sabato 7 aprile 2018

L’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA TERRITORALE: ALCUNI PROBLEMI DI SVILUPPO. (parte nona)

Dopo aver esaminato come si articola l’assistenza sanitaria e socio-sanitaria a livello territoriale in Val di Magra ed aver rilevato una sostanziale mancanza di analisi e di dibattito sui problemi organizzativi e sull’efficienza delle risposte ai bisogni dei cittadini, passiamo ora a verificare alcune problematiche emergenti nell’assistenza socio-sanitaria territoriale, la quale assicura un numero assai variegato e articolato di servizi che vengono erogate nelle strutture decentrate presenti nel territorio.
Il POA 2017 (Processo Organizzativo Aziendale) dell’Asl5 individua nel Distretto Sociosanitario la struttura idonea: a) per assicurare i servizi di assistenza primaria relativi alle attività sanitarie e sociosanitarie; b) valutare i bisogni e le domande di prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali; c) assicurare l’accesso integrato ai servizi e alle prestazioni; d) erogare prestazioni e servizi di base; e) coordinare e integrare le attività svolte dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta e dalle farmacie convenzionate con prestazioni e servizi erogati dalle varie strutture distrettuali; f) assicurare l’assistenza specialistica ambulatoriale; g) erogare le attività rivolte a disabili, anziani, minori e famiglie; h) garantire l’assistenza domiciliare integrata.

Il POA 2017 dell’Asl5 ricalca in proposito le indicazioni del Piano Sociosanitario Regionale 2017-19: “Negli ultimi 20 anni l’aumento della popolazione anziana ha determinato un incremento delle malattie croniche e invalidanti, delle poli-patologie e della non autosufficienza. Le malattie croniche ormai rappresentano circa l’80% di tutte le patologie ed assorbono il 70% delle risorse; tale incremento richiede che il sistema di offerta sanitaria e sociosanitaria persegua l’integrazione dei servizi sul paziente, diventa sempre più pressante l’esigenza di favorire il cambiamento adottando modalità assistenziali focalizzate sullo sviluppo delle cure primarie e territoriali, senza considerare che la riorganizzazione ed il riequilibrio del sistema ne garantiranno anche la sostenibilità arginando sprechi e inefficienze”.
Il Piano regionale individua margini di miglioramento dell’assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche, non tanto nella somministrazione di un nuovo farmaco, ma attraverso la revisione dei processi assistenziali che: “devono essere improntati alla ricerca di una sempre maggiore appropriatezza del luogo di cura ed alla gestione integrata e multidisciplinare. E’ necessario adottare percorsi di cura ed assistenza in integrazione e continuità tra di loro (servizi sociali – servizi sociosanitari – servizi sanitari territoriali e sevizi sanitari ospedalieri) nell'ottica della presa in carico globale del cittadino e della attivazione di risposte calibrate sul reale bisogno di salute”.
Insomma, l’analisi generale della situazione e l’indicazione dei possibili rimedi appaiono corretti e adeguati alle esigenze, ma il passaggio alla fase realizzativa risulta assai difficile per tanti motivi, tra cui: la carenza di risorse (umane e finanziarie); l’inadeguatezza culturale e professionale di alcuni operatori; le resistenze al cambiamento di chi si è accomodato; lo scetticismo diffuso e le riluttanze di chi difende presunti privilegi.
Vi sono, però anche carenze nella programmazione stessa. Un esempio, la recente riforma sanitaria ligure (Legge regionale n. 27/2016) ha individuato nell’area territoriale la sede dove poter confrontare le risposte alle esigenze sanitarie e socio-sanitarie dei cittadini, coordinandosi e integrandosi anche l’attività assistenziale dei Comuni. Se si passa dall’enunciazione di questo giusto proposito alla sua necessità realizzatrice si può verificare che ben poco di concreto è stato previsto sia nel Piano regionale che nel POA 2017; si rimane cioè al titolo di un paragrafo, ma manca lo svolgimento del tema.
Un altro esempio, il Piano regionale afferma che Alisa dovrebbe garantire sia il monitoraggio dei bisogni a livello territoriale, che l’efficacia della risposta data sia dalle Asl che dai Comuni; ma fino ad oggi mancano le pubblicazioni di queste analisi e non è certo che sia stata effettuata una adeguata rilevazione dei dati; altresì, non sono rinvenibili i monitoraggi dei bisogni, né la mappatura delle risposte fornite; totalmente assente è la raccolta dati e di informazioni sui servizi assistenziali dei Comuni .
Si corre il rischio che il giusto perseguimento di una maggiore integrazione socio-sanitaria si esaurisca con l’inserimento di una figura apicale di direzione, inserimento finalizzato proprio al superamento dell’attuale inadeguatezza e frammentazione della risposta socio-sanitaria. Il Direttore Sociosanitario Aziendale riveste ora un ruolo assai importante nell’organigramma dell’Asl5 in quanto è: il responsabile dell’area Territoriale; il punto di coordinamento dei Distretti; il responsabile dell’organizzazione dei servizi resi a livello territoriale e dei dipartimenti (Ospedale-Territorio, Salute Mentale e Dipendenze, Materno Infantile); con questi compiti affianca nella Direzione Strategica: il Direttore Sanitario (responsabile per l’area ospedaliera e i Dipartimenti), il Direttore Amministrativo e il Direttore Generale.
Per favorire i propositi di riforma sanitaria, non può bastare solo questa nuova figura dirigenziale, in quanto occorre un complessivo e coerente sviluppo di tutte le componenti che fanno parte dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria a livello territoriale.
Per esempio, il potenziamento dell’assistenza domiciliare nelle diverse tipologie di prestazioni, sanitarie e sociali è ritenuto centrale dal Piano regionale:  “Essere curati a casa, di più e meglio per qualità e quantità, rappresenta oggi un bisogno reale per moltissime persone. Curare a casa, di più, conviene all’amministrazione pubblica e ai contribuenti, perché a parità di bisogno e di risultato può essere spesso più efficace e meno costoso che in ospedale o in residenza. Più cure a casa devono essere offerte non solo agli anziani e ai disabili ma nelle fasi ultime della vita e nella demenza senile. Curare a casa, di più e meglio, rappresenta un’eccellente alternativa ai ricoveri impropri in ospedale e contribuisce fortemente a renderlo più efficiente. Il buon funzionamento dell’ospedale sta a cuore a tutti, e per questo occorrono circuiti di cure domiciliari meglio strutturati e dotati. Essere curati a casa è provato scientificamente può assicurare, rispetto ad altri luoghi di cura, più pronta ripresa, migliore qualità di vita, anche e soprattutto nel lungo termine. Curare a casa gli anziani per evitarne o ritardarne l’ingresso in struttura residenziale. Curare di più a domicilio contrasta il consumismo sanitario e i “prestazionifici sanitari”; eleva il grado di responsabilizzazione di individui, famiglie e operatori”.
Si tratta di giusti e buoni propositi, ma … non si conoscono né le effettive necessità, né quanti operatori servono e la loro qualità professionale, né quale potenziale sviluppo potrebbe avere questo tipo di prestazione e quale sarebbe l’entità delle risorse finanziarie da utilizzare.
Un altro esempio, è indiscutibile l’importanza del consultorio familiare a tutela della salute della donna e dei bambini e delle relazioni di coppia e familiari; ma per potenziare e riqualificare questo servizio occorrono risorse adeguate e una programmazione definita sulla base di dati e di un costante monitoraggio, nonché sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi rispetto ai bisogni da soddisfare. Ma dove sono i dati e il monitoraggio? Dove è la programmazione annuale? Quali sono le effettive risorse umane e finanziarie messe a disposizione?
Un altro esempio, è evidente l’importanza della salute mentale della popolazione, un servizio che viene attuato dal Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze (DSMD), il quale cura non più solo i “malati mentali gravi”, ma una maggiore popolazione che presenta altri quadri clinici (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi della personalità, patologie psichiche correlate a fasi vitali quali l’adolescenza, la gravidanza e il puerperio, la senilità, o quelle correlate a patologie croniche o all’autistismo, ecc.) e nuovi bisogni derivanti dall’insorgenza di disturbi psichiatrici connessi con la crisi economica (povertà diffusa e flussi migratori). Sia il Piano regionale che il POA 2017 individuano correttamente l’importanza della questione, ma non definiscono né i piani di intervento, né chiariscono quali sono le risorse necessarie e quelle da impiegare, né quali sono i risultati raggiunti e gli obiettivi da raggiungere, né come si costruisce la collaborazione tra pazienti, familiari, associazioni e interlocutori territoriali, né come si attua la formazione e l’aggiornamento costante degli operatori, ecc..
E’ ancora presto per comprendere se dal Piano Sociosanitario Regionale 2017-19 e dalla sua applicazione locale contenuta nel POA 2017 dell’Asl5 si potrà verificare un effettivo potenziamento dei presidi sanitari sul territorio, accrescendo l’appropriatezza delle cure erogate in favore dei cittadini; il lavoro da fare è ancora notevole e i problemi da analizzare e da superare sono molti … ma “il cantiere è aperto”; mancano ancora le analisi e il dibattito di merito specie a livello politico e sociale … una lacuna che dovrebbe essere velocemente colmata.

Euro Mazzi

PS: questo post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino, un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione dei bisogni di salute dei propri assistiti.

Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO:  QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI

Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI

Altri post su questi argomenti:
1)  SPESA SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2)  SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3)  SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4)  LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5)  LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6)  CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI

 

 

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