Dopo
aver esaminato come si articola l’assistenza sanitaria e socio-sanitaria a
livello territoriale in Val di Magra ed aver rilevato una sostanziale mancanza di analisi e di dibattito sui
problemi organizzativi e sull’efficienza delle risposte ai bisogni dei
cittadini, passiamo ora a verificare alcune problematiche emergenti nell’assistenza
socio-sanitaria territoriale, la quale assicura un numero assai variegato e
articolato di servizi che vengono erogate nelle strutture decentrate presenti
nel territorio.
Il
POA 2017 (Processo Organizzativo
Aziendale) dell’Asl5 individua nel Distretto
Sociosanitario la struttura idonea: a) per assicurare i servizi di assistenza primaria relativi alle
attività sanitarie e sociosanitarie; b) valutare
i bisogni e le domande di prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali;
c) assicurare l’accesso integrato ai
servizi e alle prestazioni; d)
erogare prestazioni e servizi di base;
e) coordinare e integrare le attività
svolte dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta e dalle farmacie convenzionate con prestazioni e servizi erogati dalle
varie strutture distrettuali; f) assicurare l’assistenza specialistica ambulatoriale; g) erogare le attività rivolte a disabili, anziani,
minori e famiglie; h) garantire l’assistenza
domiciliare integrata.
Il POA 2017 dell’Asl5 ricalca in proposito le indicazioni del Piano Sociosanitario Regionale 2017-19: “Negli ultimi 20 anni l’aumento della popolazione anziana ha determinato un incremento delle malattie croniche e invalidanti, delle poli-patologie e della non autosufficienza. Le malattie croniche ormai rappresentano circa l’80% di tutte le patologie ed assorbono il 70% delle risorse; tale incremento richiede che il sistema di offerta sanitaria e sociosanitaria persegua l’integrazione dei servizi sul paziente, diventa sempre più pressante l’esigenza di favorire il cambiamento adottando modalità assistenziali focalizzate sullo sviluppo delle cure primarie e territoriali, senza considerare che la riorganizzazione ed il riequilibrio del sistema ne garantiranno anche la sostenibilità arginando sprechi e inefficienze”.
Il POA 2017 dell’Asl5 ricalca in proposito le indicazioni del Piano Sociosanitario Regionale 2017-19: “Negli ultimi 20 anni l’aumento della popolazione anziana ha determinato un incremento delle malattie croniche e invalidanti, delle poli-patologie e della non autosufficienza. Le malattie croniche ormai rappresentano circa l’80% di tutte le patologie ed assorbono il 70% delle risorse; tale incremento richiede che il sistema di offerta sanitaria e sociosanitaria persegua l’integrazione dei servizi sul paziente, diventa sempre più pressante l’esigenza di favorire il cambiamento adottando modalità assistenziali focalizzate sullo sviluppo delle cure primarie e territoriali, senza considerare che la riorganizzazione ed il riequilibrio del sistema ne garantiranno anche la sostenibilità arginando sprechi e inefficienze”.
Il Piano
regionale individua margini di miglioramento dell’assistenza ai pazienti affetti
da patologie croniche, non tanto nella somministrazione di un nuovo farmaco, ma
attraverso la revisione dei processi
assistenziali che: “devono essere
improntati alla ricerca di una sempre maggiore appropriatezza del luogo di cura ed alla gestione integrata e
multidisciplinare. E’ necessario adottare percorsi di cura ed assistenza in
integrazione e continuità tra di loro (servizi sociali – servizi sociosanitari
– servizi sanitari territoriali e sevizi sanitari ospedalieri) nell'ottica
della presa in carico globale del
cittadino e della attivazione di risposte calibrate sul reale bisogno di
salute”.
Insomma,
l’analisi generale della situazione e l’indicazione dei possibili rimedi
appaiono corretti e adeguati alle esigenze, ma il passaggio alla fase realizzativa
risulta assai difficile per tanti motivi, tra cui: la carenza
di risorse (umane e finanziarie); l’inadeguatezza culturale e professionale di alcuni operatori; le resistenze al cambiamento di chi si
è accomodato; lo scetticismo diffuso
e le riluttanze di chi difende presunti
privilegi.
Vi sono, però
anche carenze nella programmazione
stessa. Un esempio, la recente riforma sanitaria ligure (Legge
regionale n. 27/2016) ha individuato nell’area territoriale la sede dove poter
confrontare le risposte alle esigenze sanitarie
e socio-sanitarie dei cittadini, coordinandosi e integrandosi anche
l’attività assistenziale dei Comuni. Se si passa dall’enunciazione di questo
giusto proposito alla sua necessità realizzatrice si può verificare che ben poco di concreto è stato previsto
sia nel Piano regionale che nel POA 2017; si rimane cioè al titolo di un
paragrafo, ma manca lo svolgimento del tema.
Un altro esempio, il Piano regionale afferma che Alisa
dovrebbe garantire sia il monitoraggio
dei bisogni a livello territoriale, che l’efficacia della risposta data sia dalle Asl che dai Comuni;
ma fino ad oggi mancano le pubblicazioni
di queste analisi e non è certo che sia stata effettuata una adeguata rilevazione dei dati; altresì, non sono
rinvenibili i monitoraggi dei bisogni, né la mappatura delle risposte fornite; totalmente assente è la raccolta dati e di informazioni sui
servizi assistenziali dei Comuni .
Si corre il rischio che il giusto perseguimento di una maggiore integrazione socio-sanitaria si esaurisca con l’inserimento di una figura apicale di direzione, inserimento finalizzato proprio al superamento dell’attuale inadeguatezza e frammentazione della risposta socio-sanitaria. Il Direttore Sociosanitario Aziendale riveste ora un ruolo assai importante nell’organigramma dell’Asl5 in quanto è: il responsabile dell’area Territoriale; il punto di coordinamento dei Distretti; il responsabile dell’organizzazione dei servizi resi a livello territoriale e dei dipartimenti (Ospedale-Territorio, Salute Mentale e Dipendenze, Materno Infantile); con questi compiti affianca nella Direzione Strategica: il Direttore Sanitario (responsabile per l’area ospedaliera e i Dipartimenti), il Direttore Amministrativo e il Direttore Generale.
Si corre il rischio che il giusto perseguimento di una maggiore integrazione socio-sanitaria si esaurisca con l’inserimento di una figura apicale di direzione, inserimento finalizzato proprio al superamento dell’attuale inadeguatezza e frammentazione della risposta socio-sanitaria. Il Direttore Sociosanitario Aziendale riveste ora un ruolo assai importante nell’organigramma dell’Asl5 in quanto è: il responsabile dell’area Territoriale; il punto di coordinamento dei Distretti; il responsabile dell’organizzazione dei servizi resi a livello territoriale e dei dipartimenti (Ospedale-Territorio, Salute Mentale e Dipendenze, Materno Infantile); con questi compiti affianca nella Direzione Strategica: il Direttore Sanitario (responsabile per l’area ospedaliera e i Dipartimenti), il Direttore Amministrativo e il Direttore Generale.
Per favorire i propositi di
riforma sanitaria, non può bastare solo questa nuova figura dirigenziale, in quanto occorre un complessivo e coerente sviluppo di tutte le componenti che fanno parte dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria a livello territoriale.
Per
esempio, il potenziamento dell’assistenza
domiciliare nelle diverse tipologie di prestazioni, sanitarie e sociali è
ritenuto centrale dal Piano regionale: “Essere
curati a casa, di più e meglio per qualità e quantità, rappresenta oggi un bisogno reale per moltissime
persone. Curare a casa, di più, conviene
all’amministrazione pubblica e ai contribuenti, perché a parità di bisogno e di
risultato può essere spesso più efficace e meno costoso che in ospedale o in
residenza. Più cure a casa devono essere offerte non solo agli anziani e ai
disabili ma nelle fasi ultime della vita e nella demenza senile. Curare a casa,
di più e meglio, rappresenta un’eccellente alternativa
ai ricoveri impropri in ospedale e contribuisce fortemente a renderlo più
efficiente. Il buon funzionamento dell’ospedale sta a cuore a tutti, e per
questo occorrono circuiti di cure domiciliari meglio strutturati e dotati.
Essere curati a casa è provato scientificamente può assicurare, rispetto ad
altri luoghi di cura, più pronta ripresa, migliore qualità di vita, anche e
soprattutto nel lungo termine. Curare a casa gli anziani per evitarne o
ritardarne l’ingresso in struttura residenziale. Curare di più a domicilio
contrasta il consumismo sanitario e
i “prestazionifici sanitari”; eleva il grado di responsabilizzazione di
individui, famiglie e operatori”.
Si
tratta di giusti e buoni propositi, ma … non si conoscono né le effettive necessità, né quanti operatori servono e la loro qualità
professionale, né quale potenziale
sviluppo potrebbe avere questo tipo di prestazione e quale sarebbe l’entità
delle risorse finanziarie da
utilizzare.
Un
altro esempio, è indiscutibile l’importanza del consultorio familiare a tutela della salute della donna e dei
bambini e delle relazioni di coppia e familiari; ma per potenziare e
riqualificare questo servizio occorrono risorse
adeguate e una programmazione definita sulla base di dati e di un costante
monitoraggio, nonché sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi rispetto ai bisogni da soddisfare. Ma dove sono i
dati e il monitoraggio? Dove è la programmazione annuale? Quali sono le
effettive risorse umane e finanziarie messe a disposizione?
Un
altro esempio, è evidente l’importanza della salute mentale della popolazione, un servizio che viene attuato dal
Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze
(DSMD), il quale cura non più solo i “malati mentali gravi”, ma una maggiore
popolazione che presenta altri quadri clinici (disturbi dell’umore, disturbi
d’ansia, disturbi della personalità, patologie psichiche correlate a fasi
vitali quali l’adolescenza, la gravidanza e il puerperio, la senilità, o quelle
correlate a patologie croniche o all’autistismo, ecc.) e nuovi bisogni
derivanti dall’insorgenza di disturbi psichiatrici connessi con la crisi
economica (povertà diffusa e flussi migratori). Sia il Piano regionale che il POA
2017 individuano correttamente l’importanza della questione, ma non
definiscono né i piani di intervento,
né chiariscono quali sono le risorse
necessarie e quelle da impiegare, né quali sono i risultati raggiunti e gli obiettivi
da raggiungere, né come si costruisce la collaborazione
tra pazienti, familiari, associazioni e interlocutori territoriali, né come si
attua la formazione e
l’aggiornamento costante degli operatori, ecc..
E’
ancora presto per comprendere se dal Piano
Sociosanitario Regionale 2017-19 e dalla sua applicazione locale contenuta
nel POA 2017 dell’Asl5 si potrà
verificare un effettivo potenziamento dei presidi sanitari sul territorio,
accrescendo l’appropriatezza delle cure erogate in favore dei cittadini; il
lavoro da fare è ancora notevole e i problemi da analizzare e da superare sono
molti … ma “il cantiere è aperto”; mancano ancora le analisi e il dibattito di
merito specie a livello politico e sociale … una lacuna che dovrebbe essere
velocemente colmata.
Euro
Mazzi
Per vedere gli altri post sul sistema sanitario Ligure e
Spezzino:
1) SANITÀ LIGURIA: LAVORI IN CORSO … : QUI
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
Altri post
su questi argomenti:
1) SPESA
SANITARIA: IL CASO DELL’AMPLIAMENTO DELLA CASA DELLA SALUTE DI SARZANA: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
PS: questo
post fa parte di un ampio studio sul Sistema Sanitario Ligure e Spezzino,
un mondo “poco conosciuto”, nonostante sia al centro del dibattito
politico e risulti di fondamentale importanza per assicurare la soddisfazione
dei bisogni di salute dei propri assistiti.
2) SANITÀ: L’ ORGANIZZAZIONE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
3) SANITÀ: LE RISORSE UMANE DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
4) SANITÀ: IL RENDICONTO ECONOMICO DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
5) SANITÀ: LE RISORSE PATRIMONIALI DELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
6) SANITÀ: ASPETTI E PROBLEMI DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA: QUI
7) SANITÀ: ALCUNE PROBLEMATICHE DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE NELL’ASL5 SPEZZINO: QUI
8) IL DISTRETTO SOCIOSANITARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE: QUI
Per vedere gli altri post sulla riforma sanitaria Ligure:
1) RIFLESSIONI SUL PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE 2017-19: QUI
2) SPESA SANITARIA: LE PROSPETTIVE IMMOBILIARI NELL’AREA DELL’EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
3) SPESA SANITARIA: l’INTERVENTO DEI FONDI IMMOBILIARI NELL’OPERAZIONE EX OSPEDALE VECCHIO DI SARZANA: QUI
4) LA PRIMA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
5) LA SECONDA CARTOLARIZZAZIONE DEI BENI DELLE ASL LIGURI: QUI
6) CARTOLARIZZAZIONE IMMOBILI REGIONALI: IL CASO ARTE GENOVA: QUI
Nessun commento:
Posta un commento