013 il MEF inviava i propri ispettori per verificare la
correttezza dei conti della Regione, i quali in una relazione scrivevano: “Dalla lettura dei dati di bilancio emerge
come l’azienda (Arte Genova) non avesse
la liquidità per far fronte alla compravendita di immobili e che le
necessarie risorse finanziarie siano state procurate attraverso il ricorso al
sistema bancario.
Questa operazione ha permesso all’azienda regionale di surrogare il debito verso la regione in un debito verso il sistema bancario (nello specifico Banca Carige) con l’accollo degli oneri conseguenti all’indebitamento. Va inoltre evidenziato che le eventuali plusvalenze che Arte dovesse conseguire dalla cessione dei predetti immobili dovranno essere rigirate alla Regione Liguria […] Il piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare approvato dalla Regione è certamente legittimo […] Tuttavia, le modalità di dismissione destano qualche perplessità, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità economica dell’operazione da parte di Arte Genova”.
Questa operazione ha permesso all’azienda regionale di surrogare il debito verso la regione in un debito verso il sistema bancario (nello specifico Banca Carige) con l’accollo degli oneri conseguenti all’indebitamento. Va inoltre evidenziato che le eventuali plusvalenze che Arte dovesse conseguire dalla cessione dei predetti immobili dovranno essere rigirate alla Regione Liguria […] Il piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare approvato dalla Regione è certamente legittimo […] Tuttavia, le modalità di dismissione destano qualche perplessità, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità economica dell’operazione da parte di Arte Genova”.
In
una allegata tabella risultava che il debito di Arte era salito da € 21,7
milioni del 2009 a € 102,9 milioni nel 2011. Nel 2014 l’indebitamento di ARTE ammontava
a € 134,3 di cui € 111,2 direttamente riferibili alla seconda cartolarizzazione.
La
Giunta Burlando si “ribellava” a questi
controlli e presentava ricorso alla Corte Costituzionale (14/2/2014) per
conflitto di attribuzione nei confronti del Governo per l’annullamento, previa
dichiarazione di non spettanza allo Stato, della nota del MEF e sulle due
relazioni sulla verifica amministrativo-contabile eseguita presso la Regione
Liguria dal 20 maggio 2013 al 27 giugno 2013. La Corte Costituzionale respingeva il ricorso con sentenza n.
86 del 29/4/2015.
Intanto
la Giunta Burlando cercava di vendere gli immobili. A dicembre 2013 Burlando volava in Russia per proporre la
vendita degli immobili delle due cartolarizzazioni dei beni ex Asl ai russi, ma
non veniva raggiunta alcuna intesa in proposito.
Nel
frattempo anche il tentativo di vendita in blocco dei beni con un’asta (avente una base di € 116 milioni), tenutasi in
data 11/7/2014, andava deserta.
Nel
2014 l’operazione immobiliare con Arte diveniva oggetto dell’attenzione anche della
Corte dei Conti
che, in sede di parifica del rendiconto generale del bilancio regionale del 2013,
con giudizio del 18/7/2014 contestava la
legittimità dell’operazione per indebitamento a copertura di disavanzi ed irregolare
contabilizzazione della vendita. La difesa della Regione veniva impostata sul
fatto che ARTE era al di fuori del perimetro delle pubbliche amministrazioni e
faceva ricorso. Il ricorso, però, veniva respinto dalle Sezioni Riunite della
Corte dei conti e, così, il bilancio regionale veniva “peggiorato” di € 103.378.221,84.
Secondo
il PM della Corte dei Conti l'operazione di copertura del disavanzo sanitario
nel bilancio Regionale del 2013 è “lodevole
nelle intenzioni, ma fino a ora non è compiuta, ed è stata realizzata mediante
una procedura complessa e non lineare
(…) che non può
qualificarsi come una vendita di immobili, ma come una cartolarizzazione".
Per
la Corte dei Conti si trattava di una
partita di giro, cioè si tornava alla casella di partenza e il
disavanzo nascosto “sotto il tappeto” era rispuntato fuori, ma non era più identico
al precedente, in quanto era aumentato
per spese e interessi.
Ancora
nella requisitoria del PM presso la Corte dei Conti nel giudizio di
parificazione del rendiconto generale della Regione Liguria per l’esercizio
finanziario 2014 nell’udienza pubblica del 23/7/2015 si leggeva che: “Nel frattempo si è aggravata la situazione debitoria di ARTE, che in dipendenza dell’
operazione in questione fino all’aprile 2015 ha sostenuto oneri finanziari, nonché oneri per consulenze e spese legali per un
ammontare complessivo di euro 9.474.486,33. E ad oggi ARTE Genova risulta
titolare di tre aperture di credito ipotecarie per un’esposizione di euro 111.000.000. In conclusione,
nella sostanza, il disavanzo sanitario regionale, che si intendeva ripianare, sussiste tuttora e tende ad accrescersi degli
oneri finanziari che maturano a favore di CARIGE. Corrispondentemente,
trattandosi di “cartolarizzazione”, sussiste
l’ indebitamento della Regione per l’ importo di euro 103.378.221,84, poiché
la “cartolarizzazione” è indebitamento (…) Il
“ricavato” della cartolarizzazione, pari ad € 103.378.221,84, deve essere
iscritto al passivo del conto del patrimonio”.
(Vedere in proposito questo video: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/07/18/ARgTgcGB-regione_bilancio_riscrivere.shtml).
Il giudizio
della Corte dei Conti confermava le critiche avanzate dai consiglieri regionali
di minoranza. Insomma, questa
alienazione nella migliore delle ipotesi sarebbe stata una operazione “una tantum” solo per coprire parzialmente il
disavanzo del 2011 di circa 144 milioni di euro, che comunque non avrebbe inciso
nella riduzione dei costi strutturali,
evidenziando comunque una scarsa
capacità strategia di focalizzare le risorse. In realtà si era risolta in “una partita di giro”, cioè in uno spostamento
del deficit sanitario dal bilancio regionale in quello di ARTE.
La vicenda aveva
provocato sia l’intervento ispettivo del MEF che quello della Corte dei Conti,
ma la Giunta Burlando aveva ricorso contro entrambi questi interventi,
spendendo inutilmente per ulteriori costi per l’assistenza legale.
Il risultato finale è un progressivo
aggravamento della finanza regionale complessiva che dovrà essere sanata: o con
i ricavi delle vendite degli immobili, o con tagli nella spesa regionale, o con
nuove tasse.
Gli
immobili sono ancora in carico ad ARTE Genova che oramai ha una situazione
finanziaria assai critica … Aspetti che
affronteremo meglio nella prossima puntata …
Euro
Mazzi
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