Continuiamo
a valutare la reale “ottemperanza” delle risposte
consegnate dalla società Recos alle
richieste del 18/10/2019 della
Regione; in questo post ci limitiamo ad esaminare la problematica contenuta nel
comparto tematico n. 2: “emissioni e odori - richieste di
integrazione 11-15”; in sostanza occorre capire come la società Recos intenda prevenire i potenziali impatti delle emissioni del biodigestore
sulla qualità dell’aria, in particolare per quanto attiene alla molestia olfattiva.
Recos ha presentato
un nuovo “Studio Diffusionale odori” (un
sistema di modellazione che simula gli effetti di una meteorologia variabile
nello spazio e nel tempo e descrive il trasporto, la trasformazione e la dispersione
in atmosfera in diversi scenari emissivi)
diverso da quello già utilizzato in precedenza per valutare l’impatto sulla qualità dell’aria e la
dispersione in atmosfera dei gas, delle polveri e di sostanze odorigene
prodotte dal nuovo impianto.
Le risultanze finali di queste nuove simulazioni evidenziano come tutte le soglie siano rispettate in tutti i casi esaminati grazie a due significative variazioni al primo progetto: a) portando la quota di espulsione dei camini a 30 metri dal suolo; b) aumentando il filtraggio delle emissioni: “il proponente, in via del tutto cautelativa, ha ritenuto opportuno procedere all’ innalzamento dei camini portandoli all’altezza di 30 metri, minimizzando le ricadute ai ricettori anche imponendo un’emissione ai biofiltri di 300 U.O./m3 (anziché 200 U.O./m3)” (Studio Diffusionale odori, pag. 17).
Le risultanze finali di queste nuove simulazioni evidenziano come tutte le soglie siano rispettate in tutti i casi esaminati grazie a due significative variazioni al primo progetto: a) portando la quota di espulsione dei camini a 30 metri dal suolo; b) aumentando il filtraggio delle emissioni: “il proponente, in via del tutto cautelativa, ha ritenuto opportuno procedere all’ innalzamento dei camini portandoli all’altezza di 30 metri, minimizzando le ricadute ai ricettori anche imponendo un’emissione ai biofiltri di 300 U.O./m3 (anziché 200 U.O./m3)” (Studio Diffusionale odori, pag. 17).
Nessuna modifica, invece, viene prevista
per l’emissione nell’atmosfera di
anidride carbonica (si tratta di un flusso di “off-gas” avente una “quantità
stimata di CO2 che si produce è di circa 550
Nm3/h x 8.500 h/a: pari a 4.675.000 Nm3/a” - in
Valutazioni per il Recupero della CO2, pag. 2), in quanto Recos ha presentato ora nuovi studi finalizzati ad esaminare le
diverse possibilità di recupero della
CO2, con valutazioni di costi/benefici in relazione alla tecnologia oggi
utilizzata nel recupero, concludendo che: “a)
Nelle condizioni date (piccola quantità prodotta e localizzazione della
produzione) il recupero della CO2 non è
sostenibile; b) Il riutilizzo della CO2 per la sua conversione verso CH4 (metano) tramite la reazione di Sabatier è in corso
di approfondimento per l’applicazione industriale e dai risultati di
laboratorio e di scala pilota: tale possibile applicazione appare mostrare un futuro promettente di sviluppo”
(Relazione di ottemperanza, pag. 26).
Insomma,
sarebbe tecnologicamente possibile il
recupero della CO2 prodotta dal biodigestore (sistemi di purificazione e
successiva compressione della CO2 per utilizzi industriali, dall’impiego
alimentare ai sistemi criogenici), ma non
è economicamente conveniente, poiché “Il
bilanciamento del sistema dei costi e di ricavi si ottiene con una produzione
di 725 Nm3/h di CO2, valore oltre il
quale la tecnologia diviene vantaggiosa”
(Valutazioni per il Recupero della CO2, pag. 2),
mentre per le tecnologie di conversione della CO2 in metano (CH4) “ad oggi non risulta avere ancor
un’applicazione industriale consolidata di cui siano note le risultanti economiche, sia in termini
di costi di realizzazione delle infrastrutture sia in termini dei costi per i
rendimenti energetici dei processi e dunque non sono oggi disponibili elementi che permettano di valutare la
ragionevole percorribilità complessiva, soprattutto secondo i principi
dell’economia sostenibile a cui tutti gli attori di un processo decisionale
devono attenersi” (Valutazioni per
il Recupero della CO2, pag. 4).
In
definitiva, è più conveniente
economicamente l’emissione nell’atmosfera di anidride carbonica … non ci
rimane che esclamare: evviva la sincerità!!!
Nessuna
modifica è stata apportata all’impianto e al funzionamento della torcia di emergenza (progettata per ottenere
un’efficienza di combustione a temperature fino a 1.200°C e un costante monitoraggio delle emissioni; entra in funzione solo in caso di necessità legata
all’indisponibilità del sistema di produzione del biometano o upgrading).
Il
biogas prodotto dal digestore viene allontanato mediante una linea (grazie ad una valvola a tre vie e ai sistemi di controllo delle pressioni) collegata:
1) al sistema di upgrading (durante la normale operatività);
2) alla torcia di emergenza (in funzione solo in caso di indisponibilità del sistema di upgrading per fermo manutentivo ordinario o straordinario);
3) al sistema di controllo e gestione della sovrapressione, che entra in funzione (nell’eventualità di indisponibilità dei primi due sistemi) grazie a:
- un sensore di pressione;
- una valvola di sicurezza di sovrapressione (sicurezza di primo con livello pressione pari a circa 4,5 mbar);
- i dischi di rottura per alta pressione (sicurezza di secondo livello e sistema antischiuma al raggiungimento di una pressione pari a 20 mbar);
4) una procedura di interruzione dell’alimentazione del digestore e una riduzione controllata del livello di ingestato al suo interno al fine di ridurre la quantità di biogas prodotta.
1) al sistema di upgrading (durante la normale operatività);
2) alla torcia di emergenza (in funzione solo in caso di indisponibilità del sistema di upgrading per fermo manutentivo ordinario o straordinario);
3) al sistema di controllo e gestione della sovrapressione, che entra in funzione (nell’eventualità di indisponibilità dei primi due sistemi) grazie a:
- un sensore di pressione;
- una valvola di sicurezza di sovrapressione (sicurezza di primo con livello pressione pari a circa 4,5 mbar);
- i dischi di rottura per alta pressione (sicurezza di secondo livello e sistema antischiuma al raggiungimento di una pressione pari a 20 mbar);
4) una procedura di interruzione dell’alimentazione del digestore e una riduzione controllata del livello di ingestato al suo interno al fine di ridurre la quantità di biogas prodotta.
Per Recos
questo complessivo sistema garantisce che: “con
l’attivazione della torcia non si ha alcuna emissione diretta in atmosfera di biogas in quanto il digestore non
subisce variazioni di pressione. Un sistema di valvole di sicurezza a diversi
livelli di soglia protegge i digestori dalle sovrappressioni” (Relazione di ottemperanza, pag. 27).
Nessuna
modifica è stata apportata anche agli scrubber
(apparecchiature necessarie per abbattere la concentrazione di sostanze nocive, specialmente dell’ammoniaca
generata dalla fase di trattamento aerobico del digestato previsti, a monte del
biofiltro, per garantire anche una maggiore longevità al materiale filtrante), in
quanto: “Per l’abbattimento
dell’Ammoniaca tramite un sistema a Scrubber (e biofiltro) di norma è
sufficiente il lavaggio con sola Acqua (essendo l’ammoniaca solubile in acqua),
ma è possibile aumentare l’efficienza di abbattimento (o gestire,
eventualmente, maggiori concentrazioni in ingresso) all’occorrenza mediante
l’addizione di un reagente acido alla soluzione di lavaggio” (Relazione Generale, pag. 66).
Nessuna
modifica è stata apportata anche ai biofiltri,
in quanto “sono modulari e quindi divisi
in n. 3 sezioni ciascuno. Le manutenzioni ordinaria e straordinaria garantiscono
la disattivazione parziale in sede di manutenzione” (Relazione
di ottemperanza, pag. 28).
La
manutenzione dei biofiltri è,
comunque, una procedura assai delicata sia per la previsione di una riduzione
(almeno di un 15%) della portata ordinaria (di 80 Nm3/h di aria esausta
per ciascun m3 di materiale biofiltrante considerando un’altezza di progetto di
1.7 m.) dell’aria avviata a trattamento limitatamente al periodo di intervento,
che per la sua peculiare articolazione procedurale prima di riportare il
sistema di filtraggio al suo normale funzionamento (Relazione
Generale, pag. 66).
Insomma,
bisogna avere fiducia nella capacità del sistema di filtraggio di rispettare i
limiti di emissione di sostanze nocive (che comunque ci sono) in
atmosfera a valle sia degli scrubber che
dei biofiltri in qualsiasi condizione
operativa … e senza incidenti occasionali.
Alcune
modifiche sono state apportate alla delicata questione del mantenimento in depressione degli ambienti rispetto all’esterno,
indispensabile durante fasi di non presenza del personale al fine del contenimento degli odori, ma in
contrasto con la qualità dell’ambiente lavorativo: “i ricambi orari d’aria all’interno di un ambiente di lavoro deriva in
primis dalla necessità di fornire aria fresca al suo interno al fine di garantire un ambiente di lavoro accettabile
sotto il profilo della salute e sicurezza dei lavoratori” (Relazione Generale, pag. 68).
Il
mantenimento in depressione va
assicurato sempre, specialmente in condizioni particolari, come in occasione
dell’apertura dei portoni (per attraversamento da parte di mezzi), nello
specifico: “- Portoni ricezione (vasche):
in concomitanza con lo scarico del rifiuto conferito nelle vasche di ricezione;
- Portoni biocelle: in concomitanza del carico e scarico della biocella con
pala gommata (portone aperto unicamente durante l’ingresso e la permanenza
all’interno, chiuso quando la pala preleva il materiale all’esterno della
biocella” (Relazione Generale, pag. 68-69).
Conseguentemente,
l’accesso alla zona di conferimento FORSU sarà dotato di precamere con doppi
portoni (normalmente chiusi) al fine di ridurre
la possibilità di correnti odorigene fuggitive durante le fasi di scarico
del rifiuto. Inoltre, verrà installato sul perimetro del portale di accesso al
capannone un sistema “barriera d’acqua”
(consistente in una tubazione dotata di ugelli per il getto di acqua
nebulizzata (Relazione di ottemperanza, pag. 29).
Per
Recos verrà così garantita una
capacità di aspirazione minima sotto la quale non scendere: “(i) nel caso di ambienti con insufflazione
forzata di aria (p.es. area maturazione secondaria su platee), l’aria aspirata
sarà sempre maggiore dell’aria insufflata; (ii) nel caso di ambienti senza
insufflazione di aria, l’aria aspirata sarà sempre almeno pari a n. 2 ricambi
orari dei volumi in oggetto” (Relazione di
ottemperanza, pag. 28).
Insomma,
anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una questione assai delicata, perché
da una parte bisogna garantire ambienti
idonei per i lavoratori, ma dall’altra bisogna evitare la dispersione all’esterno sia di sostanze
nocive che di odori sgradevoli; Recos
assicura il buon funzionamento del sistema, mentre la popolazione deve solo avere fiducia nella capacità gestionali
della società e nell’assenza di incidenti occasionali.
In conclusione.
Anche
questa analisi dimostra che uscendo dalla formale
adesione alle richieste della Regione, se si entra nel merito emergono varie problematiche; va riconosciuto
come Recos abbia (rispetto alla
prima documentazione progettuale) presentato ora nuovi studi e nuove soluzioni
con l’evidente intenzione di rassicurare
la popolazione in merito; si tratta di un fatto positivo, quale diretta
conseguenza sia della procedura di VIA
e delle integrazioni richieste dagli
uffici regionali che dell’articolata
lotta degli oppositori alla realizzazione dell’impianto.
Però,
va sottolineato come Recos sia stata
costretta a modificare il suo
atteggiamento iniziale: “Il biodigestore
sarà in grado di produrre con un procedimento anaerobico, e quindi in assenza di odori” (dichiarazione Ansa
del 17/5/2019), poiché i nuovi studi ora presentati hanno comportato una
migliore definizione delle emissioni di
nocivi in atmosfera, nonché una migliore valutazione della potenziale molestia
olfattiva generate dall’impianto.
Non
è in discussione l’impegno di Recos
nel ricercare le giuste soluzioni, ma bisognerebbe essere meno altezzosi e più
disponibili al confronto per evitare quanto meno di essere smentiti dalle
stesse modifiche ora introdotte che comunque ridimensionano le affermazioni iniziali: “Un ingegnere di Ladurner, società che
detiene una piccola quota di Recos,
ha illustrato tutte le fasi del trattamento del rifiuto, assicurando la massima attenzione per limitare le emissioni odorigene
grazie al lavoro in depressione e ai biofiltri che saranno convogliati in
camino, garantendo così un maggiore controllo” (dichiarazioni del 2/8/2019).
Dunque,
rispetto alla prima versione il progetto è sicuramente migliorato, ma permangono
vari problemi riguardanti sia la valutazione dell’accettabilità della molestia olfattiva, che della emissione nell’atmosfera di CO2 e di altre sostanze
nocive; alla popolazione resta la speranza
di assenza di incidenti occasionali, del buon funzionamento dei vari sistemi di
controllo e di sicurezza, nonché del mantenimento dei valori di emissione al di sotto dei limiti
richiesti da tutte le normative.
Ma
in questi casi “fidarsi è bene, non
fidarsi è meglio …” e dunque occorre vigilare affinché le esigenze di sostenibilità economica non prendano il
sopravvento su quelle del controllo
e della sicurezza; se il nuovo biodigestore
venisse autorizzato la popolazione e i suoi rappresentanti istituzionali
dovrebbero comunque richiedere opportune sedi dove operare un costante
monitoraggio e il controllo sul buon funzionamento dell’impianto.
Euro
Mazzi
Altri post riguardanti il biodigestore:
1) BIODIGESTORE DI
SALICETI: IL TRASFORMISMO E LA “RUMENTA”: QUI2) BIODIGESTORE DI SALICETI: GLI AFFARI NELLA “RUMENTA”: QUI
3) BIODIGESTORE DI SALICETI: PER LA TUTELA DELLA FALDA ACQUIFERA: QUI
4) BIODIGESTORE DI SALICETI: IMPIANTO SI O NO?: QUI
5) BIODIGESTORE DI SALICETI: PRIMI PARZIALI RISULTATI: QUI
6) BIODIGESTORE DI SALICETI: SI CHIUDE IL CICLO DEI RIFIUTI?: QUI
7) BIODIGESTORE DI SALICETI: INTEGRAZIONI LACUNOSE: QUI
8) BIODIGESTORE DI SALICETI: L’ACQUA È TUTELATA?: QUI
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