sabato 28 aprile 2018

GLI E/S-QUILIBRI DI BILANCIO … il caso del Comune di Vezzano L. (prima parte)

Con la sua delibera n. 81/2018 la sezione ligure della Corte dei Conti, esaminando i bilanci del Comune di Vezzano Ligure relativi al rendiconto 2015 e 2016, ha accertato: a) “lo squilibrio di cassa per gli esercizi 2015, 2016 e 2017”; b) “la difficile riscossione delle entrate proprie”; c) l’erronea determinazione del FCDE (Fondo crediti dubbia esigibilità) per l’esercizio 2016”; d) l’erronea determinazione del FPV(Fondo Pluriennale Vincolato)”; e) l’errata contabilizzazione dell’anticipazione di liquidità; invitando il Comune a “comunicare i provvedimenti intrapresi nonché l’aggiornamento dei dati finanziari entro il 30 giugno 2018”.
I rilievi della Corte dei Conti toccano aspetti non marginali e disegnano una situazione finanziaria “connotata da gravi e rilevanti criticità (incidenti sulla tenuta degli equilibri di bilancio)”, mentre di altro parere è l’Amministrazione Comunale la quale sostiene trattarsi di una mera “ipotesi di disallineamento temporale” tra riscossioni e pagamenti; la Corte ha, però, ritenuto come parziali e incomplete le giustificazioni avanzate dal Comune, imponendo conseguentemente l’adozione di specifiche misure correttive.
Lo squilibrio di cassa rappresenta l’aspetto maggiormente critico della situazione finanziaria del Comune di Vezzano Ligure: “Difatti, l’Ente da ormai molti anni ha un fondo cassa pari a zero e ricorre sistematicamente ad anticipazioni di tesoreria (ex art.222 TUEL) senza che le stesse vengano integralmente restituite al termine di ciascun esercizio finanziario”. Infatti, la stessa Corte ha evidenziato le somme delle anticipazione non restituite regolarmente al 31/12 di ogni anno: nel 2013 per € 204.025,10; nel 2014 per € 635.493,02; nel 2015 per € 1.173.011,83; nel 2016 per € 809.866,05; nel 2017 per € 1.569.089,61.
Questo squilibrio di cassa viene ulteriormente evidenziato dall’utilizzo da parte dell’Ente dei fondi a destinazione vincolata (FPV) per sostenere spese correnti; anche in questo caso la Corte ha riportato le somme dei fondi non ricostituiti al termine di ciascun anno: nel 2014 per € 165.092,11; nel 2015 per € 193.311,24; nel 2016 per € 92.417,05; nel 2017 per € 108.000,00.
In sostanza, la Corte contesta al Comune un utilizzo anomalo delle anticipazioni di cassa, quale mezzo “fisiologico” per il pagamento delle spese, a testimonianza di una endemica sofferenza della gestione di liquidità che, invero, caratterizza l’attuale situazione di cassa dell’Ente. La prassi di finanziare la spesa corrente utilizzando costantemente ed impropriamente anticipazioni di tesoreria, ed entrate vincolate, rappresenta in sostanza una elusione dell’art.119 Cost., che consente di ricorrere ad indebitamento solo per finanziare le spese di investimento. Nel caso di specie, tale violazione rischia di essere concreta e reale in quanto, come detto, il ricorso all’anticipazione di tesoreria è ormai “strutturale” e la stessa non viene mai interamente restituita, confermando, nel caso di specie, l’essenza di vero e proprio “mutuo” atipico destinato a finanziare spese correnti. Non vi è, quindi, un semplice disallineamento temporale tra entrate e spese, ma una sofferenza cronica dovuta alla tipologia di entrata con cui si costruiscono gli equilibri di bilancio”.
La seconda criticità rilevata dalla Corte riguarda l’elevato valore dei residui attivi che denota una grave difficoltà nella riscossione delle entrate proprie (entrate tributarie ed extra-tributarie); infatti i residui attivi complessivi ammontano: nel 2015 a 6,8 milioni; nel 2016 a 6,7 milioni; nel 2017 a 7,0 milioni; tenuto conto di questo elevato ammontare la Corte arriva ad affermare come “sia stato possibile per un Comune di piccole dimensioni accumulare una tale ammontare di tributi evasi”.
La Corte ha evidenziato: “una capacità di incasso particolarmente critica, a causa di crediti di difficilissima esigibilità (se non addirittura nulla)”, poiché “la percentuale complessiva di riscossione è pari al 53%, ma il valore scende al 26% se si considerano le entrate connotate da maggior criticità”. Dunque, la Corte ritiene “modeste” le capacità di riscossione delle entrate proprie da parte del Comune “a fronte di residui iniziali per oltre un milione e mezzo di euro. Appare, quindi, lecito dubitare della reale esigibilità degli stessi.
La conseguenza immediata dell’elevato ammontare dei residui attivi viene rappresentato dall’analogo elevato ammontare del FCDE; al 31/12/2015 quest’ultimo era pari a € 1.888.602,61; nel 2016 era di € 1.672.403,87; nel 2017 è di € 2.102.334,79. La Corte ricorda come il FCDE sia stato istituito per “sterilizzare” quei residui attivi che, pur costituendo una parte attiva del bilancio degli Enti, non essendo, con ogni probabilità incassabili (ossia di dubbia o difficile esazione), non sia opportuno che finanzino la spesa corrente, proprio al fine di salvaguardare gli equilibri di bilancio.
In questo contesto, l’elevato ammontare del FCDE rappresenta per la Corte il risultato “di una cronica incapacità di riscossione da parte dell’Ente, con riferimento alla gestione in conto residui e relativamente alle entrate proprie”.
Sulla base di queste considerazioni, la Corte ha, quindi, imposto al Comune di Vezzano Ligure di rideterminare sia il FCDE, sia i fondi FPV, che la contabilizzazione delle anticipazioni di cassa.
Le considerazioni della Corte dei Conti sono preventive, tendono cioè ad evitare che in un prossimo futuro possa essere pregiudicato l’equilibrio finanziario dell’Ente, con immediate conseguenze sulle “tasche” dei cittadini per gli inevitabili ulteriori aumenti di tasse, imposte e tariffe comunali necessarie nel caso di un dissesto.
Insomma, l’intervento della Corte dei Conti, seppur limitato ad alcuni aspetti, ha di fatto tratteggiato “la fotografia” di un quadro finanziario che presenta alcune criticità “già esistente e perdurante nel corso degli ultimi esercizi finanziari” e ha suggerito anche alcuni correttivi al Consiglio Comunale quale organo che autonomamente dovrà deciderli: “Sarà necessario, pertanto, che l’Ente da una parte riesca a migliorare gli indici di riscossione delle entrate proprie, in conto residui e in conto competenza, e dall’altra riesca a costruire gli equilibri di bilancio ricorrendo a nuove o maggiori entrate di certa e pronta riscossione o diminuendo la spesa corrente, ove possibile”.
Pertanto, il Comune dovrà adottare misure ulteriori e più efficaci rispetto a quelle già intraprese in precedenza. Infatti, già con la delibera della Giunta Comunale n. 61 del 27/6/2016 (dopo aver rilevato come “ormai da diversi esercizi, l’Ente è interessato da una situazione di carenza di liquidità, con continuo e costante ricorso all’istituto dell’anticipazione di cassa”) era stato deciso di potenziare alcune iniziative per assicurare il rispetto del piano di rientro dal deficit evidenziatosi nel 2015 di 1,4 milioni: - contenimento e razionalizzazione della spesa corrente; - incremento delle entrate attraverso manovre tributarie e tariffarie; - potenziamento dell’attività di riscossione e delle attività di recupero delle entrate pregresse; in aggiunta ad altre iniziative già assunte come: la rinegoziazione dei mutui al fine della riduzione della rata annua di ammortamento; l’inserimento, nel Piano economico finanziario della TARI, di una maggiore quota di costo a titolo di copertura delle inesigibilità.
In risposta alle osservazioni della Corte, la Giunta ha rideterminato il piano di rientro del disavanzo, passando da una quota annuale di € 44.168,47 (per 30 annualità per un ammontare di € 1.325.055,33) a € 53.592,79 (+€ 9.424,32, per un ammontare di € 1.447.005,21), al fine di ripianare anche l’incremento del disavanzo di € 254.456,60 quale diretta conseguenza della rideterminazione del disavanzo al 2015.
Nel complesso, si ha la sensazione che la Giunta Comunale non abbia ancora colto pienamente l’articolazione e le implicazioni derivanti dalle osservazioni della Corte dei Conti; i provvedimenti fino ad oggi realmente coltivati riguardano solo alcuni aspetti (in particolare quelli legati alla riscossione dei crediti), i cui risultati comunque stentano ad evidenziarsi almeno a giudicare dall’analisi del rendiconto 2017.
Manca soprattutto una attenta riflessione sulla complessiva gestione del Comune, riflessione che dovrebbe scaturire da una analisi più articolata e approfondita del bilancio annuale confrontato con una serie storica di 5-10 anni, la sola in grado di evidenziare le cause “strutturali” e quelle “congiunturali” che sono alla base delle criticità segnalate dalla Corte dei Conti.
Uno dei problemi “strutturali” è rappresentato da una spesa corrente comunale che si mantiene elevata e costante nel tempo; infatti, la spesa corrente si è attestata nel 2017 su 5,4 milioni, in aumento rispetto ai 5,1 milioni del 2009, ma è previsto un ulteriore aumento a 6,2 milioni per il 2018; il mancato calo della spesa corrente non solo contraddice gli impegni di rientro dal disavanzo presi con la delibera di Giunta n. 61/2016, ma rappresenta un vero problema perché impedisce il riequilibrio finanziario. A sua volta la spesa corrente è composta da alcune voci particolarmente “rigide”: la spesa del personale, quella per la raccolta dei rifiuti, quella per pagare l’indebitamento e quella per alcuni servizi.
La spesa del personale è sostanzialmente invariata nel periodo 2009-2018 attestandosi sempre su 1,5 milioni.
La gestione dei rifiuti è costata circa 1,67 milioni nel 2017 e nel 2018, risulta in leggero calo se paragonata a quella del 2013 ammontante a 1,7; in proposito occorre, però, evidenziare come questa sostanziale stabilità nei costi del servizio rifiuti è avvenuta a fronte sia di un consistente calo della quantità dei rifiuti (passati dalle 4.255,7 t/anno del 2012 alle 3.586,1 t/anno del 2016, una riduzione del 18,67% pari a 669,6 t/anno), nonché di un notevole aumento della raccolta differenziata (passata dal 19,7% del 2012 al 59,1% del 2016); conseguentemente il costo unitario della gestione dei rifiuti è notevolmente aumentato.
I proventi dei servizi pubblici ammontavano a € 215 mila nel 2013, spesa crescita a 221 mila nel 2017, ma le spese arrivano a 376 mila, con un grado di copertura pari al 58,46% nel 2017 ed un appesantimento della spesa corrente di ben € 155 mila.
L’esposizione debitoria del Comune di Vezzano al 31/12/2017 continua ad essere assai elevata e ammonta a  9,6 milioni; tra i debiti la parte preponderante è rappresentata dall’indebitamento che nel 2017 ammonta a 5,6 milioni (in calo rispetto ai 7,3 milioni del 2009); a questo deve essere aggiunto il ripiano rilevato nel 2015 del disavanzo di 1,4 milioni mediante 30 annualità (con una rata costante di € 44.168,47 ora portata a € 53.592,79). Questa pesante situazione finanziaria si tramuta in oneri finanziari e di ammortamento capitale che pesano sul bilancio corrente per oltre 0,4 milioni annui.
Il bilancio del Comune di Vezzano appare alquanto rigido, riducendo il margine di manovra “politica” e amministrativa del Comune. I fattori di maggiore rigidità del bilancio comunale sono il costo del personale (1,5 milioni), gli oneri per il rimborso dei mutui contratti (0,4 milioni) e la spesa per la gestione dei rifiuti (1,7 milioni), a cui va aggiunto l’onere per rimborsare il disavanzo. L’insieme di queste quattro voci assorbono circa il 60%  delle entrate correnti e, quindi, spiegano come restino disponibili per tutte le altre spese solo circa 2,3-2,7 milioni. 
Per fronteggiare questa spesa corrente elevata e “rigida”, l’Amministrazione vezzanese è stata costretta ad aumentare le entrate proprie (tributarie ed extratributarie); queste, infatti, registrano una crescita costante e consistente: nel 2009 erano 3,6 milioni e sono cresciute nel 2017 a 5,8 milioni (+2,2 milioni, +60,94%) e nel 2018 cresceranno ulteriormente a 6,2 milioni (+2,6 milioni, +71,83%); conseguentemente si deve registrare un incremento della pressione fiscale locale: ogni famiglia vezzanese nel 2009 pagava al Comune € 1.167,81;  nel 2017 ha pagato € 1.785,35; prelievo che salirà ulteriormente nel 2018 a € 1.906,10.
Le circa 3.273 famiglie vezzanesi avevano nel 2009 una pressione tributaria unitaria (calcolata solo sulle entrate tributarie) di € 907,48; nel 2017 questa aumentava a € 1.358,64 e nel 2018 si prevede un ulteriore aumento a € 1.354,76 (con un incremento di € 447,29). Si tratta di un’alta pressione fiscale destinata a permanere, poiché deve finanziare sia un alto livello della spesa corrente, sia il recupero del disavanzo di liquidità già in precedenza evidenziato.
Il bilancio del Comune di Vezzano è appesantito anche da altre voci (il cui esame ora si omette), tra le quali merita di essere menzionata quella riguardante le partecipate; per la prima volta nel bilancio patrimoniale del 2017 è stato riportato una loro valutazione più “adeguata” pari a € 1.148.303,54 mentre in precedenza era stato riportato solo un valore di € 40.220,68; ma il problema di fondo riguarda la necessità di fare “pulizia” degli sprechi e delle inutilità di alcune partecipate; comunque occorre trasparenza e conoscenza precisa delle varie situazioni economiche e finanziare di ciascuna società (per una analisi più approfondita si rimanda a precedenti post riguardante per esempio Stl, ASP e Acam).
In conclusione, la Corte dei Conti ha evidenziato alcune criticità, ma come in un iceberg la parte emergente è minore rispetto alle problematiche “sommerse”; lo squilibrio di cassa è solo una spia di un malessere più profondo che necessita di maggior consapevolezza e operatività correttiva.

Euro Mazzi

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