sabato 6 giugno 2020

BIODIGESTORE DI SALICETI: EMISSIONI E ODORI SOSTENIBILI? (nona parte)

Continuiamo a valutare la reale “ottemperanza” delle risposte consegnate dalla società Recos alle richieste del 18/10/2019 della Regione; in questo post ci limitiamo ad esaminare la problematica contenuta nel comparto tematico n. 2: “emissioni e odori - richieste di integrazione 11-15”; in sostanza occorre capire come la società Recos intenda prevenire i potenziali impatti delle emissioni del biodigestore sulla qualità dell’aria, in particolare per quanto attiene alla molestia olfattiva.
Recos ha presentato un nuovo “Studio Diffusionale odori” (un sistema di modellazione che simula gli effetti di una meteorologia variabile nello spazio e nel tempo e descrive il trasporto, la trasformazione e la dispersione in atmosfera in diversi scenari emissivi) diverso da quello già utilizzato in precedenza per valutare l’impatto sulla qualità dell’aria e la dispersione in atmosfera dei gas, delle polveri e di sostanze odorigene prodotte dal nuovo impianto.
Le risultanze finali di queste nuove simulazioni evidenziano come tutte le soglie siano rispettate in tutti i casi esaminati grazie a due significative variazioni al primo progetto: a) portando la quota di espulsione dei camini a 30 metri dal suolo; b) aumentando il filtraggio delle emissioni: “il proponente, in via del tutto cautelativa, ha ritenuto opportuno procedere all’ innalzamento dei camini portandoli all’altezza di 30 metri, minimizzando le ricadute ai ricettori anche imponendo un’emissione ai biofiltri di 300 U.O./m3 (anziché 200 U.O./m3)” (Studio Diffusionale odori, pag. 17).
Nessuna modifica, invece, viene prevista per l’emissione nell’atmosfera di anidride carbonica (si tratta di un flusso di “off-gas” avente una “quantità stimata di CO2 che si produce è di circa 550 Nm3/h x 8.500 h/a: pari a 4.675.000 Nm3/a” - in Valutazioni per il Recupero della CO2, pag. 2), in quanto Recos ha presentato ora nuovi studi finalizzati ad esaminare le diverse possibilità di recupero della CO2, con valutazioni di costi/benefici in relazione alla tecnologia oggi utilizzata nel recupero, concludendo che: “a) Nelle condizioni date (piccola quantità prodotta e localizzazione della produzione) il recupero della CO2 non è sostenibile; b) Il riutilizzo della CO2 per la sua conversione verso CH4 (metano) tramite la reazione di Sabatier è in corso di approfondimento per l’applicazione industriale e dai risultati di laboratorio e di scala pilota: tale possibile applicazione appare mostrare un futuro promettente di sviluppo” (Relazione di ottemperanza, pag. 26).
Insomma, sarebbe tecnologicamente possibile il recupero della CO2 prodotta dal biodigestore (sistemi di purificazione e successiva compressione della CO2 per utilizzi industriali, dall’impiego alimentare ai sistemi criogenici), ma non è economicamente conveniente, poiché “Il bilanciamento del sistema dei costi e di ricavi si ottiene con una produzione di 725 Nm3/h di CO2, valore oltre il quale la tecnologia diviene vantaggiosa” (Valutazioni per il Recupero della CO2, pag. 2), mentre per le tecnologie di conversione della CO2 in metano (CH4) “ad oggi non risulta avere ancor un’applicazione industriale consolidata di cui siano note le risultanti economiche, sia in termini di costi di realizzazione delle infrastrutture sia in termini dei costi per i rendimenti energetici dei processi e dunque non sono oggi disponibili elementi che permettano di valutare la ragionevole percorribilità complessiva, soprattutto secondo i principi dell’economia sostenibile a cui tutti gli attori di un processo decisionale devono attenersi” (Valutazioni per il Recupero della CO2, pag. 4).
In definitiva, è più conveniente economicamente l’emissione nell’atmosfera di anidride carbonica … non ci rimane che esclamare: evviva la sincerità!!!
Nessuna modifica è stata apportata all’impianto e al funzionamento della torcia di emergenza (progettata per ottenere un’efficienza di combustione a temperature fino a 1.200°C e un costante monitoraggio delle emissioni; entra in funzione solo in caso di necessità legata all’indisponibilità del sistema di produzione del biometano o upgrading).
Il biogas prodotto dal digestore viene allontanato mediante una linea (grazie ad una valvola a tre vie e ai sistemi di controllo delle pressioni) collegata:
1) al sistema di upgrading (durante la normale operatività);
2) alla torcia di emergenza (in funzione solo in caso di indisponibilità del sistema di upgrading per fermo manutentivo ordinario o straordinario);
3) al sistema di controllo e gestione della sovrapressione, che entra in funzione (nell’eventualità di indisponibilità dei primi due sistemi) grazie a:
- un sensore di pressione;
- una valvola di sicurezza di sovrapressione (sicurezza di primo con livello pressione pari a circa 4,5 mbar);
- i dischi di rottura per alta pressione (sicurezza di secondo livello e sistema antischiuma al raggiungimento di una pressione pari a 20 mbar);
4) una procedura di interruzione dell’alimentazione del digestore e una riduzione controllata del livello di ingestato al suo interno al fine di ridurre la quantità di biogas prodotta.
Per Recos questo complessivo sistema garantisce che: “con l’attivazione della torcia non si ha alcuna emissione diretta in atmosfera di biogas in quanto il digestore non subisce variazioni di pressione. Un sistema di valvole di sicurezza a diversi livelli di soglia protegge i digestori dalle sovrappressioni” (Relazione di ottemperanza, pag. 27).
Nessuna modifica è stata apportata anche agli scrubber (apparecchiature necessarie per abbattere la concentrazione di sostanze nocive, specialmente dell’ammoniaca generata dalla fase di trattamento aerobico del digestato previsti, a monte del biofiltro, per garantire anche una maggiore longevità al materiale filtrante), in quanto: “Per l’abbattimento dell’Ammoniaca tramite un sistema a Scrubber (e biofiltro) di norma è sufficiente il lavaggio con sola Acqua (essendo l’ammoniaca solubile in acqua), ma è possibile aumentare l’efficienza di abbattimento (o gestire, eventualmente, maggiori concentrazioni in ingresso) all’occorrenza mediante l’addizione di un reagente acido alla soluzione di lavaggio” (Relazione Generale, pag. 66).
Nessuna modifica è stata apportata anche ai biofiltri, in quanto “sono modulari e quindi divisi in n. 3 sezioni ciascuno. Le manutenzioni ordinaria e straordinaria garantiscono la disattivazione parziale in sede di manutenzione” (Relazione di ottemperanza, pag. 28).
La manutenzione dei biofiltri è, comunque, una procedura assai delicata sia per la previsione di una riduzione (almeno di un 15%) della portata ordinaria (di 80 Nm3/h di aria esausta per ciascun m3 di materiale biofiltrante considerando un’altezza di progetto di 1.7 m.) dell’aria avviata a trattamento limitatamente al periodo di intervento, che per la sua peculiare articolazione procedurale prima di riportare il sistema di filtraggio al suo normale funzionamento (Relazione Generale, pag. 66).
Insomma, bisogna avere fiducia nella capacità del sistema di filtraggio di rispettare i limiti di emissione di sostanze nocive (che comunque ci sono) in atmosfera a valle sia degli scrubber che dei biofiltri in qualsiasi condizione operativa … e senza incidenti occasionali.
Alcune modifiche sono state apportate alla delicata questione del mantenimento in depressione degli ambienti rispetto all’esterno, indispensabile durante fasi di non presenza del personale al fine del contenimento degli odori, ma in contrasto con la qualità dell’ambiente lavorativo: “i ricambi orari d’aria all’interno di un ambiente di lavoro deriva in primis dalla necessità di fornire aria fresca al suo interno al fine di garantire un ambiente di lavoro accettabile sotto il profilo della salute e sicurezza dei lavoratori” (Relazione Generale, pag. 68).
Il mantenimento in depressione va assicurato sempre, specialmente in condizioni particolari, come in occasione dell’apertura dei portoni (per attraversamento da parte di mezzi), nello specifico: “- Portoni ricezione (vasche): in concomitanza con lo scarico del rifiuto conferito nelle vasche di ricezione; - Portoni biocelle: in concomitanza del carico e scarico della biocella con pala gommata (portone aperto unicamente durante l’ingresso e la permanenza all’interno, chiuso quando la pala preleva il materiale all’esterno della biocella” (Relazione Generale, pag. 68-69).
Conseguentemente, l’accesso alla zona di conferimento FORSU sarà dotato di precamere con doppi portoni (normalmente chiusi) al fine di ridurre la possibilità di correnti odorigene fuggitive durante le fasi di scarico del rifiuto. Inoltre, verrà installato sul perimetro del portale di accesso al capannone un sistema “barriera d’acqua” (consistente in una tubazione dotata di ugelli per il getto di acqua nebulizzata (Relazione di ottemperanza, pag. 29).
Per Recos verrà così garantita una capacità di aspirazione minima sotto la quale non scendere: “(i) nel caso di ambienti con insufflazione forzata di aria (p.es. area maturazione secondaria su platee), l’aria aspirata sarà sempre maggiore dell’aria insufflata; (ii) nel caso di ambienti senza insufflazione di aria, l’aria aspirata sarà sempre almeno pari a n. 2 ricambi orari dei volumi in oggetto” (Relazione di ottemperanza, pag. 28).
Insomma, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una questione assai delicata, perché da una parte bisogna garantire ambienti idonei per i lavoratori, ma dall’altra bisogna evitare la dispersione all’esterno sia di sostanze nocive che di odori sgradevoli; Recos assicura il buon funzionamento del sistema, mentre la popolazione  deve solo avere fiducia nella capacità gestionali della società e nell’assenza di incidenti occasionali.
In conclusione.
Anche questa analisi dimostra che uscendo dalla formale adesione alle richieste della Regione, se si entra nel merito emergono varie problematiche; va riconosciuto come Recos abbia (rispetto alla prima documentazione progettuale) presentato ora nuovi studi e nuove soluzioni con l’evidente intenzione di rassicurare la popolazione in merito; si tratta di un fatto positivo, quale diretta conseguenza sia della procedura di VIA e delle integrazioni richieste dagli uffici regionali che dell’articolata lotta degli oppositori alla realizzazione dell’impianto.
Però, va sottolineato come Recos sia stata costretta a modificare il suo atteggiamento iniziale: “Il biodigestore sarà in grado di produrre con un procedimento anaerobico, e quindi in assenza di odori” (dichiarazione Ansa del 17/5/2019), poiché i nuovi studi ora presentati hanno comportato una migliore definizione delle emissioni di nocivi in atmosfera, nonché una migliore valutazione della potenziale molestia olfattiva generate dall’impianto.
Non è in discussione l’impegno di Recos nel ricercare le giuste soluzioni, ma bisognerebbe essere meno altezzosi e più disponibili al confronto per evitare quanto meno di essere smentiti dalle stesse modifiche ora introdotte che comunque ridimensionano le affermazioni iniziali: “Un ingegnere di Ladurner, società che detiene una piccola quota di Recos, ha illustrato tutte le fasi del trattamento del rifiuto, assicurando la massima attenzione per limitare le emissioni odorigene grazie al lavoro in depressione e ai biofiltri che saranno convogliati in camino, garantendo così un maggiore controllo” (dichiarazioni del 2/8/2019).
Dunque, rispetto alla prima versione il progetto è sicuramente migliorato, ma permangono vari problemi riguardanti sia la valutazione dell’accettabilità della molestia olfattiva, che della emissione nell’atmosfera di CO2 e di altre sostanze nocive; alla popolazione resta la speranza di assenza di incidenti occasionali, del buon funzionamento dei vari sistemi di controllo e di sicurezza, nonché del mantenimento dei valori di emissione al di sotto dei limiti richiesti da tutte le normative.
Ma in questi casi “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio …” e dunque occorre vigilare affinché le esigenze di sostenibilità economica non prendano il sopravvento su quelle del controllo e della sicurezza; se il nuovo biodigestore venisse autorizzato la popolazione e i suoi rappresentanti istituzionali dovrebbero comunque richiedere opportune sedi dove operare un costante monitoraggio e il controllo sul buon funzionamento dell’impianto.

Euro Mazzi 

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