Il
voto del 4 marzo 2018 ha mostrato una articolazione
territoriale ben definita: nel Nord ha raccolto più consensi il Centrodestra
a trazione leghista; nel Sud è stato il M5S a raccogliere più voti; nel Centro la situazione è più
articolata registrando zone a maggior voto al PD, altre al Centrodestra e altre
al M5S. A fronte di questa “polarizzazione territoriale” c’è un
risultato elettorale (ci limitiamo a riportare quello per la Camera dei Deputati,
poiché simile a quello per il Senato) assai
articolato e non univoco: da una parte, M5S ha raccolto circa 10,7 milioni
di voti (pari al 32,68%), con 221 deputati e 112 senatori eletti, risultando il
partito più votato; ma dall’altra, il Centrodestra è stato votato da 12,1
milioni di italiani (pari al 37%), con 260 deputati e 135 senatori eletti,
risultando la coalizione più votata, al cui interno la Lega ha raccolto il
maggior consenso (5,6 milioni di voti pari al 17,37%); ha sorpreso lo scarso
risultato del PD (6,1 milioni di voti pari al 18,72%) e della sua coalizione (7,5
milioni di voti pari al 22,85%), con 112 deputati e 57 senatori eletti; ha stupito il mancato successo di LeU (1,1
milioni di voti pari al 3,39%), con 14 deputati e 4 senatori eletti.
Tutti
hanno indicato come perdente il PD,
mentre M5S e Centrodestra si sono
proclamati vincitori; questa sintesi è errata perché risulta essere una “semplificazione”
rispetto ad uno scenario complesso e articolato che si è aperto, ma è
soprattutto “esagerata” perché in realtà si dovrebbe parlare solo di “successo”
o di “mancato
risultato” (cioè di incremento/decremento di voti rispetto alle
precedenti consultazioni).
Certamente
è fuorviante parlare di “vittoria”,
in quanto è un concetto più appropriato solo quando gli esiti elettorali
consentono di poter dar vita ad un
governo; infatti, sia M5S che Centrodestra sono solo arrivati primi (sic!!!), ma da soli
non possono costituire un governo senza dover appoggiarsi su altri
deputati/senatori eletti in altri schieramenti. Occorre, infatti, ricordare che
per ottenere una maggioranza parlamentare occorrono almeno 316 deputati e 161
senatori; data la situazione scaturita dalle elezioni 2018 al M5S mancano 95 deputati e 49 senatori, mentre
al Centrodestra mancano 56 deputati
e 26 senatori.
Dunque,
sia M5S che Centrodestra devono fare
accordi con singoli deputati/senatori o con gruppi parlamentari,
circostanza questa che era stata da tutti scartata prima delle elezioni e che
comporterebbe automaticamente un “compromesso”
sia sul programma di governo, che sulla stessa composizione dell’esecutivo,
nonché per le conseguenti nomine nei vari enti e società statali.
In
definitiva, se si entra nel merito, da questa tornata elettorale non esce alcun
“vincitore” (contrariamente a quanto molti
sostengono), anzi coloro che vengono indicati come “sconfitti”
(PD e LeU) in realtà sono “indispensabili”
per formare qualsiasi governo e, quindi, se un partito “perde” e poi va al
governo ha veramente perso?
Mai
come in questa occasione risulta vera la circostanza che tutti gli eletti e
tutti i partiti sono egualmente “necessari”
per trovare una soluzione alla formazione di un governo, in caso contrario si
aprirà uno scenario di governo tecnico
di transizione in attesa o di nuove
elezioni o dello “sfaldamento” di uno dei gruppi parlamentari (il tipico
fenomeno del “cambio-casacca”). Tutti gli eletti dovranno fare “compromessi” rispetto alle promesse espresse
in campagna elettorale; forse è stato per questo prevedibile scenario che tutti
hanno fatto una gara a chi la “spara più grossa” (per esempio: “aboliamo … qualcosa”) non tenendo conto
dei vincoli economici e finanziari del bilancio statale; conseguentemente ogni
eletto potrà invocare questo necessario “compromesso”
per facilmente giustificarsi verso i propri elettori sui “diversi” (e a volte “opposti”
rispetto a quanto promesso) concreti provvedimenti che inevitabilmente si
dovranno adottare, incalzati sia dalla Comunità Europea che dalle istituzioni
internazionali, ma soprattutto dai “bisogni”
che i cittadini continueranno ad esprimere.
La
prima conseguenza di questa situazione sarà di dover “rivalutare” il tanto vituperato “inciucio”,
poiché risulterà stonato dare ora un tono positivo di “responsabilità”
allo stesso “atteggiamento” che in
passato portava a parlare in modo spregiativo di “inciucio”.
Nello stesso modo
occorrerà parlare di “responsabili”
per chi eletto in uno schieramento passerà ad altra sponda con l’intento di
dare un governo al Paese, mentre in passato le critiche erano feroci verso i “cambio-casacca”.
Altrettanto dovrà essere rivista l’attribuzione del rischio di un
condizionamento del voto da parte delle mafie, poiché in passato lo si
attribuiva “semplicisticamente” al
Centrodestra se risultava vincitore nel Sud … e ora come avranno votato e fatto
votare i vari “mafiosi” al sud, al centro e al nord?
Insomma,
questa tornata elettorale se riuscirà a produrre un governo, inevitabilmente comporterà
una “catarsi politica” (cioè una “purificazione”): chi ha “brandito” contro i
propri avversari di ieri certi slogan sulla “purezza
politica”, sull’onestà e sulla “rottamazione”,
oggi deve “sporcarsi le mani” se vuole governare … e questo sarebbe un
bene per tutti perché il “purismo politico”
è una caricatura piena di conseguenze nefaste (per esempio è all’origine dei
vari fondamentalismi e populismi).
In
questo senso, il populismo renziano (ne abbiamo parlato nei post precedenti vedi qui sotto)
alla fine ha “rottamato” se stesso e un PD al
cui interno non c’è né dibattito reale né dissenso, un partito "mai nato", che non è mai stato di
sinistra ma che non è diventato neppure una sorta di nuova DC … oramai è solo
un comitato elettorale volto alla gestione del potere. In proposito, i renziani
avrebbero dovuto ricordarsi della frase di Pietro Nenni: “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro... che ti
epura” e oggi hanno trovato i grillini … e domani i grillini chi troveranno?
Il
problema fondamentale italiano è che il “popolo” vota di volta in volta un
movimento/partito/coalizione guidato da “un uomo della
provvidenza” (per esempio: Berlusconi, Renzi, Salvini, Di Maio,
ecc.) piuttosto che le idee, i programmi, la coerenza realizzatrice e
comportamentale. Il sistema politico italiano è sostanzialmente “clientelare”: “ti voto perché mi hai dato o mi prometti di dare …”.
Sarà
dura, pertanto, proporre nuove offerte politiche senza un personaggio trainante; sarà impossibile uscire da questa “palude”
politica se non si supera questo modo “clientelare”
di intendere la politica. Purtroppo. E allora … qualcosa nascerà … si spera.
In proposito … Senza cadere nel tramonto
di ogni valore, nella giustificazione di ogni comportamento e della
omologazione pluralista di ogni presunta verità; oggi occorre avere piena consapevolezza (come sostiene il
filosofo Jankélévitch) della condizione impura, articolata e mescolata che
stiamo vivendo, imparando a “gestire” l'impurità, per trovarvi
elementi di trasformazione e di libertà (“purezza
dell'impuro”).
Gramsci
riteneva la “catarsi” come un passaggio
politico fondamentale dalla: “necessità
alla libertà. La struttura da forza esteriore che schiaccia l’uomo, lo assimila
a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo di libertà, in strumento per
creare una nuova forma etico-politica”.
Bisogna
ripartire dai valori e dai principi
ispiratori; occorre premiare la visione
programmatica; è necessario che un politico dimostri impegno e dedizione, abbia esperienza
e competenza, oltre a sincerità e
onestà.
E
allora (permettete l’auto-citazione) non possiamo non fare notare che è proprio
questo lo scopo di questo blog: “Abbiamo
l’obiettivo di rimettere al centro dell’impegno politico le competenze, lo
studio attento delle questioni, l'analisi e il tentativo di comprensione, la
valorizzazione del pensiero e delle esperienze, restituendo passione alla
politica. Cerchiamo di fare luce sulle decisioni e sulle pratiche di governo
locale (Comuni e Regione), ma anche sui centri del potere presenti nel
territorio” … appunto.
Euro Mazzi
I
precedenti post:
1)
HYBRIS”
E IL RENZISMO …: QUI2) NEMESI RENZIANA …: QUI
3) IL POPULISMO DEL PDRenziano: QUI
Altri
post sull’argomento:
-
IL
VALORE DEMOCRATICO DELL'ALTERNANZA: QUI- REFERENDUM LAVORO 2017: RISCHI E OPPORTUNITÀ: QUI
- NO … è meglio!: QUI
- «UNA CLIENTELA ORGANIZZATA, SCIENTIFICA, RAZIONALE COME CRISTO COMANDA. AH, CHE COSA BELLA!» (V. De Luca): QUI
- LO STRARIPANTE “POPULISMO” DEL GOVERNO RENZI: QUI
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